

Echi In Tempesta, il capitolo conclusivo della saga dell’Attraversaspecchi
È arrivato in libreria 'Echi In Tempesta', l'ultimo capitolo della saga dell'Attraversaspecchi, arrivato nel nostro paese grazie a Edizioni E-O
di Erika Pomella / 28.07.2020
Quando Fidanzati dell'Inverno è arrivato nelle librerie italiane, grazie a Edizioni E/O, il nome di Christelle Dabos era pressoché sconosciuto dalla fetta dei cosiddetti "lettori forti". Eppure, merito anche di un lavoro di grafica a dir poco sorprendente, Fidanzati dell'Inverno fu un piccolo caso: un piccolo gioiello del fantasy francese che sembrava chiamare a sé tanto gli stereotipi della narrativa fantastica più classica, sia una sorta di dimensione filosofica che poteva far pensare al Philip Pullman della trilogia de La Bussola D'Oro.
La storia di Fidanzati dell'Inverno raccontava le (dis)avventure della giovane Ophelia, una ragazza goffa e un po' svampita, con grandi occhiali a rendere più grande il suo sguardo sempre pieno di meraviglia e il potere di leggere gli oggetti, di tracciare il percorso di vita ed esperienze solo poggiando le dita su una determinata cosa. Inoltre Ophelia aveva anche un'altra capacità: sapeva attraversare gli specchi. La sua vita, passata soprattutto all'interno di un Museo dove il passato sembrava in grado di farle da scudo contro i pregiudizi della sua famiglia e degli abitanti dell'Arca in cui viveva, veniva messa in subbuglio dalla notizia di un fidanzamento combinato. Così nella vita di Ophelia era arrivato Thorn, alto, spigoloso, nascosto in silenzi glaciali quanto l'arca da cui arrivava, il Polo. Fidanzati dell'Inverno serviva a questo: a mettere insieme i due protagonisti, facendogli fronteggiare non solo la consapevolezza di dover stare insieme per forza, ma anche la certezza delle loro differenze e di come tali dissimilitudini potevano in realtà unirli.
I capitoli successivi della saga – Gli Scomparsi Di Chiardiluna e La Memoria di Babel – se da una parte raccontavano l'approfondimento di sentimenti tra due protagonisti così goffi nella rappresentazione delle loro emozioni, avevano anche lo scopo di tracciare i lineamenti di un mondo fantastico sempre più complesso, che omaggiava tanto la tradizione steampunk quanto delle atmosfere à la Hayao Miyazaki, con richiami precisi che sembravano strizzare l'occhio a pellicole e prodotti come Il Castello nel Cielo e Conan Il Ragazzo del futuro. Uno degli aspetti più importanti (e più interessanti) della saga firmata da Christelle Dabos è, infatti, proprio la rappresentazione di un mondo immaginario da una forza visiva dirompente, la cui forza si trovava nell'essere (quasi letteralmente) sull'orlo di un precipizio, un baratro fatto di domande senza risposte e di un vuoto spaventoso, che sembra in grado di divorare persino ogni speranza. Ed è in questa atmosfera di predestinazione e di pericolo imminente che si apre Echi In Tempesta: sull'orlo di un annientamento che muove i passi proprio dal punto in cui si era concluso La memoria di Babel (e verso cui non ci addentreremo per non correre il rischio di inciampare in qualche spoiler).
Facendo affidamento sulla vicinanza del suo compagno, Ophelia dovrà avventurarsi in un mondo ancora più fitto di misteri per cercare di svelare il mistero che si nasconde dietro Dio e dietro l'Altro, muovendo in un mondo che cade letteralmente a pezzi e in cui ogni risposta porta ad una nuova domanda. Ecco, la trama di Echi In Tempesta può essere riassunta in queste poche righe che svelano il susseguirsi degli eventi che portano alla fine della tetrologia. Ma il cuore pulsante del romanzo non è – come ad esempio accaduto ne Gli Scomparsi di Chiardiluna – l'azione pura e cruda, o il ritmo incalzante di segreti da portare a galla, mossi dalla curiosità del lettore. In questo ultimo romanzo l'autrice punta soprattutto sulla sua protagonista: sul percorso che Ophelia deve fare, per il mondo ma soprattutto dentro di se stessa, non solo per risolvere l'Apocalisse che la osserva dall'orizzonte, ma soprattutto per risolvere il mistero più grande di tutti: se stessa.
Questo fa sì che Echi In Tempesta sia il titolo più intimo di tutti, quello che rallenta la sua corsa e riflette sulle proprie parole, costringendo la protagonista a riflettere su se stessa, sulle decisioni che ha preso e sulle sue "stranezze" che ha sempre dato per scontato e che invece avrebbero potuto condurla in una dimensione di consapevolezza molto prima. Purtroppo, però, concentrandosi in questo modo su Ophelia si corrono dei rischi che la Dabos non è riuscita ad evitare del tutto: come il fatto di abbandonare tutto il resto alla mera missione di sfondo, di tappezzeria colorata utile solo per dare colore, ma senza troppa sostanza. Uno dei problemi fondamentali di Echi In Tempesta infatti è la nostalgia che il lettore avverte ad ogni pagina degli altri personaggi, di quei co-protagonista che aveva imparato ad amare, come Archibald o Berenilde. La lente della scrittrice è così vicina e così puntata su Ophelia che non riesce a mettere a fuoco molto altro e questo fa sì che se da una parte il libro va applaudito per la precisione dei tratti della sua protagonista, dall'altro appare molto più piatto dei precedenti.
Questo anche a causa di una sorta di ripetizione a livello di trama: per buona parte del libro, infatti, Ophelia si trova a dover affrontare una situazione decisamente simile a quella che aveva già fronteggiato ne Le Memoria di Babel: il risultato è qualcosa di assolutamente già visto e che già nella sua prima installazione non aveva funzionato al proverbiale cento per cento. La scrittura della Dabos rimane musica in parole, con una capacità evocativa che permette al lettore di vedere esattamente quello di cui sta leggendo, dandogli persino l'illusione di camminare al fianco dei protagonisti, creando immagini mentali così nitide che rimangono dietro la cornea a lungo, anche dopo la chiusura del libro. Peccato che Echi In Tempesta perda questo dono per una trama conclusiva che mostra delle lacune e che a volte cerca di ricucire con degli "spiegoni" che a volte finiscono con il confondere ancora di più chi si trova nella posizione del lettore.
Il risultato, in Echi In Tempesta, è quello di un romanzo scritto in maniera impeccabile, con una protagonista pressoché indimenticabile e una relazione sentimentale che continua ad essere accennata, con l'eleganza di un amore che sboccia come un fiore, con lentezza ma tenacia. Il tutto, però, intervallato a parti più lente e meccaniche e ad una distrazione per quel che concerte i personaggi secondari. Una chiusura, dunque, agrodolce per quella che continua ad essere una delle saghe fantasy più interessanti e innovative degli ultimi anni.