The 100 2x15 - Blood must have blood, part 1
The 100 2x15 - Blood must have blood, part 1

Recensione The 100 2×15 – Blood must have blood, part 1


'Blood must have blood, part 1' è un pre-finale incredibilmente teso, che porta lo spettatore a temere per la vita di qualsiasi personaggio. L'episodio crea il terreno adatto per lo svolgersi di un finale che promette scintille.
Voto: 9/10

Dove eravamo rimasti: Bodyguard of lies:

La guerra, ormai, è sempre più vicina. Dopo il rapimento dei 48 e il missile lanciato su Tondc, a Mount Weather sanno che uno scontro è completamente inevitabile. Cage, però, riesce comunque a trarre in inganno Bellamy, convincendolo di essere riuscito ad annullare la nebbia acida, solo per far sì che la sua gente si avvicinasse abbastanza per poter essere avvelenata. Nel frattempo, inoltre, chiude le comunicazioni tra Bellamy e Raven, che lo stava aiutando dall'accampamento. Quello che Cage non sa – o che comunque non ha mai capito – è che Bellamy ne sa sempre una più del diavolo e che riesce ad ingegnarsi meglio di chiunque altro quando è sotto pressione e le persone a cui tiene sono in pericolo. Così, con una mossa estrema, fatta proprio all'ultimo secondo utile, riesce comunque ad annullare la nebbia, un attimo prima che Clarke, Lexa e i loro rispettivi popoli varchino il confine di Mount Weather. Ed è proprio tra le fila di questo esercito improvvisato che si hanno i momenti di maggior impatto emotivo (positivo o negativo che sia): da una parte c'è Clarke che deve fronteggiare la rabbia di Octavia che, saputa la verità sul missile di Mount Weather, annuncia di non volere avere più niente a che fare con lei. Quando Lexa scopre che Octavia sa ingaggia uno dei suoi uomini per ucciderla, ma Clarke riesce ad intervenire. Dal mancato omicidio scaturisce un confronto tra Lexa e Clarke: dopo aver ripetuto,ancora una volta, il mantra che l'amore è debolezza, Lexa confessa di aver salvato, a Tondc, l'unica di cui le importava veramente, cioè lei. In un momento la comandante fa cadere tutti i muri autoimposti e mostra la sua parte più vulnerabile, quella cioè che si è innamorata di Clarke e, ad un passo dalla guerra, decide di rischiare il tutto per tutto e bacia la ragazza. Clarke – che gli autori hanno detto essere bisessuale dopo questo episodio – ricambia il bacio (sic), solo per allontanarsi un secondo più tardi, scusandosi, e dicendo che al momento non è pronta a stare con qualcuno (sic). Delle molte motivazioni che la ragazza avrebbe potuto usare per troncare – almeno sul momento – la nascita di questo rapporto, Clarke sceglie senza dubbio il più debole e il più illogico. Intanto, nel deserto, Theolonius è sempre più convinto di essere stato messo su un sentiero irto di prove di fede da dover superare per potersi anche solo accostare alla Città della Luce. Un po' scettico, Murphy gli trotta dietro, con il suo solito sarcasmo e una piccola miccia di speranza che ha quasi paura di mostrare: alla fine, però, i due arrivano ad una spiaggia colma di pannelli solari in disuso. Quando cominciano a pensare di aver affrontato la morte per nulla, i due – insieme ai pochi superstiti – notano un drone che si alza in volo e che sembra suggerirgli di seguirlo. Così salgono tutti su una barca apparsa quasi per caso e salpano verso l'ignoto.

Cosa vedremo: Blood must have blood – part 1

Siamo così giunti alla prima parte del finale che si concluderà la prossima settimana. Dentro a Mount Weather Bellamy – che non sa di essere stato intercettato – continua a fare gli straordinari per cercare di salvare tutti, ma la situazione si fa sempre più disperata. Cage, infatti, ha fatto un annuncio radiofonico in cui presenta i 44 superstiti come dei veri e propri criminali, degli assassini che stanno minando la sicurezza del bunker. Afferma inoltre che chiunque li stia nascondendo e/o proteggendo è di fatto un nemico del proprio popolo, un traditore che merita di essere punito. Ecco così che cominciano dei raid all'interno delle varie case, in cui i ragazzi provenienti dall'Arca sono costretti a mostrarsi per salvare quelli che li nascondono. Bellamy riesce comunque a salvare una parte dei suoi compagni, compresi Jasper, Monty e ormai l'immancabile Maya. Inoltre si reca nella stanza del raccolto per salvare anche tutti i grounders tenuti prigionieri, mantenendo di fatto la promessa che aveva fatto con la sua vicina di gabbia. Fuori dal Mount Weather, intanto, Clarke spiega il suo piano fatto di quattro squadre: Bellamy all'interno, Octavia e Indra nei tunnel dei mietitori, Raven e Wick alla diga, per togliere l'elettricità per far sì che Clarke e Lexa, davanti all'ingresso principale, possano aprire la porta ed entrare. Cage, che avverte il pericolo imminente, va da suo padre a chiedere aiuto. Dante lo rimprovera di aver distrutto, in una sola settimana, quello che lui e gli altri hanno costruito e tenuto al sicuro per oltre novant'anni. Detto questo, però, il vecchio presidente sembra aver un consiglio da dare a suo figlio. Un consiglio che potrebbe cambiare l'andamento della guerra.

Il tradimento

In Blood must have blood il punto di svolta più inaspettato riguarda ancora una volta il personaggio di Lexa. Sebbene questo twist sia inatteso solo in parte. Davanti al Mount Weather la comandante dei grounders pronuncia un bellissimo monologo sulla vendetta, la giustizia, l'azione. Tutte cose giuste, montate sull'onda di una rabbia che si protrae da anni di sottomissioni e rapimenti e morti. Il popolo terrestre ha da sempre dovuto  pagare una sorta di pedaggio per il semplice fatto di esistere: i "loro" boschi sono stati testimoni della razzia degli uomini della montagna, che arrivavano all'improvviso portando via fratelli, figli, amici, considerati alla stregua di meri contenuti per il sangue. Ora, infine, è il momento della rivalsa. Per Lexa e i suoi è giunto il momento di contrattaccare, di dare giustizia a tutti quegli uomini e donne divenuti mietitori o mucche da mungre per un sangue tanto prezioso. Il discorso che fa Lexa, dunque, è quello in grado di sollevare i popoli, di convincerli ad aizzarsi contro il cerbero di turno. E, soprattutto, è un discorso estremamente giusto e comprensibile. In Blood have must blood siamo arrivati dunque al momento clou, alla svolta, a quell'attimo preciso che segna la storia, che la modifica e la riscrive. Il piano, inoltre, sta andando come pronosticato, nonostante ci siano stati dei rallentamenti dovuti agli attacchi alla diga. Ma quello che nessuno sa, quello che nessuno può sapere, è quello che Dante ha consigliato a suo figlio di fare. Lo spettatore, infatti, non sente il consiglio, né lo può immaginare, visto che sappiamo quanto l'ex presidente sia contrario alla politica di Cage e a quegli omicidi. Sappiamo solo che c'è stato un suggerimento e che Lexa e alcuni dei suoi sono saliti ad uccidere i cecchini che uccidevano tutti coloro che osavano avvicinarsi alla porta. Quando la comandante torna, però, per Clarke c'è un'amara scoperta: Lexa, infatti, si è accordata "privatamente" con gli uomini della montagna, stringendo una tregua che esclude il popolo del cielo. Mentre i prigionieri terrestri vengono tratti in salvo e la gente di Lexa è pronta a ritirarsi al suono del corno della ritirata, Clarke capisce non solo di essere stata lasciata senza abbastanza uomini, ma soprattutto che i suoi amici sono stati di fatto condannati a morte. Il tradimento di Lexa fa male per molteplici ragioni, ma di fatto non arriva del tutto inatteso. In rete sono apparsi moltissimi commenti contro questo comportamento: gente che giurava e spergiurava di amare il comandante di colpo le dà addosso per questa decisione. Di fatto, però, Lexa è rimasta profondamente coerente con se stessa. Ce l'ha ripetuto così tante volte che l'amore è una debolezza e che ragionare col cuore può portare solo alla morte e alla sconfitta, che ci appare quanto meno logico il fatto che abbia accettato un accordo che salvaguardasse il suo popolo. Lei è il comandante e come tale deve badare a tutte le persone che rispondono ai suoi ordini. Il suo legame con Clarke, in questo senso, non viene affatto sminuito. Lei prova quello che prova, ma allo stesso tempo ha delle responsabilità che non può ignorare. Quelle stesse responsabilità che l'hanno spinta a far cadere un missile su Tondc senza avvisare nessuno, ad uccidere il suo braccio destro, a voler uccidere anche Octavia. Tutti i motivi per cui gli spettatori hanno trovato Lexa forte, un personaggio complesso e affascinante, si trovano esattamente anche nella scelta di accordarsi e andarsene. Come comandante, il suo compito era quello di trarre il massimo vantaggio dalla guerra. E così è stato. Davanti alla debolezza dei sentimenti, Lexa risponde con la logica di un cervello abituato a mettere a tacere le emozioni per una chiamata più alta. Lamentarsi, ora, vorrebbe dire non aver capito fino in fondo il personaggio di Lexa, sebbene gli autori abbiano fatto di tutto per farci capire il messaggio di fondo. Esiste ancora il sospetto che, una volta messo in sicuro il suo popolo, Lexa possa tornare indietro e spiegare che tutto faceva parte di un piano di cui Clarke era all'oscuro: eppure questa ipotesi sembra un po' debole. Non solo perchè il personaggio di Lexa non appare tra quelli presenti nella lista degli attori in scena per il finale, ma soprattutto perchè di fatto il comandante, con il suo tradimento, è stata paradossalmente uno dei personaggi più leali e coerenti di questa seconda stagione. Ancora una volta – dopo il lapsus della settimana scorsa – gli sceneggiatori hanno dimostrato ancora una volta di essere sicuri della storia che vogliono raccontare e che il benessere del pubblico, conta fino ad un certo punto. Per quanto la ship Clexa sia amata, gli autori hanno scelto di non tradire il proprio personaggio (come invece hanno fatto la settimana scorsa con Clarke, ma sbagliare è umano!).

Octavia del popolo degli Alberi

Come andiamo ormai ripetendo da settimane, Octavia Blake da sorella indifesa da proteggere contro le regole ingiuste dell'Arca è diventata una vera e propria leader. Il suo corpo, la sua mente, la sua anima sono serviti come ponte tra due realtà diverse, quella degli Sky People e quella dei grounders. Octavia è venuta dal cielo, ma la sua appartenenza alla terra è cominciata sin dal primo istante in cui ha poggiato i piedi sul pianeta dei suoi antenati. Octavia, in qualche modo, è sempre appartenuta a quel pianeta e il suo amore con Lincoln non ha fatto altro che sancire questa verità. Ma al tempo stesso lei è figlia delle stelle, dell'universo gelido, del cielo sconfinato. Octavia, di fatto, ha radici ben piantate nel terreno, ma le sue braccia, in qualche modo, puntano sempre verso la volta celeste che la sovrasta. Proprio come un albero. E questa sua anima spezzata le ha permesso di essere il vero ponte tra i due popoli, più di quanto possano aver fatto Clarke e Lexa: Octavia è la prova che una vera collaborazione e, meglio, simbiosi tra i due popoli esista. Ce ne da prova Indra quando la definisce Octavia del popolo degli alberi, aggiungendo poi che la ragazza è una di loro. Un sentimento, questo, che sembra però spezzarsi quando Lexa fa suonare il corno della ritirata: Indra vuole andare via, seguire il suo comandante sebbene Octavia cerchi di dissuaderla, suggerendo a mezza bocca la verità di quanto accaduto Tondc. La combattente, però, è irremovibile e vuole che il suo secondo la segua. Octavia, naturalmente, non ci pensa proprio a lasciare suo fratello nelle grinfie della gente del Monte e non intende muoversi. E' a quel punto che Indra ritira tutti i suoi complimenti e dice a Octavia che lei non è più il suo secondo: la ragazza sembra incassare il colpo, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso, ma non si muove. Non può andare da nessuna parte, senza suo fratello. Più tardi uno dei suoi compagni dell'Arca la invita alla ritirata, al tornare a casa. Con lo sguardo determinato e fisso davanti a sé, Octavia risponde di non avre una casa. Questo, ovviamente, non è vero: come è stato detto nella prima stagione Octavia ha e sempre avrà una casa. Bellamy. Suo fratello è la sua casa: non una costruzione di cemento, né una stazione orbitante. Casa è dove è suo fratello. Quindi è oltremodo comprensibile che Octavia resti lì, in quel tunnel, da sola, a rischiare persino la morte. Tutto ciò coopera all'evoluzione di questo personaggio femminile assolutamente fantastico, che è diventato pian piano il più forte, il più interessante, il più bello.

Cosa ci è piaciuto:

• La crescita di Octavia.
• Tutta la scena finale tra Raven e Wick.
• Lexa che è rimasta – almeno per il momento – fedele a se stessa.
• Lincoln, che salva la situazione con una sola freccia.
• Bellamy. Sempre giusto ripeterlo. E sottolineare quanto ci piaccia insieme alla terrestre che ha salvato. Speriamo che lei ora ricambi il favore.

Cosa non ci è piaciuto:

• La faccia sorpresa di Clarke quando scopre del patto che ha fatto Lexa. Ragazza mia eri distratta tutte le duecentomila volte che il comandante ti ha detto che non si lascia guidare dai sentimenti?
• Il fatto che Lexa ordini a Lincoln di andare via.
• Niente Muprhy questa settimana.
• Manca solo un episodio alla fine di questa stagione!

Valutazione di Erika Pomella: 9 su 10
The 100The 100 (stagione 2)
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