Locandina Italiana
Locandina Easy - Un viaggio facile facile
Easy - Un viaggio facile facile (Easy) è un film del 2017 prodotto in Italia e Francia, di genere Commedia diretto da Andrea Magnani. Il film dura circa 91 minuti. Il cast include Barbara Bouchet, Libero De Rienzo, Nicola Nocella, Ostap Stupka, Lorenzo Acquaviva, Veronika Shostak. In Italia, esce al cinema giovedì 31 Agosto 2017 distribuito da Tucker Film. Al Box Office italiano ha incassato circa 221659 euro.

Isidoro, detto Easy, ha 35 anni, molti chili di troppo e una bella depressione: vive con la madre e passa il tempo davanti alla Playstation. Giornate lente, immobili, spese ingozzandosi di psicofarmaci e meditando (più o meno convintamente) il suicidio. Poi, però, qualcosa cambia: il fratello gli chiede di riportare a casa lo sfortunato operaio Taras, morto per un incidente sul lavoro, trasportando la sua bara fino in Ucraina. Niente di complicato, sulla carta, ma Isidoro è Isidoro e un lungo viaggio attraverso i Carpazi può rivelarsi davvero insidioso. Soprattutto alla guida di un carro funebre!

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 31 Agosto 2017
Uscita in Italia: 31/08/2017
Prima Uscita: 31/08/2017 (Italia)
Genere: Commedia
Nazione: Italia, Francia - 2017
Durata: 91 minuti
Formato: Colore
Produzione: Bartlebyfilm (co-produzione), Fresh Production UA (co-produzione), Pilgrim Film (co-produzione)
Distribuzione: Tucker Film
Box Office: Italia: 221.659 euro
Note:
Presentato al Festival di Locarno l'8 Agosto 2017 come unico film italiano in concorso (sezione Cineasti del presente).

Immagini

[Schermo Intero]

UCRAINA EXPRESS
Abbiamo tutti un Taras da riportare a casa

Isidoro, detto Easy, ha 35 anni, molti chili di troppo e una bella depressione: vive con la madre e passa il tempo davanti alla Playstation. Giornate lente, immobili, spese ingozzandosi di psicofarmaci e meditando (più o meno convintamente) il suicidio. Poi, però, qualcosa cambia: il fratello gli chiede di riportare a casa lo sfortunato operaio Taras, morto per un incidente sul lavoro, trasportando la sua bara fino in Ucraina. Niente di complicato, sulla carta, ma Isidoro è Isidoro e un lungo viaggio attraverso i Carpazi può rivelarsi davvero insidioso. Soprattutto alla guida di un carro funebre!
Girato ammiccando affettuosamente al cinemascope dei grandi western, e percorso da un umorismo rarefatto che piacerebbe a Kaurismaki, Easy – Un viaggio facile facile è l’opera prima di Andrea Magnani: un bizzarro, divertente, poetico road movie che, trasformando i chilometri in cammino esistenziale, schiera Nicola Nocella (Nastro d’argento per il Figlio più piccolo di Pupi Avati), Libero De Rienzo (Santa Maradona, Smetto quando voglio) e Barbara Bouchet (amatissima da tutti gli italiani e, non dimentichiamolo, da un certo signor Quentin Tarantino, che la annovera tra le proprie muse).
Dopo Zoran il mio nipote scemo, premiato debutto di Matteo Oleotto, la Tucker Film scommette ancora sulla commedia di un esordiente. Anzi: di un “esordiente”, fra virgolette, perché Magnani è approdato a Easy da uomo di cinema, girando corti, documentari e firmando numerose sceneggiature per il grande e piccolo schermo (L’ispettore Coliandro). Prima coproduzione ucraino-italiana, Easy ci ricorda che abbiamo tutti un Taras da riportare a casa. E poco importa se non sarà un’impresa facile facile.

EASY, COMMEDIA CON BARA

Easy racconta un viaggio insolito e, all’apparenza, quasi inutile: il protagonista deve trasportare la salma di Taras, una persona che non conosce attraverso luoghi che non conosce. Luoghi spigolosi come l’Ucraina e i Carpazi, decisamente lontani dalla nostra consuetudine e dai nostri agi turistici. Lui, Isidoro, è un uomo ordinario costretto a fare un salto nel buio, geografico e metaforico, per riappropriarsi della sua vita. O meglio: per ottenerne una completamente nuova. Ci riuscirà? L’Ucraina si rivelerà un possibile punto di partenza o solo un complicato punto d’arrivo?
Certi viaggi portano dentro di sé quel sapore speciale che possiamo anche definire “avventura”: Easy parla proprio di questo, parla di strade sbagliate e di deviazioni, di incontri surreali e di contrattempi non meno surreali, ma parla anche della forza con cui si devono affrontare le incertezze e le paure, cercando una rinascita e, perché no, una redenzione. Ecco perché i paesaggi dell’Ucraina si sono rivelati ideali per ambientarci il film: perché, prima di essere una commedia con bara, Easy è una storia di confini. Quello filosofico tra vita e morte, quello culturale tra mondo latino e mondo slavo, quelli artificiali, costruiti dagli uomini, tra Europa Occidentale e Orientale, che sono poi i confini che Isidoro deve attraversare.
Nella sceneggiatura non ci sono molti dialoghi per due ragioni: la prima è a causa della personalità del protagonista, abituato a stare in disparte dalle vite degli altri e dalla sua stessa vita. La seconda è dovuta a un paese dove la lingua è così distante e impervia che diventa impossibile comunicare tramite parole e frasi. Isidoro è costretto a usare il suo misero inglese, i gesti, le espressioni. E noi, in tutto questo, impariamo assieme a lui: come leggere i volti degli altri, il tono delle loro voci, i loro gesti. E diventa sorprendente quanto sia facile comprendersi anche senza una lingua comune. – Andrea Magnani

I NOVE LODEN DI ISIDORO
Conversando con Nicola Nocella

Partiamo dal freddo. Più Isidoro si addentra nei Carpazi, sfidando un meteo non esattamente amichevole, più la sensazione di gelo polare fuoriesce dallo schermo. Quanto hai sofferto sul set?
Una notte dovevo affrontare la scena più importante, la scena in cui Isidoro parla a cuore aperto con la bara di Taras, e c’era un temperatura infernale. In-fer-na-le. Durante le riprese sul fronte ucraino, che sono durate due lunghissimi mesi, ho pensato molte volte di non farcela, sarei bugiardo a sostenere il contrario, ma quella notte… Quella notte… Mi chiedo ancora come sarebbe andata a finire senza Rostik, il capo-attrezzista nonché mio personale angelo custode, che si è avvicinato con una bottiglia e mi ha detto «Drink». Ora: non so quanti conoscano la temibilissima samohonka, la vodka dei Carpazi, ma so che uno shottino di fuoco liquido mi ha salvato la vita e che Andrea Magnani ha trovato subito perfetto il primo take!

Neve. Pioggia. Corsi d’acqua. E, appunto, temperature in-fer-na-li. Tutto questo, scena dopo scena, indossando un loden. Praticamente, il coprotagonista.
Esatto! Lo dico sempre: nel film ci siamo io, una bara da trasportare e un loden che scandisce tutto il racconto! Ricordo che ne abbiamo comprati nove prima di partire, tutti di taglie diverse, occupando per ore uno sventurato negozio di Roma. Andrea aveva già tutto il film in testa, quindi sapeva con precisione il numero di cappotti che ci sarebbero serviti: uno per la scena in cui Isidoro guada il fiume, uno per la scena in cui Isidoro sta dormendo e viene “decorato” dal graffitaro, uno… Insomma: otto li abbiamo usati in trasferta, uno lo abbiamo trattato con sacralità, quasi fosse una reliquia: ci serviva per la scena iniziale sul ponte di Grado, che abbiamo girato al rientro, e doveva tornare in Italia assolutamente immacolato. Solo chi compra un loden può sapere quanto sia difficile, oggi, trovare un loden!

Ogni film è fatto di incontri. E, quindi, è fatto “di” persone, non solo “da” persone. Tanto più a migliaia di chilometri dalla propria comfort zone. Prima hai citato Rostik, il tuo angelo custode: vuoi aggiungere qualche nome?
Sergej, il nostro runner, uomo e autista eccezionale. Quand’è venuto a prelevarci in aeroporto, a Kiev, ha subito dovuto gestire un testacoda spaventoso sul ghiaccio: io e Andrea siamo ancora convinti che la Guerra Fredda poteva vincerla Sergej, da solo, con il suo Fiat Ducato! Una delle prime frasi che ho imparato a dire in ucraino, «Ti voglio bene», me la sono fatta insegnare per poterla rivolgere a lui.

Cos’altro ti ha insegnato, a livello personale, un set non certo facile facile?
Mi ha insegnato che la bellezza è dappertutto: faticosa da conquistare, forse, ma è veramente dappertutto. Basta avere pazienza, basta avere lo sguardo giusto. In Ucraina ci piombava addosso all’improvviso, con i panorami mozzafiato che si vedono nel film, e ci ripagava di ogni sforzo.

E a livello professionale, invece, cosa ti ha lasciato il viaggio di Easy?
Mi ha lasciato tantissimo. Mi ha cambiato tantissimo. Mi ha cambiato al punto che, adesso, non mi preoccupo più di piacere a Nicola Nocella: appena finisco di girare una scena, guardo il regista con cui sto lavorando e gli chiedo semplicemente «Sei contento?». Questo cambio di prospettiva lo devo tutto al rapporto con Andrea: una persona speciale, una persona che ammiro infinitamente. Spero solo di essere stato all’altezza del successo che merita.

Gianmatteo Pellizzari

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