Poster Centoundici. Donne e uomini per un sogno grandioso

Centoundici. Donne e uomini per un sogno grandioso (2021)

Centoundici. Donne e uomini per un sogno grandioso
Locandina Centoundici. Donne e uomini per un sogno grandioso
Centoundici. Donne e uomini per un sogno grandioso è un film del 2021 prodotto in Italia, di genere Cortometraggio diretto da Luca Lucini. Il cast include Alessio Boni, Cristiana Capotondi, Giorgio Colangeli, Adriano Occulto, Chiara Mastalli, Alessandro Sampaoli, Nicola Maria Stravalaci.

Il cortometraggio presenta al pubblico uno spaccato di vita vera dei nostri giorni (2021), alternati da 'riavvolgimenti' riferiti al passato.

Il titolo "Centoundici" è un omaggio alle centoundici persone che hanno lavorato alla realizzazione del film: regista, sceneggiatore, attori, assistenti di produzione, montatori, scenografo, costumisti, microfonisti, macchinisti, attrezzisti, operatori, elettricisti, sarte, truccatrici, parrucchieri… Artisti e professionisti in rappresentanza di tutte le maestranze impegnate, quotidianamente, dietro le quinte e indispensabili alla realizzazione di un film, di uno spettacolo, di un concerto, di un festival. Persone e famiglie travolte da quasi due anni di pandemia del Covid19 e per le quali il lavoro si è completamente fermato.

Secondo l'Enpals, solo guardando la prima ondata Covid in primavera 2020, circa 380mila addetti dello spettacolo e della cultura si sono trovati senza lavoro nel nostro Paese. Mentre le industrie culturali e creative hanno perso nel 2020 oltre il 30% del loro volume di affari ("Rebuilding Europe: the cultural and creative economy before and after COVID-19 – Ernst & Young"). A loro, Confindustria ha voluto dedicare la fine del cortometraggio con le interviste e le immagini di backstage sulle note del brano "Vivere", nella versione swing arrangiata da Andrea Guerra. Un auspicio di ritorno alla vita, che è lavoro, è passione, è incontro tra persone, è scambio di idee, è fare progetti.

Da qui la scelta di Confindustria di essere presente, per la prima volta e su iniziativa del suo Presidente Carlo Bonomi, proprio alla 78a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Un palcoscenico unico al mondo per evidenziare il valore delle industrie culturali e creative del cinema, dell'audiovisivo, della musica, dello spettacolo, degli eventi, che sono cultura ma anche impresa. Fondamentali per la loro funzione sociale e per la loro portata economica e occupazionale. Secondo le stime del Centro Studi Confindustria su dati Istat, pre-pandemia l'industria dei contenuti nel 2018 ha creato, sia direttamente sia attraverso la domanda di beni e servizi attivata a monte delle filiere, un valore aggiunto di circa 35 miliardi di euro (2,2% del PIL), e circa 690mila posti di lavoro (2,9% del totale nazionale). I dati riferiti alla sola industria dell'audiovisivo, musica e broadcasting sono rispettivamente 16 miliardi di euro (1,0% del PIL) e 214 mila occupati (0,8% del totale). Circa un terzo sia del valore aggiunto sia degli occupati generati dall'industria della cultura è impiegato in attività direttamente collegate alla cultura, mentre i restanti due terzi appartengono a settori a monte della filiera (come i servizi di consulenza, quelli operativi, di trasporto, le produzioni manifatturiere, immobiliari, etc). La domanda di attività culturali genera un importante effetto moltiplicatore sull'economia italiana, proprio in virtù di questi forti legami di filiera. Per ogni euro aggiuntivo speso per acquistare prodotti culturali in Italia si attiva un valore della produzione nel Paese di circa 1,9 euro. Questo perché quando cresce la domanda finale di prodotti culturali, a beneficiarne non è solo la produzione di contenuti culturali a cui la maggiore domanda è rivolta direttamente ma anche tutti quei settori che riforniscono le imprese culturali e senza le quali non esisterebbe il prodotto culturale.

Ma "Centoundici" sono anche gli anni di Confindustria. Anni di grandi trasformazioni, di creatività italiana, di umanità che hanno cambiato il volto dell'Italia da paese agricolo a industriale. Anni di grandi sogni nei quali le imprese sono state motore di rinascita e dove il contributo di migliaia di lavoratori, uomini e donne, è stato determinante per la ricostruzione del Paese. Come fu nel Secondo Dopoguerra, quando tutto era stato devastato e spazzato via ma non la speranza e la voglia di ricostruire un nuovo futuro di prosperità sociale ed economica. Per il Paese, per i figli, per tutti. È questo che racconta "Centoundici. Donne e uomini per un sogno grandioso" con il linguaggio "vivo" del cinema. Una scelta che è una riconferma da parte del Presidente Bonomi che si era già affidato alla narrazione cinematografica, sempre con la regia di Lucini, per riflettere sui grandi temi della contemporaneità in occasione delle sue ultime Assemblee annuali con i corti "Il coraggio del futuro" (Assemblea Confindustria, 2020) e "L'impresa di servire l'Italia" (Assemblea Assolombarda, 2019).


Il cortometraggio presenta al pubblico uno spaccato di vita vera dei nostri giorni, alternati da "riavvolgimenti" riferiti al passato.

Chiara (Cristiana Capotondi) è una giovane professoressa di storia, insegna alle superiori ed è innamorata del suo lavoro. La pandemia ha significato per Chiara doversi confrontare con un modo completamente nuovo di fare il proprio lavoro: la didattica a distanza. Gli manca l'aula, il rapporto con i colleghi, il contatto con gli studenti perché – sottolinea nel film – "una persona insegna anche guardando i ragazzi negli occhi". Chiara è il simbolo dell'umanità di questa pandemia. E rappresenta molto bene il tema delle donne con il riferimento a Teresa Mattei, la più giovane madre della Costituente, nelle sue battaglie per l'uguaglianza dei diritti e, in particolare, dei diritti delle donne. 

Alberto (Giorgio Colangeli) è un pacato signore di ragguardevole età. L'incontro con Chiara avviene in un centro vaccinale ospitato da una grande azienda. È un'azienda italiana che ha saputo resistere nel tempo, rinnovandosi. Sono cambiati i processi produttivi e le tecnologie sono 4.0. E oggi in azienda c'è perfino un museo. 

Il dialogo tra Chiara e Alberto fa emergere assonanze e coincidenze: la capacità delle imprese di essere motore di ripartenza, oggi con la campagna vaccinale così come nel Dopoguerra, la loro vocazione a innovare, la capacità di fare quello c'è da fare "perché le cose si possono cambiare se si vuole e se si lavora tutti insieme". Alberto l'ha imparato, da giovanissimo, in fabbrica. E così ricorda quel suo primo giorno di lavoro "bellissimo", quando dalla campagna è arrivato in città, proprio in quella stessa azienda che oggi ospita il centro vaccinale. La guarda con l'orgoglio di chi ne ha fatto parte, riconoscendo l'utilità del progresso e scommettendo che guardando avanti, senza rimanere ancorati a metodi e processi appartenenti al passato, si può vincere. Era il 1955, l'ultimo anno di Luigi Einaudi Presidente della Repubblica Italiana. 

Un flashback accompagna indietro nel tempo: qui si vede un giovane Alberto (Adriano Occulto), intento a fare delle consegne in azienda e a un tratto fermarsi dietro alla porta del Direttore Rota (Alessio Boni). Il capoazienda è impegnato con due collaboratori. La discussione è animata. C'è un problema di materie prime. Il rame è fermo alla frontiera e la produzione non si può fermare. "Ma – tuona Rota nel film – neanche le bombe ci hanno mai fermato". È un riferimento alla responsabilità, al coraggio, alla tenacia dell'imprenditore di "fare quello che c'è da fare" e di non fermarsi di fronte agli ostacoli, di guardare alla risoluzione dei problemi, di investire sulle nuove generazioni. In questo contesto risuona nel film il discorso di Einaudi: "Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi". Così la memoria va a uno dei momenti più difficili della recente storia d'Italia, la seconda metà degli anni Quaranta, quando, di fronte a un paese distrutto dalla guerra, furono proprio gli attori sociali, la Confindustria e i sindacati a concordare un impegno comune: la ripresa delle attività e del lavoro. Va alle donne che, quando tutti gli uomini erano al fronte, hanno portato avanti le fabbriche negli uffici ma anche al tornio, alla catena di montaggio. Va al piano Marshall e all'analogia con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza oggi. E va a quello straordinario fermento di idee e alla voglia dilagante di cambiare per costruire insieme un futuro migliore, di sicurezza, di benessere e di pace. Alberto è dunque il simbolo dell'Italia che ha risposto al disastro della guerra mondiale con il lavoro. Lavoro che è attaccamento all'azienda, che è l'emozione di entrare in fabbrica, che è il desiderio di far parte di un mondo nuovo. La speranza di un sogno grandioso per il futuro – quello dei giovani di ieri e della nostra generazione Covid – che ritroviamo nel volto entusiasta e trasognato di Adriano Occulto. Un'immagine iconica che diventa, per questo, la locandina del film.

Il filo rosso tra il passato e il presente di Alberto permette di guardare oltre la pandemia con fiducia come si fa con un nuovo inizio che fa eco a quello che tutti noi stiamo vivendo. Perché le grandi crisi portano con sé anche grandi opportunità: è l'insegnamento della storia. Bisogna però farsi trovare pronti per restituire fiducia ai giovani e costruire un futuro migliore.

"Non avere sogni grandiosi è l'unica cosa che ci può fermare".

Info Tecniche e Distribuzione

Genere: Cortometraggio
Nazione: Italia - 2021
Durata: N.d.
Formato: Colore
Produzione: Maremosso, Un progetto di Confindustria con la collaborazione di Adverteam e Next Group

Cast e personaggi

Regia: Luca Lucini
Sceneggiatura: Gabriele Scotti
Musiche: Fabrizio Campanelli
Fotografia: Davide Artusi
Scenografia: Amos Caparrotta
Montaggio: Nicola Mucelli
Costumi: Elena Matilde Cavallaro

Cast Artistico e Ruoli:
foto Alessio Boni

Alessio Boni

Direttore Rota
foto Adriano Occulto

Adriano Occulto

Alberto giovane
foto Chiara Mastalli

Chiara Mastalli

Segretaria Uslenghi



Produttori:
Lorenzo Ulivieri (Produttore esecutivo), Maura Beretta (Produttore), Ina Richter (Assistant producer)


Soggetto e sceneggiatura: Gabriele Scotti | Direttore di produzione: Cristiano Font | Ispettore di produzione: Federico Notaro | Coordinatrice di produzione: Alessandra Robecchi | Assistente produzione: Marc Landò, Tommaso Ulivieri, Lorenzo Quaglia, Flaminia Fontana | Location manager: Sergio Devidovich | Aiuto regista: Marco Peviani | Assistente regia: Francesca Valentini | Assistente operatore: Daniela Bellu, Juan Sebastian Florez | Comparse: Chiara Alborghetti, Marco Antonini, Massimo Bacciu, Valentina Bagnetti, Sara Balestrieri, Rita Barbaro, Matteo Bergonzi, Maurizio Careggio, Sara Dal Mas, Riccardo Donadio, Benedetta Ferrario Hercolani, Walter Frigerio, Laura Fumagalli, Damiano Gorlani, Claudio Granatieri, Leo Liotta, Stefano Mario Mirone, Massimiliano Moschini, Marco Oprandi, Maria Antonietta Palazzo, Philippe Penninck, Francesco Emanuele Ratti, Raphael Sansone, Giovanni Santoro, Flavia Luigia Schiavina, Emilia Spinelli, Riccardo Vit, Maria Sabrina Viviani.

Il backstage del cortometraggio del film

Centoundici professionisti, tecnici, artisti. Un film. Centoundici persone per realizzare un'opera cinematografica. Come una media impresa che torna "in scena".
È un lavoro, quello dell'industria cinematografica, ripartito dopo lunghi mesi di fermo a causa della pandemia del Covid19. Sono tanti i volti, le competenze, le anime artistiche e le funzioni che lavorano dietro alle quinte alla realizzazione di un film. Un'orchestra invisibile ma essenziale al buon esito di ogni opera d'arte.

La scintilla dell'idea creativa del film "Centoundici. Donne e uomini per un sogno grandioso" si accende d'inverno. Non c'è ancora il titolo ma un grande entusiasmo per il valore simbolico del progetto e il lavoro che riparte. Sarà una storia dei nostri giorni che racconta il presente con gli occhi del passato e lo sguardo verso il futuro. Uno spaccato di vita vera dell'impresa, dei suoi valori, della società. Non c'è poi molto tempo al 10 settembre, data dell'anteprima del cortometraggio in occasione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, per il soggetto, la sceneggiatura, gli allestimenti, i costumi, la regia, la musica, il montaggio, la fotografia, la produzione.
Ed è in questo intervallo, sospeso e anche frenetico, che assistiamo alla magia. "È la magia del cinema, oggi ancora più bella in questo nuovo primo giorno di lavoro. Da troppo tempo ormai lo aspettavamo" dichiara, convinto, uno degli elettricisti addetti all'illuminazione del set mentre sistema le luci dove poco dopo verrà girata una delle scene ambientate negli anni '50. 
Creare un set è un lavoro complesso, in cui tutti sanno esattamente cosa devono fare e quando lo devono fare. Il movimento è perfetto. I flussi sono pensati nel minimo dettaglio, con rigore ingegneristico. Apparentemente, non c'è spazio per l'improvvisazione. Così, insieme, centoundici persone, in soli tre giorni realizzano da zero e allestiscono il set cinematografico e girano il cortometraggio, sotto lo sguardo vigile e scrupoloso del regista Luca Lucini.
"Cosa stai costruendo? Una cattedrale?". Scherzano tra di loro progettisti del set e gli addetti alla realizzazione della scenografia mentre alzano il muro di cartongesso che separa gli spazi della scena, che verrà girata il giorno seguente. Sono arrivati alle 7.30 del mattino. I tamponi sono tutti negativi.  
Cavi, mobili, monitor, cuffie, pesi, tappezzeria, barattoli di vernice, vestiti. Ma anche macchine da presa, scale, macchine da cucire, trapani, cassette degli attrezzi, nastro adesivo, corde e molto altro ancora. Lo scarico delle scenografie dà inizio ai lavori. Cinquanta metri di strada sono riservati al solo "carico/scarico". Non c'è tempo da perdere. 
I luoghi si trasformano. Gli ingranaggi di questa "macchina" perfetta, costruita e organizzata nel dettaglio dal reparto produzione, cominciano a girare. 
"C'è il caffè?" – "Sempre, per tutti".  Ora, i telefonini devono essere spenti. "Silenzio in sala! Pronti? Ciack in campo. A+B prima. Scena 1. Via!".

2 giorni di riprese. 21 ore di girato. Circa 20 minuti di montato finale. 14 attori. 30 comparse.
"Se posso, preferisco non riguardarmi mai. Temo sempre di inibirmi. Siamo abituati a vedere allo specchio solo il nostro volto. Il cinema, invece, ti fa vedere tutto di te. Anche il dietro. E poi ti chiedi: ma chi è quello che cammina così? E sei tu, semplicemente". 

500 capi selezionati. 200 vestiti contemporanei. 50 tute blu. 250 costumi anni '50. 
Abiti e accessori sono cercati, selezionati con minuziosa attenzione. Studio, immersione nella realtà, ricerca del dettaglio vengono perseguiti con estremo rigore e passione dalla costumista, le sue assistenti, tutte le sarte. Per girare le scene ambientate negli anni '50, per esempio, vengono realizzati abiti ad hoc oppure riadattati per gli attori e le comparse – dall'imprenditore, agli operai, agli ingegneri, all'autista, perché all'epoca – raccontano sul set – "gli uomini erano più bassi e più magri". Con il progresso, anche la fisionomia dei corpi è cambiata e il lavoro di sartoria ne deve tenere memoria. 

4 location. 1 giorno intero di allestimento. Circa 80 persone al lavoro. 
Ogni ambientazione è il frutto di un accuratissimo lavoro di studio e scrupolosa scelta di tutto quello che il pubblico vede nell'inquadratura. Lo scenografo "veste" alla perfezione i luoghi della sceneggiatura. Anche per questo la finzione del cinema è così straordinariamente capace di riflettere la realtà. Così la scenografia del centro vaccinale nel film, in cui i protagonisti, Alberto e Chiara, si incontrano per la prima volta, rispecchia nel minimo dettaglio la recente quotidianità del nostro presente. 

2 mesi di sceneggiatura. 17 scene. 2 epoche storiche, ieri e oggi. 
"Dove è l'incenso da spargere per ricreare il fumo da sigaretta? Negli anni '50 fumavano in ufficio". Gli attrezzisti custodiscono e collocano gli oggetti di scena. 100 oggetti autentici: tutti da cercare, recuperare e conservare.

4 attori protagonisti. 1 taglio di capelli.
Negli anni '50, boccoli scolpiti e chiome biondo platino per le donne. Capelli corti e tagli netti per gli uomini. Attori e attrici prima di girare la scena passano dal reparto "trucco e parrucco".  "L'ideale sarebbe poterti tagliare i capelli come si portavano all'epoca. Taglio?" – "Certo, mi fido di voi. Deve essere tutto molto realistico". 
L'operatore è per le immagini, il fonico è per i suoni. Insieme lavorano in perfetta sincronia. "Sul videowall della parete della location abbiamo sviluppato uno schema di tutto l'impianto video e audio. La registrazione deve essere perfetta".
Centoundici persone tra attori e comparse, produttore, regista, aiuto regista, scenografo, costumista, direttore della fotografia, operatore di macchina, fonico, suono, scenografia, truccatori, parrucchieri, macchinisti, elettricisti, montatori. Un film: "Centoundici". 
"Pronti? Silenzio. Giriamo. Video. Motore. Azione!" Così riparte la magia del cinema. 

Eventi

Presentato in anteprima il 10 Settembre 2021 all'interno della sezione "Venice Production Brigde" della 78a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dedicata ai professionisti dell'industria cinematografica, alla presenza del Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, del Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto, del regista Luca Lucini e di alcuni degli attori protagonisti come Cristiana Capotondi, Giorgio Colangeli, Adriano Occulto. 

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