The 100 3x01 - Wanheda Part 1
The 100 3x01 - Wanheda Part 1

Recensione The 100 3×01 – Wanheda Part 1


Con 'Wanheda - Part 1' 'The 100' torna alla grande, con una premiere che mette perfettamente le basi per quello che sarà l'andamento di questa stagione: debolezze, timori, guerre e tradimenti. Ci aspettiamo di tutto.
Voto: 8/10

The 100 torna finalmente in tv con la terza stagione, posticipata al midseason, quindi con qualche mese di ritardo rispetto alla programmazione delle prime due stagioni. Ma, come si suol dire, meglio tardi che mai. Soprattutto perché la seconda serie di questo show young-adult di stampo distopico si chiudeva in un modo che ci aveva lasciato con la curiosità e l'attesa a mille. Dopo aver sconfitto "gli uomini della montagna", ossia gli umani accampati dentro Mount Weather, che usavano i ragazzi dell'Arca per trasfusioni che avrebbero permesso loro di poter uscire all'esterno ai danni di adolescenti appena maggiorenni, ed essere stata tradita da Lexa, Clarke aveva annunciato la sua volontà di non tornare al campo. I fantasmi delle sue colpe e delle sue scelte – l'essere rimasta in silenzio pur sapendo dell'attacco all'accampamento, la morte di Finn, la strage compiuta dentro Mount Weather – le avevano reso pressoché impossibile tornare alla sua vecchia vita, a guarda in faccia i compagni che avrebbero potuto guardarla come se non la riconoscessero. Allora, sulle note di una cover stupenda di Knocking on Heaven's Door, che ben rappresentava il dualismo dell'anima di Clarke, la ragazza aveva detto addio ad un Bellamy appena ritrovato, con la promessa divenuta ormai famosa del May we meet again.E così, più o meno, si era chiusa la seconda stagione, con Murphy che arrivava in un bunker misterioso ma pieno di confort, e Jaha che inciampava nell'ologramma di una donna mentre proseguiva alla ricerca della città della luce.

La terza stagione, di cui Wanheda – Part 1 è la buonissima premiere, parte circa tre mesi dopo gli accadimenti raccontanti nel season finale della scorsa serie. Murphy si ritrova bloccato nel bunker, non potendone uscire ed essendo costretto a vedere e rivedere i video dei passati abitanti, con il suicidio in diretta di uno di loro. E pian piano Murphy sembra scivolare nella follia: la sua barba si allunga, i suoi gesti si fanno più inconsulti e gli occhi diventano acquosi. Poi, dopo più di 80 giorni, la porta del bunker si apre e Murphy incontra di nuovo Jaha, che lo aveva abbandonato semi-morente per la ricerca della città della luce. Alla sua apparizione Jaha sembra diverso dall'uomo che avevamo conosciuto nel corso delle stagioni passate: sembra più febbrile, più misterioso e, per questo, meno incline ad essere degno della fiducia di Murphy. Soprattutto perché Jaha adesso sembra rispondere solo al volere di A.L.I.E., una sorta di intelligenza artificiale che Murphy ha visto riflessa nei video del bunker e della quale non intende fidarsi minimamente. Jaha, al contrario, pende letteralmente dalle labbra dell'ologramma, tanto da convincersi non solo che la Città della Luce esiste ed è a portata di mano, ma soprattutto che A.L.I.E. sarà colei che permetterà al mondo di sopravvivere e, insieme, rinascere. Questa storyline, al momento, è forse quella un po' più debole, perché per lo spettatore è ancora priva di punti di riferimento. Quindi il racconto appare più confusionario e, sempre al momento, meno avvincente di tutto il resto. Bisognerà dunque vedere come evolverà questa parte del racconto e fino a che punto Jaha è soggiogato dalla misteriosa intelligenza artificiale che sarebbe degna di essere considerata quasi la sposa di Hal 9000 di 2001 Odissea nello spazio.

Intanto Bellamy è sempre più inserito nel suo ruolo di leader: l'aver dovuto affrontare le insidie dell'arrivo sulla Terra, le guerre con i Terrestri e il salvataggio della sua gente a Mount Weather gli ha dato – qualora ce ne fosse bisogno – il diritto di guidare il suo popolo di sopravvissuti. Naturalmente, però, a guidarlo è soprattutto il desiderio di trovare Clarke, di convincerla a tornare, di smetterla dunque di "giocare" all'anima dannata che non merita di stare con i propri cari. Perché Bellamy sa che, in guerra, ci sono scelte da dover prendere, scelte difficili che poi peseranno sul cuore, ma che sono necessarie per permettere a quel cuore – e a molti altri – di sopravvivere. Clarke, però,  non sa ancora che mezzo campo la sta cercando e che tutti sono preoccupati per lei. Con i capelli tinti di rosso e lo sguardo spento di chi pensa di non avere più alcuna possibilità di essere felice, la ragazza cerca di cavarsela da sola, non sapendo che sulla sua testa pende una taglia: tutti i terrestri, infatti, stanno cercando la famosa Wanheda, la regina della morte. Clarke, però, non è stupida, quindi cerca di passare il più possibile inosservata, come un'ombra che scivola tra gli alberi. Il suo unico contatto sembra essere quello con una terrestre con cui scambia carne; ed è in questo posto che Clarke è costretta a nascondersi quando arrivano dei guerrieri che la cercano. La ragazza con cui fa del commercio non la tradisce, permettendole dunque di scampare al pericolo; subito dopo tra le due scatta qualcosa, e dal bacio all'amplesso il passo è breve. Una scena, questa, che sembra alquanto inutili ai fini narrativi. Al di là delle ship per cui si fa il tifo, questa sequenza sembra essere stata messa lì solo ad uno scopo dimostrativo e, per questo, fastidioso per chi guarda. Sembra, infatti, che gli autori si siano messi lì, a tavolino, a scrivere una sequenza  come a voler dire ehi, ricordate, noi abbiamo una protagonista bisessuale. L'amplesso, comunque, da poco ristoro a Clarke che, tormentata dagli incubi, decide di andarsene in silenzio, senza salutare. Peccato che, qualche istante dopo, viene catturata dallo stesso terrestre che poco prima era entrato in quella sorta di negozio proprio per chiedere di Wanheda.

Mentre tutto ciò accade, comunque, ci sono minuscole – sebbene fondamentali – sequenze inerenti anche gli altri personaggi che, in un modo o nell'altro, devono affrontare le conseguenze di quanto avvenuto durante il periodo di Mount Weather. Ovviamente ad un primo sguardo quello che soffre di più è Jasper, che non ha in alcun modo superato il lutto per la perdita dell'amata Maya e se ne va in giro con uno sguardo spento e un atteggiamento un po' troppo rivoluzionario che, in più di un'occasione, mette in pericolo non solo la serenità della convivenza, ma anche la vita stessa sua e dei suoi compagni. Jasper è pieno di rabbia e tristezza, una miscela più che esplosiva, che in alcuni casi, però, finisce con l'essere un po' ridondante. Tanto che, alla fine dell'episodio, insieme alla comprensione e alla pietà e all'empatia, è quasi impossibile per lo spettatore provare qualcosa che somiglia un po' troppo pericolosamente al fastidio. Poi c'è Raven, che nonostante cerchi di fare buon viso a cattivo gioco, soffre immensamente per la sua gamba. La ragazza infatti si era ferita di nuovo dopo l'attacco alla diga e ci sono movimenti, adesso, che sembra essere incapace di fare. Ad accorgersene è Abby – il cui ruolo di consigliere sembra sempre un po' ridotto all'osso, com'è anche giusto che sia, visto che sono i ragazzi quelli a sapere meglio come funziona la Terra -, che cerca di parlare con Raven, ma la ragazza conserva in sé il seme dell'orgoglio che ha guidato gran parte della sua vita. Non vuole essere aiutata, non vuole essere compatita, non vuole neanche ammettere con se stessa di avere qualche vulnerabilità. E, in questo senso, è proprio Raven forse il personaggio femminile più forte di The 100. Lei, che soffre in silenzio, lei che ha il cuore spezzato ma ha ingoiato il proprio dolore per essere d'aiuto al gruppo, lei che non ha mai avuto problemi a concedersi fisicamente, con la libertà di una donna che non deve essere giudicata per quello che fa, per quello che decide di fare con il proprio corpo e le proprie cicatrici.

Chiudiamo, infine, questa recensione con uno sguardo a Lincoln e Octavia, i belli e la bestia di questo telefilm, queste due anime provenienti da due mondi diversi che, con il loro amore, hanno dato la prima, necessaria prova che una coesistenza era non solo possibile, ma anche auspicabile. Lincoln, adesso, è una sorta di ricercato della sua gente, per essere scappato (con l'aiuto segreto di Indra) dalle catene che il suo popolo gli aveva messo addosso, insieme all'accusa di tradimento. E al campo Lincoln si allena con Bellamy, indossa giacche del campo e cerca di inserirsi al meglio delle sue possibilità. A Octavia, però, questa cosa non piace e accusa Lincoln di essere un ipocrita che ha rinunciato alla propria natura. Accuse, queste, che di colpo hanno fatto appare Octavia come un'incoerente bipolare. Nonostante il suo personaggio continui ad essere di una bellezza straordinaria, questa caduta di stile è stata alquanto plateale e, per questo, vergognosa. Come puo' Octavia accusare Lincoln di aver tradito la propria natura e di essersi trasformato in un uomo dell'arca quando lei stessa, che è venuta dal cielo, ha rinunciato alla propria natura per diventare una terrestre di nome e di fatto, capace di guardare dall'alto in basso il proprio fidanzato? Oltretutto è stata proprio Octavia, nella scorsa stagione, a dar prova di voler unire i due popoli, di creare un'alleanza che andasse al di là della semplice tregua. Perché di colpo il fatto che Lincoln si inserisca nel mondo dal quale Octavia proviene è sbagliato? Perché il fatto che Lincoln faccia amicizia con la propria gente dovrebbe dare più fastidio a Octavia di quanto non abbia dato fastidio a Lincoln quando lei è diventata il secondo di Indra? Nei capricci – perché, dispiace dirlo, di capricci si parla – di Octavia lo spettatore quasi fatica a riconoscere la ragazza guerriero, quella piccola adolescente costretta a nascondersi per gran parte della vita che non ha mai avuto paura di gettarsi nell'ignoto e nello sconosciuto. Confidiamo, comunque, che con l'adare avanti degli episodi l'atteggiamento di Octavia, seppure non potrà tornare a quello di prima, appaia più convincente e, soprattutto, giustificato.

Cosa ci è piaciuto:

• La sequenza in cui Monty, Jasper, Bellamy e Raven sono nella Jeep a cantare e sorridere, come ragazzi normali. Sospettavamo che l'idillio sarebbe stato di breve durata, ma è stato comunque bello vederli così rilassati, una volta tanto.
• Bellamy e Lincoln che si allenano insieme dovrebbero essere inseriti in qualche lista sulle bellezze mondiali. Il loro rapporto d'amicizia, nato dal più profondo odio, ha un potenziale pazzesco.
• L'entrata in scena di Zach McGowan. Siamo sicuri che questo personaggio ci regalerà momenti magnifici.
• La scena iniziale di Murphy nel bunker che piano piano scivola nella pazzia. Arte istrionica degna di nota.

Cosa non ci è piaciuto:

• L'atteggiamento di Octavia nei confronti di Lincoln, quando lo vede andare d'amore e d'accordo con la gente dell'Arca.
• Jaha e A.L.I.E.; storyline ancora piuttosto confusa. Jaha, però, così voltagabbana nei confronti di Murphy, al momento, si merita un podio in una possibile classifica dell'odio.
• La scena lesbo di Clarke: più che altro perché sembra essere stata buttata lì a caso.
• Altra scena a caso è quella del pianoforte. Inutile a dismisura.

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
The 100The 100 (stagione 3)
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