Holy Motors
Holy Motors

Recensione: Holy Motors


Recensione del film Holy Motors di Leos Carax: un buon film, che spiazza, un'opera strana e folle, una di quelle che non ti aspetti di vedere.
Voto: 5/10

Holy Motors è l'ultimo film di Leos Carax, stimato autore francese, con una carriera anche da attore, ed è proprio su questa professione che si basano le vicende dell'opera. La pellicola è stata presentata durante l'edizione del 2012 in concorso al Festival di Cannes ed esce, con un anno di ritardo, anche nella sale italiane. Vincitore di svariati premi, tra cui il Premio della giuria a Cannes e quello di miglior film al Festival di Chicago, è stato lodato da quasi tutta la critica. Oltre al protagonista assoluto Denis Lavant, attore feticcio del regista, nel film troviamo anche Eva Mendes e Kylie Minogue in piccoli ruoli.

Il film racconta un'intera giornata di Oscar, uno strano individuo che nella vita interpreta più ruoli e ogni giorno si sposta con una limousine bianca, guidata da Celine, sua fidata autista, da un appuntamento ad un altro, ogni volta cambiando aspetto, attraverso trucchi elaborati, cambiando vita, comportamenti e situazioni. Un'esistenza difficile e faticosa ma in fondo amata dall'uomo perché eccitante e sorprendente. Allo spettatore vengono mostrate ventiquattrore della sua vita in cui si ritrova a dover adempire a nove ruoli diversi: prima è un affarista finanziario, poi una vecchia che chiede l'elemosina, un attore di videogiochi attraverso la motion capture, Monsieur Merde ripreso dal segmento di Tokyo! sempre di Carax, ovvero uno strano essere che si aggira per le fogne e rapisce una modella (Eva Mendes), uno spietato killer, un anziano signore morente e altri ruoli ancora. Così continua ogni giorno la sua vita, senza pausa alcuna.  

Holy Motors è un film che spiazza, è un'opera strana e folle, una di quelle che non ti aspetti di vedere, e questo è sicuramente un pregio. Una limousine diventa il camerino del protagonista, ma anche un luogo neutro, una sorta di limbo, di zona neutra che conduce l'uomo verso un nuovo mondo, una nuova avventura, un nuovo ruolo da interpretare. Alla base c'è una riflessione sulla realtà, sulla finzione, sull'indossare maschere anche nella vita, sull'impossibilità di riconoscere il vero dal finto, perché anche l'unico personaggio che potrebbe essere vero, l'autista Celine, alla fine del film indossa una maschera. Così la vita stessa diventa una rappresentazione, una recita.

Con il passare dei minuti il film però si fa sempre più ermetico ed entra in un tunnel mentale senza più ritorno con un turbinio di immagini oniriche ed enigmatiche che conducono lo spettatore alla noia. Quello che era iniziato come un originale modo di raccontare una storia diversa e interessante, si trasforma in un qualcosa di ripetitivo, quasi fastidioso. Denis Lavant è straordinario nell'interpretare tutti i ruoli che gli spettano, è un attore che sa adattarsi a qualsiasi trasformazione, a qualsiasi situazione, sempre con grande credibilità e innegabile talento. Il finale del film è provocatorio e ironico al punto giusto.

Valutazione di Giorgia Tropiano: 5 su 10
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