As Bestas – Poster

As Bestas (2022)

As Bestas
Locandina As Bestas
As Bestas è un film del 2022 prodotto in Francia e Spagna, di genere Thriller diretto da Rodrigo Sorogoyen. Il film dura circa 137 minuti. Il cast include Denis Ménochet, Marina Foïs, Luis Zahera, Diego Anido, Marie Colomb. In Italia, esce al cinema giovedì 13 Aprile 2023 distribuito da Movies Inspired.

Antoine (Denis Ménochet) e Olga (Marina Foïs) sono una coppia francese che si è stabilita da tempo in un piccolo villaggio dell’entroterra galiziano. Lì conducono una vita tranquilla, anche se la convivenza con la popolazione locale non è idilliaca come vorrebbero. Scoppia un conflitto con i loro vicini, i fratelli Anta (Luis Zahera e Diego Anido), per cui la tensione si fa crescente in tutto il villaggio fino a raggiungere un punto di non ritorno.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 13 Aprile 2023
Uscita in Italia: 13 Aprile 2023 al Cinema
Genere: Thriller
Nazione: Francia, Spagna - 2022
Durata: 137 minuti
Formato: Colore
Produzione: Arcadia Motion Pictures (Amp), Caballo Films, Cronos Entert Ainment, Le Pacte (Fr)
Distribuzione: Movies Inspired

Cast e personaggi

Regia: Rodrigo Sorogoyen
Sceneggiatura: Isabel Peña, Rodrigo Sorogoyen
Musiche: Oliver Arson
Fotografia: Alejandro de Pablo
Montaggio: Alberto del Campo
Costumi: Paola Torres

Cast Artistico e Ruoli:



Produttori:
Ibón Cormenzana (Produttore), Ignasi Estapé (Produttore), Sandra Tapia Díaz (Produttore), Eduardo Villanueva (Produttore), Nacho Lavilla (Produttore), Rodrigo Sorogoyen (Produttore), Jean Labadie (Produttore), Anne-Laure Labadie (Produttore), Thomas Pibarot (Produttore), Sandra Tapia (Produttore esecutivo), Jérôme Vidal (Produttore di servizio (Francia)), Ángel Durández (Produttore associato), Carmen Sánchez De la Vega (Produttore esecutivo)


Direttore artistico: Jose Tirado | Suono in presa diretta e mixer: Fabiola Ordoyo | Sound designer: Fabiola Ordoyo | Mixer finale: Yasmina Praderas | Truccatore: Irene Pedrosa | Acconciature: Jesús Gil | Direttore di produzione: María L. Viéitez | Aiuto regista: Curro González-Cebrián | Casting: Arantza Vélez e Paula Cámara Julie Navarro | Supervisore effetti: Óscar Abades | Supervisore effetti speciali: Ana Rubio.

Recensioni redazione

As Bestas, recensione del thriller cupo e silenzioso di Rodrigo Sorogoyen
As Bestas, recensione del thriller cupo e silenzioso di Rodrigo Sorogoyen
Erika Pomella, voto 7/10
'As Bestast' è un thriller sui generis, che racconta attraverso silenzi e angoli bui, una terra di confine che è anche la frontiera tra ciò che è umano e ciò che è bestiale

Film della Critica SNCCI

Il film As Bestas di Rodrigo Sorogoyen è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente Motivazione:

Lavorando sul tempo del racconto, dilatato ed ellittico, Rodrigo Sorogoyen mette in scena, con un naturalismo sconvolgente, la violenza atavica degli uomini quando diventano come “le bestie”. Ambientato nella Spagna rurale profonda della Galizia, il film si muove tra i registri del thriller e del dramma, senza dimenticare quello del western con iduelli non al sole, lavorando su una tensione latente e estenuante del conflitto tra i personaggi maschili.


Note di Regia e Sceneggiatura

IL CONTESTO
Quando abbiamo letto la notizia di uno scontro in un villaggio della Galizia tra una coppia di stranieri e alcuni abitanti del luogo, vicini di casa da anni, abbiamo subito capito che in quegli eventi c’erano gli elementi per costruire una storia potente per il cinema. Abbiamo studiato il caso per conoscerlo e, proprio in questo modo, per poterne poi prendere le distanze e trasformarlo in un racconto, nel nostro racconto. Conoscevamo, o credevamo di conoscere, le persone coinvolte. Conoscevamo, o pensavamo di conoscere, le loro motivazioni, i loro sogni. E così abbiamo iniziato a creare i nostri personaggi. Abbiamo cambiato i loro nomi, l’età, la nazionalità. Non volevamo raccontare la storia vera, ma quella ispirata a noi da quell’evento. In primo luogo, sono emersi Antoine e Olga, due francesi di circa 50 anni che, stanchi della vita di città, si trasferiscono in un bellissimo villaggio isolato dell’Ourense per ricominciare da zero e vivere a diretto contatto con la natura. Poi è arrivato tutto il resto. Un villaggio che viene gradualmente abbandonato (come molti altri in Spagna, una tragedia del nostro tempo) e in cui gli abitanti sono sospettosi nei confronti degli stranieri. Una coppia di fratelli arrabbiati con il mondo e, quindi, anche con questi due stranieri. Il conflitto tra locali e stranieri. La patria come conflitto. La lotta del “io sono originario di qui e tu no”. Un problema finanziario, ma anche di identità, per quanto riguarda la proprietà della terra. Minacce, orgoglio, convivenza difficile, esplosioni di violenza, paura. Questi ultimi due elementi hanno finito per diventare gli assi portanti su cui poggiava la storia: la violenza e la paura. La violenza dell’ambiente circostante, la violenza dei fratelli nei confronti della coppia. La violenza di un villaggio che vuole cacciare lo straniero, colui che non è di qui, colui che è venuto a prendere ciò che non gli appartiene. E la paura della coppia che temeva per il proprio progetto, per il proprio futuro. La paura di quell’uomo ogni volta che tornava a casa. La paura di quella donna ogni volta che il marito tornava a casa più tardi del solito. La paura che il conflitto possa finire in tragedia per non essere riusciti a fermarlo in tempo. In quel momento abbiamo preso la decisione che avrebbe segnato il nostro film. Un po’ alla volta, volontariamente e anche spinti dalla forza della storia, abbiamo iniziato a concentrarci su di lei, su Olga. La sua storia meritava di essere raccontata. Quella di una donna che sembra essere nell’ombra, che sembra seguire il marito in un’avventura prima romantica e poi pericolosa, che teme per la sua vita, che cerca di mediare e portare pace nei conflitti… E che finisce per vivere la peggiore delle situazioni. Abbiamo trasformato Olga nella vera protagonista e abbiamo pensato a un doppio film. Abbiamo iniziato a concepire l’intera sceneggiatura come se fosse divisa in due parti. Abbiamo trovato la strada. La dualità che risiede in ogni cosa. Adesso, sì, questa storia meritava di essere raccontata. Abbiamo diviso la storia in due parti. La prima sarebbe stata raccontata dal punto di vista di Antoine. La seconda, dal punto di vista di Olga. Quella donna che sembra essere il personaggio secondario, quello che apparentemente segue la scia del protagonista, in realtà è la nostra vera protagonista.

L’UOMO CON LA DONNA
La prima parte della nostra storia è maschile e la seconda femminile. Nella prima parte ci sono armi, nella seconda no. Il climax della prima parte è una scena d’azione fisica, mentre nella seconda è un climax di carattere emotivo. Non è un caso. È il modo in cui, dal nostro punto di vista, i generi maschile e femminile hanno risolto i conflitti nel mondo.

STRANIERI CONTRO LOCALI. EUROPEI CONTRO SPAGNOLI
Il film approfondisce i problemi di convivenza tra chi non è di questa zona e chi invece lo è. Lo scontro culturale ma anche la ricchezza dell’integrazione. Antoine e Olga vengono dalla città, una città europea, mentre i fratelli Anta non hanno mai lasciato il loro villaggio. Volevamo parlare della secolare paura e diffidenza reciproca che hanno riempito la nostra storia. Eravamo interessati allo scontro tra il cittadino Europeo (sempre considerato superiore) e il paesano Spagnolo, a priori più ignorante e superstizioso. Ma volevamo anche mettere sul tavolo l’ingiustizia della differenza nelle opportunità, come la cultura sia essenziale per ampliare i valori delle persone, sempre con l’obiettivo di arricchire i personaggi e i loro conflitti.

L’ANIMALE CONTRO IL RAZIONALE
Durante la stesura, indagando sulla zona in cui volevamo ambientare la nostra storia, abbiamo scoperto che, ogni anno, in diversi villaggi vicini si celebra “a rapa das bestas”, una festa popolare che consiste nel tagliare le criniere dei cavalli selvatici per rimuovere eventuali parassiti prima di riportare gli animali sulle montagne. Le immagini degli “aloitadores” che saltano addosso all’animale, lottano con lui e lo paralizzano, per poi tagliargli delicatamente la criniera, ci sono sembrate una danza, bella e violenta al tempo stesso, in cui l’uomo e l’animale lottano irrimediabilmente finché uno dei due non vince. Dal caos nasce l’ordine e si ricomincia da capo, con un altro cavallo. Abbiamo deciso di introdurre questa tradizione, che ha un potere visivo così travolgente, nella nostra storia. Il titolo la cita ma, anche, una delle scene centrali vorrebbe essere un’allegoria della “rapa”. Chi è la bestia? Chi sono gli “aloitadores”? Antoine cerca di essere pacifico di fronte alla violenza dei fratelli, ma non riesce mai a separarsene. Olga è l’unica a prendere posizione contro la violenza degli uomini che la circondano, cercando di ragionare, di mediare, di individuare altre strade. “C’è sempre un’altra soluzione”, dice al marito in una scena.

E, SOPRATTUTTO, LA PAURA CONTRO L’AMORE
A poco a poco ci siamo innamorati di Olga, siamo arrivati a comprendere la sua decisione, a priori folle, strana, assurda, che nessuno capisce. Quando lo abbiamo capito, ci siamo inchinati davanti a lei, all’amore di quella coppia, al coraggio di una donna che non avrebbe mai ceduto né si sarebbe arresa. Non importa quanto fosse spaventata, non importa quanto stesse soffrendo, Olga avrebbe vinto. Il suo progetto, il suo amore, la sua forza possono fare più della paura, del risentimento e della vendetta. Lontano dalla violenza animale della prima parte. È stato così che, un po’ alla volta, abbiamo capito che in realtà stavamo scrivendo una storia d’amore. E, deliziati, abbiamo assistito a quella strana mutazione: la storia del terrore rurale stava diventando una grande storia d’amore.

TEMPO
Abbiamo iniziato a scrivere la sceneggiatura di “As bestas” alla fine del 2015, quando mancava ancora un anno all’uscita di “Che Dio ci perdoni”. Stavamo scrivendo con il fermo desiderio che fosse il nostro terzo film. Ma, come sempre in questa professione, le cose non sono andate come avevamo previsto e altri progetti hanno preso il posto di “As bestas”, che per molto tempo è diventato “il prossimo film”. Quando, sei anni dopo, è arrivato il momento di trasformare la sceneggiatura in un film, ci siamo resi conto che quella che ci era sembrata una specie di maledizione era la cosa migliore che ci potesse capitare, perché in quegli anni non abbiamo mai smesso di rivisitare la sceneggiatura, versione dopo versione abbiamo arricchito il film, tornando a valutare le decisioni che forse nel 2016 ci erano sembrate appropriate, ma che ora, grazie al fatto di aver preso un po’ di distanza, sappiamo che potevano essere migliorate, sfumate, rese più complesse. Questo tempo in più ci ha dato un’altra opportunità, quella di poter fare diversi viaggi nella zona in cui è ambientata la storia. In questo modo, abbiamo incontrato i vicini della zona che ci hanno parlato in prima persona della vita e delle particolarità della campagna e dei villaggi.

LA FORMA
Una volta che ho la storia che voglio raccontare, devo chiedermi come voglio raccontarla. È un processo che mi affascina e che richiede sempre un po’ di tempo. Oggi ho solo tre certezze: sapere quale idea voglio seguire, offrire qualcosa di attraente allo spettatore e non ripetermi.

L’IDEA
Fin dall’inizio c’era un concetto che volevo collegare a “As bestas”: la giustizia. Quando abbiamo letto la storia vera e quando abbiamo inventato la storia di Olga e Antoine siamo sempre stati pervasi da una terribile sensazione di ingiustizia. Quella frustrazione, quella mancanza di giustizia, era il sentimento che volevo esplorare in questo fi lm. Ma la cosa interessante della giustizia è che non è indiscutibile. È relativa. Una cosa che affascina me e Isabel è mettere lo spettatore nella pelle dell’altra persona, nel posto che meno si aspetta. Quando creiamo dei personaggi, ci costringiamo a capirli. Innanzitutto, dobbiamo capire perché Antoine rischia tutto per realizzare il suo progetto. Poi, capire perché Olga decide di rimanere in quel villaggio anche se, a priori, sembra una cattiva idea. Ma non erano gli unici personaggi che dovevano essere compresi. Man mano che avanzavamo nella sceneggiatura siamo rimasti affascinati dagli antagonisti, i fratelli Anta. Senza mai giustifi carli, abbiamo compreso la loro frustrazione, il loro odio e anche la loro paura. Ho capito che ciò che è giusto per uno non lo è necessariamente per l’altro. E ho deciso che per raccontare questa storia volevo approfondire l’idea e cercare di far sì che lo spettatore giudicasse da solo. In “As bestas” la videocamera si separa dai personaggi. È un punto di vista neutrale, come se si trattasse di un narratore onnisciente. Lo spettatore deve vederlo dalla distanza necessaria per poter giudicare, da un’apparente neutralità.

OFFRIRE QUALCOSA DI ATTRAENTE PER LO SPETTATORE
Quando penso a riferimenti estetici che seguono questi precetti, mi viene subito in mente il genere western. I western classici collocano molto spesso la macchina da presa in luoghi neutri e oggettivi. E ho capito che “As bestas” potrebbe essere un western moderno. Per fare qualche esempio, questa storia ha echi di “Mezzogiorno di fuoco” (1952) e anche de “Gli spietati (1992). Nei western, come in “As bestas”, la natura e i paesaggi funzionano come ambientazione grandiosa, come elemento ostile, come rifl esso della barbarie contrapposta alla civiltà. Lì c’erano i deserti e le praterie americane, qui potremmo avere la frondosità delle foreste galiziane e l’inclemenza dell’inverno. Per questo motivo, ho deciso di girare “As bestas” come un western, con obiettivi più amorevoli. Con una regia classica. L’opposto di quanto è avvenuto nei miei lavori precedenti.

NON RIPETERMI
Siamo (io e la mia troupe) molto orgogliosi di come abbiamo girato i progetti precedenti, ad esempio “Il regno”, con un montaggio vertiginoso, musica techno e la macchina da presa in costante, fondamentale movimento: oppure “Madre”, dove la presenza della natura è importante, in cui abbiamo usato il grandangolo per esprimere la solitudine e la desolazione della protagonista. Ma il modo di raccontare “As bestas” doveva essere diverso, totalmente distintivo. La natura viene fi lmata come un luogo senza riposo, senza spazio. Gli obiettivi nobili (32 mm, 40 mm, 50 mm) continuano a ritrarre la bellezza delle foreste, ma allo stesso tempo le mostrano più chiuse, senza via d’uscita, labirintiche, esattamente come si sentono Olga, Antoine e i fratelli Anta. La narrazione sarebbe un classico. La videocamera si muove quando i personaggi si muovono, il punto di vista è neutro, da una media distanza. Raccontare tutto con obiettività. “As bestas” come un western moderno, dove c’è una sparatoria nella prima parte e un duello nella seconda.

Note di Produzione

Fin dall’inizio del progetto, abbiamo ritenuto che “As bestas” avesse un grande potenziale. Isabel Peña e Rodrigo Sorogoyen ci mettono di fronte a temi universali ma anche complessi, come la minaccia dello straniero nei confronti di ciò che è locale, il sentimento di appartenenza a una città, l’abbandono rurale, l’invidia, l’animale contro il razionale o la perseveranza nella ricerca di ciò che consideriamo “giustizia”. Inoltre, lo fanno senza giudicare, senza prendere posizione, mostrando una realtà complessa e personaggi con cui la nostra empatia varierà nel corso del film. “As bestas” è una coproduzione spagnola e francese e si presenta come un film d’autore europeo. Rodrigo Sorogoyen, dopo aver partecipato agli Oscar e a festival importanti come San Sebastian o Venezia, è riuscito a ritagliarsi uno spazio nel panorama del cinema europeo. Il cast del film, Denis Ménochet, Marina Foïs o Luis Zahera, ha fornito la qualità recitativa richiesta, conferendo ai personaggi un realismo che aumenta il valore della resa, il potenziale commerciale e l’aspettativa a livello europeo.

ORGANIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE: UNA PREPARAZIONE ANTICIPATA
“As bestas” è concepito come una grande produzione in cui è necessario curare ogni dettaglio in tutti gli aspetti tecnici e artistici, con l’obiettivo di realizzare un film il più possibile fedele alla visione dei suoi autori. Fin dalla lettura della prima versione della sceneggiatura abbiamo visto chiaramente il ruolo fondamentale delle location, dei dintorni e della climatologia. Abbiamo capito subito che, per poter realizzare questo film con il rigore artistico atteso, la chiave era iniziare a prepararsi fin dalle prime fasi. Per questo motivo, il processo di lavorazione delle location e di pre-produzione è iniziato più di un anno prima.

LA “RAPA”
Per noi il festival “A rapa das bestas” è stato molto importante. Ha un significato simbolico nel film ed è anche all’origine del titolo. Un anno prima dell’inizio delle riprese abbiamo inviato un gruppetto in avanscoperta per vedere da vicino questa festa popolare e incontrare i suoi organizzatori. Quel primo incontro è stato fondamentale affinché si aprissero le porte per le riprese dell’anno successivo.

LUOGHI: IL VILLAGGIO
La sfida più grande è stata la ricerca del “villaggio”. Un luogo che contenesse il maggior numero possibile di scenografie presenti nella sceneggiatura, che offrisse un buon rapporto visivo tra la casa dei protagonisti e quella dei loro vicini (i fratelli e gli antagonisti della storia) e, soprattutto, che riflettesse lo spirito del progetto di Antoine e Olga: un luogo idilliaco nella Spagna rurale e disabitata con molte possibilità di ricostruzione. Dopo una ricerca durata diversi mesi, abbiamo trovato la località di Quinela de Barjas, a 65 km da Ponferrada e a quasi 35 minuti dal più vicino nucleo urbano. Un villaggio abitato negli ultimi 25 anni da un solo abitante, Sergio. Questo è diventato il nostro villaggio nella fiction, e i dintorni ci hanno fornito il resto dei luoghi principali.

LUOGHI: STAGIONALITÀ
Nella sceneggiatura di “As bestas”, lo scorrere del tempo, la climatologia e il cambio delle stagioni giocano un ruolo fondamentale. Abbiamo capito subito che, se volevamo che il film respirasse verità e che il freddo, la pioggia e il caldo si sentissero davvero, dovevamo dividere le riprese in due blocchi, con le ulteriori difficoltà che questo avrebbe comportato. Per questo motivo, dopo aver individuato il villaggio principale, sono stati effettuati dei sopralluoghi con il direttore della fotografia e il regista nei periodi in cui si intendeva girare, per assicurarsi che i dintorni e la vegetazione riflettessero sufficientemente il cambio di stagione. Abbiamo scelto il periodo estivo (settembre) e abbiamo atteso la caduta delle foglie nei mesi di novembre e dicembre per la seconda parte delle riprese. Durante la prima visita, non solo sono cadute le foglie, ma c’è stata una forte nevicata che ha aggiunto un grande valore alla produzione. Abbiamo scommesso che l’anno successivo, durante le riprese, potesse succedere la stessa cosa. Siamo stati fortunati.

ARTE: COSTRUZIONE, DEMOLIZIONE E COLTURE
Avere il luogo con tanto anticipo ci ha dato il tempo di raggiungere il nostro obiettivo principale: adattare il villaggio praticamente abbandonato alle nostre esigenze. Così alcune case sono state ristrutturate per dare la sensazione di una maggiore presenza umana. Allo stesso modo, sono state apportate modifi che ad altri edifi ci in vari stadi di abbandono, sia per riabilitarli parzialmente, sia per sottolineare ancora di più il loro stato di rovina e adattare il villaggio al progetto di vita della nostra coppia, di restaurare queste case. Inoltre, a partire dai mesi di marzo-aprile, la troupe artistica ha preparato e seminato l’orto, che è una parte fondamentale del progetto dei protagonisti e della storia, in modo tale che fosse pronto per le riprese di fi ne anno.

IL LINGUAGGIO: RIPRESE IN TRE LINGUE
Per la natura della storia, nel fi lm si sentono tre lingue diverse: il francese della nostra coppia, il galiziano dei loro vicini di villaggio e lo spagnolo che fa da ponte per comunicare. Questo ha signifi cato, fi n dalle prime fasi, assumere insegnanti di Spagnolo per fare in modo che gli attori parlassero la lingua allo stesso livello di adattamento dei loro personaggi.

IL CAST: UNA COMBINAZIONE DI GRANDI STAR E ATTORI NON PROFESSIONISTI
Il processo di casting si è svolto in due paesi diversi; ma la sfi da principale è venuta dalla parte spagnola, ancora una volta alla ricerca di verità e naturalismo, ed è stata quella di trovare il crogiolo di personaggi galiziani che avrebbero completato il mondo della sceneggiatura. Abbiamo iniziato con un casting locale nelle città intorno all’area delle riprese, cercando l’autenticità più che l’esperienza di recitazione. In questo modo, abbiamo riunito un cast che combinava attori di fama internazionale, come Dennis Ménochet, Marina Foïs o Luis Zahera, con attori non professionisti, alcuni in ruoli importanti, come José Manuel Fernández Blanco nel ruolo di “Pepiño”. Inoltre, attori poco conosciuti, come Diego Anido, che siamo sicuri sarà una grande rivelazione nel ruolo di Loren, il secondo dei fratelli insieme a Zahera.

ORGANIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE: LE RIPRESE
RIPRESE IN TRE BLOCCHI
Dopo tutta la preparazione, è arrivato il momento delle riprese, strutturate in tre blocchi. Prima, senza attori, per riprendere “A rapa das bestas” in agosto; poi, i due blocchi narrativi della storia: quattro settimane nel settembre 2021, una pausa di quattro settimane e un secondo blocco di cinque settimane tra novembre e dicembre. Si trattava di lasciare che il tempo facesse il suo corso. Gli sforzi fi nanziari e produttivi sono stati grandi, ma i risultati ottenuti sono stati quelli sperati: cambiamento della vegetazione, grande contrasto di luce, sviluppo delle colture nell’orto. E, fortunatamente, la neve, tanto agognata, è arrivata anche nel secondo blocco. Un valore di produzione che segna chiaramente i diversi periodi dell’anno, dando una forza visiva onesta in accordo con la storia che volevamo raccontare.

LA LOGISTICA: UNA PRODUZIONE IMPEGNATIVA
L’approccio alle location e il piano di lavoro hanno comportato una logistica importante per organizzare la produzione di un film di questa rilevanza. Abbiamo dovuto girare con oltre 70 persone, macchinari e luci in un villaggio praticamente disabitato, il cui accesso non era adatto a tutti i veicoli. A questo si è aggiunto un clima imprevedibile e temperature molto basse, soprattutto nel secondo blocco, per riprese prevalentemente all’aperto. Impegnative e, a volte, dure per la troupe, le riprese ci hanno regalato alcuni momenti indimenticabili, ma hanno anche signifi cato uno sforzo supplementare quando in determinate condizioni meteorologiche o logistiche sono risultate molto complesse. Da parte nostra, come produttori, non ci resta che ringraziare coloro che hanno reso tutto questo possibile. In primo luogo, Isabel e Rodrigo per il loro talento nella creazione di questa storia; anche il cast e la troupe, che hanno dato il massimo e hanno compreso la valenza del progetto fi n dal primo momento. E, naturalmente, gli abitanti dei villaggi circostanti che, con la loro accoglienza, il loro aiuto e il loro sostegno, sono stati una parte fondamentale dell'”anima” di questo fi lm. Crediamo che questa “anima” emerga sullo schermo in un fi lm che, ci auguriamo, diventerà uno dei principali titoli a livello europeo nei prossimi mesi. Non abbiamo dubbi che lascerà un segno in chi verrà a sapere cosa succede in “As bestas”.


dal pressbook del film

Eventi

• Presentato al Festival di Cannes 2022 in Cannes Première.
• Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022.
• 1 nomination ai César 2023: Miglior Film Internazionale.

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