Tutti contro tutti
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Tutti contro tutti, la recensione


Recensione del film Tutti contro tutti di Rolando Ravello, con Rolando Ravello, Kasia Smutniak, Marco Giallini: film delizioso ma imperfetto come è imperfetta la vita.
Voto: 7/10

"Nessun posto è bello come casa mia" recitava la piccola Dorothy nel classico senza tempo Il mago di Oz; un concetto che oggi Rolando Ravello sembra voler ereditare nel lungometraggio che segna il suo debutto alla regia, Tutti contro tutti. Girato quasi interamente nel quartiere Tufello di Roma, tra i palazzoni di Via Antonio De Curtis e le cosiddette francesine di Via Capraia, Tutti contro tutti mette in scena una guerra tra i poveri, un gruppo di miserabili che si mordono per un diritto che, ad oggi, sembra non essere più assicurato: il diritto di avere una casa.

Di ritorno dalla prima Comunione del figlio Lorenzo (Raffaele Iorio), Agostino (Rolando Ravello) e la moglie Anna (Kasia Smutniak) scoprono che la loro casa è stata occupata abusivamente da una famiglia pugliese. Non essendo in possesso di un contratto regolare – per colpa degli imbrogli dell' "amministratore" Macchiusi (Antonio Gerardi) – e privi dell'aiuto dei condomini – tutti spaventati di vedersi occupare la propria casa – la famiglia trova un primo rifugio a casa di Sergio (Marco Giallini), cognato di Agostino, che si fa carico di tutta la famiglia, compreso il rumoroso nonno Rocco (Stefano Altieri). Tuttavia la situazione domestica è scomoda per entrambe le famiglia, così Agostino prende una decisione azzardata: occupare il pianerottolo davanti casa sua.

Ad emergere con più forza dalla visione di Tutti contro Tutti – opera che nasce come monologo teatrale – è il politicamente scorretto j'accuse del regista, che porta in scena argomenti scomodi della realtà civica del nostro paese, con un tono però particolarmente intelligente. Senza sfoderare segni di appartenenza politica o ruffiani rimandi ad altre realtà sociali, Ravello racconta uno dei disagi maggiori del giorno d'oggi, quello che di sfuggita aveva toccato anche il film A.C.A.B., ossia la paura di non potere avere la certezza di un tetto sopra la testa. E' senza dubbio questo il motore drammaturgico che traina tutta l'operazione diegetica, con pennellate di cupo umorismo che, seppure alla lontana, sembra richiamare la tradizione della commedia all'italiana, quella di Vittorio De Sica Mario Monicelli. Non è un caso allora se il personaggio di nonno Rocco, la maschera più riuscita degli ultimi anni di cinematografia italiana, sembra pescare a piene mani dall'eredità lasciata da Aldo Fabrizi, con richiami al più sguagliato Bombolo.

Ravello utilizza toni quasi favolistici e una leggerezza disarmante per raccontare un'Italia piena di problemi concatenati l'uno all'altro: dalla poca efficacia delle forze dell'ordine e dunque alla mancata partecipazione della giustizia fino al bullismo adolescenziali che, ad oggi, riempie sempre di più i nostri licei, senza dimenticare di denunciare non solo il razzismo ma anche l'Istituzione della Chiesa, che sembra una presenza inutile nell'affrontare i problemi quotidiani, invitando solo a pregare e a porgere l'altra guancia. Tutti questi elementi vengono inseriti nel calderone creativo di Ravello che – è evidente – si diverte nel suo film, occupandone lo schermo ed emergendo con facilità. Lo spettatore ride e piange man mano che la storia avanza, lasciandosi toccare da tutte quelle realtà che sono sotto l'occhio di tutti e che ormai hanno invaso la nostra quotidianità. Ed è proprio il tono che il regista decide di usare ad ammaliare lo spettatore: lungi dal fare una prosaica denuncia sdegnata e ampollosa, che forse avrebbe potuto annoiare, Ravello dirige una commedia dai lampi di genio, divertente nella sua adesione alla realtà e, per lo stesso motivo, più facilmente assimilabile.

Accompagnata da una splendida colonna sonora, curata dal cantautore romano Alessandro Mannarino, la pellicola di Ravello ha anche il pregio di poter fare affidamento su un cast di prima categoria. Se dell'apporto di Stefano Altieri e di Ravello stesso si è già parlato, non sorprende di certo la buona prova offerta da Marco Giallini che mostra sempre di più di essere un interprete sanguigno, implacabile nel proprio talento, che con poche pennellate di recitazione riesce a dare concretezza ad ogni personaggio. In particolar modo tutte le scene del trio Giallini-Ravello-Altieri sono un vero toccasana per lo spettatore, che tra parolacce sputate contro il destino e tentativi di riscatto, può ridere di cuore e divertirsi nella sua poltrona del cinema.

Tutti contro tutti, pur perdendosi nel finale per un eccessivo e forse forzato buonismo, è un film assolutamente delizioso, pur con tutti i difetti e le esagerazioni, pur con i suoi temi eccessivamente lunghi nella parte centrale, quando i personaggi rimbalzano da una sfortuna all'altra. Imperfetto come è imperfetta la vita, Tutti contro tutti segna comunque la promozione di Ravello in veste di regista.

Valutazione di Erika Pomella: 7 su 10
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