The Handmaid's Tale
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The Handmaid’s Tale, recensione in anteprima dei primi episodi della 4a stagione


La quarta stagione di 'The Handmaid's Tale' debutterà su TIMvision il prossimo 29 aprile: abbiamo visto in anteprima i primi episodi, ecco la nostra recensione
Voto: 7/10

Il 29 aprile è la data in cui la quarta stagione di The Handmaid's Tale arriverà su TIMvision in anteprima esclusiva, a sole 24 ore di distanza dalla messa in onda americana. Tratta da Il racconto dell'Ancella di Margaret Atwood (seguito poi dal romanzo I testamenti), la serie con Elisabeth Moss racconta di un mondo distopico dove gli Stati Uniti d'America si sono arresi a una società maschilista e patriarcale, dove le donne non hanno quasi alcun diritto, se non quello di essere mogli-trofeo o diventare Ancelle, corpi usate per procreare, per portare al mondo bambini che vengono loro strappati e cresciuti da un'altra madre. Questo è il punto di partenza di The Handmaid's Tale, ma, arrivati alla quarta stagione, la protagonista conosciuta all'inizio con il nome Difred (Moss) ne ha fatta di strada, a volte sfiorando il rischio di diventare simile a quei carnefici da cui stava cercando di scappare. Va da sé che quanto segue potrebbe contenere spoiler per chiunque non sia in pari con la messa in onda della serie.

La quarta stagione di The Handmaid's Tale – di cui abbiamo potuto vedere in anteprima i primi episodi – si apre direttamente sugli eventi che avevano concluso la terza stagione, lasciandoci con il fiato sospeso per un tempo reso ancora più lungo dall'esplosione della pandemia che ha rallentato i tempi realizzativi di molte produzioni. I primi episodi di questa quarta stagione sembrano portare avanti l'evoluzione del personaggio di Difred/June. Se il pubblico aveva imparato a conoscerla prima come vittima e poi come sopravvissuta, ormai è indubbio che la protagonista della serie distopica abbia in qualche modo attraversato la barriera, portando sulle sue spalle il peso di essere una combattente, una donna che combatte per sconfiggere un mondo che proprio alle donne vorrebbe togliere la terra sotto i piedi. Ecco allora che il pubblico assiste alla "trasformazione" di June nel pericolo numero uno, nella minaccia in grado di far tremare qualcosa che si credeva impossibile da sconfiggere.

I primi episodi di The Handmaid's Tale sembrano voler insistere su questo punto, concentrando la macchina da presa sul volto e sul dolore di June. E infatti è proprio nell'evoluzione del personaggio che si deve ricercare l'aspetto migliore della serie. June è una protagonista piena di ferite e cicatrici, che combatte per sconfiggere il male che attanaglia la sua società. Eppure, allo stesso tempo, è un personaggio pieno di oscurità, di angoli bui in cui si è annidata la sua rabbia, la sua paura e il suo risentimento. È dunque una protagonista a 360 gradi, che affascina proprio per i tanti lati che compongono la sua battaglia costante verso un ritrovato senso di libertà. 

Inoltre, come era accaduto nelle stagioni passate, The Handmaid's Tale non si risparmia nell'espressione della violenza: non si può di certo definrie una serie da affrontare a cuor leggero. Sentimento che proprio in questa quarta stagione si ripropone, perché la violenza, l'umiliazione e le torture (non solo fisiche) sono ancora all'ordine del giorno. Soprattutto, una serie che di nuovo affronta il tema di una donna che si ribella a una sovrastruttura che vuole incasellarla in un ruolo è una serie che purtroppo risulta ancora molto attuale. 

The Handmaid's Tale continua ad essere un racconto per immagini che non vuole rinunciare alla sua deriva di denuncia, ereditato da uno dei romanzi più belli della letteratura femminista del Novecento. E per fare questo continua ad appoggiarsi su un'estetica specifica che, se vogliamo, ne rappresenta il marchio distintivo. Il problema, forse, è una certa staticità di trama nei primi episodi, in cui la narrazione sembra ristagnare un po' su se stessa, non permettendo agli eventi di procedere con quel ritmo che, alla quarta stagione, sarebbe lecito aspettarsi. Non che The Handmaid's Tale sia mai stata una serie fatta di un ritmo serrato e di episodi da divorare con famelica impazienza. La serie, al contrario, è sempre stata lenta proprio per il suo voler rimanere vicina alla sua protagonista e darle dunque il tempo di prendere coscienza di sé e del ruolo che potrebbe giocare per la distruzione di Gilead. Ma alla quarta stagione è forse giunta l'ora di smettere di riflettere semplicemente sulla perversione umana e tirare le somme di un percorso lungo e travagliato. Va però detto che la serie è comunque composta da dieci episodi e perciò ogni nostro commento sul ritmo del racconto deve tener conto del fatto che non ci è ancora chiaro il quadro generale.

Valutazione di Erika Pomella: 7 su 10
The Handmaid’s TaleThe Handmaid’s Tale (stagione 4)
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