Recensione Tutti i Santi Giorni


Recensione della commedia Tutti i Santi Giorni di Paolo Virzì, che contiene una duplice narrazione: il racconto quasi fiabesco di una storia d'amore e l'aspetto sociale del precariato con la gioventù costretta a rinunciare ai propri sogni e alle proprie aspirazioni.
Voto: 6/10

Tratto dal romanzo La Generazione di Simone LenziTutti i santi giorni è il nuovo film di Paolo Virzìche torna al cinema due anni dopo il film La prima cosa bella. Ad interpretare i due protagonisti del film ci sono Luca Marinelli, conosciuto ai più per aver interpretato Mattia in La solitudine dei numeri primi, e Thony (nome d'arte per Federica Johanna Victoria) che debutta al cinema proprio con questo lungometraggio. Nel cast anche Micol Azzurrofamosa per aver preso parte a grandi successi televisivi come Don Matteo La ladra, Claudio Pallitto interprete cinematografico che tocca il suo apice proprio con quest'ultimo film di Virzì.

La storia del film è incentrata su due personaggi, Guido e Antonia. Lui è un portiere di notte con un gran bagaglio culturale alle spalle: appassionato di lingue antiche e di tradizioni cristiane. Antonia, invece, compone canzoni e per gran parte della sua vita ha sognato di poter diventare una cantante. Ha finito, invece, con il lavorare in un autonoleggio. Lui colto, lei ignorante. Lui riservato, lei con troppa energia nelle vene. Dando adito al monito che vuole che gli opposti si attraggono, i due finiscono con l'innamorarsi. Antonia odia tutto ciò che le sa di gabbia, come l'istituzione del matrimonio e l'idea stessa di famiglia. Nonostante questo, sogna di avere un figlio dal suo compagno. Un figlio che puntualmente non arriva. Ecco così che inizia un tour tra medici, inseminazione artificiale, idee retrograde e paure ancestrali. Circondati da una città fredda fatta di cemento e da vicini stereotipati che sembrano essere usciti dall'ultimo film di Mattioli, Guido e Antonia cercano la loro via verso la felicità. Tutti i santi giorni.

Tutti i santi giorni di Paolo Virzì è una pellicola che contiene al suo interno una duplice narrazione. Da una parte infatti, c'è il racconto quasi fiabesco di una storia d'amore che strizza l'occhio alla tradizione a stelle e strisce delle commedie americane. Una storia d'amore che poi si concretizza nella ricerca di una maternità che il regista livornese sembra applicare indistintamente ad ogni donna, anche a quelle come Antonia che non vogliono restrizioni e non credono nel matrimonio e nella famiglia. Nonostante queste defaillance, però, la parte che più da vicino mira a raccontare l'umanità dei personaggi è senz'altro l'aspetto più riuscito del film. Virzì ha infatto il talento di riuscire ad infilarsi abbastanza sottopelle ai suoi personaggi, lasciando allo spettatore la possibilità di entrare in empatia con loro. Ecco allora che l'amore quasi travolgente tra queste due anime alla deriva si colora di tinte pastello che spingono a fare il tifo per queste due persone ai limiti della società.

La seconda narrazione, forse più sotterranea, riguarda proprio questo aspetto sociale. Sembra che nelle intenzioni di Virzì ci fosse il desiderio di porre l'accento su due disadatti per poi espandere il discorso ad una generazione intera, tessendo così il ritratto di una gioventù costretta a rinunciare ai propri sogni e alle proprie aspirazioni per non cadere nella trappola del precariato. Sebbene le intenzioni siano lodevoli, da questo punto di vista il regista è carente. Mette in scena, infatti, una girandola di clichè e di discorsi edulcorati, portando avanti critiche spesso velleitarie – come lo sguardo saccente contro il vicino di casa che guarda la partita della Roma – senza mai scendere fino in fondo, senza offrire una visione nuova o comunque interessante di un'Italia alla deriva. E' come se Virzì avesse deciso di raccontare il disagio di un'intera generazione, senza tuttavia avere il coraggio di spingersi fino in fondo, di prendere posizione, di dire qual è la sua opinione. Lui racconta, ma rimane distaccato, impedendo così allo spettatore di entrare completamente nel suo film.

Valutazione di Erika Pomella: 6 su 10
Tutti i santi giorni
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