Locandina Atomica bionda

Atomica bionda (2017)

Atomic Blonde
Locandina Atomica bionda
Atomica bionda (Atomic Blonde) è un film del 2017 prodotto in USA, di genere Azione e Mistero diretto da David Leitch. Il film dura circa 115 minuti. Il cast include Charlize Theron, James McAvoy, Eddie Marsan, John Goodman, Toby Jones, James Faulkner, Roland Moller, Sofia Boutella, Bill Skarsgård, Sam Hargrave, Johannes Johannesson, Til Schweiger. In Italia, esce al cinema giovedì 17 Agosto 2017 distribuito da Universal Pictures. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 13 Dicembre 2017. Al Box Office italiano ha incassato circa 1728034 euro.

Atomica Bionda, un thriller di azione a ritmo serrato che segue il più letale assassino della M16 in una città che pullula di rivoluzionari e traditori.  Il gioiello della corona dei Servizi Segreti di Sua Maestà, l’Agente Lorraine Broughton, gioca il suo mix di spionaggio, sensualità e ferocia, pronta a tutto pur di salvare la pelle in una missione impossibile. Inviata da sola a Berlino per consegnare un prezioso dossier fuori dalla Città destabilizzata, si allea con l’ufficiale governativo David Percival per districarsi nel più letale gioco di spie.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 17 Agosto 2017
Uscita in Italia: 17/08/2017
Data di Uscita USA: venerdì 28 Luglio 2017
Prima Uscita: 28/07/2017 (USA)
Genere: Azione, Mistero, Thriller
Nazione: USA - 2017
Durata: 115 minuti
Formato: Colore
Produzione: Focus Features, Sierra Pictures (in associazione con), Denver and Delilah Productions, TGIM Films, Chickie The Cop, 87/Eleven Production
Distribuzione: Universal Pictures
Budget: 30.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 49.032.310 dollari | Italia: 1.728.034 euro
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 13 Dicembre 2017 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: David Leitch
Sceneggiatura: Kurt Johnstad
Musiche: John Houlihan, Tyler Bates
Fotografia: Jonathan Sela
Scenografia: David Scheunemann
Montaggio: Elísabet Ronaldsdóttir
Costumi: Cindy Evans

Cast Artistico e Ruoli:
foto Charlize Theron

Charlize Theron

Lorraine Broughton
foto James McAvoy

James McAvoy

David Percival
foto Eddie Marsan

Eddie Marsan

Spyglass
foto John Goodman

John Goodman

Emmett Kurzfeld
foto Toby Jones

Toby Jones

Eric Gray
foto Roland Moller

Roland Moller

Aleksander Bremovych
foto Sofia Boutella

Sofia Boutella

Delphine Lasalle
foto Sam Hargrave

Sam Hargrave

James Gasciogne
foto Til Schweiger

Til Schweiger

Watchmaker
foto Attila Árpa

Attila Árpa

Guardia tedesca 1
foto Martin Angerbauer

Martin Angerbauer

Guardia tedesca 2
foto Balazs Lengyel

Balazs Lengyel

Gentiluomo



Produttori:
Eric Gitter (Produttore), Peter Schwerin (Produttore), Kelly McCormick (Produttore), Charlize Theron (Produttore), A.J. Dix (Produttore), Beth Kono (Produttore), Nick Meyer (Produttore esecutivo), Marc Schaberg (Produttore esecutivo), Joe Nozemack (Produttore esecutivo), Steven V. Scavelli (Produttore esecutivo), Ethan Smith (Produttore esecutivo), David Guillod (Produttore esecutivo)


Basato sulla serie di romanzi a fumetti editi da Oni Press 'The Coldest City' Scritti da Antony Johnston e illustrati da Sam Hart.

Immagini

[Schermo Intero]

UN’INTRODUZIONE STORICA

È il 1989 a Berlino, alla vigilia della caduta del Muro e di un’esplosiva riconsiderazione delle alleanze fra le super potenze mondiali. Se nella giornata tipo di una spia è molto difficile capire di chi potersi fidare, è praticamente impossibile non saltare sul campo minato della città tedesca. Lorraine Broughton (Theron) è un agente del MI6 tanto fredda quanto seducente che è stata spedita in Germania per trovare una soluzione allo spietato gioco di spionaggio che ha da poco lasciato vittima un agente sotto copertura.
Dopo pochi minuti dal suo arrivo Broughton rischia di essere uccisa e una volta risolta la questione si trova obbligata a collaborare con lo spericolato agente a capo della missione inglese David Percival (McAvoy). A controllare l’operato dei due agenti sono i superiori del MI6 Eric Gray (Jones) e della CIA Emmett Kurzfeld (Goodman), mandato dagli Stati Uniti a verificare i risultati della missione. Broughton si accorge immediatamente di essere inseguita dall’agente francese Delphine Lasalle (Boutella), con cui vivrà una bollente passione che metterà in gioco anche il suo interesse personale.
Tutti questi agenti e tutti quelli che li circondano stanno cercando di trovare una soluzione alla minaccia che potrebbe mettere in crisi le operazioni di intelligence in tutto l’Occidente: bisogna trovare la lista delle identità e dei dettagli personali di tutti gli agenti in servizio a Berlino redatta da un ufficiale della Stasi, principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Germania Est. L’uomo che si sospetta abbia la lista in un microfilm ha il nome in codice Spyglass (Marsan). Anche se i loro rapporti non sono facili, Broughton e Percival sono determinati a interrogarlo e a trovare questo prezioso file…sempre che siano in grado di trovarlo.
Mancano pochi giorni alla caduta del Muro e la tensione è altissima, nonostante il freddo. Con il passare dei giorni, Broughton deve sfoderare tutto l’arsenale delle proprie abilità per affrontare al meglio questa sfida, rispondere a ogni colpo avversario ed evitare ogni tradimento – tanto professionale che personale.

LA PRODUZIONE

Essere Atomica:
Lo Sviluppo del Thriller

L’ambientazione della storia per Atomica Bionda – Atomic Blonde si concretizza in un luogo e in un momento determinanti per la storia del secolo scorso: Berlino, appena prima che il Muro cada dopo 28 anni. Costruito nel 1961 dall’amministrazione comunista di Berlino Est per tenere separati i propri cittadini dalla porzione di città guidata da americani, britannici e francesi, come stabilito dalla Conferenza di Potsdam nel 1945 al termine della Seconda Guerra Mondiale, il Muro ha prodotto come risultato un’arena di battaglia oscura e sconosciuta in cui spie, agenti e protagonisti della Guerra Fredda si sono scatenati in scontri senza esclusione di colpi.
“L’atmosfera era quella del selvaggio West,” si meraviglia Charlize Theron, che ha iniziato a seguire lo sviluppo della sceneggiatura quasi cinque ani fa, con l’intenzione da subito chiara di interpretare il ruolo della protagonista. “Da una parte KGB sovietico e Stasi della Germania dell’Est contro CIA americana, MI6 britannica e DGSE francese.  Corruzione, inganni, ricatti e violenza erano il menu quotidiano per un agente che ha vissuto quei giorni.”
La produttrice Kelly McCormick sottolinea il ruolo della struttura nella sua dimensione multi sfaccettata: “Il Muro di Berlino non ha solo avuto il compito di separare la cittadinanza, ma anche di conservare segreti che avrebbero potuto danneggiare gli agenti segreti, rovinando le loro carriere e mettendo a rischio le loro vite.”
Il Muro era di fatto composto da due barriere separate fra loro: da un lato l’esterno del confine occidentale con un’altra linea interna distante una trentina di metri. Nel mezzo, in questa striscia mortale, fra acciaio e ostacoli, soldati armati fino ai denti monitoravano con i cani i movimenti di chiunque si avvicinasse troppo. Parliamo di 70 miglia di filo spinato, 310 torri di controllo, 65 trincee anti-sfondamento e 40.000 militari sovietici addestrati.
La squadra che ha sviluppato Atomica Bionda – Atomic Blonde ha lavorato prendendo ispirazione dalla serie di graphic novels pubblicate dal 2012 da Oni Press, dal titolo “The Coldest City,” scritte da Antony Johnston e illustrate da Sam Hart. Lo stile, le ambientazioni e le musiche del film rivelano un’attenta ricostruzione della Berlino di quell’anno: arte e musica sono letteralmente esplose mentre il mondo assisteva alle trasformazioni che Berlino viveva con la fine della Guerra Fredda.
Johnston ha iniziato a lavorare sul progetto nell’estate 2008, quando ha deciso di dare libero sfogo al proprio impulso creativo su un tema che da sempre lo ha appassionato come lo spionaggio durante la Guerra Fredda. In quel periodo le storie di spionaggio non erano molto frequenti nel mondo del fumetto e non nutriva grosse aspettative sulla possibilità che la storia potesse essere pubblicata né tantomeno sul suo successo fra il pubblico.
L’autore rivela le sue ispirazioni: “Da sempre amo il genere, dopo aver divorato buona parte dei libri di John le Carré e amato i film di James Bond e di Harry Palmer in Funerale a Berlino – Funeral in Berlin.  Ricordo come se fosse oggi il giorno della caduta del Muro di Berlino: eravamo davanti alla televisione colpiti da un momento unico nella storia contemporanea, che sembrava condurci verso una pace globale e un futuro più sereno. Mi sono così convinto che potesse essere un contesto eccezionale ed emozionante per una storia di spie.”
Al centro di questa serie di storie c’è Lorraine Broughton, una donna che sopravvive con tutte le proprie forze. Nel ruolo dell’agente segreto per MI6, Broughton veste i panni del guerriero pronto a lottare fino all’ultimo sangue. È professionale, sensuale e sa anche essere crudele, tutte caratteristiche che non la rendono come tutte le eroine di fantasia nel senso più classico. Sono vicine allo zero le possibilità che possa farcela a Berlino, considerando che appena tocca terra è totalmente abbandonata a sé stessa. Sta affrontando una missione per cui ogni sua esperienza precedente non sembra averla comunque formata. Si può affidare soltanto alla propria forza di volontà, mista alla capacità di adattarsi e di far necessità virtù, utilizzando intelligenza, forza fisica, fascino e istinto per sopravvivere.
Il produttore Eric Gitter, grazie al proprio legame con Oni Press, ha avuto modo di dare un’occhiata al fumetto “The Coldest City” e si è innamorato di tutto il mondo che ci ha trovato. Con il suo socio Peter Schwerin avevano già avuto esperienze nell’adattamento di fumetti in film e programmi per la televisione. È lo stesso Gitter ad ammettere: “Non avevamo mai letto una graphic novel che fosse già così vicina a una sceneggiatura come nel caso di ‘The Coldest City’. Ha una complessità unica, soprattutto per i vari livelli in cui si dipana, per poi avere al suo centro un personaggio protagonista che ha delle sfumature meravigliose. La storia poi si alimenta di una città che stava vivendo la nascita di una fiorente scena musicale, di una comunità punk in fibrillazione e una sessualità molto libera. Antony è una rockstar nel proprio universo e questo progetto si è da subito rivelato ideale per il grande schermo.”
“Quello che ci ha colpito di più, è come sia riuscito, nonostante sia stato realizzato in chiave monocromatica, a offrire una rappresentazione della città diversa da quella opaca e asciutta che solitamente è raccontata,” aggiunge Schwerin. “Abbiamo voluto costruire una versione cinematografica colorata e vibrante per ribaltare l’immaginario classico che propone una Berlino triste e grigia. Non è realistica l’estetica della nebbia che avvolge la città come a Londra: questo è un universo totalmente diverso, con una sensibilità eclettica e un’esplosione di azione ed intensità.”
Lo sceneggiatore Kurt Johnstad, quando ha iniziato a lavorare sull’adattamento del primo capitolo della serie, era impaziente di far parte del progetto. Il motivo è senza dubbio legato anche ai suoi legami personali con Berlino. L’autore di 300 spiega: “Mio padre è stato pilota di linea per Pan Am ed è stato di base a Berlino Ovest tanto negli anni ’60 e poi ancora negli anni ’80. Ho potuto passare molto tempo lì prima che cadesse il Muro. Mia sorella vive ancora lì con la sua famiglia.”
Gli anni dell’adolescenza dell’autore sono stati vissuti nei settori di Berlino Ovest, ma c’è stata la possibilità di muoversi anche ad Est. “Solo una linea della metro e dell’autostrada collegavano l’Est con l’Ovest,” ricorda. Johnstad ha apprezzato moltissimo come Berlino sia stata resa una città piena di colori. È stata una calamita per artisti, musicisti e anarchici….una destinazione pulsante capace di rispondere all’oppressiva imposizione del comunismo. “Creativamente è stato uno dei posti più potenti del secolo scorso: la scena artistica e musicale hanno prosperato in quel periodo. Ma non si può negare che sia stato un avamposto dove il pericolo era costantemente in agguato: ho cercato di comunicare questo amplificato senso di insidia.
“Mi sarebbe piaciuto poter viaggiare attraverso gli altri paesi del blocco sovietico e comprendere come la gente abbia affrontato la propria quotidianità al di là della Cortina di Ferro.” prosegue Johnstad.  “Molta gente ha dato la propria vita nel tentativo di scappare e ho sempre pensato a raccontare le loro vicende. La storia è sempre stata costruita sulle vite delle persone reali, specialmente durante un evento travolgente come la fine della partita a scacchi geopolitica conosciuta come la Guerra Fredda.”
Il gruppo di lavoro di Oni Press è stato travolto dall’entusiasmo alla notizia che Theron si sia unita con la sua società di produzione, la Denver & Delilah, insieme ad A.J. Dix e Beth Kono per opzionare il materiale del film. La squadra della Theron ha visto l’opportunità di lavorare su un progetto graffiante e duro, divertente e sexy, da poter valorizzare al meglio sul grande schermo. In “The Coldest City” hanno trovato tutti gli ingredienti per una storia esplosiva, scatenata e incredibilmente spassosa.
A finanziare e produrre il film c’è anche la società indipendente Sierra/Affinity, diretta dai due produttori esecutivi Nick Meyer e Marc Schaberg, che hanno poi ceduto i diritti di esclusiva a Focus Features e Universal per buona parte dei territori mondiali. La produttrice Kelly McCormick, che prima lavorava per Sierra e ora è passata a 87Eleven Action Design, spiega: “Ciò che rende Atomica Bionda – Atomic Blonde così forte è la presenza di una protagonista femminile interpretata da una vincitrice del Premio Oscar del calibro di Charlize Theron, in una storia splendida inserita in un contesto iconico e conosciuto – ecco le ragioni per cui non si poteva rinunciare di produrre questo film.”
La squadra che ha curato la preparazione del film ha da subito compreso che la Theron avrebbe offerto una performance travolgente per intensità e impegno. L’attrice ha lavorato molto per arrivare nelle giuste condizioni sul set e il personaggio di Broughton deve gestire in buon equilibrio sensualità, forma fisica ed ironia. Ma la sua forza non si è dimostrata solo dal punto di vista della recitazione ma anche nel ruolo di produttrice, panni che ha vestito dalle primissime battute. “Tutti hanno dovuto riconoscere che come produttrice Charlize è instancabile,” rivela McCormick. “Ha un senso della disciplina, un’etica del lavoro e una propensione unica a risolvere i problemi. Ha contribuito a rendere questa esperienza indimenticabile per tutti.”
A guidare Atomica Bionda – Atomic Blonde, la produzione si è rivolta al regista David Leitch, fresco dell’inatteso successo di John Wick, co-diretto con Chad Stahelski. Da co-fondatore della 87Eleven, Leitch ha lavorato come regista della seconda unità di kolossal del calibro di Jurassic World, Captain America: Civil War , Logan – The Wolverine. Non si tratta semplicemente del coordinatore degli stunt, ma piuttosto un professionista nella gestione fra azione e profondità, con un contributo originale alla creazione di un modo completamente nuovo di fare film.
Per un nuovo film Leitch era alla ricerca di un personaggio in grado di stupire il pubblico, da raccontare con uno sguardo fresco anche per la tipologia di avventura. Nell’agente Broughton del MI6 ha capito immediatamente di aver trovato la giusta protagonista per la sua storia. Per costruire una narrazione che sia piena di emozioni e colpi di scena, il regista punta sempre a portare l’azione in contesti totalmente inaspettati, usando location e personaggi che regalino un senso di unicità. L’obiettivo dichiarato è di portare lo spettatore a chiedersi: “Come diavolo ci sono riusciti?”
Nonostante ciò, Leitch non perde mai di vista lo sviluppo emozionale di Lorraine. La descrive come una spia che ha dovuto assistere al peggio dell’umanità, ma ha l’inattesa opportunità di riprendere possesso della propria vita. “Broughton è un personaggio incredibilmente complesso, e attraverso i suoi occhi riusciamo a sviluppare una prospettiva completamente nuova del genere spy,” è la riflessione del regista.  “Come spia sa essere risoluta, spietata e disciplinata, ma raccoglie anche dei tratti che potrebbero sorprendere molti. È affascinante e piena di stile, sa mantenere un certo distacco tipico del suo lavoro, ma allo stesso tempo ha un’attenzione che ne rivela una bella umanità.”
Leitch, amico di lunga data di Johnstad, ha apprezzato la sceneggiatura, in grado di combinare gli elementi storici, la suspense dello spionaggio e l’azione. Il regista ci tiene a chiarire dove sia nato il suo interesse: “Sono cresciuto negli anni ’80 e ricordo abbastanza chiaramente le immagini del Muro che cade giù, con tutto il significato che si portava dietro: è stato anche per questo che ho trovato il soggetto di questa storia molto interessante, specialmente perché continua a essere molto legato alla contemporaneità. Non mi riferisco solo alla narrazione ma anche a tutte le possibilità visive.”
Leitch ha lavorato al fianco di Johnstad e dei produttori del film per lo sviluppo della sceneggiatura. Lo sceneggiatore ha descritto il processo di lavoro come “uno dei migliori della mia vita. Io e David abbiamo un legame precedente di amicizia e rispetto. Ho molto apprezzato come abbiamo voluto trasformare i canoni classici del thriller noir con spie in qualcosa di innovativo che si assume anche qualche rischio.”

Spie e Traditori:
La Scelta del Cast

Per mettere in scena la storia di questo intrigo internazionale, il cast è stato cercato in giro per tutto il globo. Attori britannici affermati, icone del cinema tedesco e la nuova star del cinema algerino sono alcuni degli esempi dei professionisti coinvolti nei conflitti e nelle lotte del film.
Partendo dalla premessa che le regole del gioco fra le spie vengono infrante praticamente subito, il personaggio di David Percival si rivela immediatamente cruciale per questa storia. Spiega Johnstad: “La Guerra Fredda a Berlino era il posto giusto solo per uomini di talento e temperamento. Da agente a capo della divisione tedesca, lontano dagli occhi indiscreti di Londra, si sente molto sicuro nel gestire informazioni e favori con la sua rete di rapporti e colleghi da entrambe le parti del Muro….in un gioco che lo diverte moltissimo!”
Come la sua collega, Percival è affascinante, intrigante e spietato. Cerca di capire il gioco che l’agente sta giocando, mentre lei non ripone alcuna fiducia nelle sue azioni, anche se dovrebbe essere il suo unico supposto alleato in città. Lorraine è ben consapevole che Percival si muove senza alcun pudore, gestendo questo gioco di informazioni, contrabbando e mercato nero nel miglior modo possibile. All’arrivo dell’agente, si mette immediatamente in allarme. È stata la sua casa per gli ultimi cinque anni e non ha nessuna intenzione di lasciarne il controllo.
Ad essere scelto per la parte è stato James McAvoy, da poco protagonista del film Split che ha recentemente superato l’incasso di 275 milioni di dollari al botteghino mondiale. L’attore ha iniziato le proprie ricerche per il ruolo parlando con i responsabili della selezione e da questi incontri è emerso un aspetto su cui ha voluto costruire il personaggio: l’agenzia ha sempre cercato persone che non avessero l’ambizione di vivere a lungo per non mettere a rischio segreti di interesse nazionale negli anni successivi.
McAvoy è immediatamente entrato in empatia con il suo ruolo sin dal momento in cui ha letto la sceneggiatura. È lui stesso a spiegarlo: “Percival è tutto ciò di più distante che ci si possa attendere da Bond e Bourne! C’è una battuta in cui dice ‘Berlino mi piace da pazzi! ed è senza dubbio vero. Rappresenta quel gruppo di agenti speciali che rimane sedotto dal contesto, soprattutto quando si trova nella Mecca dello spionaggio. Il capo del MI6 per descriverlo dice che ha perso il controllo, che possiamo ritenere una considerazione appropriata tanto per lui che per gli altri che lavorano in città.”
L’interprete ha apprezzato lo stile, l’attitudine e la sfrontatezza della sceneggiatura e del fumetto originario. “È una prospettiva totalmente differente su come viene solitamente raccontata la Guerra Fredda,” afferma McAvoy.  “Ci sono così tanti interessi in ballo, tutti affollati in un unico luogo, e ogni protagonista conosce gli altri contendenti. Si beve con il proprio nemico e probabilmente si va a letto con le stesse persone. È un gioco entusiasmante quanto pericoloso e ha portato Percival a trasformarsi in una figura auto-distruttiva. Nonostante tutto rimane l’unico appiglio per Broughton.”
Theron ci presenta alcuni aspetti del passato dell’agente: “L’arrivo di Broughton a Berlino non esalta Percival, che la legge come una possibile minaccia. È esperta in spionaggio e fughe, armi e combattimento corpo a corpo. Quando Londra la manda in missione, è per mettere la parola fine sull’operazione. È altamente professionale e non ha scrupoli sul lavoro, anche se si porta dietro tutte le esperienze di una carriera di cui non ti liberi facilmente.”
McAvoy approfondisce i dettagli: “Percival è infastidito perché guida la missione di Berlino da cinque anni e non ha voglia che qualcuno si intrometta nel modo in cui gestisce gli affari. Ma una volta appreso che questa donna ha un passato oscuro, è ancora meno intenzionato a fidarsi di lei.”  L’attore ha molto apprezzato l’ironia che gli sceneggiatori hanno dato alla storia: “Quando chiede a Broughton di chi si fida veramente, la sua risposta è semplicemente, ‘David Bowie.'”
Uno dei pochi americani nel cast è il leggendario John Goodman che veste i panni dell’agente della CIA, forse uno dei più fidati in giro. È lo stesso Goodman a spiegarci il ruolo: “Kurzfeld sta guidando una missione congiunta con MI6 per recuperare un dossier su microfilm che potrebbe mettere a serio rischio le vite di molti agenti se cadesse nelle mani sbagliate. A Berlino ha dovuto districarsi per trovare la verità, superando le insidie di un ginepraio in cui la gente è abituata a mentire, a indossare maschere e ad assumere false identità. Deve interagire con alleati preparati e avversari che si nascondono nell’oscurità, giocando una partita fra la vita e la morte.”
Il regista Leitch si fa portavoce dell’entusiasmo che la presenza di Goodman ha portato sul set: “Il ruolo di John ha un’evoluzione, perché da mettere pressione a Broughton diventa un supporto di fronte ai superiori del MI6.  Ha dato al personaggio la giusta autorità, mantenendo comunque una componente di divertimento che è stata piacevole anche per gli altri attori.”
L’uomo che ha la lista è interpretato dall’attore inglese Eddie Marsan, che spiega come il suo personaggio, Spyglass, “faccia una scelta veramente rischiosa nel tradire la propria nazione in cambio di un trasferimento a Berlino Ovest. Ha deciso di mettere la propria vita e quelle della sua famiglia nelle mani di persone di cui non è certo si possa fidare.”
Leitch offre il suo pensiero: “Non importa a quale parte si appartenga, perché la storia degli agenti tanto a Est che a Ovest condivide sempre un dilemma comune: da quale parte converrà essere nel momento in cui il Muro comincia a vacillare?”
Trattandosi di guerra fredda, c’è stato ovviamente bisogno di un agente del KGB sulla scena: Aleksander Bremovych è interpretato da ROLAND MØLLER.  L’attore racconta: “Bremovych è un russo della vecchia scuola. Disprezza il punk arrivato dall’Occidente come tutte le influenze che hanno contaminato la gioventù della Germania dell’Est. È consapevole che il collasso del Muro si porterà dietro anche la fine del prestigio, dell’ordine e dell’orgoglio sovietico. Per lui mettere la mani su Spyglass e la sua lista rappresenta una questione personale; può essere l’occasione giusta per risolvere le vecchie ruggini con gli avversari di CIA e MI6, e mettere fine dei tutto ai giochi.”
Animata da uno spirito più idealistico è la spia francese Delphine Lasalle, interpretata dall’attrice algerina Sofia Boutella, che è esplosa sul grande schermo con Kingsman: The Secret Service, ha rubato l’occhio in Star Trek Beyond e ha avuto un ruolo fondamentale su La Mummia – The Mummy al fianco di Tom Cruise. Più giovane delle altre spie e forse più avventurosa, Delphine fa breccia nella testa di Broughton passando per il suo cuore. Nel descrivere il proprio coinvolgimento, Boutella spiega: “Differentemente da ogni personaggio del film, non devo per forza combattere con Broughton. Dal loro primo incontro, Delphine è catturata da Broughton, così bella, sicura di sé e determinata. L’affetto di Delphine riesce in qualche modo a sciogliere il gelido approccio di Broughton.”
L’ingenua Lasalle è alla sua prima vera missione e si trova costretta ad affrontare alcune situazioni critiche con rivali con maggiore esperienza. Come agente corre continuamente il rischio di essere sbranata da altri professionisti molto più formati di lei. È la sua innocenza mista a un alto tasso di sensualità a catturare Lorraine. McCormick spiega il ruolo del personaggio nella storia: “Nel mezzo di questo caos, Broughton si trova faccia a faccia con una sua versione più giovane: divertente, giocosa e libera di vivere le proprie emozioni. Delphine rappresenta una distrazione inattesa, che potrebbe metterla ancora più in difficoltà.”
Boutella ha le idee ben chiare: “Il mio personaggio è alla ricerca di rifugio e adrenalina a Berlino,” sono le sue parole. “Aveva bisogno di un’alternativa nella vita ed è travolto dall’energia contagiosa che la città esprime. Le sembra che i suoi desideri si stiano realizzando, soprattutto a contatto con gli artisti e i leader che guidano la battaglia di cambiamento da Berlino Ovest, spesso a distanza dai propri amici e dalle proprie famiglie che si trovano a Berlino Est. Tutto questa situazione eccita l’immaginazione e il romanticismo di Delphine: è convinta di poter fare la differenza in questo momento storico.”
A chiudere il cast principale ci sono Til Schweiger, icona del cinema tedesco e fra i registi più conosciuti nel suo paese, che interpreta il ruolo dell’Orologiaio, ed Eric Gray, uno degli attori più raffinati in Gran Bretagna, che nutre grossi sospetti sull’operato di Broughton.  Entrambi hanno un approccio talmente ingannevole che è impossibile comprendere quali siano i motivi che li portano a fare certe scelte.

La ricostruzione di Berlino negli anni ’80:
Scenografie, Locations e Costumi

Il regista ha messo in piedi una squadra di amici e colleghi di lunga data per rendere Atomica Bionda Atomic Blonde un film dallo stile unico: il direttore della fotografia Jonathan Sela, il compositore Tyler Bates, il responsabile delle musiche John Houlihan, la montatrice Elísabet Ronaldsdóttir e il regista della seconda unità, oltre che coordinatore degli stunt, SAM HARGRAVE (che Leitch ha guidato per tutta la sua carriera) hanno tutti collaborato con lui su John Wick.  David Scheunemann, dopo aver fatto un gran lavoro per ricostruire Berlino su Bastardi Senza Gloria – Inglourious Basterds, è stato scelto come scenografo. Cindy Evans, che aveva già collaborato con Theron in molte altre occasioni, ha preso il ruolo della costumista.
Per ottenere l’estetica pulsante di un mondo che è sul punto di implodere, Leitch ha lavorato molto con la propria immaginazione: “L’immaginario classico di Berlino è stata una base incredibile per far incontrare personaggi così disparati e disperati in un momento chiave della storia contemporanea.”

Scenografia e il Muro
Scheunemann, che è stato cresciuto in Germania, spiega come “Berlino è cambiata molto dal 1989 per tanti interventi che ne hanno modificato urbanistica e architettura. Non ci sono più gli scorci di un tempo, specialmente nella città vecchia. Alcune delle strutture tipiche sopravvivono ancora a Budapest, e possono funzionare tanto per Berlino Est che Ovest. Budapest raccoglie ancora splendidi palazzi abbandonati, con esterni decrepiti e interni cadenti che si sono rivelati perfetti. La città è così densa e con strade e vicoli che hanno una forza cinematografica ideale per una storia di spie.”
La capitale ungherese è stata usata anche per trasformarsi in Londra e Parigi, grazie a viali più larghi che hanno permesso una ricostruzione impeccabile.
Un palazzo sulla nota Andrassy Avenue, boulevard alla moda pieno di negozi e ambasciate straniere, è stato il set scelto per gli uffici del MI6. Leitch è rimasto meravigliato: “Gli interni raccolgono esattamente tutto ciò che esprime il potere britannico: dipinti classici, poltrone di cuoio, scrivanie di legno, candelabri, soffitti a cassettoni, tappezzeria pesante e tende calde”
Tornando alla strada, Scheunemann e il suo reparto hanno ricreato una versione in legno del Muro di Berlino lunga 80 e alta 4 metri. Costruita in sezioni così da poter essere mobile, questa struttura è stata trascinata in giro per Budapest per poter funzionare come scenario per le riprese fatte nei pressi della cortina.
Artisti dei graffiti locali sono stati coinvolti per decorare le barricate in una maniera simile a quella in cui i cittadini e gli ospiti si esprimevano decenni fa sul Muro, che era stato costruito un metro all’interno del territorio della Germania Est e non sul confine esatto. Il Muro all’epoca si trasformò in una tela irresistibile per dare libero sfogo alla creatività di artisti locali e internazionali. Molte delle opere si prendevano gioco delle istituzioni della Germania Est, come quella con una freccia che dava le indicazioni verso: “Paradiso Socialista: 10 metri.”
È lo stesso scenografo a spiegare la dicotomia: “Il Muro di fatto si trovava a Berlino Est, così la polizia della Germania Ovest non si impegnava eccessivamente per prevenire che la gente si avvicinasse per dipingerlo. I militari di Berlino Est, dall’altra parte della barriera non avevano alcun potere per fermarli e così sono nate moltissime opere d’arte.”
Comunque, la sicurezza si dimostrava senza scrupoli nel prevenire che tedeschi dell’Est si avvicinassero al Muro nel tentativo di scavalcare e scappare. Mitragliette, soldati di guardia e cani erano continuamente impegnati in un’area conosciuta come “la terra di nessuno”: si stima che nel corso degli anni furono 130 i tedeschi dell’est a morire cercando di fuggire verso la libertà.
Il reparto guidato da Scheunemann ha curato anche la costruzione del sesto distretto della città utilizzato per l’emozionante sequenza notturna in cui finalmente il Muro comincia a venire giù. La produzione ha anche ricreato la scena del 9 novembre 1989, quando tutto il mondo assistette a tedeschi in festa che distruggevano il simbolo della loro divisione con martelli e scalpelli. Per molti di loro era la prima occasione di potersi riunire con famigliari e amici da cui erano stati forzatamente separati.

Bowie come ispirazione
Il terzo David a dimostrarsi cruciale durante questa produzione è stato senza dubbio Bowie, visto da Leitch come una punto di riferimento per tutto il film. Lo spirito e l’energia di Bowie – come la musica degli altri fan di Berlino Nick Cave e Iggy Pop — hanno animato tendenze musicali come il punk e la New Wave.
Sul set, il tema della sua canzone “Cat People” (“Putting Out Fire”) era trasmesso di notte come omaggio estemporaneo alla leggenda appena scomparsa. Bowie visse a Berlino durante gli anni ’70, quando registrò tre album di grande successo che sono comunemente conosciuti come la Trilogia Berlinese. Il secondo verso di “Heroes” fu ispirato dalla visione del suo produttore nei pressi del Muro, ben visibile dalle finestre del suo studio di registrazione.
Leitch ci guida sulla logica ribelle che ha animato la produzione: “La musica e i vestiti occidentali erano considerati illegali a Berlino Est, con il risultato di creare solo maggiore interesse fra i giovani. Il tocco pop del nostro film è chiaramente ispirato dalla musica di quei giorni, e il pubblico potrà ascoltare molti celebri brani di quegli anni più qualche altra chicca meno conosciuta nella colonna sonora.”
Musica e storia sono una cosa unica. Abbiamo potuto scegliere canzoni da una delle epoche più creative del secolo scorso…e che in qualche modo richiama le tensioni globali dei giorni d’oggi.

Le scelte del direttore della fotografia
Il regista ha lavorato insieme a Scheunemann tanto quanto il direttore della fotografia Sela, con l’obiettivo di sviluppare una tavolozza dei colori che potesse passare dal grigio delle scene ambientate a Londra a colori accesi, anche più di quello che ci si sarebbe aspettato da Berlino, in particolar modo nella parte occidentale. Per dare intensità, Sela ha scelto di lavorare con camere Alexa e lenti per un effetto anamorfico. Nel riprendere questi sbalorditivi edifici cadenti, in strade strette e isolate, Sela è riuscito a dare a Budapest un’energia proibita e pericolosa.
“Facendo ricerche su Berlino in quegli anni sono rimasto sorpreso dallo scoprire quanto fosse vivace e colorata,” rivela Sela. “È arrivata così la motivazione a saturare fino al limite i colori: abbiamo fatto largo uso di blu e neon rosa, come si può notare nel bar in cui Broughton e Delphine si incontrano la prima volta. Il grigio ritorna invece per raccontare la desolazione di alcune aree, in particolar modo dal versante comunista.
“I toni verdi sono stati scelti per mostrare la creatività travolgente dell’Occidente in contrasto con i toni blu dell’Est, in cui tutto si mostra come più sinistro,” prosegue il direttore della fotografia. “I contrasti visuali fra Est ed Ovest non sono stati marcati solo per esprimere la differenza politica ed economica, ma anche per aiutare lo spettatore a identificare il pericoloso passaggio che i protagonisti corrono da una parte all’altra.”
Per l’ambiente in cui lavora Schweiger abbiamo scelto una soluzione diversa sui toni del giallo, per un ambiente elegante come deve essere il negozio di un gioielliere, ricreato in un magazzino che abbiamo trovato al centro di Budapest.

I dettagli di scena
Al di là di Schweiger e Theron, l’interprete di maggior valore sulla scena era un oggetto unico nel suo genere come l’elegante orologio Carl F. Bucherer messo a disposizione dalla società produttrice per il film. L’orologio è indossato dalla Theron, ma un certo punto della storia è costretta a fidarsi del personaggio di Schweiger. Per seguire la scena e offrire una completa manutenzione dell’oggetto un tecnico della Bucherer è stato mandato dalla Germania, in particolare per verificare lo smontaggio e l’intervento che viene eseguito e ripetuto più volte da un concentratissimo Schweiger.
Invece, quando si è trattato di oggetti non coperti da costose assicurazioni è stato l’attrezzista MARCUS HAENDGEN a passare settimane a cercare il necessario, in particolar modo impianti di registrazione audio che fossero esattamente la tipologia usata dalle agenzie di spionaggio.
Se Berlino poteva essere all’epoca priva di autonomia politica e libertà di movimento, aveva comunque un travolgente scenario di libertà artistica e sessuale. In una sequenza Broughton e Percival hanno un corpo a corpo e le riprese sono state organizzate in un abbandonato teatro di cabaret di Budapest che era stato costruito ispirandosi dal più famoso Moulin Rouge parigino. La produzione ha così allestito una scena che comprendesse ballerini con i giusti costumi, cabine rosse, lampadari, statue classiche e un enorme dipinto raffigurante Ronald Reagan con cappello da cowboy.
“Abbiamo tirato fuori tutte le nostre risorse per quella location,” confessa Scheunemann. Per il film sono stati allestiti ben 85 set per il film, alcuni dei quali sono stati ridisegnati più di una volta.

La scelta dei costumi
Come il resto del film lo stile dei costumi si rivela elegante, duro e inimitabile. Al di là di qualche problema oggettivo, la scena dei locali di Berlino Ovest era molto fertile ed è stata ricreata, pur con qualche licenza creativa, nel caso della sequenza ambientata al Pike Club. L’ambiente in cui Broughton incontra per la prima volta Lasalle è decorato con manichini nudi, gabbie, luci al neon, graffiti che ricoprono tutto il muro e una dichiarazione di intenti che dice “Tutti i tuoi desideri si trovano all’opposto della paura.”
Per le riprese sono state coinvolte ben 250 comparse che hanno affollato il Pike Club insieme ad attori e cast tecnico. L’indicazione data da Evans ai suoi collaboratori era di “trovare quanto più di figo arrivasse dagli anni ’80, ma evitando esagerazioni che potessero divenire una macchietta. Ci sono anche parecchi richiami agli anni ’60 e ’70, come poteva essere naturale a Berlino in quegli anni.”
“Per me e David era importante evitare ogni clichè, ma piuttosto scavare più a fondo per far emergere le sfumature, la bellezza e la grinta,” spiega la costumista. “Berlino Ovest era un po’ più alla moda e raffinata, mentre a Est il look era più grigio e datato, anche se con qualche interessante corrente underground. Ci sono tanti livelli di storia e culture in questo film e abbiamo speso molto impegno per valorizzarli attraverso i costumi.”
Evans ha trovato buona parte del guardaroba di Atomica Bionda – Atomic Blonde da Angels Costumes a Londra, oltre al leggendario Studio Babelsberg poco fuori Berlino, che ha al suo interno un incredibile arsenale di materiale militare. È lei stessa a rivelare: “Abbiamo fatto centinaia di acquisti anche a Budapest, dopo che in un eccezionale negozio dell’usato chiamato Humana abbiamo trovato praticamente una miniera d’oro. Alla fine abbiamo anche realizzato qualche costume in laboratorio.”
Per quanto riguarda la Theron c’è stata l’opportunità di metterle a disposizione alcuni incredibili e affascinanti abiti, grazie alla collaborazione con gli archivi Dior: in particolare un cappotto rosso utilizzato per una sequenza notturna in esterni ha lasciato tutti senza parole. Evans conferma: “È un abito che strappa applausi! Ricami esposti, grandi bottoni neri, orlo oscillante…”
Il problema principale per l’abbigliamento di Broughton è stato nella sua gestione, considerando le frequenti macchie di sangue e gli strappi dovuti ai combattimenti corpo a corpo: Evans e la sua squadra hanno dovuto preparare molte versioni di un costume per poterlo sostituire ogni volta che non poteva essere riutilizzato l’inquadratura successiva.

Una lezione magistrale sugli stunt:
L’Allenamento della Bionda

Durante la pre-produzione, quando Leitch ha potuto vedere con i propri occhi cosa fosse in grado di fare Theron, ha cominciato a studiare un piano sequenza di un combattimento di sette minuti e mezzo, nel quale Broughton si sbarazza di tutti i sicari che cercano di ucciderla all’interno di un edificio abbandonato.
Ogni singola inquadratura in cui la si vede combattere è interpretata sempre da Theron. Con una buona base da ballerina e un allenamento di cinque ore al giorno, necessario anche per memorizzare le complesse coreografie, è riuscita a gestire ogni scena. Il suo pubblico non l’ha mai vista in questa versione così intensa e cruda.
Di fatto, Theron ha iniziato il proprio addestramento due mesi dopo aver concluso le riprese di Mad Max: Fury Road e si è allenata al fianco di Keanu Reeves nella palestra che Leitch e Stahelski gestiscono per la pratica di stunt e attori (87Eleven Action Design), esattamente mentre Reeves lavorava per John Wick: Chapter 2.
Jonathan Sela ha affiancato il regista per anni – più recentemente su John Wick e Deadpool 2: la loro passione nel girare scene di combattimento è ineguagliabile e il pubblico ha l’impressione che non ci sia un singolo taglio al punto da sentirsi catapultati in questo mondo.
Leitch, confrontandosi con Theron sulle azioni che avrebbero dovuto girare, è rimasto stupito dalla dedizione che l’attrice dimostrava e ha deciso di ampliare le scene di lotta, intervenendo anche sul programma di allenamento per poter valorizzare al meglio il potenziale che ha visto in lei: “Ha una resistenza atletica eccezionale e ho capito che sarebbe stata un’opportunità persa non capitalizzarla. Così sono intervenuto sulla coreografia e ho dato subito le indicazioni alla mia squadra: “Aumentate il carico e non abbiate timore!”
Sotto la guida di Leitch, il coordinatore degli stunt e il regista della seconda unità, Sam Hargrave — che interpreta anche James Gasciogne nel film — hanno dato al cast il giusto metodo per imparare tutti i movimenti. Sempre in sicurezza, sono riusciti a portarli a livelli che non avrebbero mai immaginato di poter raggiungere. Hargrave definisce lo stile di Broughton “il teorema di John McClane: per ottenere il risultato si arriverà a camminare a piedi nudi sui vetri rotti.”
Coreografie e combattimenti sono stati pensati così da non dover mai misurare Broughton sulla forza con i propri avversari. È molto esperta e non colpisce mai a pugno chiuso. La sua tecnica è a mano aperta o a martello, con gomitate rapide, colpi con il palmo della mano e tre veloci cazzotti all’uomo di turno.
Broughton è anche sempre pronta a utilizzare qualsiasi cosa che appaia nell’ambiente – dal cavatappi al tubo – come arma letale. Dopo aver lasciato Berlino con i denti rotti, Charlize ha capito fino a dove spingersi…più o meno. La sua controfigura, MONIQUE GANDERTON, è saltata fuori da una finestra al quarto piano per atterrare su un cavo e riuscire a entrare al secondo piano.
“L’impatto fisico di Broughton è enorme e Charlize ha lavorato fianco a fianco con tutto il gruppo di lavoro per imparare i movimenti e permettere di visualizzare anche in anticipo le sequenze dei combattimenti,” conferma Leitch.  “Dovevamo fare le riprese su una passerella in cui doveva correre sempre più veloce e si è dimostrata da subito molto fluida e precisa, capendo al volo come e dove cadere per ottimizzare al massimo l’impatto sulla macchina da presa.”
La resistenza di Theron si è dimostrata perfettamente complementare allo stile di Leitch. È lui stesso a confermarlo: “Ci sono molti meno “trucchi” di quanto il pubblico sia solitamente abituato. Abbiamo potuto lavorare molto più a lungo e con movimenti notevolmente più complessi, per le sua abilità e la sua attitudine. Gli spettatori vedranno Charlize in azione come una vera agente.”
Dopo aver fatto scuola con la clamorosa interpretazione data in Fury Road, Theron è stata determinata ad alzare l’asticella interpretando questa superspia. Quando non era impegnata nell’allenamento, si dedicava a migliorare il proprio accento inglese e a recitare qualche battuta anche in altre lingue, compreso il russo.
La forza e l’agilità di Theron sono state messe alla prova già dal primo giorno di riprese, quando si è girata la sequenza in cui Broughton deve liberarsi da una macchina che sta affondando. A prendere i panni del fiume ghiacciato è stata una piscina pesantemente riempita di cloro e mantenuta a temperature molto fredde. Tutti gli stunt erano pronti a sostituirla, ma è stata Theron a portare a casa la scena riuscendo a scappare e a emergere dall’acqua. Charlize racconta l’episodio ridendo: “Da produttore non mi piaceva l’idea dell’attore protagonista in una macchina sotto l’acqua, ma da attore sono stata io stessa a insistere!”
La piscina si trovava vicino al fiume, nell’enorme parco urbano dell’Isola Margherita, nel cuore del Danubio, che ha ospitato la produzione per dieci settimane.

Le riprese e il montaggio delle scene chiave

Leitch, Theron e tutta la squadra di lavoro sono riusciti a tirar fuori un’impresa quasi impossibile. Prima di chiudere la ripresa con la macchina a mano, Theron ha dovuto imparare più di 30 movimenti di coreografia per una sequenza che hanno girato più e più volte.
Una delle scene prevedeva Theron scaraventare uno stunt, che interpretava uno dei suoi assalitori, su un tavolo di legno che si spacca completamente. Tutti gli assistenti scenografi e attrezzisti sono stati continuamente impegnati non solo a sostituire il mobile, ma anche tutti gli altri elementi che rimanevano distrutti dallo scontro. Ne è seguita una giornata infinita che si è conclusa solo quando si è arrivati a lavorare con l’ultimo tavolo
Theron aggiunge, “Stavamo perdendo la testa. Così David ha detto, ‘Questa volta ci dobbiamo riuscire.” E  così è andata!”
Per le scene con McAvoy c’è stato bisogno di una pausa e successivamente di un montaggio curato perché l’attore si è rotto il braccio poche settimane prima di iniziare le riprese. Nonostante tutto, lui e Leitch hanno deciso di ribaltare la situazione e sfruttare questo incidente lasciandogli un gesso, convinti che avrebbe dato qualcosa in più al personaggio.
L’attore è scampato per poco a un incidente molto più serio durante le riprese. Alla guida di una Porsche 911, era impegnato in una scena in cui Percival salva Broughton. Alla settima od ottava volta che si ripeteva la ripresa, i freni non hanno funzionato e ha cominciato a dirigersi verso la macchina da presa. Ha dovuto così forzare il freno e le ruote ed è riuscito ad andare a sbattere contro un muro. Fortunatamente non si è fatto male.

Le macchine di scena
La sequenza cruciale che mette insieme McAvoy, Theron e Marsan è stata anche quella logisticamente più complicata. Sono stati coinvolte all’incirca 400 figuranti, con scenografie imponenti e un percorso precisamente delineato per i personaggi e la macchina da presa, oltre a dozzine di macchine del secolo scorso che dovevano apparire sullo sfondo.
Molte di queste macchine erano la Trabant. Soprannominata la “Trabi”, si trattava del veicolo più comune nella Germania Est all’epoca, prodotta in Sassonia ed esportata in tutto il blocco sovietico. Il suo motore a due cilindri aveva pochissima ripresa e riempiva l’aria di terribili scarichi, mentre la scocca era composta principalmente da una plastica dura conosciuta come Duroplast.  Tutti questi aspetti la rendevano oggetto di derisione, ma l’hanno anche eletta a pezzo da collezionisti.
Il responsabile delle macchine di scena del film ZSOLT SOMOGYI ha scoperto che i tedeschi dell’Est aspettavano anche tre o quattro anni per ricevere una macchina nuova, ma visto il prezzo così alto per le loro tasche se ne prendevano cura. Per procurarsi una trentina di Trabis, il gruppo di lavoro guidato da Somogyi ha pubblicato annunci in giro e ha scandagliato tutta la campagna ungherese, offrendo a chiunque di acquistarle o affittarle. Molte di queste macchine non erano nelle condizioni di muoversi, ma avrebbero dato un senso di autenticità anche da ferme: arrivati al momento delle riprese, sono riusciti a raccogliere quasi 500 mezzi.
Una Trabi in particolare è stata l’orgoglio di tutto il film: si è trattato di un veicolo della polizia, necessario per un inseguimento filmato attraverso le strade di Budapest realizzato nel corso di una settimana di lavoro fra prima e seconda unità.

Dopo 10 settimane passate a Budapest, la troupe si è diretta a Berlino. Sfortunatamente il forte vento a costretto l’aereo ad atterrare ad Amburgo e a forzare tutti quanti a un viaggio via terra di sei ore. “Nessuno l’aveva mai definita ‘the windiest city,’ (la città più ventilata)” ride il produttore Schwerin.
La settimana berlinese ha permesso di girare in alcuni dei posti più rappresentativi della città come Alexanderplatz, la Chiesa della Commemorazione Kaiser Wilhelm, il World Clock e la torre della TV tower e il vecchio aeroporto Tempelhof. Proseguendo sul filo del rasoio, nelle ultime giornate di lavoro sono state realizzate alcune scene molto rischiose sulla terrazza Berliner Verlag.

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