Una Vita in Fuga
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Una vita in fuga, recensione del film di Sean Penn


Sean Penn è regista e protagonista, per la prima volta accanto alla figlia Dylan, di un film tratto da una storia vera, un dramma familiare che ruota attorno a un complesso rapporto tra padre e figlia, ma dall'esito poco riuscito.
Voto: 5/10

Dopo un periodo in cui si è dedicato principalmente alla recitazione (oltre naturalmente al suo noto attivismo politico e sociale) Sean Penn è tornato alla regia, a cinque anni dall'insuccesso di Il tuo ultimo sguardo, con Charlize Theron e Javier Bardem.

Una vita in fuga vede per la prima volta Penn comparire come attore in un film da lui diretto, e inoltre lo vede recitare per la prima volta accanto alla sua primogenita, Dylan Penn, nata dal matrimonio con l'attrice Robin Wright (a cui la figlia somiglia molto).

Al centro della storia c'è Jennifer Vogel, una ragazza che ripercorre il difficile rapporto con suo padre John, in un arco di tempo che va dagli anni '70 fino al 1992: fin dall'infanzia, l'esistenza di Jennifer e di suo fratello Nick è segnata da tensioni familiari, difficoltà economiche, l'alcolismo della madre Patty (Katheryn Winnick) e dalla presenza altalenante e incostante del padre John, il quale entra ed esce dalle loro vite, alternando vacanze e regali a periodi di assenza, dovuti a complicazioni con la legge o con personaggi poco raccomandabili; durante l'adolescenza Jennifer fugge dalla casa materna decisa a riallacciare un rapporto col padre, e da lì ha inizio un periodo in cui i due provano ad aiutarsi a vicenda ma lei scopre anche da vicino la natura di truffatore di lui.

Il film è basato su una storia vera, raccontata dalla stessa Jennifer Vogel, oggi scrittrice e giornalista, nel libro Flim-Flam Man: The true story of my father's counterfeit life ed è, quindi, la narrazione del tentativo di una figlia di fare i conti con una figura paterna ingombrante e complessa, ricca di contraddizioni, a suo modo affettuosa ma inaffidabile, e la rievocazione di una famiglia spezzata, in cui la protagonista cerca disperatamente quella stabilità, pratica ed emotiva, di cui ha sentito da sempre la mancanza.

La vicenda vuole anche essere una parabola amara su una sorta di rovesciamento dell'American dream, a partire dal titolo originale, Flag Day, cioè la festa in cui si celebra l'adozione della bandiera statunitense e che è anche il giorno del compleanno di John Vogel, convinto, così si dice nel film, che la nazione gli dovesse un giorno di festeggiamenti; nella cosiddetta terra delle opportunità l'uomo diventa il paradigma di chi, anche se dotato di ingegno e abilità, le mette al servizio di scelte ed espedienti al di fuori della legalità, con un tocco di cinica ironia sul fatto che queste qualità sono trasmesse, volente o nolente, anche alla figlia, la quale si troverà a utilizzarle, almeno in un'occasione.

La storia ci porta quindi anche indietro nel tempo in quello che era un clima forse più ingenuo e ottimista, girando su pellicola 16mm con l'aiuto di obiettivi vintage per restituire un'epoca anche visivamente, mentre ritrae un Midwest americano indugiando su paesaggi rurali, tra laghi, campi di grano, ampie strade.

Una vita in fuga è dunque accompagnato dal marchio di "storia vera" che dovrebbe dare potenza e credibilità ma non riesce a essere cinematograficamente memorabile, raccontando cose già viste senza trovare una prospettiva davvero forte, anzi con alcune scelte che risultano scontate e tendono al retorico, a partire dall'uso della voice over della stessa Jennifer, fino alla messa in scena dei sentimenti: la sequenza che, ad esempio, dovrebbe essere il culmine emotivo del film, lo è in modo fin troppo ostentato e dichiarato, mentre sono più riusciti alcuni momenti che lavorano sui dettagli.
Sean Penn interpreta un personaggio che è nelle sue corde attoriali ma a rischio di andare sopra le righe, con una performance che oscilla fra l'istrionismo e il patetismo, mentre alcuni ruoli che rimangono in secondo piano, come quello della moglie Patty, potevano essere più approfonditi.

Il regista conferma comunque la capacità di attirare collaborazioni importanti, da Josh Brolin che si presta a una piccola parte nel cast, a Eddie Vedder (già autore della splendida colonna sonora di Into the wild) che firma brani inediti per il film.

Una vita in fuga è quindi sicuramente un progetto emotivamente importante per Penn, una storia che gli permette di riunire la famiglia sullo schermo (anche l'altro suo figlio Hopper ha un piccolo ruolo nel film), ed è interessante scoprire una giovane nuova attrice come sua figlia Dylan, ma da un autore e attore del suo calibro era lecito aspettarsi qualcosa di più.

Valutazione di Matilde Capozio: 5 su 10
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