Tutta colpa di Freud
Tutta colpa di Freud

Tutta colpa di Freud, intervista a Vittoria Puccini


Intervista a Vittoria Puccini, protagonista del film di Paolo Genovese, Tutta colpa di Freud.

Di seguito l'intervista a Vittoria Puccini, che interpreta Marta nel film di Paolo Genovese Tutta colpa di Freud.

Che cosa l'ha convinta a prendere parte a questo film?
Conoscevo e apprezzavo i film di Genovese, e quando mi ha convocato nel suo ufficio per parlarmi del film e del personaggio di Marta me ne sono subito innamorata, sono andata via entusiasta. Mi ha raccontato con grande precisione e passione la storia che aveva scritto e l'idea di interpretare una libraia mi è subito piaciuta molto. Il personaggio mi ha fatto molta simpatia, è una donna con la testa tra le nuvole, rappresenta un po' la romantica del gruppo ma ha anche un carattere forte. Anche lei come le sue sorelle finisce col combinare dei disastri a livello sentimentale: suo padre è preoccupato, cerca di aiutarle tutte ma con scarsi risultati. Quello di Marta è un personaggio a cui ho voluto tanto bene, è una donna tenera, dolce e romantica, ma può contare su una forza d'animo molto grande: ha molto carattere ed è anche capace di imporsi, e se vuole qualcosa riesce a prendersela. È una sincera amante della letteratura, vive il suo lavoro come un'appassionata missione, se entra nel suo negozio un cliente che le chiede un libro che secondo lei non ha senso acquistare non esita ad andare contro i propri interessi e finisce col mandarlo via in malo modo. Sua sorella la rimprovera perché finisce col perdere regolarmente un cliente dietro l'altro: dovrebbe ammorbidirsi un po', ha uno senso degli affari molto scarso e un senso della morale troppo alto. Si innamora sempre romanticamente dei protagonisti dei suoi romanzi preferiti e nella realtà non è mai riuscita a trovare un uomo adeguato: in genere i suoi sono incontri disastrosi ma quando arriva nel suo negozio Fabio, un ragazzo sordomuto, nascerà una storia bellissima ma molto complicata perché i due devono trovare un modo di comunicare alternativo alla parola, fatto di fisicità, di gesti e di sguardi. Nel copione Paolo Genovese ha descritto in chiave di commedia il rapporto tra questi personaggi che dovevano parlarsi un po' a gesti o attraverso dei bigliettini scritti ma non era chiaro come trasferire questo tipo di rapporto da un punto di vista cinematografico; poteva forse risultare lento e di difficile comprensione per il pubblico invece per fortuna sì è creata una bellissima sintonia, tutto era visto in maniera naturale e funzionava perfettamente grazie ad un rapporto descritto in modo intenso ed emozionante: è molto bello che in una commedia possa esserci una parte sentimentale così forte.

Come si è trovata con Paolo Genovese?
Paolo è una persona meravigliosa, è sicuro di sé, sa quello che vuole, ti regala tante sfumature per arricchire il personaggio ma è molto rispettoso del lavoro del cast e della troupe e questo permette di creare sul set un clima costantemente positivo e sereno. E poi fondamentalmente è una persona intelligente anche nella ricerca di un tipo di commedia che faccia ridere ed emozionare al contempo, coltivando la sua propensione a giocare su temi che rispecchiano la nostra società e riescono a far riflettere il pubblico. Penso che il suo sia un bel modo di fare la commedia, molto elegante e sofisticato, perché Paolo ha un forte senso dell'umorismo, fa molto ridere, ogni tanto dice cose che ti fanno schiantare. Mi sono trovata benissimo poi sia con Marco che con Anna e Laura, era divertente vedere insieme questa famiglia così unita, con quel padre che è un punto di riferimento imprescindibile per le tre figlie. Io e Anna Foglietta, ad esempio, ci siamo divertite come matte ad interpretare le due sorelle che sono molto complici tra loro, ridono insieme, si spingono, si abbracciano. Portare in scena questo loro rapporto per noi due è stato semplice e naturale, non ci conoscevamo affatto ma sul set abbiamo legato tanto, alla fine le ho detto che avevo imparato tanto da lei perché quando reciti con un'attrice così brava puoi solo fare tesoro e creare qualcosa di costruttivo, sei portata naturalmente ad andare incontro alla verità delle cose senza falsità e compromessi.

Come ha recitato con Vinicio Marchioni?
È stato bello studiare con Vinicio la difficoltà di comunicazione tra i personaggi. abbiamo lavorato solo con gesti e sguardi, elementi che danno una forte intimità…

Che tipo di commedia è secondo lei?
È importante quello che succede ai personaggi a cui finisci con l'affezionarti: c'è una storia, uno sviluppo, narrativo, i personaggi sono tutti molto curati a livello psicologico, ci sono il sorriso e il divertimento ma non c'è la gag comica fine a se stessa costruita per far ridere, il divertimento è nella struttura della storia. Paolo è stato sempre molto attento ai suoi personaggi che sono tutti ben curati, soprattutto quelli femminili. Paolo ha una grande sensibilità, sa raccontare bene le donne, come attrice non dovevi inventarti niente perché trovi tutto nel copione, anche se a volte ci chiedeva di improvvisare lasciando che fossimo noi a modificare sulla nostra pelle la sequenza in corso d'opera.

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