Giorgio Ambrosoli – Il Prezzo del coraggio

Giorgio Ambrosoli - Il Prezzo del coraggio (2019)

Giorgio Ambrosoli - Il Prezzo del coraggio
Locandina Giorgio Ambrosoli - Il Prezzo del coraggio
Giorgio Ambrosoli - Il Prezzo del coraggio è un film del 2019 prodotto in Italia, di genere Biografico diretto da Alessandro Celli. Il film dura circa 100 minuti. Ivan Russo, Pietro Calderoni, Laura Colella, Simona Ercolani. Il cast include Alessio Boni, Dajana Roncione, Claudio Castrogiovanni, Fabrizio Ferracane, Francesco Bonomo, Giuseppe Cantore, Massimiliano Caprara, Francesco Castiglione, Bruno Crucitti, Andrea De Bruyn, Sebastiano Gavasso, Luca Bianchi.

A quarant'anni dall'assassinio dell'eroe borghese Giorgio Ambrosoli, nel 2019, arriva "Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio", una docufiction originale per raccontare alle nuove generazioni la storia esemplare di un uomo comune ed eroico al tempo stesso, che amava la sua famiglia e il suo lavoro e che credeva nel significato della responsabilità e della legalità fino a metterle al di sopra della sua stessa sicurezza. Una narrazione che unisce l'impatto emotivo della ricostruzione in fiction – affidata all'interpretazione degli attori Alessio Boni (Giorgio Ambrosoli), Dajana Roncione (Annalori Ambrosoli), Claudio Castrogiovanni (Silvio Novembre), Fabrizio Ferracane (Michele Sindona) – alla forza del racconto documentaristico che si avvale di materiali di repertorio, documenti esclusivi e testimonianze inedite, tra cui l'intervista alla moglie Annalori e l'intervento del figlio Umberto Ambrosoli che ha collaborato alla realizzazione del docufilm.

Il racconto si concentra sugli anni cruciali della vicenda, dall'ottobre del 1974 fino all'uccisione l'11 luglio 1979, periodo in cui Giorgio Ambrosoli fu commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Il punto di vista è quello del maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, recentemente scomparso, che fu accanto ad Ambrosoli nei cinque anni del suo incarico, collaboratore prima, amico poi. La "sua" voce fuori campo – interpretata da Claudio Castrogiovanni, ma allo stesso tempo autentica perché ispirata alle parole espresse dallo stesso Novembre in alcune interviste e articoli tra cui "Le fatiche della legalità" – guida lo spettatore nelle scene di finzione e nelle parti documentaristiche, restituendo un'immagine inedita dell'Ambrosoli pubblico e privato, dell'avvocato coerente e lavoratore instancabile ma anche del marito e padre devoto verso la moglie e i tre figli.

I cinque anni in cui Ambrosoli indagò gli snodi di un sistema politico-finanziario corrotto e letale sono ricostruiti nelle scene di finzione e approfonditi con estremo rigore filologico all'interno dei contenuti documentaristici, tra materiali di repertorio e documenti chiave (in particolare le agende private in cui Ambrosoli annotava tutto, custodite nell'Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Milano, e gli atti relativi alla Banca Privata Italiana e alla sua liquidazione, che dopo il deposito presso l'archivio della Camera di Commercio di Milano sono stati resi disponibili al pubblico solo alla fine del 2016). Tra le testimonianze autorevoli, l'intervista esclusiva alla moglie Annalori, donna coraggiosa ed eroica che nonostante le evidenti preoccupazioni, non farà mai mancare il suo sostegno al marito, occupandosi dei figli e cercando di mostrarsi serena. Una donna eccezionale come del resto aveva scritto lo stesso Ambrosoli nella lettera-testamento a lei indirizzata: "Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi".

Tra i testimoni illustri della docufiction, il figlio Umberto; i cari amici di famiglia Giorgio Balzaretti e Franco Mugnai; il professor Vittorio Coda e l'avvocato Sinibaldo Tino, che affiancarono Ambrosoli nel lavoro di liquidazione; i magistrati Gherardo Colombo e Giuliano Turone, incaricati dei processi a carico di Sindona; lo scrittore Corrado Stajano che con il suo libro "Un eroe borghese" per primo gli restituì la giusta 'fama'; il giornalista Antonio Calabrò; Anna Maria Tarantola, all'epoca dei fatti in Banca d'Italia; il procuratore americano John Kenney, titolare delle indagini sul fallimento della Franklin Bank di Sindona, che collaborò assiduamente con Ambrosoli.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita in Italia: 18/12/2019 (TV, Rai1)
Genere: Biografico
Nazione: Italia - 2019
Durata: 100 minuti
Formato: Colore
Produzione: Stand by Me, Rai Fiction (in collaborazione con)
Soggetto:
Ivan Russo, Pietro Calderoni, Laura Colella, Simona Ercolani.

Cast e personaggi

Regia: Alessandro Celli
Sceneggiatura: Ivan Russo, Pietro Calderoni, Laura Colella, Simona Ercolani
Musiche: Filadelfo Castro
Fotografia: Maura Morales Bergmann
Scenografia: Andrea Fiaschi
Montaggio: Yuri D'Amore
Costumi: Luigi Bonanno

Cast Artistico e Ruoli:



Produttori:
Marta Aceto (Produttore RAI), Mirco Da Lio (Produttore RAI), Grazia Assenza (Produttore esecutivo)


Direttori di produzione: Giacinto Papa, Cecilia Grasso | Responsabile Casting: Benedetta Marchetti | Aiuto Regia: Riccardo Antonaroli | Organizzatore Generale: Mauro Proietti | A cura di: Cosetta Lagani | Coordinamento Editoriale: Filippo Gentili | Supervisione alla produzione: Teresa Carducci.

Immagini

[Schermo Intero]

LA VICENDA AMBROSOLI

Fin dal 25 settembre 1974, giorno in cui il governatore della Banca d'Italia Guido Carli gli offre l'incarico di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, Giorgio Ambrosoli è pienamente consapevole dei rischi a cui va incontro. Ma non esita ad accettarlo e mai per un momento, per quasi cinque anni, si sottrae al suo dovere, determinato a portare alla luce il losco impero economico di Michele Sindona, a sradicare quella sorta di cancro finanziario che a lungo ha compromesso il benessere del Paese. Sindona sfugge al mandato di cattura riparando a New York. I primi mesi di lavoro, a cavallo tra 1974 e 1975, sono per Ambrosoli intensi e difficili: ci raccontano un marito e un padre amorevole catapultato in un universo di interessi economici e politici di rilevanza mondiale, calato suo malgrado nello scomodo ruolo di 'nemico' di uno dei più potenti uomini d'affari italiani, con i suoi intrighi di potere e i suoi stretti legami politici, nel quadro generale di un Paese schiacciato dalla crisi economica, dagli odi sociali e dalla crescente violenza terrorista. Passo dopo passo, gli uomini di Sindona provano in ogni modo a fermare Ambrosoli e Novembre: politici di spicco e faccendieri vari premono su Ambrosoli affinché avalli i piani di salvataggio della banca elaborati dall'entourage di Sindona; tentano di convincerlo offrendogli velatamente la presidenza della banca una volta risanata; muovono, invano, i loro amici nella Guardia di Finanza per far trasferire Silvio Novembre, che cercano di corrompere offrendogli un lavoro ben pagato e cure per la moglie malata; fanno denunce ed esposti in cui denigrano con violenza l'operato di Ambrosoli; chiamano in causa la mafia italo-americana per minacciare esplicitamente Ambrosoli e costringere il banchiere Enrico Cuccia a fornire il suo appoggio. Ma Ambrosoli non retrocede mai, né lo fa il maresciallo Novembre: vogliono restituire ai piccoli risparmiatori il denaro perso e trovare il bandolo della matassa avviluppata da Sindona. Sino al tragico epilogo: l'11 luglio 1979 Giorgio Ambrosoli viene ucciso con quattro colpi di rivoltella da un sicario assoldato da Sindona davanti al portone di casa, al termine di una lotta impari durata cinque anni.

NOTE DI REGIA – Alessandro Celli 

Per restituire al meglio la complessità della figura di Giorgio Ambrosoli e della vicenda di cui è stato protagonista, siamo partiti dall'esigenza di trovare un equilibrio fra il racconto emotivo dell'uomo e quello del contesto storico-politico, così come degli aspetti tecnici della vicenda finanziaria. Ha contribuito a questo obiettivo anche il punto di vista inedito: quello del maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, collaboratore e poi amico del commissario liquidatore, che conosce bene entrambi gli aspetti della storia. Questo approccio ha permesso di avere una visione più ampia della figura di Ambrosoli: come persona dedita al lavoro, alla famiglia, all'adorata moglie. Annalori, infatti, è una figura portante in questo racconto, sicuramente più corale, della storia dell'uomo e dell'eroe civile. Nel valutare l'integrazione dei due linguaggi narrativi, la difficoltà più grande è stata quella di compensare l'inspiegabile assenza negli archivi audiovisivi di materiale di repertorio che testimoniasse il grande lavoro svolto da Ambrosoli. Sembra quasi che del suo operato non sia rimasta traccia. Ma forse è proprio la mancanza di materiale di archivio a raccontare meglio la straordinarietà di un lavoro eroico, eppure isolato, sminuito, trascurato. Quasi dimenticato. Non c'è quindi da stupirsi se di Ambrosoli esista solo una preziosa intervista rilasciata alla tv di stato svedese in cui lo vediamo illustrare l'enigma delle scatole cinesi dell'impero Sindona. Abbiamo quindi affidato al racconto di fiction non solo il contesto famigliare, ma anche la parte che verrebbe normalmente lasciata alla narrazione documentaristica, ricostruendo con attenzione i dettagli del contesto lavorativo, le dinamiche fra Ambrosoli e la sua squadra di collaboratori, e le problematiche politiche dell'indagine condotta. Al montaggio, la parte di fiction aziona la macchina del tempo per riportare in vita il protagonista che agisce e condivide con noi le sue emozioni fra il 1974 e il 1979. L'approfondimento documentaristico fornisce il necessario racconto complementare: le interviste rivelano come, a distanza di anni, Ambrosoli sia ancora una guida carismatica che continua ad ispirare le vite dei suoi cari, degli amici e del gruppo di collaboratori che gli sono sopravvissuti. La tecnica nelle riprese ha intenzione di esaltare questo doppio binario, dando spazio al racconto dell'amico superstite. La sua voce narrante entra nella casa di Ambrosoli, si poggia su immagini di vita familiare, spesso raccontata con la discrezione di un carrello che scivola nel corridoio o con l'intimità di una macchina a mano che esalta la sensazione di forza e fragilità di un dialogo fra marito e moglie. Un elemento stilistico ricorrente è il "cambio di fuoco" che diventa tematico, presentando in maniera ricorrente degli accadimenti visti da diverse prospettive soggettive (come la preoccupazione di un bimbo di sette anni che ascolta accidentalmente una minaccia di morte registrata o una moglie che si allarma per una telefonata di lavoro nel pieno di un cenone natalizio). La palette di colori evoca gli anni Settanta, ma lo stile fotografico è moderno in uno schema cromatico contrastato e vivace: le luci gialle del tungsteno con le finestre colorate di blu da un "effetto notte" vogliono dare calore e colore nonostante ci si trovi nel pieno di una delle pagine più buie di quegli anni. La musica e le vedute aeree di Milano sono i punti di sutura fra i due linguaggi, bisognosi di snodi temporali che contestualizzino la durata del racconto e che diano al tutto organicità e ritmo tensivo. Con il cast di attori, motivati al massimo dalla statura dei personaggi ritratti, si è da subito costruito un dialogo importante sull'esigenza di mettere cuore in un racconto intimo. Tutti i personaggi hanno una doppia veste, un alternarsi fra pubblico e privato, e il sottotesto di ogni scena è stato quello di mettere a nudo il lato umano dietro la figura istituzionale. Ogni battuta, ogni movimento della sceneggiatura sono stati accuratamente analizzati e verificati con gli sceneggiatori e il risultato è un lavoro di squadra nella ricostruzione dei personaggi. Le interpretazioni non sono quindi imbrigliate da tentativi d'imitazione dei personaggi reali ma, partendo dallo studio della loro sfera privata, sono performance libere di arrivare a una proposta fedele alla persona e allo spirito delle situazioni affrontate. Abbiamo provato a cogliere questi tratti emotivi e il processo creativo ci ha permesso aggiunte sul set così come proposte minimaliste "in sottrazione". Lo scambio in continua osmosi con Umberto Ambrosoli, nostro consulente, ci ha dato poi la certezza che fossimo sulla strada giusta anche nel nostro lavoro per rendere fruibile e comprensibile i dialoghi e i concetti più tecnici.

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