
Giorni Nostri. Una cittadina di provincia. Katia, diciassette anni, trascorre le sue giornate all'insegna della noia e dei conflitti costanti con i genitori. Priva di aspirazioni, il suo unico interesse è andare in giro per il paese con il "fidanzatino" Andrea, a bordo di uno scooter. Andrea, schivo, gracile sia di costituzione che di personalità, rappresenta il principale motivo di disaccordo tra Katia e i suoi genitori: soprattutto la madre non lo vede di buon occhio, ritenendolo responsabile del cattivo rendimento scolastico della ragazza. Katia, da parte sua, contrappone cinismo e intolleranza verso entrambi i genitori. Ma se con il padre la sua ostilità emerge a sprazzi, se provocata, con la madre invece è costante, percepibile in ogni suo sguardo o espressione. Da lei si sente incompresa, maltrattata. Vede una disparità nel trattamento che riserva al fratellino Matteo. La ragazza riesce a sfogare la propria frustrazione soltanto con Andrea, nei loro incontri fugaci in un casolare abbandonato che hanno eletto a rifugio, e dove consumano alcol e sesso. Per il resto, la loro comunicazione si svolge su Internet, attraverso una webcam. Katia fa tutto senza passione. Eppure le piace trasgredire, come a scuola, quando si chiude in bagno con un altro ragazzo e si concede sessualmente. Pian piano il suo confuso spirito di ribellione si schiarisce: dentro di lei serpeggia l'idea di compiere un'azione importante, qualcosa che le consenta di uscire dal torpore della sua esistenza e di emanciparsi come vorrebbe. Cerca di coinvolgere anche Andrea, toccandolo nel punto debole, approfittando del forte ascendente che ha su di lui. Il ragazzo inizialmente si oppone, ma lei riesce a manipolarlo nel modo più subdolo, chiedendogli una "prova d'amore". Il ragazzo minacciato nel suo bene più importante, o forse l'unico che possiede, finisce per accettare. Inizia così la lenta macchinazione di un crimine, all'interno di un processo che vede i due protagonisti distaccarsi ulteriormente dalla realtà.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 9 Ottobre 2014Uscita in Italia: 09/10/2014
Nazione: Italia - 2013
Durata: 100 minuti
Formato: Colore
Produzione: Apulia Film Commission (con il contributo e il sostegno di)
Distribuzione: Underdog Film
Soggetto:
Ispirato ad una storia vera.
Immagini

Note di Regia – Cristian Scardigno
Ho cominciato a pensare ad "Amoreodio" verso la fine del 2009, esattamente durante l'ultimo giorno di riprese del mio cortometraggio "La terra sopra di noi". Lo spunto era un fatto di cronaca nera che mi aveva segnato quando ero poco più che maggiorenne. Mi interessavano i personaggi coinvolti in quell'evento tanto discusso e al centro dell'attenzione mediatica, quasi da non meritare un ulteriore approfondimento. Col tempo, infatti, ho abbandonato l'interesse per il fatto di cronaca e ho rivolto le mie attenzioni su ciò che realmente mi attraeva di questa storia: gli adolescenti e le loro inquietudini. Man mano che le mie ricerche proseguivano, il mondo adolescenziale mi si presentava in tutta la sua complessità. Dovevo trovare un compromesso per non parlare in modo generico di un'intera generazione e allo stesso tempo rimanere fedele all'idea originaria che vedeva due personaggi al centro della storia, una ragazza diciassettenne e il suo fidanzatino. Nascono così Katia e Andrea, coppia di ragazzi incapaci di interagire con l'esterno che li circonda. Estranei al guscio familiare, decidono di vivere ai margini e innalzano un muro che esaspera la loro solitudine e li confina in una terra di nessuno. E' un continuo gioco di provocazioni, fino a quando non ci sarà più niente da sperimentare e che li faccia sentire vivi. Ci troviamo di fronte ad una storia di assenze e di mancanze. Sono assenti gli adulti e gli affetti, sono aridi i sentimenti e mancano i rapporti sani e di confronto. Persino le parole finiscono per scomparire, a discapito dei gesti, meccanici e insensati. I due protagonisti non hanno coscienza del presente, perché non sanno dare un senso alle loro vite. La precarietà e l'insicurezza – elementi attuali presenti in ogni campo – si riflettono nei loro pomeriggi trascorsi insieme in una sorta di sospensione del tempo. E' un film che si può condensare in una domanda e una risposta: «Che hai fatto oggi?» «Niente.» Tutto ciò che ai nostri occhi risulterebbe "normale", qui viene filtrato, quindi eliminato. Come se invece che strappare via i rami secchi da un albero, si facesse il contrario. Vengono eliminati tutti i sentimenti positivi, le emozioni, e resta solo il marcio. Questo stato di emotività incontrollata crea desideri distorti, noia e malessere che i protagonisti trasformano in odio. E' una storia pessimista che comincia in medias res, nel bel mezzo della "discesa emotiva agli inferi" di Katia, che all'inferno c'è già. Non ho ricercato le cause, non mi sono intestardito per mostrare il principio del malessere. Siamo catapultati nella vita di questa ragazza insoddisfatta, incapaci di reagire di fronte a quello che vediamo; e a differenza di tutto ciò che i servizi dei telegiornali ci hanno mostrato, qui non c'è spettacolarizzazione. Poi la storia esplode. C'è un elemento di imprevedibilità che spaventa più di ogni altra logica giustificazione o comprensione di ciò che accade. L'imprevedibile ci rende inermi. E alla fine, si rimane ad osservare, troppe volte banalmente a giudicare, ma mai veramente a porsi domande su ciò che ci accade intorno.
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