Ghost in the Shell (2017)
Ghost in the ShellGhost in the Shell racconta la storia di Major, un agente speciale, un ibrido tra cyborg e umano unico nel suo genere, che guida la task force speciale Section 9. Incaricata di fermare i più pericolosi criminali ed estremisti, la Section 9 dovrà confrontarsi con un nemico il cui obiettivo singolare è quello di annientare i progressi nel campo della cyber technology della Hanka Robotic.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 30 Marzo 2017Uscita in Italia: 30/03/2017
Data di Uscita USA: venerdì 31 Marzo 2017
Prima Uscita: 31/03/2017 (USA)
Genere: Azione, Crimine, Drammatico
Nazione: USA - 2017
Durata: N.d.
Formato: Colore
Produzione: DreamWorks SKG, Grosvenor Park Productions, Paramount Pictures, Seaside Entertainment
Distribuzione: Universal Pictures
Budget: 110.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 39.131.504 dollari | Italia: 2.187.209 euro
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 26 Luglio 2017 [scopri DVD e Blu-ray]
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LA PRODUZIONE
Ambientato nella società di un futuro non troppo lontano in cui il confine tra uomo e tecnologia è sempre più labile, il film Ghost in the Shell è il frutto di uno straordinario lavoro di immaginazione e racconta le origini del Maggiore, il primo essere umano ciberneticamente modificato con successo e leader della Sezione 9, l'unità di lotta anti terrorismo cibernetico.
Dalla sua pubblicazione nel 1989, il manga originale di Masamune Shirow Ghost in the Shell ha subito conquistato un vasto numero di seguaci in tutto il mondo, tra cui alcuni registi influenti come Steven Spielberg, James Cameron e i fratelli Wachowski. Il suo epico franchise vanta già due film divenuti pietre miliari del genere anime, due serie TV oltre a romanzi, e videogiochi per consolle e per cellulari.
Nel corso degli ultimi tre decenni, la popolarità di Ghost in the Shell ha continuato ad aumentare, con i suoi temi centrali che diventano sempre più pertinenti. "E' una parabola sui pericoli della tecnologia", spiega il produttore Avi Arad, l'ex presidente, CEO e fondatore dei Marvel Studios. "Ghost in the Shell solleva questioni filosofiche interessanti legate ad un ambiente futuristico, ma che sono altrettanto rilevanti per il mondo contemporaneo. Esplora ciò che ci definisce come individui – la nostra storia messa a confronto con le nostre azioni. E riesce a fare tutto questo, nell'ambito di un grande film d'azione molto travolgente".
Il lungo viaggio del film fino all'approdo sul grande schermo ha avuto inizio quando Avi Arad ha proposto il progetto a Steven Spielberg – con l'aiuto di una fonte inaspettata. "Ho incontrato Steven e sua figlia sulla spiaggia di Malibu", racconta. "La ragazzina sapeva tutto ciò che si può immaginare su Ghost in the Shell. E' lei che ha presentato il progetto. Che ha lanciato la palla".
Nel 2008, Spielberg e la DreamWorks hanno acquisito i diritti per fare la prima versione cinematografica live-action di Ghost in the Shell, con Avi Arad, Ari Arad, Steven Paul e Michael Costigan come produttori, e Tetsu Fujimura, Yoshinobu Noma, Mitsuhisa Ishikawa e Jeffrey Silver come produttori esecutivi. A tutto ciò sono seguiti otto anni di sforzi attenti per realizzare la giusta sceneggiatura e trovare il regista e gli interpreti più adatti.
Per dirigere l'ambizioso progetto, i produttori hanno voluto il regista britannico Rupert Sanders, già noto per il suo film dark d'azione, Biancaneve e il cacciatore. "Rupert Sanders è un visionario", spiega Avi Arad. "Ha sempre amato il progetto e sapeva quanto sarebbe potuto essere importante. L'amore di Rupert per l'arte e la narrazione lo ha reso il regista perfetto per questo film".
Sanders conosceva già molto bene il primo film in versione anime di Ghost in the Shell, che ha sempre ritenuto una pietra miliare nella storia del cinema moderno per il modo in cui riesce a fondere un ambiente tipicamente giapponese con gli elementi classici della fantascienza. "Il film di animazione per adulti è decisamente spettacolare", dice il regista. "Ha fissato lo standard per un'estetica globale futurista. Il personaggio del Maggiore è straordinariamente emozionante – perché lei è potente e sexy. E 'un essere umano ed è una macchina. Come regista ho trovato molto affascinante il mix di questi elementi".
Non molto tempo dopo aver accettato ufficialmente l'incarico di dirigere il progetto, Sanders ha presentato ai produttori un graphic novel originale di 110 pagine per illustrare la sua visione del film. "Volevo tornare al mondo originale di Ghost in the Shell", spiega. "Il linguaggio visivo del manga ha davvero catturato la mia immaginazione, quindi ho usato molte immagini dall'originale in quel collage provvisorio della storia".
Ghost in the Shell è straordinariamente popolare in Giappone, ma sono in molti in America e in tutto il resto del mondo ad aver visto ed e amato la versione animata. "Le immagini sono davvero potenti", spiega Sanders. "E quelle immagini sono diventate la prima pietra del nostro film. Non abbiamo dovuto reinventarlo da zero, ma non lo abbiamo neppure copiato fotogramma per fotogramma".
Ben consapevole del fatto che i fan di Ghost in the Shell andranno a vedere il film con grandi aspettative, i realizzatori hanno lavorato sodo per cercare non solo di soddisfarle, ma di superarle. "Non tutte le convenzioni manga o anime possono essere trasposte direttamente nella fotografia di un film live-action, ma abbiamo cercato di rimanere il più possibile fedeli allo spirito originale dell'opera, pur trasportandola in un genere diverso", spiega il produttore esecutivo Silver. "Quando si lavora ad un progetto che ha così tanti fan in tutto il mondo, si deve cercare di rispettarli onorando tutte le loro aspettative – e offrendo loro anche qualcosa in più".
L'intenzione di Sanders è sempre stata quella di costruire un film più grande attorno a tutto il materiale di partenza, facendo onore al suo cuore e alla sua essenza filosofica, ed anche alle sue immagini iconiche che hanno reso la storia universalmente popolare. "Abbiamo mantenuto la Geisha nella nostra sequenza di apertura", dice. "Abbiamo mantenuto il camion della spazzatura. Abbiamo mantenuto alcune cose della Hanka Corporation, e molte, molte piccole cose che come fan adoravo. Sanders ha conservato molti degli elementi iconici dell'originale. E anche se vengono esplorate tematiche come l'umanità, la tecnologia, e il dualismo, il nostro film è soprattutto un viaggio di esplorazione racchiuso in un giallo abbastanza semplice. Il Maggiore insegue un cattivo, e la cosa ci porta a chiederci 'chi è questo tizio?' Cosa sta prendendo e perché lo sta prendendo? Ma mentre lei si incammina lungo questa strada, comincia a rendersi conto che il suo percorso e il percorso di colui che insegue sono più simili di quanto non pensi.
Una delle sfide che i realizzatori hanno dovuto affrontare era quella di fare in modo che gli elementi di base della storia fossero chiari per quella parte di pubblico che non conosceva l'originale. "Abbiamo impiegato parecchio tempo per svilupparla affinché il pubblico potesse cogliere il dilemma legato all'impatto della tecnologia", spiega Ari Arad.
In pratica quando un essere umano può essere migliorato ciberneticamente, con tecnologie che gli consentono di avere una vista più acuta, di comunicare per via telepatica e di aumentare la capacità di reggere l'alcool, il rischio di attacchi di terrorismo informatico si trasforma in una nuova e anche più pericolosa minaccia. "Non è poi così diverso da ciò che ci offre oggi la tcnologia di un cellulare, di un'audio protesi o di un pacemaker di ultima generazione", fa notare Avi Arad. "La tecnologia per migliorare il nostro benessere fisico è già disponibile. E nuove straordinarie applicazioni vengono realizzate ogni giorno. Ma se una tecnologia assolutamente rivoluzionaria dovesse cadere nelle mani sbagliate, potrebbe provocare distruzioni immense".
Nel futuro di Ghost in the Shell, i criminali possono non solo entrare nel vostro conto in banca, possono anche accedere ai vostri ricordi e controllare il vostro comportamento. Proteggere il mondo da questi cyber-terroristi richiede un nuovo tipo di tutori della legge. La elitaria squadra dell'anti terrorismo Sezione 9 è composta da alcune delle persone più tecnologicamente avanzate del mondo, compreso il Maggiore. "In un mondo in cui l'informazione domina la scena, la chiave per la sopravvivenza è proteggere la privacy", spiega il produttore Michael Costigan. "Ecco dove la Sezione 9 entra in gioco".
Tutte le persone coinvolte nel film hanno sentito la responsabilità di preservare l'integrità dell'originale. Per tutta la scrittura, lo sviluppo e le riprese del film, i realizzatori si sono rifatti ai manga e all'anime per trarne ispirazione. Inoltre, Mamoru Oshii, regista dei due film d'animazione, e Kenji Kamiyama, regista della serie televisiva, sono stati invitati a visitare il set durante riprese ad Hong Kong. "Rupert ha creato una sua versione di questa storia", dice Oshii. "Questo è il più bello di tutti i film della serie realizzati finora. Rupert inizia con composizioni, colori e idee di illuminazione. Essendo io stesso un regista, credo che la cosa migliore per chi dirige sia seguire la propria visione, ed è questo che ho desiderato per Rupert. Scarlett Johansson è andata ben oltre le mie aspettative con la sua interpretazione del ruolo del Maggiore".
Maki Terashima-Furuta, vice presidente della produzione per I.G. Stati Uniti d'America, che ha prodotto il film e la serie televisiva giapponese di animazione di Ghost in the Shell aggiunge: "Provo un grande rispetto per il film che Rupert sta dirigendo. Ghost in the Shell è stato estremamente innovativo ai suoi tempi e le persone ne sono ancora ipnotizzate, anche a distanza di vent'anni. Sono sicuro che seguiranno altri film di questa serie".
Sanders è orgoglioso di essere parte della famiglia di Ghost in the Shell. "Abbiamo tutti compreso l'importanza di far parte di quella cultura", dice. "Abbiamo avuto persone giapponesi con noi tutto il tempo delle riprese. Volevamo divenire parte di questo gruppo di narratori, e desideravamo che loro facessero parte del nostro progetto".
SCRITTURARE INTERPRETI IN TUTTO IL MONDO
Un elemento chiave della visione di Sanders per il film era riuscire a creare un mondo futuro multietnico e multiculturale, un'idea riflessa chiaramente dalla scelta dei protagonosti. Gli attori voluti per il film provengono infatti da paesi di tutto il mondo, tra cui il Giappone, la Nuova Zelanda, l'Australia, la Francia, l'Inghilterra, gli Stati Uniti, il Canada, lo Zimbabwe, la Danimarca, Singapore, la Polonia, la Turchia, le isole Fiji, la Cina, la Romania e il Belgio.
A capo di questo gruppo di attori così internazionale troviamo Scarlett Johansson nel ruolo del Maggiore. La Johansson arricchisce il personaggio centrale conferendole un'interiorità che Sanders trovava mancasse al suo corrispettivo animato. "Nella versione anime, il Maggiore è abbastanza distaccato da tutto, il che la rende al tempo stesso seducente e misteriosa", spiega. "Ma in questo film, abbiamo bisogno di capire quello che sta vivendo interiormente. La nostra storia porta il pubblico a comprendere ciò che le sta accadendo nel profondo e questo consente al personaggio di crescere".
"Scarlett ha arricchito il personaggio di una qualità infantile e ciò è molto importante perché questa storia è un po', in un certo senso, la storia di Pinocchio", continua il regista. "È molto abile nel lasciarci avvicinare al personaggio per brevi momenti per poi respingerci di nuovo. Per me Scarlett è la regina del cyberpunk".
Il produttore Ari Arad fa notare come tra tutti i personaggi del film, il Maggiore è quello la cui vita è stata maggiormente trasformata grazie alla tecnologia. "Lei è felice di essere la persona più straordinaria del mondo, ma allo stesso tempo, si avverte il peso che sopporta. Scarlett cattura ed esprime alla perfezione emozioni, umorismo e intensità del Maggiore".
La lotta al terrorismo informatico porta inaspettatamente il Maggiore ad intraprendere un percorso di ricerca interiore, afferma la Johansson. "Rupert ed io abbiamo discusso molto di come lei sia alla ricerca della propria identità e della verità sulle proprie origini. Questo personaggio arriva a credere di avere sia una vita che le è stato data, che una vita da lei scelta. Questo è il vero motivo per cui ho voluto fare questo film. Trovare la propria identità reale, il senso di isolamento che è parte dell'esperienza umana, così come il senso di connessione che noi tutti condividiamo – sono temi per me molto importanti".
L'attrice è stata anche colpita dalle straordinarie immagini che Sanders aveva preparato per il film. "Sono state le sue immagini a farmi decidere di fare questo film", afferma la Johansson. "Quello che ha creato non è solo qualcosa che accontenti i fan. Questo film è qualcosa di innovativo. Non è il futuro incontaminato che a volte immaginiamo. L'umanità sta come implodendo, come un serpente che si mangi la coda. Le città sono costruite su altre città, le persone sono fatte di altre persone e di computer".
Costigan sostiene che la Johansson sia l'unica attrice che avesse mai immaginato nel ruolo. "Questo personaggio deve possedere una grande umanità ed essere, al tempo stesso, capace di distaccarsi", spiega il produttore. "Deve essere in grado di stabilire un contatto con il pubblico e anche di tenerlo a distanza. Non potevamo immaginare nessun'altro per questa parte. Abbiamo davvero insistito e lavorato tanto per poterla avere nel film".
Mamoru Oshii, che ha diretto la versione anime di Ghost in the Shell, loda l'attrice per la sua capacità di dar vita ad un personaggio con la mente e il corpo non in sintonia. "Il Maggiore possiede un lato forte e combattivo, ma è anche molto insicura. Non è del tutto umana, ma non è nemmeno un robot. Scarlett riesce a dire così tanto anche solo con gli occhi. Lei è così vicina alla mia visione originale del personaggio. E' assolutamente perfetta in questo ruolo, e nessun altro avrebbe potuto interpretarlo altrettanto bene".
L'attore danese Pilou Asbæk è stato scritturato per il ruolo di Batou, il Secondo in comando, dopo il Maggiore. I realizzatori lo conoscevano per le sue performance nei film danesi A Hijacking e A War, candidato all'Oscar nel 2015 come miglior film straniero. "Conoscevamo i film europei di Pilou, ma questa sua performance è stata una rivelazione", dice Costigan. "Scoprire nuove qualità in un attore è una delle cose che rende il nostro lavoro veramente emozionante".
L'imponente fisicità di Asbæk è perfetta per il ruolo del soldato duro come l'acciaio, secondo Sanders. "Quando ho discusso il ruolo per la prima volta con Pilou, ho subito capito che lui era Batou", spiega il regista. "Ha questo grande senso dell'umorismo un po' sgangherato ed ha questo aspetto da orso, ma allo stesso tempo possiede una grande sensibilità che è esattamente ciò di cui Batou aveva bisogno. Come altri membri della Sezione 9, Batou è migliorato ciberneticamente, ma non nella stessa misura in cui lo è il Maggiore. Lei si è trasformata in un cyborg istantaneamente, mentre Batou perde gradualmente parte della sua umanità. Ogni volta che ha un nuovo infortunio gli sostituiscono qualcosa".
Secondo Asbæk, Batou generalmente preferisce lasciare che siano i suoi pugni a parlare, "E 'un esperto nel combattimento corpo a corpo, un vero killer, ma secondo me è anche il cuore e l'anima di Ghost in the Shell", spiega l'attore noto ai fan della serie danese "Borgen" come lo spin-doctor Kasper Juul. "Mangia pizza, beve birra e ama i cani. Sono tutte cose che abbiamo in comune io e lui e spero che sia lo stesso per il pubblico. In fondo in fondo è un ragazzo semplice: affidabile, affettuoso e dolce".
"Questo tipo di carattere arricchisce di una leggerezza inaspettata un ruolo d'azione altrimenti serissimo", afferma Silver. "Ti aspetti che Batou sia soltanto un duro, ma Pilou lo interpreta con un certo luccichio nei suoi occhi cibernetici".
Batou è una delle poche persone con le quali il Maggiore può permettersi di abbassare la guardia. "Scarlett e Pilou sono così fantastici insieme sullo schermo", dice Sanders. "La loro partnership è un bellissimo rapporto, quasi il classico amore non corrisposto. Lui la capisce, perché ha provato lui stesso molto di quello che prova lei. Lei è una cyborg, pertanto non possono avere una relazione di tipo fisico, ma lui è il suo protettore. Ogni sentimento amoroso è lasciato inespresso, come avviene nel manga".
La Johansson concorda sul fatto che il rapporto tra il Maggiore e Batou sia speciale. "Quando è insieme a lui, lei si sente umana al massimo", spiega l'attrice. "Lei non si fida di molte persone. Con Batou invece può condividere alcuni momenti di tranquillità. Lui le ricorda come potrebbe essere la vita e come forse era lei un tempo".
Per il ruolo di Daisuke Aramaki, il pacato capo della Sezione 9, i realizzatori hanno voluto l'icona giapponese "Beat" Takeshi Kitano, attore comico e drammatico, regista, scrittore e creatore di giochi, meglio conosciuto con il nome d'arte, Beat Takeshi. Estremamente fedele ai membri della sua squadra, Aramaki metterà a rischio la propria carriera per garantire la loro sopravvivenza. Ed è anche una sorta di mentore e di padre surrogato per il Maggiore.
Sanders è cresciuto ammirando il lavoro di Kitano sia come attore che come regista. "Era una delle prime persone che desideravo portare nel progetto", racconta. "Non volevo che Aramaki fosse un membro non attivo della squadra. E' invece uno dei più tosti del gruppo che ha fatto le sue guerre e le sue battaglie. Usa ancora un revolver vecchio stile. E' il patriarca di questa strana famiglia disfunzionale che è la Sezione 9".
Kitano dice che del progetto lo attraeva la possibilità di fare qualcosa che fosse al tempo stesso giapponese nell'anima ma internazionale come appeal. "Il materiale originale ha conquistato un pubblico molto ampio", spiega. "I fan aspettavano da anni che se ne facesse un adattamento cinematografico live-action. Rupert ha avuto la tenacia e la stamina per raggiungere questo obiettivo. La sua persistenza lo ha reso un regista di altissima classe".
Sanders è altrettanto entusiasta riguardo all'esordio cinematografico dell' attore ad Hollywood. "Lavorare con Takeshi è stato un sogno", afferma. "E 'un attore incredibile consapevole delle proprie capacità. Non è chiassoso. E veramente minimale ma ha un aspetto che può essere terrificante. E poi cambia di botto e si trasforma in una persona divertente, affettuosa e gentile".
Non essendo a suo agio con la lingua inglese, Kitano ha preferito recitare in giapponese, pronunciando la maggior parte delle battute nella sua lingua madre, e la cosa funziona perfettamente grazie ad un pezzo chiave della tecnologia della storia. Quando sono in missione, tutti i membri della Sezione 9 comunicano telepaticamente grazie ad un impiantato cibernetico chiamato mind-comm. "Il mind-comm fa si che io possa parlare in giapponese e che gli altri a comprendano istantaneamente nella propria lingua", spiega Kitano. "Sarebbe molto comodo se esistesse davvero".
Il personaggio della dottoressa Ouelet, uno dei principali scienziati della Hanka Corporation e creatrice del Maggiore, nelle precedenti versioni della saga era un uomo, ma Sanders ha ritenuto importante sottolineare il lato materno del personaggio. "La dottoressa Ouelet è davvero la madre del Maggiore", dice il regista. "E' stata lei ad assemblarla. E la cosa mi ha colpito molto. La dottoressa Ouelet è assolutamente dedicata nel suo tentativo di salvare l'umanità. E' convinta che non riusciremo a sopravvivere se non trascenderemo ciberneticamente la nostra forma umana mortale. Purtroppo però, il suo lavoro è finanziato dai militari che hanno tutt'altri obiettivi".
L'attrice francese premio Oscar Juliette Binoche, che interpreta la dottoressa Ouelet, ammette di essere rimasta un po' sorpresa quando è stata contattata da Sanders per la parte. "La fantascienza non è il mio pane quotidiano, ma i miei figli mi hanno spinto a fare il film", racconta l'attrice. "Quando ho letto la sceneggiatura per la prima volta, non ho capito nulla, perché quello del manga è davvero un mondo a se. E 'come quando si legge Shakespeare per la prima volta, non si capisce nulla. Quando poi si imparano alcune delle parole chiave e si comprendono i riferimenti, allora diventa divertente ed emozionante".
La Binoche ha colpito i realizzatori del film con la sua curiosità, racconta Costigan. "Ci ha posto un sacco di domande complesse riguardo al suo personaggio – motivazioni, perché avrebbe mantenuto il segreto e quale fosse la sua morale personale nella storia. Domande simili vengono poste solo da un attore che non ha paura di immergersi completamente in una parte". In appena una manciata di scene, la Binoche riesce a lasciare un'impronta indelebile. "In tutte le scene con Scarlett c'è stata fiducia, divertimento e impegno professionale", racconta l'attrice. "Scarlett ha la capacità di adattarsi a qualsiasi tipo di situazione. Qualcosa nei suoi occhi ti fa capire che il Maggiore desideri credere di essere umana. Si capisce anche quanto mi preoccupi per lei, ma anche che c'è un limite al gioco al quale stiamo giocando".
Il fatto di lavorare per la Hanka Corporation ha offerto al medico molti vantaggi professionali, ma a caro prezzo. "Le sue intenzioni erano buone, ma ha venduto l'anima al diavolo", dice la Binoche. "La sua mente scientifica è così ambiziosa che le ha fatto dimenticare il suo lato umano. Gli scienziati vivono immersi nel mondo che creano. Le conseguenze non sono sempre così ovvie".
All'inizio del film, al Maggiore è assegnato il compito di trovare e terminare Kuze, la mente criminale dietro ad un audace attacco ad un alto dirigente della Hanka Corporation. Un hacker brillante in cerca di vendetta da coloro che ritiene colpevoli del torto che gli è stato fatto, Kuze è disposto a sacrificare chiunque intralci il suo cammino. Interpretato da Michael Carmen Pitt, Kuze incute terrore ed esala rabbia, ma anche vulnerabilità.
"Michael Carmen Pitt è un vero artista", afferma Sanders. "Siamo amici da molti anni. Ha un modo di pensare tutto suo, assolutamente legato al suo mondo di artista".
Pitt afferma di aver apprezzato la natura ambiziosa del progetto e la perdurante attualità del materiale originale. "Il manga ha esercitato una potente influenza sul cinema di Hollywood, soprattutto per quel che riguarda la grafica, i tatuaggi e la industrial music", dice Pitt. "Ho visto il primo film d'animazione su VHS quando avevo forse 14 o 15 anni. Non avevo mai visto niente di simile. Mentre mi preparavo alla parte, ho guardato di nuovo il film originale e sono rimasto davvero sorpreso di quanto sia ancora attuale. Il suo mondo è complicato, spaventoso, estremamente emozionante e stracolmo sia di male che di bene – proprio come il mondo in cui viviamo".
Quello di Kuze è un personaggio composito comprendente diversi elementi dell'universo di Ghost in the Shell. Questo è stato il punto di partenza per la costruzione di un antagonista intrigante e impegnativo per il Maggiore. "E' veramente un cattivo?" si domanda Pitt. "Non lo so. Questa è una delle cose speciali ed interessanti della sceneggiatura. Ho lavorato molto sul suo modo di parlare e su come avrebbe dovuto muoversi. Ho scritto pagine e pagine e pagine di retroscena. E' un personaggio così strano che per me questo è stato l'unico modo per affrontarlo".
Secondo Sanders, Pitt è arrivato sul set completamente immerso nella fisicità e nella violenza del personaggio."Quando abbiamo finalmente iniziato le riprese, lui mangiava cibi crudi già da mesi. Tirava di boxe e faceva Pilates ogni giorno. Non solo era in perfetta forma fisica, ma aveva anche studiato il personaggio molto a fondo. Si era costruito un rifugio personale in un container dietro al teatro di posa dove aveva appeso un sacco da boxe e un posacenere. Ha riempito quaderni interi con immagini di Kuze. Già solo a guardarlo si impara qualcosa".
Il pubblico può rimanere sorpreso dalla trasformazione di Pitt, avverte Silver. "Michael ha arricchito il personaggio di Kuze di una straordinaria profondità. Non si è mai sicuri di cosa sia realmente. Ha cambiato intonazione della voce, i suoi occhi, i suoi capelli – tutto in lui è al limite".
Pitt spera che il film risulti divertente ed emozionante e che vada dritto al cuore del pubblico. "Ha il potenziale per commuovere le persone, perché è la storia di qualcuno che sta cercando di capire chi sia, di cosa significhi essere umani, e quindi in ultima analisi, cosa significhi decidere di combattere a favore dell'umanità".
Affiancano la Johansson e Asbæk cinque attori che completano lo strano gruppo di super agenti noto come Sezione 9. L'equivalente di una squadra di Marines d'elite che si occupa di terrorismo cibernetico urbano, formata da individui che sono stati scelti per le loro competenze uniche e per gli specifici miglioramenti cibernetici subiti. "Abbiamo messo insieme un gruppo di attori fenomenali per interpretare questa strampalata e straordinaria squadra", afferma Silver. "Ognuno di loro ha portato al progetto un' incredibile energia. Provengono da parti diverse del mondo e sono tutti molto interessanti quando recitano".
Originario di Singapore, Chin Han interpreta l'ex poliziotto Togusa. "Amavo i manga da bambino", racconta Chin Han, eletto dalla CNN uno dei 25 più grandi attori dell'Asia. "Togusa era il mio personaggio preferito. E' l'unico membro della squadra che non ha subito delle modifiche cibernetiche, quindi non si fida troppo della tecnologia e adopera sempre un Mateba, che è un revolver molto particolare. E anche nelle indagini utilizza dei metodi un po' antiquati".
Tra Togusa e Batou si stabilisce la classica dinamica poliziotto buono-poliziotto cattivo e i due contano spesso l'uno sull'altro per riuscire a fronteggiare i crimini. "Pilou ha un grande senso dell'umorismo ed è stato davvero divertente recitare con lui, per non parlare del fatto che è un formidabile mangiatore di pizza", afferma Chin Han.
Sanders ha accolto i suggerimenti dell'attore in termini di sviluppo di un look che sarebbe servito a definire il personaggio. "Abbiamo costruito il personaggio di Togusa da zero, pezzo dopo pezzo", afferma Chin Han. "Il suo taglio di capelli ha avuto fasi diverse, da quella neo-romantica fino al tipico taglio anni Ottanta. Abbiamo valutato attentamente il suo stile nel vestire, considerato il suo modo di pensare così vecchia scuola. Indossa un vecchio orologio Casio con una calcolatrice incorporata".
L'attrice e cantante britannica Danusia Samal debutta sul grande schermo nei panni di Ladriya, l'unico membro femminile della squadra oltre al Maggiore. "Ladriya non esiste in nessuna delle precedenti versioni di Ghost in the Shell", racconta Samal. "Ho lavorato con Rupert e con la squadra dei costumisti e dei truccatori per definire chi sia esattamente e quale sia il suo posto nel gruppo. E poiché Rupert ama utilizzare le qualità personali che gli attori possono naturalmente aggiungere ai personaggi, ho mantenuto il mio accento. Tuttavia ciò sollevava una serie di interrogativi riguardo alla sua storia personale: come aveva fatto questa ragazzina londinese rozza e impertinente ad entrare a far parte della Sezione 9?"
Ladriya conserva il suo senso dell'umorismo anche nei momenti di pericolo, ma quando tocca a lei, prima spara e poi fa domande", spiega Samal. "E' piccola, furba e veloce. E' l'unica che può partecipare ad una missione, entrando in azione in qualsiasi momento. E' brava nel combattimento con il coltello. Interviene e riesce a portare a termine il suo incarico contro il nemico minaccioso in un batter d'occhio".
Lasarus Ratuere, originario di Sydney, interpreta l'esperto in informazioni tecnologiche Ishikawa. "E' un esperto in pirateria informatica", spiega Ratuere. "E 'molto bravo a decifrare codici. E dato che vivono in un mondo così pesantemente basato sulla tecnologia, le sue abilità sono essenziali. Ma, come gruppo, siamo tutti molto bravi a risolvere i problemi. Quando siamo tutti insieme la Sezione 9 diventa un qualcosa di formidabile".
Ratuere è stato lieto di far parte di un gruppo così affiatato. "Tra le prove quotidiane e il fatto che abitassimo tutti vicini, siamo stati sempre insieme", racconta l'attore. "Era facile bussare alla porta di qualcuno e andare a cena insieme. E tutto quel tempo condiviso ha migliorato straordinariamente i nostri rapporti e ci ha resi molto affiatati, cosa che si nota sullo schermo".
Yutaka Izumihara interpreta il ruolo di Saito, lo specialista cecchino. "Saito era un mercenario", dice l'attore australiano di discendenza giapponese. "Ha un occhio di falco collegato ad un satellite. Ci vuole circa un'ora per applicare il trucco prostetico e altri 30 minuti per toglierlo. Prude un po', e durante l'applicazione bisogna rimanere immobili, il che è un'ottima preparazione al ruolo. Come cecchino devo infatti essere immobile, calmo e totalmente in controllo".
Il ruolo ha offerto ad Izumihara l'opportunità di incontrare molti dei suoi idoli, tra i quali Mamoru Oshii, direttore di entrambi i lungometraggi animati di Ghost in the Shell, Kenji Kamiyama, regista delle serie televisive, e "beat" Takeshi Kitano". Sono cresciuto in Giappone e amavo il genere anime", racconta Izumihara. "Parlava del futuro della nostra società e delle nuove tecnologie, ma anche della mente e dello spirito dei quali i giapponesi vanno molto fieri".
Tawanda Manyimo, che è originario dello Zimbabwe ma adesso vive in Nuova Zelanda, interpreta il ruolo di Borma, L'esperto di sicurezza e di esplosivi della squadra. "Borma ha servito nell'esercito giapponese, e mi piace pensare che sia quello che comanda sotto sotto", dice Manyimo. "E' un ragazzone con una forza incredibile. Lui e Batou sono i più grossi nella Sezione 9. E 'un soldato con un corpo meccanizzato, quindi deve collegarsi ad una presa e ricaricarsi proprio come il Maggiore. Ha sempre un ritmo costante, anche nel modo in cui parla. E maneggia l'arma più grossa".
Sebbene la Sezione 9 si scontri con alcune delle forze più pericolose e sinistre del mondo, i suoi membri riescono comunque a mantenere una certa leggerezza di spirito, dice Manyimo. "La Sezione 9, in un certo senso, è quasi un gruppo di canaglie", aggiunge. "Siamo in grado di scavalcare la burocrazia e di portare a termine un lavoro speditamente".
Trovare gli interpreti giusti per un progetto così multi-nazionale e multiculturale come Ghost in the Shell è stato un compito non facile, spiega Costigan. "Non ho mai visto prima un gruppo di interpreti di talento, uomini e donne, così diversi tra loro. Abbiamo cercato per mari e per monti. Abbiamo dormito pochissimo per via dei cambi di fusi continui, tra la Nuova Zelanda, l'Australia, gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'Europa. Il vantaggio è stato però che ci siamo assicurati il meglio del meglio a livello mondiale".
IMMAGINARE IL FUTURO
Ghost in the Shell è stato girato prevalentemente a Wellington, in Nuova Zelanda, con riprese aggiuntive ad Hong Kong e Shanghai. Sede di una delle più sofisticate industrie cinematografiche e di produzione televisiva del pianeta, la Nuova Zelanda è meglio conosciuta come location delle saghe cinematografiche de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, e di successi internazionali come The Hunger Games, Maze Runner, I Fantastici Quattro e Avatar, e di produzioni più piccole come Lezioni di piano e la serie televisiva Top of the Lake.
La Nuova Zelanda ha offerto ai realizzatori una situazione produttiva ideale, con paesaggi mozzafiato e molto vari, e teatri di posa ultramoderni, oltre a strutture di post-produzione, squadre tecniche di fama mondiale e società per la realizzazione di effetti digitali e visivi all'avanguardia.
"La Nuova Zelanda è un posto incredibilmente bello e le troupe cinematografiche sono dedicate e molto professionali", dice il produttore Avi Arad. "Tutti amano il loro lavoro e sono straordinari a livello tecnico. E più importante per noi, erano stati tutti dei nerd, pertanto hanno considerato un privilegio lavorare per qualcosa che avevano amato da ragazzi come Ghost in the Shell, proprio come noi".
I realizzatori avevano già iniziato a lavorare con il team di progettazione presso il rinomato Weta Workshop di Wellington molto tempo prima di decidere di girare in Nuova Zelanda. Il co-fondatore del WETA Sir Richard Taylor spiega che nonostante sia comprensibile che la gente pensi prima di tutto al Signore degli Anelli quando pensa alla Nuova Zelanda, l'amore per il cinema di ogni genere ha sempre animato la comunità locale. "Si tratta della passione e delle competenze che i tecnici portano nel loro lavoro", dice. "La straordinaria gamma di opportunità disponibili nel settore della cinematografia in Nuova Zelanda vengono sempre più apprezzate in tutto il mondo. Questo film rappresenta giustamente le incredibili capacità dei nostri tecnici."
La maggior parte delle riprese ha avuto luogo agli Stone Street Studios, un impianto di produzione assolutamente all'avanguardia costruito da Peter Jackson nel cuore di Wellington per potersi permettere di partecipare ad ogni aspetto della produzione dei suoi film senza mai dover neppure prendere la macchina. "Per il primo film della saga de Il signore degli Anelli ha trovato una fabbrica di vernici abbandonata e ci ha costruito dentro un teatro di posa", spiega Sanders. "Da quel momento in poi ha continuato ad espandersi, dando vita ad un mondo fantastico. Insieme al mio direttore della fotografia Jess Hall potevamo recarci a piedi agli Stone Street Studios e a Park Road Post, per visionare i quotidiani, o al Weta Workshop, dove abbiamo fatto un sacco di lavoro di progettazione e costruito molti elementi pratici".
Quando è arrivato sul set nel mese di agosto del 2015, Costigan non era del tutto sicuro di cosa aspettarsi. Per celebrare l'inizio della produzione, c'è stata una cerimonia di benvenuto seguita da una benedizione Maori per il cast e per i registi a Te Papa, il Museo della Nuova Zelanda a Wellington. "Il mistero di Wellington si è spiegato abbastanza rapidamente", dice il produttore. "In un film di queste dimensioni, in cui ciascuno deve comunicare costantemente con tutti gli altri, poter stare tutti sotto lo stesso tetto è stata una manna dal cielo".
Come nel caso dei protagonisti, anche gli straordinari tecnici e realizzatori provengono da moltissimi paesi diversi tra i quali il Regno Unito, la Giamaica, l'Olanda, il Canada, l'Australia, gli Stati Uniti, la Nuova Zelanda e altri ancora. "Un grande regista attira collaboratori e direttori dei vari dipartimenti dalle straordinarie capacità", afferma Ari Arad. "Quando Rupert ha lanciato la sfida creativa loro l'hanno raccolta ed hanno lavorato al massimo, dandoci di più di ciò che speravamo".
Lo scenografo Jan Roelfs ha lavorato con il regista della supervisione artistica Richard L. Johnson e circa 250 persone provenienti da tutto il mondo delle quali Sanders ammirava le capacità professionali. "Jan ha compreso la storia molto bene e la sua estetica è molto minimalista", spiega il regista. "Ad ogni scena vi sembrerà di andare in un posto diverso – persino i bottoni delle uniformi dei membri della Sezione 9 sono stati progettati per servire la storia. Ci inchiniamo davanti a ciò che Jan è riuscito a fare con un budget piuttosto limitato".
Oltre che dalle versioni manga e anime di Ghost in the Shell, Sanders e Roelfs hanno tratto ispirazione da una vasta gamma di fonti, tra le quali i film di Stanley Kubrick e un tipo di design fine anni '80 e primi anni '90. "Si sono ispirati ai film, alle immagini e anche alla rivista londinese The Face dagli anni '80", spiega Costigan. "Rupert utilizza un ben preciso approccio visivo a strati. Fin dall'inizio, sentiva che così tanto cinema di fantascienza è stato ambientato in un mondo post-apocalittico dalle tinte blu e grigio scure, de-saturato, ma lui lo ha inteso in modo diverso. Quello di Ghost in the Shell è un mondo tattile e pieno di colore che riflette la storia personale del Maggiore, così piena di speranza e di possibilità. Si tratta di un futuro in cui si vuole vivere, pertanto contiene un senso di possibilità che i desideri si avverino".
Un viaggio alla ricerca di possibili esterni ad Hong Kong, diversi mesi prima dell'inizio delle riprese, ha fornito ulteriori idee. Una città moderna, dove antiche tradizioni si incontrano l'alta finanza contemporanea, Hong Kong ha fornito il modello per le metropoli non identificate del film, con il suo spettacolare skyline e le sue sacche di degrado urbano.
Il film è ambientato in un mondo pan-asiatico internazionale dove convivono di molti credi, molte razze e molte religioni, come spiega Sanders. "Non siamo in Giappone e non siamo in Cina. Abbiamo creato una metropoli futura che ha un'atmosfera asiatica con influenze occidentali e arabe. In città ci sono persone provenienti da tutto il mondo, e la pubblicità stradale illustra la mescolanza di culture che un giorno la nostra società diverrà".
"Rupert è molto attento all'architettura, e dedica una cura particolare agli oggetti di scena e ai dettagli strutturali", dice Johnson. "Del nostro viaggio a Hong Kong, abbiamo incorporato nel film le pareti piastrellate e le impalcature di bambù. La città senza nome che é in parte vecchio mondo e in parte mondo nuovo, una miscela di futuro e passato. E 'un futuro retrò con automobili degli anni '70 e '80, e mitragliatrici degli anni '90. Non ha una data precisa, è quasi un universo parallelo".
Sanders e il direttore della fotografia Jess Hall si sono conosciuti quando entrambi frequentavano la prestigiosa scuola d'arte Central Saint Martin di Londra. Hall trascorso due anni impegnato nella ricerca e nello sviluppo di tecniche che gli consentissero di ricreare il mondo immaginato da Sanders. "Ho avuto la fortuna di essere coinvolto fin dall'inizio con Rupert", dice il direttore della fotografia, i cui lavori precedenti comprendono film diversi come Hot Fuzz e Brideshead. "Questo ampio margine di tempo mi ha consentito di sviluppare una serie di nuove tecniche. Ho creato un linguaggio visivo, personalizzato una tavolozza di colori, e sviluppato lenti luci particolari per avvicinarmi il più possibile al look del genere anime. La tavolozza dei colori anime è estremamente dettagliata e sofisticata. Ho selezionato una tavolozza personalizzata di colori in gran parte secondari, che non si vedono spesso al cinema".
Per ottenere quella particolare tavolozza dei colori, ha utilizzato lampade a LED controllate da un mixer che permetteva di miscelarle. "Ha funzionato molto bene", spiega. "Potevo richiamare i vari colori su un touch-screen e variarne l'intensità. E' uno strumento meraviglioso che mi ha permesso di conferire al film una bella compattezza visiva".
Hall trovava le immagini della maggior parte delle macchine da presa digitali troppo definite per catturare la qualità pittorica dell'anime e ha lavorato con i tecnici della Panavision per realizzare delle lenti personalizzate per la Arri Alexa 65.
"Abbiamo utilizzato lenti fortemente grandangolari con una prospettiva compressa in modo da non avere troppa distorsione, anche in questo caso per essere fedeli al genere anime. Inoltre rendono i colori più soffici e più delicati, cosa che mi piaceva particolarmente".
Per gli artisti del Weta Workshop, molti dei quali sono fan del manga, dei film d'animazione e della serie televisiva di Ghost in the Shell, si è trattato di un progetto da sogno. "Quando si parla di qualsiasi film futuristico nel nostro laboratorio, ci ispiriamo sempre a questo particolare mondo", afferma Taylor, direttore creativo per la progettazione e la fabbricazione della laboratorio tecnico di fama mondiale. Come artisti e appassionati del genere dovevamo assolutamente prendere parte a questo progetto".
Quando Sanders li ha invitati a Los Angeles per parlare del film, Taylor e saltato a bordo senza esitazioni. "Rupert si è ispirato al lavoro originale", osserva. "Il nostro team di progettazione è stato più che felice della cosa, perché quel materiale è stato per molti di noi fonte di ispirazione così tante volte. L'opportunità di prendere i personaggi animati e trasportarli nel mondo dei personaggi in carne ed ossa per un film è andata molto al di là dei nostri più folli desideri".
La collaborazione con Sanders è stata ideale, racconta Taylor, permettendo agli artisti del WETA Workshop di avere un peso non solo sulla progettazione e sulla realizzazione del complesso trucco prostetico del film, ma anche di contribuire con idee concettuali alla sceneggiatura nella sua fase iniziale. Tali contributi alla fine hanno inciso sul disegno complessivo e sullo sviluppo della storia; sulla progettazione, sulla costruzione e sul funzionamento dei principali effetti speciali meccanici chiave sul set, sugli effetti speciali di trucco e protesi di molti personaggi; sui plastici delle città nonché sulla progettazione e produzione della speciale tuta mimetica termo-ottica del Maggiore. "Sir Richard Taylor è una delle poche persone nel cinema che si intende di tecnologia, di scienza e di arte", afferma Sanders. "Non uso l'aggettivo con leggerezza quando lo definisco un genio. Ci tenevo davvero a lavorare con lui e col suo team di persone altrettanto versate nell'arte e nelle scienze".
Il film finito sarà emozionante anche per gli spettatori che incontrano questo materiale per la prima volta, spiega Taylor. "Vedranno un mondo dinamico e unico, ricco di personaggi interessanti. La realizzazione di questo film ha richiesto una enorme attenzione per via del grande amore dei fan per la sua fonte originale e anche per la sua pregnanza in questo momento, non solo nella cultura giapponese, ma in quelle di tutto il mondo. La nostra speranza è che questo film diventi un lavoro seminale per questa generazione. Potrà essere una fonte di ispirazione per alcuni, potrà risultare spaventoso per altri, ma sarà comunque qualcosa di straordinario".
I costumi di Ghost in the Shell sono stati ideati da Kurt e Bart, il pluripremiato team che ha realizzato quelli di film diversi come The Hunger Games: Il canto della rivolta parte 1 e 2 , e Dallas Buyers Club. "Desideravo un designer proveniente dalla moda contemporanea", spiega Sanders. "Volevo che si capisse il mondo del film osservando la gente, proprio come si fa nella vita reale. Non tutti indossano le stesse cose".
Mentre l'abbigliamento nell'anime originale è distintamente anni Ottanta, Sanders ha voluto assicurarsi che questo film non sembrasse congelato in un'epoca passata. "Rupert ci teneva che il look dei personaggi fosse contemporaneo e riconoscibile", spiega Kurt Swanson. "Lui adora i film di fantascienza classica, e quindi sono stati quelli il nostro punto di partenza".
"Abbiamo esaminato lo stile futurista dei film di fantascienza degli anni Settanta", aggiunge il suo socio Bart Mueller. "Rupert ha collaborato ad ogni aspetto, soprattutto dal punto di vista visivo. Anche prima dei nostri sette mesi di preparazione in Nuova Zelanda, venivo svegliato alle tre del mattino dai suoi i sms con i link di varie immagini. Ha costantemente nutrito l'immaginazione della sua squadra.
"La maggior parte degli abiti maschili sono state realizzati dalla Rembrandt, l'ultima e la più antica azienda neozelandese produttrice di abiti da uomo. Sono stati bravissimi perché la maggior parte dei costumi che avevamo disegnato dovevano essere realizzati con materiali non tradizionali", spiega Swanson. "Abbiamo realizzato alcuni abiti con vecchie stoffe Obi e vecchi tessuti per kimono. Sono stati magnifici nel soddisfare le nostre richieste e nel produrre molti pezzi in breve tempo. Si sono rivelati una risorsa incredibile".
L'elemento che i fan forse sono più ansiosi di vedere potrebbe essere la famosa tuta mimetica termo-ottica del Maggiore – una seconda pelle che le permette di diventare invisibile. Progettata da Kurt e Bart con i tecnici del Weta Workshop, la tuta è il risultato di mesi di ricerca e sviluppo. "Hanno trascorso ore e ore a pensare a che aspetto avrebbe dovuto avere e a come realizzarla", spiega Costigan. "Vederla diventare invisibile e poi tornare visibile quando lo desidera rende queste scene d'azione ancora più emozionanti. Doveva essere altamente funzionale e credibile, così Kurt e Bart hanno condotto una ricerca tra i tessuti high-tech più nuovi".
Nonostante i numerosi abiti per i supereroi realizzati dal WETA per altri progetti, i tecnici non avevano mai realizzato una tuta intera in silicone come questa. "Richard ci ha spiegato che per quel che ne sapeva lui niente di simile era stato mai realizzato prima, quindi si trattava di una tecnologia totalmente innovativa per un costume", spiega Swanson. "La tuta ha funzionato molto bene, è bella a vedersi e quando Scarlett la indossa è uno schianto".
La realizzatrice del trucco e delle acconciature Jane O'Kane e il suo team si sono occupati dell'applicazione delle miriadi di protesi utilizzate nel film. "Sotto le direttive di Rupert, abbiamo lavorato a stretto contatto con il Weta Workshop, che ha progettato e realizzato tutte le protesi", spiega. "Non c'è quasi nessun personaggio in questo mondo del futuro che non abbia una qualche forma di protesi. Pertanto abbiamo truccato centinaia di comparse oltre ai personaggi principali. Per le scene nelle strade di Hong Kong, ogni giorno avevamo un gruppo di 120 persone che necessitavano di modifiche sostanziali ai capelli e al volto. E' stato un lavoro colossale". *****
Molte delle rocambolesche scene degli scontri a fuoco sono state girate dal regista della seconda unità Guy Norris, un veterano del mondo degli stunt, il cui recente lavoro include l'acclamato Mad Max: Fury Road. "Non potevo crederci quando Guy Norris è stato ingaggiato", racconta il direttore della fotografia Hall. "Il dinamismo delle riprese di Mad Max: Fury Road è straordinario. Abbiamo iniziato a discutere su come rendere l'azione più originale, ad esempio integrando riprese più lunghe in cui sembrasse che Scarlett stesse eseguendo certe acrobazie al 100 per cento". Una delle grandi sfide per Norris e per il suo team consisteva nel fatto che la fisica del mondo futuro di Ghost in the Shell è molto diversa da quella di un film d'azione ambientato nel presente. "I nostri personaggi modificati, in particolare il Maggiore, possono fare molte più cose di un essere umano normale", spiega. "Il Maggiore può correre più veloce, saltare più in alto, e combattere meglio, ma non come farebbe un supereroe".
Scarlett Johansson ha trascorso più di un anno preparandosi per il ruolo, uno dei più estenuanti della sua carriera. "Creare la fisicità del maggiore è stata una vera sfida", riconosce l'attrice. "Ma non sarebbe Ghost in the Shell, senza sequenze di combattimento folli e scontri a fuoco. Quelle scene sono state per me estenuanti ma, allo stesso tempo, mi entusiasmavano. Ho imparato ad usare le armi, a portare a termine ogni scontro e a fare tutto il lavoro con le funi con il supporto della squadra degli stunt. La fisicità è una parte importante di questo personaggio, così ho sentito il dovere di mostrarmi in grado di fare tutto".
L'attrice ha iniziato a lavorare sulle tecniche di combattimento specifiche con l'esperto di arti marziali e trainer di lotta Richard Norton a New York e Los Angeles, diversi mesi prima dell'inizio delle riprese. "Il mio lavoro è stato quello di demistificare per Scarlett le specifiche mosse di combattimento, per quanto ho potuto", dice Norton. "Osservo quello che ciascun attore può fare, gli insegno un po' di coreografia, e lo aiuto con gli strumenti utilizzati nei vari tipi di combattimento".
Lei è diventata un esperta a tirare pugni a pochi millimetri di distanza dal suo avversario, spiega Sanders. "Fa paura a guardarla. Ha tirato fuori sia la rabbia che l'umanità del Maggiore. E 'anche una delle poche persone che possono sparare l'intero caricatore di una mitragliatrice senza chiudere gli occhi".
La funzionalità è stata la priorità più importante per le armi usate dalla Sezione 9, tutte a salve per evitare la fiammata. La maggior parte sono state leggermente modificate per dare loro un aspetto più futuristico. La pistola termo-ottica del Maggiore è una Glock 17, di 9mm modificata. Batou porta un prototipo di fucile da caccia di precisione Kripes e il mitra in dotazione ai membri della sezione 9 si ispira ad un Hicker & Cock MP-5K. Aramaki ha invece nella sua fondina un antico revolver Smith & Wesson personalizzato, con incisi i fiori di ciliegio dei samurai.
A sottolineare l'azione sono le musiche del compositore Clint Mansell, con una semplice melodia che si evolve nel corso del viaggio di ricerca personale del maggiore. "Sentivo che il film avesse bisogno di un tema musicale che aiutasse il pubblico a comprendere il suo percorso emotivo", spiega Sanders. "Alcune delle composizioni di maggior successo di Clint fanno esattamente questo. Clint è un compositore coraggioso e le sue musiche contribuiscono ad espandere l'universo del film. Questo film aveva bisogno di una voce originale e di qualcuno che non si curasse troppo di seguire le regole".
Ghost in the Shell non era una storia semplice da filmare, però ha offerto a Sanders l'opportunità di portare sul grande schermo un mondo di cui era innamorato, racconta il regista. "Sono un adulto con una sensibilità da adolescente", ammette. "Ghost in the Shell ha veramente catturato la mia immaginazione. C'è voluto del tempo prima di trovare il progetto giusto, perché fare film è un'impresa molto impegnativa. Lo vivi e lo respiri ogni giorno, quindi volevo scegliere un viaggio nel quale desiderassi veramente imbarcarmi".
In definitiva, Ghost in the Shell è la storia di come le persone potrebbero dover cambiare ed adattarsi per sopravvivere in futuro, spiega Ari Arad . "La tecnologia sta già penetrando le nostre vite in vari modi. Qui stiamo letteralmente unendo l'uomo e la macchina. Ma per quanto poco rimanga della parte fisica originale del Maggiore, lei è comunque profondamente umana. Piuttosto che una storia sulla paura del futuro, è un film su come trovare la propria strada in un futuro complicato".
Sanders ha trovato un sottotesto ancora più profondo nell'idea che, per quanto ci provino, gli scienziati della Hanka Corporation non riescono a cancellare l'umanità del Maggiore. "La tecnologia non può semplicemente ignorare l'anima. La nostra personalità continuerà comunque ad esistere in qualche forma. Il personaggio del Maggiore subisce una delicata metamorfosi, un processo di comprensione e adattamento a ciò che le è successo, nel bene e nel male. In tutto questo c'è un messaggio veramente potente e desideravo farlo arrivare al pubblico: chiunque siamo e qualsiasi cosa ci sia accaduta è proprio quello ciò che ci ha forgiato. Ed è questa la nostra forza e il nostro potere ".
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info: 30/03/2017.
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