Locandina Backstreet Boys: Show ‘Em What You’re Made Of

Backstreet Boys: Show 'Em What You're Made Of (2015)

Backstreet Boys: Show 'Em What You're Made Of
Locandina Backstreet Boys: Show 'Em What You're Made Of
Backstreet Boys: Show 'Em What You're Made Of è un film del 2015 prodotto in USA e UK, di genere Documentario diretto da Stephen Kijak. Il film dura circa 101 minuti. Il cast include Nick Carter, Howie Dorough, Brian Littrell, A.J. McLean, Kevin Scott Richardson. In Italia, esce al cinema martedì 14 Luglio 2015 distribuito da Microcinema.

Backstreet Boys Show 'Em What You're Made Of è un sincero ritratto cinematografico della maggiore boy band della storia, i Backstreet Boys, che ci accompagna tra gli alti e i bassi della loro vita, dall'adolescenza all'età adulta, fino ad arrivare a quando, nel 2012, sono andati a Londra a comporre un nuovo album, realizzare un film e pianificare la tournée del loro ventennale. Questa reunion ha rinnovato il loro rapporto di amicizia, e tuttavia alcuni cambiamenti hanno messo in risalto vecchie e nuove tensioni, che il gruppo ha dovuto affrontare e risolvere. Diretto da Stephen Kijak (Stones in Exile, Scott Walker: 30 Century Man), questo viaggio sorprendente è stato girato nell'arco di due anni e affronta gli aspetti estremi del successo, la fama, il tradimento e la rinascita. Nel film si assiste ad una straordinaria performance acustica della band, registrata in diretta al Dominion Theatre di Londra il 26 febbraio. Dal vivo e di fronte a 2.000 fan entusiasti, la band ha eseguito alcuni dei loro brani più amati, come I Want It That Way, As Long As You Love Me, Shape Of My Heart, Show 'Em (What You're Made Of) e In A World Like This.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: martedì 14 Luglio 2015
Uscita in Italia: 14/07/2015
Data di Uscita USA: venerdì 30 Gennaio 2015
Prima Uscita: 30/01/2015 (USA)
Genere: Documentario
Nazione: USA, UK - 2015
Durata: 101 minuti
Formato: Colore
Produzione: Pulse Films
Distribuzione: Microcinema

Cast e personaggi

Regia: Stephen Kijak

Cast Artistico e Ruoli:

Recensioni redazione

Recensione Backstreet Boys Show 'Em What You're Made of
Recensione Backstreet Boys Show 'Em What You're Made of
Giorgia Tropiano, voto 8/10
Film-documentario che rende omaggio la boy band più famosa al mondo per festeggiare i loro venti anni di grande carriera. Un lavoro speciale che mostra i cinque ragazzi come non li avete mai visti, un evento imperdibile per tutti i fan del gruppo.

Immagini

[Schermo Intero]

Il 29 aprile 2012, i Backstreet Boys hanno annunciato il ritorno di Kevin Richardson. Per la prima volta dopo sei anni, la formazione originale era tornata. Così, sono iniziate le riprese. Questo film parla di una band, ovviamente, ma racconta anche una storia più universale. Parla di cinque amici, di sacrificio e rinascita, di come affrontare il passato e trovare una strada per esprimere in modo nuovo la propria libertà. Parla di casa e famiglia, e dei tanti modi differenti di definire queste cose. Avendo vissuto delle vite eccezionali sotto i riflettori, che hanno costretto i cinque ragazzi a rinunciare alla giovinezza per le esigenze della notorietà, termini come 'casa' e 'famiglia' assumono significati diversi. Il film pone in evidenza come questi ragazzi ancora combattano per diventare uomini, per costruire le loro strade sia nella vita privata, sia nella vita pubblica, e insieme, attraverso la loro musica. La reunion in uno studio di registrazione; l'amicizia rinnovata, ma anche i cambiamenti succedutisi negli anni di separazione rivelano nuove tensioni, sia creative sia personali, che bisogna affrontare e risolvere. Un viaggio verso casa intimo ed emozionante, che rivela delle verità private e riapre vecchie ferite, e che permette allo stesso tempo di scoprire le periferie americane, la ricca Orlando e la bellezza naturale della campagna del Kentucky. Scopriamo quanto sono profonde le loro radici e cosa li ha resi quello che sono oggi. Nel tentativo di chiudere il cerchio e rispondere alla più importante domanda rimasta inevasa nella loro carriera, il gruppo parla senza reticenze e per la prima volta dell'uomo che, venti anni fa, ha reso tutto possibile: Lou Pearlman, attualmente detenuto in un penitenziario statale. Deus ex machina dietro alla maggiore boy band di tutti i tempi, Pearlman si trova dietro le sbarre per aver condotto un imponente truffa economica, con cui ha sottratto illegalmente milioni di dollari ai Backstreet Boys e a molti altri. Così, loro devono rispondere la domanda più difficile: perché? Il film affronta il loro passato, ma si spinge anche a riflettere sul loro futuro incerto. Con 20 anni alle spalle, ce ne sono altri 20 davanti a loro? Cosa significa essere un uomo adulto in una boy band? Possono crescere ed evolversi? Questo film mette in luce l'ironia e l'emozione insita in queste domande e ci fornisce una visione ravvicinata di un fenomeno pop. È una rivelazione e una storia importante, sia per i loro fan sia per coloro che, grazie alla storia e alle personalità vincenti di questi talenti naturali, si troveranno di fronte a tante sorprese e potranno veder confutato ogni eventuale pregiudizio.

NOTE DI PRODUZIONE

I Backstreet Boys hanno dato il via a questa avventura. Come dice Nick nel film, hanno deciso di andare a Londra senza famiglie e ragazze, solo loro cinque, per registrare il primo album insieme dopo otto anni. Hanno sempre pensato di avere una storia importante da raccontare e hanno visto che altre band hanno realizzato dei film – un caposaldo del genere è stato Some Kind of Monster sui Metallica – e così hanno deciso che era arrivato il momento di procedere e capire se un film su di loro sarebbe stato davvero possibile. Per questo, hanno ingaggiato la Pulse Films, un'affermata casa di produzione londinese che aveva già lavorato con Katy Perry, Take That, Nick Cave e i LCD Soundsystem. Insieme, hanno deciso di riprendere una sessione di registrazione di tre settimane, che sarebbe avvenuta a Londra a luglio del 2012. La Pulse ha poi assunto Mia Bays, che aveva prodotto dei film come Scott Walker: 30 Century Man e iLL Manors. Come spiega la stessa Bays, "oltre all'impatto della presenza del gruppo sullo schermo, abbiamo capito rapidamente che stava venendo fuori una storia importante. Abbiamo iniziato a montare le tre settimane di materiale da Londra in un promo di 20 minuti da mostrare alla band, in modo da discutere un piano per cosa avremmo fatto in seguito e come renderlo un film vero e proprio. Poco dopo aver girato il loro concerto di ritorno alle scene, avvenuto al GMA Live a Central Park nell'agosto del 2012, abbiamo fatto vedere al gruppo 20 minuti di work in progress, in modo che potessero vivere l'esperienza cinematografica sul grande schermo. Tutti eravamo convinti che funzionasse e dovessimo andare avanti, così io e Kevin abbiamo parlato di questa tournée nella sua città natale, un'idea che è piaciuta a tutti, e rapidamente ci siamo dati da fare per trovare i finanziamenti e un regista. Per prima cosa, ho chiamato Stephen Kijak, che mi aveva fornito tanti suggerimenti in questo percorso, visto che io avevo diretto la parte londinese e lui mi ha fatto tanti complimenti a riguardo, innamorandosi del progetto. Avevamo lavorato assieme a Scott Walker: 30 Century Man, mentre Ben Stark, il nostro montatore, si era occupato anche del film di Stephen Stones in Exile. Lui era attratto da questa squadra, soprattutto perché si fidava del nostro istinto creativo". Stephen ha avuto una lunga conversazione telefonica con la band e con la squadra di lavoro. Subito dopo, è salito a bordo, in tempo per pianificare il viaggio nella città natale, avvenuto nell'ottobre del 2012, un giro in pullman lungo una settimana in Florida e Kentucky, per visitare tutti i luoghi fondamentali per i primi anni della band e quelli dove erano cresciuti i suoi membri. "Credo di aver rifiutato un paio di volte le offerte della Pulse, prima che Mia mi chiamasse e mi costringesse a farlo", rivela Kijak. "Ma dopo aver parlato con i ragazzi, lei non ha più dovuto insistere. Le riprese iniziali che avevano girato con Mia erano fantastiche e amavo la direzione che stava prendendo il film. Loro avevano come riferimento Some Kind of Monster e non il film di Justin Bieber, quindi era un buon segno. Inoltre, il viaggio di ritorno a casa era un'ottima idea e ho pensato che il modo migliore di realizzare il film era di renderlo molto personale. Il viaggio in questo modo è il cuore della storia, è stata occasione per me di conoscerli al meglio, e ha offerto una struttura chiara e semplice, un percorso che il pubblico compie insieme a noi. È avvenuto proprio di fronte ai nostri occhi, spontaneo. Non ci è voluto molto prima che raccontassero le loro vite, noi dovevamo soltanto lasciare che affrontassero il passato. È stato divertente, ci ha fornito tanto materiale su cui lavorare e talvolta è stato molto emozionante". In questo percorso, era presente anche il direttore della fotografia James Henry. Con una grande esperienza nel mondo della moda e della pubblicità, Henry si è adattato bene ai ritmi e alle difficoltà tipici delle riprese di un film. "Noi avevamo già catturato delle immagini notevoli con le riprese a Londra", afferma Kijak, "e io volevo mantenere questa continuità, portando il film verso una linea più narrativa. James è molto veloce e in grado di tirar fuori delle ottime inquadrature dal nulla. Non abbiamo quasi mai utilizzato delle luci (a parte quando abbiamo girato le interviste notturne). Lui ha sviluppato un grande rapporto con i ragazzi, che gli ha permesso di stringere un legame forte con loro, sia nel viaggio a casa sia durante le prove e sul palco. Questa fiducia ha dato al film un grande senso di intimità". Dopo aver girato le riprese del ritorno a casa, la band è tornata al lavoro per terminare il nuovo album e prepararsi al tour del loro ventesimo anniversario. In questo percorso, la troupe riprendeva anche le prove, per vedere come stavano andando e per lavorare sulle interviste. Come rivela Kijak, "noi avevamo appuntamento per intervistare i ragazzi dopo le loro prove. Di solito, arrivavamo presto sul posto, mentre loro erano spesso in ritardo, quindi riprendevamo le prove. In questo modo, abbiamo raccolto molto più materiale di quanto avessimo previsto. Loro erano un po' in ritardo, mentre le date della tournée si avvicinavano sempre di più. Così, questo ha provocato un'ulteriore tensione, che ci ha aiutato molto quando siamo entrati in sala di montaggio". Per puro caso, Howie si è imbattuto in una persona che aveva lavorato con i Backstreet Boys all'inizio della loro carriera, fotografandoli e riprendendoli per ore e ore quando erano in studio di registrazione, quando andavano in tournée nei licei e nei centri commerciali e in generale si divertivano insieme, tutto prima di vendere anche un solo album. Questi vecchi video in Super 8 e queste fotografie ci hanno fornito uno sguardo privilegiato sui primi momenti della band, quando erano sconosciuti e dovevano dimostrare il loro valore, tanto da rappresentare un contrappunto (ma anche, paradossalmente, un parallelo) importante alla loro situazione attuale. Per fortuna di tutti quelli coinvolti, l'album In a World Like This ha esordito molto bene, rendendo i Backstreet Boys gli unici dai tempi di Sade ad aver visto arrivare i loro primi nove album tutti nella Top 10 di Billboard 200. Ora, bisognava soltanto far arrivare lo spettacolo al pubblico. I realizzatori stavano riprendendo quando i ragazzi sono saliti sul palco del Molson Amphitheatre il 7 agosto del 2013. Kijak ricorda che "questo non era un classico film concerto, non avevamo preventivato di girare nessuna performance, ma visto che l'interesse stava aumentando, sapevo che avremmo dovuto avere quelle immagini. Era un grande risultato e un momento trionfale. La squadra aveva catturato l'eccitazione e l'energia di quello show. Il Canada ama veramente i Backstreet Boys e le urla erano assordanti. Non avevo mai visto nulla del genere". La fase di postproduzione è cominciata al rientro a Londra, con Ben Stark e Cinzia Baldessari che si occupavano del montaggio, e mentre il film prendeva forma, la tournée dei Backstreet Boys "In A World Like This" proseguiva in tutto il mondo. Come spiega la Bays, "abbiamo montato per un anno. Questo ci ha permesso di trovare il giusto equilibrio e ne valeva la pena, perché il film è veramente compatto, senza tempi morti, ed è molto efficace, per il modo in cui privilegia le emozioni. Questo, a nostro avviso, era l'approccio giusto. Era meno importante sapere chi aveva fatto cosa e quando rispetto alle sensazioni che aveva suscitato. E' per questo che sentiamo solo il gruppo che parla, è il loro punto di vista. Eravamo tutti ispirati e avvertivamo la grande responsabilità di far funzionare il progetto, in particolare considerando che la tournée della reunion stava andando bene e che quindi c'era un pubblico che ci esortava a svolgere un ottimo lavoro. Questo ci ha veramente dato una spinta per realizzare il film nel modo migliore". Anche la band è stata coinvolta nella fase di montaggio. "Era essenziale", spiega la Bays, "non perché lo avessero preteso, ma perché sapevamo di aver bisogno del loro coinvolgimento in questa fase. Mostravamo loro ogni versione mentre andavamo avanti, prendevamo in considerazione le loro osservazioni e discutevamo insieme quello che preferivano mantenere e quello che bisognava eliminare. Realizzare questo film è stata una delle più belle esperienze della mia carriera, perché la band si è rivelata straordinariamente collaborativa, creativa, professionale e partecipe, caratteristiche essenziali per dar vita a un film che avesse un significato".

DICHIARAZIONE DEL REGISTA STEPHEN KIJAK

16 giugno 2014
Quando ero giovane, odiavo la musica commerciale. Mi vestivo di nero. Adoravo gli Smiths e i Cure. Siouxsie Sioux era la mia idea di ragazza immagine, non Britney Spears. Insomma, come è potuto capitare che io abbia realizzato un film sui Backstreet Boys? Devo ammettere che, quando me lo hanno proposto, non ho fatto salti di gioia. Mi ci è voluto un po' di tempo per superare il mio snobismo musicale. Ma sono molto felice di averlo fatto.
Il punto di svolta è stata una telefonata con la band. In questa conversazione durata un'ora, ogni preconcetto che avevo su di loro si è rivelato infondato. Mi sentivo un cretino. Quello che ho scoperto realizzando il film – e che legioni di fan dei BSB in tutto il mondo hanno sempre saputo – è che questi ragazzi cantano benissimo. E che anni di sudore, fatica e lacrime li hanno resi la boy band di maggiore successo di tutti i tempi. E ora, dopo che gli splendori del periodo d'oro sono passati, fanno ancora quello che facevano un tempo perché amano il loro lavoro, sono bravissimi e i loro fan li amano. E loro amano i fan. Questo rapporto reciproco è straordinario. Quando abbiamo girato la fine del film, in un concerto a Toronto per la tournée dei loro vent'anni di carriera, le urla che provenivano dal palazzetto – ovviamente tutto esaurito – mi hanno quasi sollevato in aria. E' stato impressionante. E, ovviamente, loro hanno ricambiato e dato vita a uno show straordinario.
Ma questo film non è solo sulla musica e sui fan. Quando le urla sono terminate, rimanevano cinque persone – cinque uomini cresciuti membri di una boy band, che avevano forgiato un legame incredibile, sigillato dal loro grande talento come cantanti – che ci hanno permesso di osservare da vicino questa unione, questa famiglia che è rimasta in piedi per più di 20 anni, e ci hanno consentito di esprimere un senso di intimità raro per questo tipo di film. Come realizzatore, è stato un dono e un privilegio, tanto da potervi garantire che non è assolutamente il film che ti aspetteresti dalla boy band di maggiore successo di tutti i tempi. Spero che i fan lo adorino. Ma vorrei anche che tutti quelli che li hanno snobbati ritenendoli una forma di pop costruito (come facevo io) passassero del tempo con loro attraverso il film. Sicuramente, sarebbero commossi dalle loro storie, dal loro umorismo, dall'onestà e dal talento che possiedono. Certo, continuo a preferire Blue Monday a I'll Never Break Your Heart, ma sono felice di potermi annoverare tra i milioni di persone che "mantengono vivo l'orgoglio dei Backstreet".

INTERVISTA CON IL REGISTA STEPHEN KIJAK

D: Qual è il pubblico di questo film?
R: Per citare una canzone di una famosa boy band… "TUTTI"
D: Come è rimasto coinvolto nel progetto?
R: E' tutto merito della mia amica, la produttrice Mia Bays.
D: Senza avere molto tempo a disposizione, come si è conquistato la fiducia della band?
R: Mia ha aperto la porta e io sono entrato. E mi sono fatto carico delle loro idee, preoccupazioni e sentimenti, ho preso tutto sul serio e li ho resi dei collaboratori in questo processo.
D: E' rimasto sorpreso da qualcosa che ha scoperto?
R: Quante lezioni di ballo ha preso AJ prima ancora di compiere 8 anni!
D: Come si è assicurato che questo non sarebbe stato un progetto-vetrina per la band, ma qualcosa di più complesso?
R: Io non ero un fan, quindi non ero avevo intenzione di mettere in scena un mito. Per me, erano dei ragazzi normali e volevo raccontare la loro storia nel modo più semplice possibile.
D: Qual è stato il momento più memorabile di questo viaggio?
R: Il viaggio in Kentucky.
D: La storia ha avuto un impatto personale su di lei e, se sì, in che modo?
R: Ho iniziato a svegliarmi tutte le mattine con le canzoni dei Backstreet Boys nella mia testa.
D: Qual è stata la parte migliore di tutto il processo?
R: Direi la prima anteprima mondiale, comprese le urla dei fan.
D: E quale invece il momento più difficile e perché?
R: Il montaggio si è rivelato veramente complicato. Lavorare con questi ragazzi è stato magnifico, ma nelle ultime settimane di montaggio abbiamo dovuto fare delle scelte difficili, perché bisognava trovare un equilibrio tra la storia della band e quelle individuali. Abbiamo dovuto tagliare delle cose e quella più dolorosa per me è il fatto di non essere riuscito a trovare spazio per la storia di Kevin sul video di Just Want You to Know, un esempio di cinema intelligente e postmoderno, assolutamente esilarante.
D: Cosa la ispira?
R: La buona musica. Le persone intelligenti. I grandi film. I miei amici e la famiglia.
D: Perché ha scelto di diventare un regista per narrare delle storie e non ha fatto un altro percorso?
R: Per puro caso. In realtà avrei dovuto far parte di una band.
D: Ora è diventato fan della band?
R: Assolutamente sì! E mantengo vivo l'orgoglio dei Backstreet Boys!

LA BAND

Se chiedete a ciascun membro dei Backstreet Boys di indicare il momento fondamentale di questo fenomeno pop candidato ai Grammy Award e dei due decenni trascorsi nel mondo della musica, otterrete risposte differenti. D'altronde, c'è solo l'imbarazzo della scelta fra i molti riconoscimenti ricevuti: la boy band di maggiore successo della storia, oltre 130 milioni di copie vendute in tutto il mondo, l'unico gruppo dopo Sade ad avere nove album consecutivi nella top 10 di Billboard Top 200. Tuttavia, i ragazzi hanno fornito delle risposte diverse.
Brian Littrell ricorda il momento in cui il gruppo si è esibito in quello che è stato il maggiore show al coperto, nel corso del Millennium Tour del 2000, un record che non è ancora stato battuto. Invece, Aj McLean cita una sosta di 8 ore a Rio de Janeiro, durante il tour di "Around the World", dove 48.000 fan si sono riuniti fuori dall'albergo per vedere i 5 ragazzi. Kevin Richardson è indeciso tra le esibizioni sul palco con Sting ed Elton John e la prima volta che sua madre ha ascoltato Quit Playing Games (With My Heart) alla radio nel 1996. Tutte le candidature ai Grammy Award occupano un posto speciale nel cuore di Howie Dorough.
Ma tutti i cinque musicisti concordano – con lo stesso entusiasmo – su una cosa: il futuro. Questo futuro luminoso è iniziato con il loro ottavo album in studio, In A World Like This. Non solo questa uscita del 2013 rappresenta una celebrazione dei 20 anni di carriera dei Backstreet Boys, ma anche il loro primo lavoro con il membro fondatore Richardson dai tempi di Never Gone del 2005. Inoltre, è arrivato sulla scia della loro storica collaborazione con i New Kids on the Block, "NKOTBSB", avvenuta nel 2011, e di tre tournée di grande successo e dimostra che i Backstreet Boys sono tornati, più in forma che mai.
Dopo che Richardson aveva annunciato il suo ritorno in squadra all'inizio del 2012, le registrazioni si rivelarono imminenti. Ma piuttosto che limitarsi a lavorare in patria, il quintetto è salito su un aereo, per andare nel Regno Unito per trascorrere tre settimane con il produttore Martin Terefe (Jason Mraz, Train), e per comporre le musiche che avrebbero poi dato vita a In A World Like This, uscito il 30 luglio del 2013. Per la prima volta dal 2000, i cinque artisti si sono ritrovati a vivere sotto lo stesso tetto e, quasi immediatamente, hanno riscoperto la sintonia di un tempo.
"E' stata una delle migliori esperienze che abbiamo mai vissuto", afferma Howie. "Ci siamo concentrati sulla musica. Abbiamo avuto l'opportunità di capire insieme dove andare a livello creativo e abbiamo raggiunto una maggiore comprensione reciproca, grazie al ritorno di Kevin. Il gruppo con lui possiede un'altra marcia. Il sound sembra completo e perfettamente calibrato".
"E' come ai tempi di A Real World", ironizza AJ parlando del loro soggiorno londinese. "Anche in passato eravamo andati in tournée su un pullman, ma in questo caso facevamo colazione, ci sfidavamo con i videogiochi, ci allenavamo e andavamo in studio insieme. La prima notte, abbiamo preso in mano gli strumenti e suonato una canzone insieme. Era un momento perfetto. Quando Kevin è tornato, sembrava che non avessimo perso un colpo. Avevamo il morale alle stelle".
All'inizio del 2012, Kevin ha sentito il desiderio di tornare nei Backstreet Boys, e il viaggio a Londra non ha fatto altro che ravvivare questo interesse. "E' stato eccitante, semplice e piacevole", afferma il musicista. "La musica ha sempre rappresentato una componente importante della mia vita. Quando ho abbandonato il gruppo, l'ho fatto perché desideravo creare una famiglia con mia moglie e lavorare ad altre situazioni creative. Tuttavia, la porta è sempre rimasta aperta e ho sentito la voglia di chiamarli dopo la conclusione della loro tournée NKOTBSB".
Anche i suoi compagni di avventura provavano la stessa sensazione. D'altronde, erano liberi da qualsiasi obbligo discografico e realmente indipendenti per la prima volta nella loro carriera, come emerge da una canzone coinvolgente, diventata poi il primo singolo dell'album, In A World Like This. Questo brano scritto da Max Martin, che aveva composto anche I Want It That Way ed Everybody (Backstreet's Back), parte da una chitarra acustica e si trasforma in un coro trascinante, perfettamente in linea con il punto di vista del gruppo sulla situazione musicale attuale, quando cantano "in un mondo come questo, in cui qualcuno rinuncia, so che noi invece ce la faremo". In seguito, c'è il pop coinvolgente di Show 'Em (What You're Made Of) e Love Somebody. Questi pezzi mettono in risalto una grande energia da dance-floor, tanto da essere diventati subito degli inni globali. D'altro canto, l'inclinazione del gruppo verso un R&B molto emozionante rimane intatto. Insomma, ogni aspetto del loro sound è perfettamente rappresentato. "E' stata un'evoluzione naturale", rivela Brian. "Non stiamo cercando di apparire qualcosa di diverso da quello che siamo, ma ci concentriamo su qualcosa di leggermente diverso. Ora abbiamo la libertà di fare tutto quello che vogliamo ed è una sensazione eccitante".

RECORD E CURIOSITÀ

• Il nome del gruppo è stato deciso dall'allora manager Lou Pearlman, che si è ispirato al Backstreet Market di Orlando, un mercatino delle pulci molto popolare tra gli adolescenti.
• Prima di entrare a far parte dei BSB, Kevin Richardson lavorava al Walt Disney World di Orlando e componeva i suoi brani di notte.
• Nel 1998, il gruppo ha ricevuto le chiavi della città di Orlando, come ringraziamento per il concerto di beneficenza che il gruppo aveva effettuato nel marzo di quell'anno e che aveva permesso di raccogliere 250.000 dollari per le vittime di un tornado.
• Nel 2000, per lanciare l'uscita dell'album Black & Blue, il gruppo ha visitato, nel giro di 100 ore, sei città del mondo: Stoccolma, Tokyo, Sydney, Città del Capo, Rio de Janeiro e New York.
• I BSB hanno venduto 130 milioni di album nel mondo.
• I BSB si sono esibiti per la serie di concerti estivi di Good Morning America il 31 agosto del 2012. Questo show ha fatto segnare la maggiore presenza di pubblico nella storia di questo evento.
• La loro tournée americana "NKOTBSB", avvenuta nel 2011, ha venduto 700.000 biglietti.
• Millennium è ancora adesso il quarto album più venduto di sempre negli Stati Uniti.
• Nel corso della loro carriera, i BSB sono stati in tournée in oltre 100 nazioni.
• I 9 album dei BSB hanno tutti raggiunto la Top 10 della classifica di Billboard, unica boy band a detenere questo primato.
• I Want It That Way ha raggiunto il primo posto in classifica in più di 25 nazioni.
• Il gruppo ha conquistato complessivamente 7 candidature ai Grammy Award, di cui 4 nel 2000. Inoltre, la band ha ottenuto 2 American Music Award, 7 Billboard Music Award, 2 MTV Video Music Award, un Juno Award e tanti altri riconoscimenti.
• Il gruppo ha avuto l'onore di una stella sulla Hollywood Walk of Fame il 22 aprile 2013.
• Numero di fan su Facebook, Twitter, Last.fm, Myspace, YouTube, Instagram: 13.680.208
• Visualizzazioni (Last.fm, YouTube, Myspace, VEVO): 378.948.767

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