Underwater
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Underwater, recensione del film con Kristen Stewart


La pellicola tiene fede alla sua premessa di horror sottomarino, limitandosi ad intrattenere lo spettatore con un'atmosfera tesa e qualche spavento qui e là.
Voto: 6/10

Diretto da William Eubank, Underwater si può annoverare tra i vari tentativi cinematografici di riproporre sul grande schermo l'orrore per l'ignoto e l'inesplorato reso celebre da Ridley Scott con il suo Alien nel 1979.

L'equipaggio della base sottomarina Kepler, situata nella fossa delle Marianne (il punto più profondo di tutto l'oceano) vedono interrotta la propria quotidianità quando un terremoto distrugge gran parte delle struttura. I sopravvissuti iniziano una corsa contro il tempo per raggiungere la stazione di salvataggio, ma il solo modo che hanno per raggiungerla è camminare sul fondale marino. Indossate le tute subacquee le difficoltà principali risiederanno proprio nell'ambiente abissale incredibilmente ostile: la pressione è letale senza le protezioni adeguate, l'oscurità rende impossibile vedere oltre pochi metri di distanza e l'ossigeno a loro disposizione si sta rapidamente consumando. Come se non bastasse, nella tenebra abissale sembra esserci qualcosa di vivo e letale.

A saltare subito agli occhi è l'atmosfera che il film vuole creare: non c'è un attimo di tregua per l'equipaggio. I problemi sembrano accumularsi, ad ogni ostacolo superato se ne presenta sempre un altro di gravità ben maggiore. A tutto questo si aggiunge la paranoia derivante dall'impossibilità di capire dove ci si trova e dove si sta andando. L'ambiente abissale è messo in scena così, con una assenza, una coltre nera che comprime e opprime tanto il corpo quanto la mente dei personaggi e degli spettatori. Il senso di smarrimento è costante, più volte sembrerà che i protagonisti stiano scendendo quando invece è esattamente l'opposto. La regia riesce a rendere molto bene questa condizione, grazie all'abbondanza di primi piani e dettagli: anche ai più piccoli gesti viene dato un peso enorme, che arricchisce il tutto di un senso d'urgenza.

Come già accennato le atmosfere della pellicola richiamano in continuazione il capostipite di questo genere di horror: da Alien di Scott vengono prese le labirintiche scenografie della stazione sottomarina sono assimilabili a quelle di un astronave, così come la caratterizzazione dei personaggi: membri della classe media lavoratrice che si ritrovano in una situazione straordinaria a causa di una giornata di lavoro andata storta. In aggiunta vanno menzionate anche le creature sottomarine che, per comportamento e soprattutto per design molto hanno in comune con gli xenomorfi.

Sfortunatamente i punti di forza accennati prima risultano essere anche il principale limite del film: la volontà di creare un atmosfera claustrofobica ha l'effetto collaterale di soffocare anche l'azione. Succede spesso di non riuscire bene a capire bene quello che sta accadendo sullo schermo, complice anche una fotografia volutamente sporca, limitante per la visione, che certamente è in linea con le l'ambientazione ma non per questo facilita l'intelligibilità della vicenda. Anche i continui riferimenti ad Alien risultano ripetitivi e limitanti, mettono il film in uno stato di sudditanza verso un'opera di ormai quarant'anni fa.Anche gli attori poi fanno tutti un lavoro più che discreto (in particolare Kristen Stewart nel ruolo di protagonista), ma la caratterizzazione dei personaggi è estremamente risicata, limitandosi a utilizzarli come strumento per aumentare la comprensibilità della situazione allo spettatore.

Un film tutto sommato riassumibile in una parola: competente. La pellicola tiene fede alla sua premessa di horror sottomarino, limitandosi ad intrattenere lo spettatore con un'atmosfera tesa e qualche spavento qui e là. Un film se vogliamo generico ma non per questo privo di meriti.

Valutazione di redazione: 6 su 10
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