

The Lost Dinosaurs, la riscoperta dei Dinosauri
Dopo Jurassic Park, dal 18 luglio arriva nelle sale The Lost Dinosaurs del regista Sid Bennett: i dinosauri non si sono estinti.
di Redazione / 16.06.2013
Credevate anche voi che i dinosauri fossero scomparsi? Un'emozionante avventura nel cuore della giungla congolese, al fianco di impavidi compagni di viaggio e di una troupe, alla scoperta di creature mitiche che continuano a vivere tra noi da 65 milioni di anni. Dopo Jurassic Park, il più emozionante film sui dinosauri è in arrivo nelle nostre sale: dal 18 luglio arriverà nelle sale The Lost Dinosaurs.
Dopo la scomparsa del gruppo di esploratori capitanati da Jonathan Marchant, due pescatori congolesi ritrovano uno zaino nelle acque di un fiume. All'interno dello zaino, più di 100 ore di registrazione raccontano la scomparsa degli esploratori…
Il regista Sid Bennett non è estraneo al mondo dei film d'avventura fantasy, avendo già diretto la miniserie Prehistoric Park prodotto per ITV da Impossible Pictures, la stessa che ha prodotto anche la serie Walking with Dinosaurs per BBC. "Una trama accattivante, una rappresentazione molto verosimile dei dinosauri e fantastiche animazioni"– questo è il segreto delle due serie per Bennett. Secondo il regista, il Regno Unito è uno dei paesi più all'avanguardia nel campo dell'animazione CGI, e grazie a questa esperienza anche il luogo giusto per realizzare un lungometraggio d'animazione.
"Quell'esperienza mi ha insegnato che avevamo tutte le carte in regola per realizzare un film speciale, ed ecco The Lost Dinosaurs. Bisogna pensare sempre a qualcosa di diverso, ed è andata proprio così con The Lost Dinosaurs.". E' una storia diversa, e un modo davvero diverso di raccontarla. Sfruttando la propria esperienza nel campo dei documentari, Bennett ha scelto di usare l'ormai ben nota tecnica del found footage per raccontare quest'avventura, sperando tuttavia di portare, con The Lost Dinosaurs, un punto di vista nuovo. "Per quanto ne so, è la prima volta che il found footage o recovered footage viene usato per girare un film destinato ad un pubblico di ragazzi e di famiglie". Da The Blair Witch Project fino a Cloverfield e a Paranormal Activity, "questa tecnica non è mai stata usata per un film destinato ai più giovani.".
Bennett spiega comunque che questo film non è esattamente un "tipico esempio di found footage. Di certo – continua – il nostro pubblico non starà tutto il tempo a seguire telecamere impazzite. Il film non è girato in questo modo." Sin dall'inizio, Bennett è partito dall'idea di un gruppo di persone mandate nel cuore della giungla congolese per documentare gli avvistamenti di un'antica e mitica creatura. "Se fosse vero, sono certo che il gruppo partirebbe con un buon cameraman e un tecnico del suono al seguito, e tutta la produzione sarebbe di ottimo livello. In più, qui non c'è soltanto una telecamera ma tante piccole microcamere ad alta definizione che riprendono l'azione." "Certo, quando l'azione comincia ad essere frenetica e gli esploratori corrono con le telecamere, cambia anche lo stile del film", continua il regista. "Ma cambia in meglio, perché tutto questo rende l'azione ancora più entusiasmante, dandoci la possibilità di scegliere diverse angolazioni". Ecco perché non è un tipico found footage; in qualche modo, possiamo dire di averlo addirittura rinnovato.
Il produttore, Nick Hill, confessa che è stato proprio il modo in cui Bennett ha concepito il found foutage a spingerlo ad accettare la produzione. "Questa tecnica è un linguaggio ben noto ai più giovani, perché ricorda molto i video che guardano sui telefonini ogni giorno. È un linguaggio semplice. I giovani recepiscono immediatamente l'aspetto di semplificazione insito in questo tipo di linguaggio. Abbiamo pensato di sfruttare quest'idea per produrre un film molto originale".
"Tanto tempo fa ho letto un articolo su un gruppo di veri esploratori" racconta Bennett, "un gruppo molto singolare di esploratori britannici che viaggiano per il mondo e cercano di scoprire se le creature mitiche esistono per davvero. Conosciamo lo Yeti, il mostro di Loch Ness, alcuni mostri lacustri e marini di origine giapponese, ma il mostro che ha catturato da subito la nostra attenzione è stato Mokele Mbembe, una creatura mitica che secondo la leggenda vive in Congo."
Nella sceneggiatura del film, si dice proprio che Mokele Mbembe è l'equivalente africano del mostro di Loch Ness. Secondo i racconti – dice Bennett – Mokele Mbembe vive in una delle giungle più inaccessibili del pianeta, eppure le testimonianze oculari sono tante. "Non si sa bene come sia fatto" aggiunge, "ma è abbastanza probabile che laggiù viva davvero una creatura enorme ancora non ben identificata.".
"La criptozoologia è una disciplina affascinante. I criptozoologi sono persone che cercano animali mitici, oppure creature realmente esistite e teoricamente già estinte ma che in realtà vivono ancora in qualche angolo della Terra. Quindi mi sono chiesto: se un giorno questi esploratori scoprissero davvero qualcosa, che cosa farebbero? Come si comporterebbero? Sarebbero pronti? Tra i criptozoologi probabilmente ci sono professori, scienziati, qualche personaggio più eccentrico degli altri, qualcuno che pensa di essere Indiana Jones. Cosa succederebbe se un giorno scoprissero veramente qualcosa? Ecco, l'idea parte da qui.".