La Cospirazione del Cairo – Poster

La Cospirazione del Cairo (2022)

Boy from Heaven
Locandina La Cospirazione del Cairo
La Cospirazione del Cairo (Boy from Heaven) è un film del 2022 prodotto in Svezia e Francia, di genere Drammatico diretto da Tarik Saleh. Il film dura circa 125 minuti. Il cast include Tawfeek Barhom, Fares Fares, Mohammad Bakri, Makram J. Khoury, Sherwan Haji, Mehdi Dehbi. In Italia, esce al cinema giovedì 6 Aprile 2023 distribuito da Movies Inspired.

Ad Adam, figlio di un pescatore, viene offerto l'enorme privilegio di studiare all'Università al-Azhar del Cairo, epicentro del potere dell'Islam sunnita. Poco dopo il suo arrivo in città, però, il Grande Imam, massima autorità religiosa dell'università, muore improvvisamente. Presto Adam diventa una pedina in una spietata lotta di potere tra le élite religiose e politiche dell'Egitto.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 6 Aprile 2023
Uscita in Italia: 6 Aprile 2023 al Cinema
Genere: Drammatico
Nazione: Svezia, Francia, Finlandia - 2022
Durata: 125 minuti
Formato: Colore
Produzione: Atmo/Kristina Åberg Fredrik Zander (produzione), Memento Production (co-produzione), Bufo (co-produzione), Film I Väst (co-produzione), Sveriges Television (co-produzione), Mikael Ahlström Films (co-produzione), Haymaker (co-produzione), Arte France Cinéma (co-produzione), Post Control (co-produzione), Final Cut For Real (co-produzione), Memento International (in associazione con), Memento Distribution (in associazione con), Movies Inspired (in associazione con), Canal+ (partecipazione), Ciné+ (partecipazione), Arte France (partecipazione), Yle (partecipazione), Dr (partecipazione), Svenska Filminstitutet (con il supporto di), Eurimages (con il supporto di), Aide Aux Cinémas Du Monde (con il supporto di), Centre National Du Cinéma Et De (con il supporto di), L'image Animée - Institut Français (con il supporto di), Region Île-De-France (con il supporto di)
Distribuzione: Movies Inspired

Cast e personaggi

Regia: Tarik Saleh
Sceneggiatura: Tarik Saleh
Musiche: Krister Linder
Fotografia: Pierre Aïm
Scenografia: Roger Rosenberg
Montaggio: Theis Schmidt
Costumi: Denise Östholm

Cast Artistico e Ruoli:



Produttori:
Kristina Åberg (Produttore), Fredrik Zander (Produttore)


Trucco PIA CORNELIUS

Immagini

[Schermo Intero]

Note di Regia – Tarik Saleh

I MIEI NONNI
Questo film è un thriller politico ambientato ad al-Azhar, una mitica università del Cairo. Al-Azhar, è l'epicentro del potere dell'Islam sunnita ed è un luogo dove il passato e il futuro si incontrano. Mio nonno, nato a Fisha Bana, un piccolo villaggio nel cuore del Delta del Nilo, fu ammesso all'Università di al-Azhar, che all'epoca era la più prestigiosa dell'Africa e del Medio Oriente e fu il primo del suo villaggio a ricevere un'istruzione adeguata, cosa che a quei tempi non era assolutamente scontata.
Al-Azhar venne costruita dai Fatimidi nel X Secolo e fu, sin dall'origine, il principale luogo deputato agli studi islamici. I Fatimidi erano musulmani sciiti, ma quando Salah ad-Din (conosciuto in Occidente come Saladino) governò l'Egitto nel XII Secolo, la prima decisione che prese fu quella di convertire al-Azhar in un istituto sunnita. L'Egitto è stato costantemente occupato dagli stranieri. Il periodo più lungo di occupazione fu quello dei turchi, poi ci fu quello degli inglesi, seguiti a breve distanza dai francesi, ma ciononostante al-Azhar è sempre riuscita a convivere con il potere politico in carica, dal momento che l'università è sempre stata rispettata e considerata, a livello internazionale, la più importante fonte di sapere sull'Islam.
Anche mia nonna era una persona istruita e, sebbene non avesse potuto frequentare al-Azhar, per l'epoca il fatto che lo fosse era qualcosa di veramente incredibile. Entrambi i miei nonni provenivano da piccoli villaggi sperduti e, attraverso un unico viaggio, fecero un balzo enorme, passando da una realtà pressoché medievale alla vita moderna della città. Nel mio film volevo mostrare qual è la posta in gioco quando si lascia un villaggio per andare a studiare. Qual è il prezzo che si deve pagare? Che cosa ci si guadagna?

L'INTRECCIO
Stavo rileggendo Il nome della rosa, il thriller medievale di Umberto Eco ambientato in un monastero e, come spesso mi succede, ho cominciato a pensare: "E se raccontassi una storia simile ma ambientata in un contesto musulmano? Sarebbe possibile? Avrei il permesso di farlo? Potrebbe essere pericoloso?". Ho avuto la stessa sensazione che si prova quando da bambini si gioca con il fuoco, ma una volta che ho cominciato a inseguire quest'idea non sono più riuscito a fermarmi. Non solo avevo la possibilità di farlo, ma dovevo farlo.
Ho cominciato a immaginare una storia ambientata ai nostri giorni, in cui un ragazzo di nome Adam, figlio di un pescatore, ottiene una borsa di studio per andare a studiare ad al-Azhar. Il giovane è convinto che suo padre si opporrà perché ha bisogno del suo aiuto per pescare, ma alla fine, con sua grande sorpresa, il genitore accetta perché considera questa la volontà di Dio, contro la quale nessuno, tantomeno lui, può opporsi.
Così, per la prima volta nella vita, Adam lascia il suo villaggio alla volta dell'università di al-Azhar, che oggigiorno è molto cambiata e conta più di 300.000 studenti e 3.000 professori. Il Grande Imam a capo dell'istituto è l'equivalente del Papa della religione cattolica ed è la massima autorità dell'Islam sunnita. Le sue fatwa (che sono autorevolissime raccomandazioni) hanno un'importanza capitale. Ogni mussulmano, anche se moderato, ascolta sempre ciò che il Grande Imam ha da dire e, in Egitto, ogni autorità politica, quando decide di emanare nuove leggi, dovrebbe tenere in conto le sue raccomandazioni.
Poco dopo l'arrivo di Adam ad al-Azhar, il Grande Imam muore e il Consiglio Supremo degli Studiosi (un'assemblea composta da 27 imam) si riunisce per eleggerne uno nuovo. Dall'altra parte della strada (non l'ho inventato!) c'è la sede della Sicurezza Nazionale: quindi da una parte c'è il potere religioso e dall'altra il potere governativo. Il capo della Sicurezza Nazionale riunisce allora tutti i suoi ufficiali e spiega loro: "Il Grande Imam è morto e dobbiamo assicurarci che chi lo sostituirà appoggi le nostre idee". Per portare a termine quest'incarico viene scelto un ufficiale di esperienza di nome Ibrahim. La Sicurezza Nazionale non ha nessun informatore all'interno di al-Azhar, quindi l'ufficiale deve trovarne uno che abbia possibilmente pochi contatti con l'esterno e che non sia riconducibile a lui. Il vecchio ufficiale recluta Adam, il giovane studente, che non può opporsi perché in Egitto la Sicurezza Nazionale è temuta da tutti. In parole povere, se ti prendono di mira sei finito; funziona un po' come il sistema della Stasi nella vecchia Germania dell'Est. Fra Adam e Ibrahim inizia così una sorta di partita a scacchi e lo studente inizia a comprendere i giochi di potere; è una persona estremamente dotata, nata però nel posto sbagliato, e viene sottovalutato da tutti a causa delle sue umili origini.

EGITTO
Non mi è stato possibile girare La cospirazione del Cairo in Egitto perché non posso tornarci dal 2015, da quando, tre giorni prima di iniziare le riprese di Omicidio al Cairo, i servizi di sicurezza egiziani ci ordinarono di lasciare il Paese. Da quel momento sono stato inserito nella lista nera di persone indesiderate e, se avessi rimesso piede sul suolo egiziano, sarei stato immediatamente arrestato. Questa decisione è stata persino resa pubblica dalla televisione egiziana e trovo che sia un peccato perché amo questo paese in cui ho vissuto e in cui ho amici e parenti. Mia madre è svedese, mio padre egiziano e io mi considero un egiziano proveniente dalla Svezia. Non sono un nazionalista, ma l'Egitto è un paese che vorrei mostrare alle mie figlie, pur accorgendomi che il mio amore nei suoi confronti non viene ricambiato. Mi sento più libero, rispetto ai registi egiziani, di descrivere le sfaccettature di questo paese, che è complesso e non può essere ridotto, come qualsiasi nazione, a un'unica verità. Credo che ogni regista abbia un doppio punto di vista, interno ed esterno, rispetto alla storia che sta raccontando e al mondo che sta descrivendo. Si potrebbe dire che girare film sia un mestiere fatto per i migranti! Molti grandi registi, come Martin Scorsese, Milos Forman o Billy Wilder, sono immigrati o figli di immigrati.
Abbiamo girato La cospirazione del Cairo in Turchia. Per ricostruire alAzhar, abbiamo potuto girare nella Moschea di Solimano a Istanbul, un magnifico edificio costruito nel XVI Secolo, il cui maestro costruttore, Sinan, fu lo stesso che formò l'architetto della Moschea Blu. Nell'Islam sunnita la rappresentazione dell'essere umano è proibita, quindi gli elementi decorativi sono figure geometriche distribuite secondo schemi quasi matematici. Ho apprezzato la loro forza grafica soprattutto nelle scene ambientate nel cortile dell'università e qualcuno mi ha fatto notare che esse ricordano una scacchiera su cui si confrontano le diverse correnti dell'Islam. È proprio così! Ho chiesto al direttore della fotografia Pierre Aïm e allo scenografo Roger Rosenberg di tenere in considerazione il genere carcerario perché ad al-Azhar, come in una prigione, c'è il cortile, la mensa, etc. Tutti luoghi che si ritrovano in quel filone di film.
Non so cosa penseranno del film le autorità egiziane e le persone che studiano e insegnano all'Università di al-Azhar. Probabilmente le opinioni ufficiali e non ufficiali divergeranno molto tra di loro. Omicidio al Cairo è stato visto ufficialmente come un attacco alla polizia egiziana, ma ho anche ricevuto molte lettere di poliziotti egiziani che hanno apprezzato il film…

ISLAM
So bene che quando parlo di Islam il pensiero corre subito ai telegiornali e a tutte le cose terribili che ovunque vengono mostrate. L'Islam appare continuamente nei notiziari, eppure la gente non conosce questa religione che viene praticata da più di un miliardo di fedeli e che fa parte del loro quotidiano.
L'Islam è la religione più giovane del mondo, è pragmatica e utilizza a scopo educativo un gran numero di storie e di favole. Io sono cresciuto con queste storie. Nel film, sentiamo Ibrahim e Adam discutere sulla figura storica di Tariq Ibn Ziyad, il condottiero che partì alla conquista della Spagna all'inizio dell'VIII Secolo e poi Adam, durante la sua conversazione con lo Sceicco Cieco, parla della disputa che nacque tra i seguaci di Maometto dopo la sua morte. Spesso questi racconti ci ricordano che dobbiamo essere umili davanti a Dio. Anche il predicatore deve ricordarsi di essere soltanto un uomo, come lo stesso Dio lo ricordò al profeta. Noi crediamo che "Allahu Akhbar" significhi "Dio è grande", ma ci sbagliamo: significa "Dio è più grande". Più grande di qualsiasi persona, più grande del re che davanti a Lui, come ogni altro, deve prostrarsi con la faccia rivolta verso terra. Questa è allo stesso tempo un'idea rivoluzionaria quanto liberatoria: non sei il centro del mondo, il cui peso sarebbe troppo difficile da sopportare.
È chiaro che il mio film non è una critica all'Islam. Il mio fine non è quello di svelare qualche aspetto oscuro della religione, ma piuttosto di comprendere il potere del sapere – nel suo doppio aspetto di forza liberatrice o coercitiva. Comprendo perfettamente perché i musulmani siano sospettosi delle rappresentazioni che vengono fatte in Occidente della loro religione. Io stesso sono cresciuto circondato da malevoli pregiudizi e da tentativi di dipingerci come mostri. Tuttavia, non credo che l'Islam necessiti di essere difeso. Non ho mai visto una pellicola sull'Islam che sia semplicemente un film: c'è sempre un'opinione, favorevole o contraria… Io volevo fare un film privo di giudizi e libero da paraocchi. Sono sempre stato affascinato dall'Università di al-Azhar e dalla sua storia e voglio accompagnare lo spettatore in un viaggio attraverso questi luoghi.

IL COLONELLO IBRAHIM
In qualsiasi ente pubblico (nella televisione svedese, ad esempio) c'è sempre un personaggio incredibile, un tizio che ha attraversato tutti i cambi di gestione e che è riuscito persino a nascondersi quando la nuova dirigenza cercava di licenziare il vecchio personale. Un tizio di cui non si sa come sbarazzarsi, che sa troppe cose e che sostiene che l'istituto non sopravviverà alla sua partenza… È così che ho visto Ibrahim. Era già lì sotto Mubarak, probabilmente addestrato dai rumeni della Securitate all'epoca in cui l'Egitto faceva accordi con il blocco orientale; il suo superiore, Sobhy, è stato addestrato dagli americani della CIA, e si comporta in modo ancor più brutale di lui. L'Egitto si è sempre allineato con il miglior offerente…
Fares Fares ha lavorato personalmente al look del personaggio, che mi ha detto essergli stato ispirato da uno zio. Gli ho chiesto se fosse sicuro di voler spingersi così in là, ma poi ho amato il risultato. Quando guardi Ibrahim, capisci subito che soffre di ipertensione e che forse ha subito un intervento di bypass. Come Adam, tutti sottovalutano Ibrahim perché sembra uno che non sa quello che sta facendo, mentre invece capisce prima di chiunque altro la strategia dello Sceicco Cieco ed è disposto ad assecondarlo perché, in fondo, questa potrebbe essere la sua ultima missione. Ma naturalmente, non lo dice… Sono un fan di John Le Carré e amo quando i personaggi nascondono i veri motivi delle loro azioni.

IL POTERE ALL'INTERNO DI UN'ISTITUZIONE
Questa storia riguarda dunque il potere e l'autorità, non specificamente l'Islam; perché l'Islam, di base, funziona come qualsiasi altro sistema. Ogni sistema, che sia politico o religioso, è composto di leggi che regolano il tutto, ma che allo stesso tempo possono essere facilmente cambiate e infrante da chi è al potere, con lo scopo di soddisfare i propri interessi o di rafforzare il proprio potere. Questo è un tema che mi interessa enormemente, che ricorre in tutti i miei film e che deriva, senza dubbio, dai miei problemi con l'autorità. Mentre stavo scrivendo La cospirazione del Cairo, c'è stato uno scandalo all'Accademia svedese, incaricata, tra le altre cose, di assegnare il Premio Nobel per la letteratura. Ero molto interessato perché mi trovavo di fronte a un'istituzione in cui un gruppo ridotto di persone possedeva un immenso potere: quello di scegliere lo scrittore migliore al mondo. Purtroppo, queste persone hanno abusato di questo potere pensando di essere al di sopra della legge. La gente ha iniziato a criticarli e ben presto l'istituzione si è trovata sull'orlo del baratro. Il modo in cui la gente ha reagito mi ha ispirato per immaginare la situazione ad al-Azhar.

I POLITICI EGIZIANI
Un'altra fonte di ispirazione è stata ciò che dal punto di vista politico è successo in Egitto. Una delle rivoluzioni egiziane, quella che ha portato al potere il Feldmaresciallo al-Sisi, è stata vista come un colpo di stato militare, anche se in realtà è stata sostenuta dal popolo. Una volta diventato presidente, Sisi, che governa l'Egitto da otto anni, ha deciso di affrontare a testa bassa l'istituto di al-Azhar. La sua prima decisione è stata quella di visitare l'Università nel giorno del compleanno del Profeta. Il suo discorso in sostanza recitava: "O contribuite al problema o contribuite a risolverlo. Dobbiamo combattere il terrorismo, cosa che voi finora non avete fatto. Nel vostro istituto esistono persino libri che incitano al terrorismo e tutto ciò deve finire". Questo discorso era un modo per dire ai membri di al-Azhar: "Sono il nuovo capo dell'Egitto e voi farete meglio a mettervi in riga". Aveva appena sciolto la setta islamica dei Fratelli Musulmani e il suo scopo era quello di affermare con fermezza: "Questo è l'Egitto di oggi". In Egitto convivono cristiani, musulmani e altre minoranze religiose che sono prima di tutto egiziani, così come è egiziana l'Università di al-Azhar. Inizialmente è sembrato che i capi di al-Azhar stessero al gioco, ma poi Sisi ha chiesto loro aiuto su alcune questioni costituzionali. Il Grande Imam, Sheikh el-Tayeb, uomo molto intelligente, ha risposto: "Io sono solo il Grande Imam e il mio unico privilegio è quello di fornire delle raccomandazioni provenienti dal Corano. Lei, Sissi, fa le leggi e io non interferisco con questo". Il presidente voleva che il Corano sostenesse i suoi disegni di legge e il Grande Imam ha risposto che non poteva farlo perché è impossibile cambiare il Corano. La disputa tra i due leader divenne pubblica e in tutto il mondo l'Imam guadagnò popolarità affrontando il tiranno che nessuno osava sfidare. Il conflitto che avevo immaginato nella mia sceneggiatura cominciò quindi, in modo sorprendente, a materializzarsi nella vita reale.
Mi interessa il cinema di genere. Il genere rappresenta una sorta di contratto stipulato tra il regista e il pubblico: se annuncio che realizzerò un thriller, il pubblico avrà determinate aspettative. A me però piace minare queste aspettative e distruggere i cliché del genere attraverso l'irruzione della realtà che mi fa perdere il controllo della storia. È questa la sensazione che amo e credo che ogni regista la cerchi, desiderando che i personaggi del proprio film prendano il controllo della storia e decidano di vivere la propria vita. A volte tutto questo mi spaventa, ma, ad essere sinceri, è per questo motivo che faccio cinema: per realizzare i miei sogni.


dal pressbook del film

Eventi

• Presentato al Festival di Cannes 2022 in Concorso.
• Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022.
• Film inserito nella shortlist per la nomination all'Oscar come Miglior Film Internazionale.

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