House of Gucci

House of Gucci (2021)

House of Gucci
Locandina House of Gucci
House of Gucci è un film del 2021 prodotto in USA, di genere Biografico e Drammatico diretto da Ridley Scott. Il film dura circa 157 minuti. Ispirato alla storia vera della famiglia che ha fondato Gucci la casa di alta moda italiana diventata famosa in tutto il mondo. Il cast include Lady Gaga, Adam Driver, Jared Leto, Jeremy Irons, Jack Huston, Camille Cottin, Al Pacino, Salma Hayek. In Italia, esce al cinema giovedì 16 Dicembre 2021 distribuito da Eagle Pictures. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 23 Marzo 2022.

House of Gucci è ispirato alla storia della dinastia Gucci, una tra le più celebri nel mondo della moda. Il film racconta di quando Patrizia Reggiani, una ragazza di umili origini, entra a far parte della famiglia. La sua sfrenata ambizione inizierà a incrinare i rapporti familiari, innescando una spirale incontrollata di tradimenti, decadenza, vendetta e infine… omicidio.

Dramma familiare segnato dagli scandali, House of Gucci di Ridley Scott è l’emozionante esplorazione di tre decenni dell’intricata storia della famiglia Gucci… una storia di ambizioni, avidità, tradimenti e un omicidio. E di moda.

Gucci è un brand conosciuto e ammirato in tutto il mondo ed è stato creato dal rinomato fondatore del marchio di moda Guccio Gucci, che ha aperto il suo primo negozio di pelletteria a Firenze, esattamente cento anni fa. Tutto ha inizio alla fine degli anni ’70, in un momento critico nella storia del celebre impero della moda italiana. Man mano che il raggio d’azione globale della famiglia Gucci si è ampliato, sono emerse anche presunte irregolarità finanziarie, con una frenata dell’innovazione e un indebolimento del marchio. Il business di Gucci è supervisionato dai due figli di Guccio Gucci, il colorito e scaltro Aldo (Al Pacino) e suo fratello, più conservatore e distaccato, Rodolfo (Jeremy Irons). Il tenace Aldo non ha alcuna intenzione di cedere il controllo dell’azienda di famiglia, certamente non al suo eccentrico figlio Paolo (Jared Leto), che sembra più interessato a diventare un designer di moda. Il timido e iper-protetto figlio di suo fratello Rodolfo, Maurizio (Adam Driver), preferirebbe studiare legge piuttosto che prendere il testimone di un impero internazionale della moda. Poi Maurizio incontra e si innamora della bella e ambiziosa Patrizia Reggiani (Lady Gaga) e, contro la volontà del padre, la sposa. Lo zio Aldo trova un’affinità con l’astuta Patrizia e, insieme, convincono Maurizio a mettere da parte le sue ambizioni per la legge e ad entrare in azienda, diventandone così il possibile erede – con grande dispiacere dello sfortunato Paolo, i cui sogni per il design sono più grandi del suo talento. Per un breve periodo, le cattive acque si placano e i vari membri della dinastia Gucci riescono a coesistere. Ma quando i rivali di Gucci minacciano di intaccare il loro posto preminente nella gerarchia della moda di lusso, Patrizia spinge Maurizio a mettere in atto un colpo di stato. Dopo aver ereditato la posizione di suo padre nell’azienda, la coppia prende lentamente e furtivamente il controllo del business. Portano Paolo a vendere le sue azioni con false promesse. E con l’aiuto del consulente finanziario della famiglia, Domenico De Sole (Jack Huston), poco dopo che Aldo è uscito di prigione per evasione fiscale, comprano anche le sue. Come unico capo dell’azienda, e con nuovi finanziamenti da parte di investitori esterni, Maurizio, un tempo titubante, inizia a godere del suo potere e dei privilegi che ne derivano. Dopo che ha tradito la sua famiglia, ora tradisce anche Patrizia e inizia una relazione con l’amica d’infanzia Paola Franchi (Camille Cottin). Con le sue ambizioni andate a monte e il suo matrimonio a pezzi, Patrizia è in preda al panico e alla disperazione. Quando Maurizio chiede il divorzio, lei stringe una pericolosa alleanza con un’astuta sensitiva, Pina Auriemma (Salma Hayek). Maurizio lancia un ambizioso piano per rinnovare il nome e la reputazione di Gucci assumendo uno stilista americano emergente, Tom Ford (Reeve Carney), a cui consegue una lotta fatale per il potere in cui Maurizio è assediato da due parti. Dalla tenace Patrizia e dagli investitori dell’azienda che, aiutati dal suo consigliere di fiducia De Sole, tentano di strappare il controllo dell’impero della moda dalle mani della famiglia Gucci.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 16 Dicembre 2021
Uscita in Italia: 16 Dicembre 2021 al Cinema
Data di Uscita USA: mercoledì 24 Novembre 2021
Prima Uscita: 24/11/2021 (USA)
Genere: Biografico, Drammatico, Thriller, Crimine
Nazione: USA - 2021
Durata: 157 minuti
Formato: Colore
Distribuzione: Eagle Pictures
Soggetto:
Ispirato alla storia vera della famiglia che ha fondato Gucci la casa di alta moda italiana diventata famosa in tutto il mondo.
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 23 Marzo 2022 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Becky Johnston, Roberto Bentivegna
Musiche: Harry Gregson-Williams
Fotografia: Dariusz Wolski
Scenografia: Arthur Max
Montaggio: Claire Simpson
Costumi: Janty Yates

Cast Artistico e Ruoli:
foto Lady Gaga

Lady Gaga

Patrizia Reggiani
foto Adam Driver

Adam Driver

Maurizio Gucci
foto Jared Leto

Jared Leto

Paolo Gucci
foto Jeremy Irons

Jeremy Irons

Rodolfo Gucci
foto Jack Huston

Jack Huston

Domenico De Sole
foto Camille Cottin

Camille Cottin

Paola Franchi
foto Al Pacino

Al Pacino

Aldo Gucci
foto Salma Hayek

Salma Hayek

Pina Auriemma



Produttori:
Ridley Scott (Produttore), Giannina Scott (Produttore), Kevin J. Walsh (Produttore), Mark Huffam (Produttore), Kevin Ulrich (Produttore esecutivo), Megan Ellison (Produttore esecutivo), Aidan Elliott (Produttore esecutivo), Marco Valerio Pugini (Produttore esecutivo), Aaron Gilbert (Produttore esecutivo), Jason Cloth (Produttore esecutivo)


Casting: Teresa Razzauti, Kate Rhodes-James.

Immagini

[Schermo Intero]

TUTTO IN FAMIGLIA 

Dalle famiglie reali e del mondo politico ai rampolli dei media, gli scandali e le tribolazioni delle dinastie ricche e potenti hanno sempre esercitato un certo fascino – e le famiglie della moda non sono diverse. Poco dopo la pubblicazione di “The House of Gucci: A Sensational Story of Murder, Madness, Glamour and Greed” di Sara Gay Forden nel 2001, la Scott Free, la prolifica casa di produzione del visionario regista/produttore Ridley Scott, ha opzionato i diritti del film. La sfarzosa ascesa e caduta della famiglia Gucci attraverso tre generazioni, caratterizzata da stravaganze, avidità, tradimenti e, infine, un omicidio, era un soggetto irresistibile.   “Il progetto è nato perché la moglie di Ridley, Giannina (uno dei produttori del film), aveva letto il libro venti anni fa”, dice Kevin Walsh, presidente della Scott Free Productions e anche produttore di House of Gucci. “Era rimasta affascinata dalla storia dei Gucci, dalla lotta per il potere e da ciò che significa per una famiglia gestire una dinastia della moda. Ne è la dimostrazione il fatto che sia rimasta legata al film fino alla fine. Questo film è stato davvero realizzato grazie alla sua tenacia”.  Dice la produttrice Giannina Scott: “Avendo passato metà della mia vita in Italia ed essendo molto affascinata dalla moda, ero incuriosita da quanto fosse piena di passione questa tragica storia. Anche quando si comportavano male, tutto quello che i personaggi principali facevano era pieno di passione”.
Aggiunge il regista/produttore Ridley Scott: “Era una storia familiare affascinante. La dinastia Gucci era come la famiglia reale nell’industria della moda e la sua distruzione proveniva dall’interno della famiglia stessa. Come potrebbe non essere una storia interessante?”
Nello sviluppo del film, “lo scrittore che alla fine ci ha fornito la storia, a livello di sceneggiatura, è stato Roberto Bentivegna”, dice Walsh. “Ha condotto tantissime ricerche, ma alla fine ha creato le proprie dinamiche e relazioni tra i personaggi”.    “Roberto aveva un’affinità naturale con la storia, dato che è italiano ed è cresciuto in una famiglia di moda”, aggiunge Giannina Scott. “Ha messo molto del suo umorismo e del suo patrimonio culturale nella storia e le sue idee erano totalmente in sintonia con la visione di Ridley”.
“Sono cresciuto in Italia e mia madre era una stilista di moda”, dice Bentivegna.  “Ho anche familiarità con molti dei luoghi glamour in cui la famiglia Gucci ha vissuto. Ricordo di aver letto dell’omicidio e di aver pensato, wow, questo sarebbe un film fantastico”.
Bentivegna si è immerso nel racconto di Forden e ha spulciato le centinaia di articoli scritti sulla dinastia Gucci e gli atti del processo per omicidio. “La famiglia Gucci è molto conosciuta e c’è una grande quantità di informazioni su di loro”, dice. “È stato affascinante sfogliare i principali giornali italiani come La Repubblica e leggere quello che avevano da dire sui diversi individui. Ho scoperto così tante piccole chicche su di loro di cui non ero a conoscenza, come l’ossessione di Paolo Gucci (Jared Leto) per i piccioni. Ha fornito un’ulteriore visione del suo personaggio”.
Per come la vede Bentivenga, la dinastia Gucci fa parte di una tradizione delle grandi famiglie toscane del periodo rinascimentale, come i Medici, o la famiglia degli Sforza. “Se la prendevano tutti tra di loro senza rendersi conto che le loro azioni stavano facendo crollare proprio quello che avevano creato”, osserva. “E penso che, sia da un punto di vista letterario che cinematografico, la storia fosse matura per un trattamento narrativo. Perché si tratta di tradimento. Parla di quello che le persone fanno dietro le spalle l’una all’altra, e di come si manipolano a vicenda”.
“Roberto ha capito che la storia è una commedia degli errori che si trasforma in tragedia”, dice il regista Scott.
All’inizio, Maurizio è timido, introverso e sotto il controllo del padre, aggiunge. Come un fantasma, Rodolfo Gucci vive molto nel passato, cosa che il suo compiacente figlio trova opprimente. “Maurizio non può vivere la sua vita a pieno, il che spiega perché alla fine si ribella a suo padre e sposa Patrizia”.
In Aldo Gucci troviamo l’opposto di Rodolfo, sostiene Bentivegna. Sotto la sua guida, gli affari della famiglia Gucci sembrano fiorenti e in continua espansione. Ma è in gran parte fumo negli occhi. “Aldo è una volpe scaltra e piuttosto fraudolenta, ed è questo che alla fine lo fa crollare”, dice.
“Aldo vuole commercializzare il business”, dice il produttore Walsh. “Vuole vendere soprammobili, tazze e borse false.  Vuole aprire un centro commerciale in Giappone. Inietta una commercialità in Gucci che non tutti vogliono. Ma quando se ne accorgono, incontrano una grande resistenza”.
Il figlio di Aldo, Paolo, potrebbe essere visto come un nobile sciocco. Anche se Aldo ama suo figlio, lo considera un idiota, e non ha paura di dirlo apertamente, minando un ego già fragile.  Come per Rodolfo e Maurizio, “Aldo è una presenza così grande che Paolo soffre nel vivere costantemente alla sua ombra”, dice Bentivegna.
“Aldo ama davvero suo figlio”, dice il premio Oscar Al Pacino. “Ma allo stesso tempo, riconosce le sue inadeguatezze. Come dice lui, ‘mio figlio è un idiota, ma è il mio idiota’”.
Mentre Rodolfo guarda Patrizia dall’alto in basso, Aldo la vede come uno spirito affine. Una persona aggressiva e manipolatrice. Insieme convincono il riluttante Maurizio ad entrare nell’azienda di famiglia. Con Patrizia che gli versa veleno nelle orecchie, Maurizio diventa sempre più sicuro di sé ma anche cinico e spietato, eliminando tutti gli altri membri della famiglia dall’azienda, compreso lo zio Aldo.
“Alla fine, si sbarazza anche di Patrizia”, dice Bentivegna.
La storia di Maurizio, sottolinea Bentivegna, assomiglia a quella di un altro erede di una dinastia familiare, Michael Corleone ne “Il Padrino”.  “Come per Michael, c’è un fatalismo nell’ascesa al potere di Maurizio. Sa che, ad un certo punto, tutto andrà terribilmente male. C’è un senso di sventura nel suo ruolo negli affari di famiglia e nella sua accettazione di ciò”.

UN CAST ECCEZIONALE

Per il ruolo cardine di Patrizia Reggiani Gucci, Scott si è rivolto alla pluripremiata superstar internazionale Lady Gaga, che ha stupito il pubblico e la Motion Picture Academy col suo debutto cinematografico, A Star is Born, per il quale ha ricevuto una nomination agli Oscar come migliore attrice e ha vinto il premio per la migliore canzone originale.
“Mi ha incuriosito Lady Gaga, soprattutto dopo aver visto A Star is Born”, dice il regista Scott. “Ho pensato, ecco un talento formidabile: come intrattenitrice, come cantante, come produttrice e scrittrice del suo stesso spettacolo. Un vero motore di creatività. Poi ci siamo incontrati e mi è piaciuta subito”.
Il ruolo della bella aggressiva e ambiziosa Patrizia Gucci in House of Gucci è molto diverso da quello dell’ingenua innocente e amorevole del suo primo film, ma Scott e i suoi produttori erano convinti che fosse l’unica persona in grado di incarnare Patrizia Gucci.
“Lady Gaga è un talento straordinario e la gente deve ancora scoprire questo suo lato”, dice il produttore Kevin Walsh. “Ha fatto una quantità incredibile di ricerche sul personaggio e si è impegnata a fondo fin dal primo giorno. In maniera sottile, ha mostrato tutte le varie sfaccettature di Patrizia Gucci, passando dall’essere affettuosa e amorevole all’essere determinata e sicura, fino a quasi psicotica, nel corso della storia. Ha interpretato meravigliosamente tutte queste sfumature in Patrizia ed è attraverso i suoi occhi che si svolge il film”.
Tra gli elementi che hanno attratto Lady Gaga verso il progetto c’è la complessità di Patrizia Reggiani, una donna imperfetta e, a volte, moralmente compromessa che è, allo stesso tempo, sinceramente innamorata di Maurizio Gucci e desiderosa di aiutarlo a farsi strada nell’azienda di moda di famiglia. “Prima di vedere il film, alcune persone potrebbero pensare che Patrizia sia una cacciatrice di dote”, dice Lady Gaga. “Ma quando si sono sposati, la sua stessa famiglia gli aveva voltato le spalle. Quindi, lei non si è sposata per soldi, ma per amore”.
È solo dopo che Maurizio ha ereditato metà della fortuna di Gucci dal suo defunto padre, che la sua ambizione ha preso piede e, anche allora, derivava da un bisogno di accettazione, secondo Lady Gaga. “Voleva così tanto essere presa sul serio dalla famiglia. Era intelligente e sentiva di sapere cosa fare per portare avanti l’azienda. Ma la loro accettazione era solo un’illusione. Tutti la stavano solo usando per arrivare a Maurizio e consolidare il loro controllo. Lei è sempre stata un’outsider, una donna in un mondo di uomini e non poteva fare molto, come molte donne sanno bene. Il loro potere può spesso passare inosservato”.
E anche se la rivalsa di Patrizia si è rivelata tragica, l’attrice ha trovato il modo di amare il personaggio per tutte le sue imperfezioni.  “Credo che il tentativo di migliorare la sua posizione nella vita avesse dei presupposti innocenti, non obbligatoriamente colpevoli. Tragicamente, alla fine, non solo non ha raggiunto il suo obiettivo, ma è tornata molto indietro rispetto al punto di partenza”.  Non ha altro che elogi per il regista con cui ha intrapreso questo viaggio. Descrive Scott come un “visionario dell’architettura. È un pittore nel modo in cui si avvicina ai suoi film. Comprende il quoziente emotivo di una sceneggiatura e sa come lavorare con gli attori e guidare quello che stanno cercando di dire”.
La padronanza di Lady Gaga del ruolo e il suo livello di impegno sono stati evidenti a tutti nella produzione. “Siamo rimasti tutti colpiti da quanto fosse devota a questo ruolo”, dice Giannina Scott. “Ha assorbito Patrizia al cento per cento. Ha vissuto la parte dall’inizio alla fine”.
Il coprotagonista Jared Leto osserva che Lady Gaga ha portato un certo coraggio e dedizione nell’interpretare Patrizia. “Non abbiamo ancora visto molto di lei sullo schermo come attrice e questo è eccitante perché non sai davvero cosa aspettarti. Ha la capacità di sorprendere il pubblico. È una persona che è innamorata del processo creativo e non ha paura di correre dei rischi audaci e coraggiosi”.   “Ha posseduto quel personaggio”, aggiunge la co-star Al Pacino. “È così diverso da quello che ha interpretato in A Star is Born. È una vera rivelazione”.
“Parte del segreto del suo talento è che lei è speciale in tutto ciò che fa”, dice la co-star Salma Hayek. “È ciò che la rende una vera artista. Va oltre l’essere una semplice cantante, o solo un’attrice. C’è un livello di impegno, passione e forza. Si lancia completamente in tutto quello che fa”.
L’ambizione e l’astuzia di Patrizia Gucci sono insite nella sua personalità, mentre Maurizio Gucci ha un arco drammatico più complesso. Inizialmente, è un secchione introverso, poi un uomo innamorato e, infine, un magnate potente. È un ruolo che richiede una presenza e una finezza uniche per trasmettere in modo credibile una trasformazione che potrebbe, in mani meno capaci, sembrare melodrammatica ed eccessiva.
“La seduzione è una parte importante del film”, dice Driver. “Maurizio è sedotto da Patrizia, poi dal potere e infine dall’orgoglio. All’inizio è un po’ goffo e non molto elegante. Poi diventa più elegante e, presto, comincia a sentirsi a suo agio con i vestiti costosi che indossa. Ma in realtà, viene sedotto proprio da ciò che sa essere dannoso per lui”.
All’inizio, i suoi sentimenti per Patrizia sono genuini, afferma Driver. “Lui rinnega tutto ciò che renderebbe la sua vita confortevole ma, alla fine, lui e Patrizia sono entrambi sedotti dall’irraggiungibile. Non è un suo progetto. Lui lo eredita. Non ha la facoltà di rivendicare il trono. Ma Patrizia sì, perché è ambiziosa molto più della sua posizione sociale”.
Avendo lavorato già in due film con il regista Scott, Driver osserva: “Ridley si fida davvero dei suoi attori. E sentire questo tipo di fiducia tira fuori cose buone – in me, e anche in tutti gli altri attori”.
“Adam è una specie rara”, dice Scott. “È uno dei migliori nel settore in questo momento, un settore in cui i giovani talenti devono evolversi e continuare a migliorarsi e Adam si è evoluto e continua a migliorare”.
“Adam Driver è un attore di livello internazionale”, dice il produttore Walsh. “La sua interpretazione di Maurizio è un modello fenomenale di equilibrio. Avevamo lavorato con lui recentemente in The Last Duel ed è stato fantastico vedere come si è avvicinato a questi due ruoli totalmente diversi. Maurizio può essere molto calcolatore in un certo senso, ma è anche tranquillo e riservato. Non scopre le proprie carte. Nel corso del film, lo vediamo crescere da agnellino mansueto a lupo”.
“La scelta degli attori è essenziale per Ridley”, aggiunge Giannina Scott. “Adam è un attore eccellente e, fisicamente, è adatto alla parte. Ridley ha pensato subito a lui. Avevano lavorato insieme da poco ed erano molto in sintonia”.
“Una delle cose meravigliose dell’interpretazione di Adam è che è così riservato con le sue emozioni, eppure, riesce a trasmettere tutto ciò che Maurizio sta pensando, che è una cosa molto difficile da fare perché molte di queste non vengono verbalizzate”, dice lo scrittore Bentivegna.
“Adam è grandioso”, afferma Pacino. “Ha incarnato Maurizio e ha portato un’altra dimensione al film. Ha interpretato il ruolo in maniera così personale. Sapevi sempre dove ti trovavi quando eri con Maurizio. Ha portato alla parte una tale solidarietà”.
La chimica tra Lady Gaga e Driver è palpabile, secondo Walsh. “Sono totalmente credibili sia nel modo in cui interagiscono fisicamente, sia nel modo in cui litigano. Si può vedere il passaggio dall’amore all’odio”.
“Fin dal loro primo incontro, Adam e Lady Gaga sono stati subito amici”, dice Giannina Scott. “Il che è importante, perché la loro è una storia molto intima”. Lady Gaga e Driver sono subito andati d’accordo, ha detto. “Adam è sia istintivo che razionale, intellettuale e profondamente viscerale. Mi sono divertita moltissimo a creare questa storia d’amore con lui”.
Il personaggio di Aldo Gucci è volubile, allegro e immancabilmente carismatico e chi meglio di Al Pacino, che nel corso della sua carriera si è aggiudicato nove nomination agli Oscar, vincendo per Scent of a Woman – Profumo di donna nel 1993, può incarnare questi tratti.
Sebbene entrambi siano veterani del cinema, Scott e Pacino non avevano mai lavorato insieme, non si erano nemmeno mai incontrati, secondo Giannina Scott. “Uno dei momenti salienti del film per Ridley è stato poter finalmente lavorare con Al”.
Il regista Scott descrive Pacino come “un tour-de-force nel cinema e nel teatro americano – e anche l’uomo più gentile con cui potresti mai lavorare. Siamo andati molto d’accordo. Riesce immediatamente a far decollare una scena”.
Per Pacino, la sceneggiatura di House of Gucci raccontava molte storie e le saldava sapientemente insieme. “Parla di fiducia e tradimento e adulterio e di come le cose cambiano”, nota.
Ma prima di tutto, era curioso di capire come il progetto potesse prendere vita con un regista che ammirava da tempo. “Ridley è un grande regista. Prende una sceneggiatura e vi apporta tanta energia, dramma e umorismo”.
Aldo Gucci gestisce l’azienda con suo fratello Rodolfo, ma è Aldo “che conosce a fondo il business”, dice Pacino, “e sta lottando per tenere a galla l’azienda di prestigio in un periodo di grandi cambiamenti e concorrenza nella moda. È sempre alla ricerca di una nuova prospettiva. È un manipolatore assoluto. La fa franca perché è molto affascinante ed eccentrico. È davvero tridimensionale”.
Molte delle scene di Jared Leto nel ruolo del figlio di Aldo, Paolo, sono al fianco di Pacino. Si tratta di una complessa e disfunzionale relazione padre-figlio e Leto si è gustato ogni singolo momento. “Voglio dire, stiamo parlando di Al Pacino”, ride. “Non c’è niente di meglio”.
Come collega, Leto nota che Pacino era “paziente, generoso e gentile e, naturalmente, esplosivo e pieno di passione, come ci si aspetterebbe. Voglio dire, che regalo. Avere l’opportunità di lavorare con lui ed essere una piccola parte del suo viaggio è stato incredibile”.
Il ruolo del gentiluomo Rodolfo Gucci, un uomo che abita quasi interamente nel passato e, allo stesso tempo, cerca di impedire al suo unico figlio, Maurizio, di andare avanti, sembra calzare alla perfezione al vincitore dell’Oscar Jeremy Irons, come un guanto di pelle fatto a mano.
Avendo già lavorato con lui in Le crociate – Kingdom of Heaven, Scott dice: “Avevo familiarità con l’eleganza di Jeremy, e volevo che Rodolfo fosse superlativamente elegante e felice di vivere come un “negoziante” gentiluomo”.
Irons è stato subito attratto dal personaggio per la sua complessità. “Rodolfo è coproprietario dell’azienda di famiglia con suo fratello, Aldo, ma non ha molto interesse in essa”, dice Irons. “Una volta era un attore ed era sposato con un’attrice tedesca che era più brava di lui, così ha smesso. Poi lei è morta, e lui è diventato ossessionato da lei e dal passato. Passa tutto il suo tempo a tagliare pezzi dei suoi film”.
Oltre a cercare di controllare il suo unico figlio e a disapprovare il suo matrimonio, cosa di cui poi si pentirà, Irons è rimasto affascinato dalle dinamiche della famiglia Gucci. “Penso che fossero tutti sospettosi l’uno dell’altro. C’era, come in ogni famiglia italiana, un amore di base. Ma all’interno c’erano molti attriti. Non la descriverei come una famiglia felice”, dice Irons con la sua straordinaria capacità di understatement.
Forse il ruolo più difficile nel film è quello di Paolo Gucci. L’unico figlio di Aldo è un sognatore, ma anche tenero e umanamente innocente. “Il personaggio di Paolo è scritto in modo molto divertente”, dice Scott. “È quasi una satira. Stavo leggermente spingendo il film nella direzione della satira, certamente per quanto riguarda il rapporto tra Aldo e Paolo”.
Leto non era la scelta più ovvia per il ruolo di Paolo, fisicamente parlando, ma questo era vero anche per molti dei suoi ritratti trasformativi, come il suo ruolo vincitore del premio Oscar Rayon, in Dallas Buyers Club. È stato lui a parlare a Scott del ruolo di Paolo. “Ho chiesto a Jared, come avrebbe avuto intenzione di farlo”, dice Scott. “E lui ha detto, beh, con il trucco. Siamo stati fortunati a trovare un genio, lo scandinavo Göran Lundström, che arrivava sul set alle 4:30 ogni mattina per il trucco e lo trasformava in una persona completamente diversa”.  Le protesi e il trucco lo hanno reso tanto irriconoscibile che la prima volta che Leto è entrato sul set nel ruolo di Paolo, la sua co-star ha pensato che potesse essere un intruso. “Questo tizio viene da me, questa persona dall’aspetto strano e dice ‘Ciao papà'”, racconta Al Pacino. “Mi sono guardato intorno un po’ perplesso, perché non ero sicuro che si trovasse al posto giusto. E poi qualcuno ha detto: ‘È Jared’. Era una persona completamente diversa. Voglio dire, avevo già visto trasformazioni col make-up prima, ma questo era geniale. Ho voluto subito mettermi al lavoro. Era così stimolante”.
Come Lady Gaga, anche Leto è sempre rimasto nel personaggio, secondo Giannina Scott, e come ha fatto la sua co-star, si è preparato moltissimo prima di affrontare il ruolo di Paolo. “Ha portato qualcosa di toccante e straordinario al ruolo. Ha catturato perfettamente il reale umorismo tragico di Paolo”.
Osserva Lady Gaga: “Jared ha creato un personaggio davvero adorabile. L’ho apprezzato perché, come me, non gli piace uscire dal personaggio. Ci siamo divertiti molto insieme. Ed è stato molto affettuoso con me”.
Prima di tutto, dice Leto, “ho sempre voluto lavorare con Ridley Scott. Ci sono alcune persone così creative i cui film mi colpiscono molto e quelli di Ridley lo hanno sempre fatto. Ha catturato la mia immaginazione fin da quando ero bambino. E mi sono subito legato a Paolo. È la pecora nera della famiglia, un artista frustrato che ha il sogno di condividere il suo lavoro con il mondo. Potevo certamente identificarmi in parte con lui”. Quando ha approfondito il personaggio, Leto ha detto di essere arrivato ad amare Paolo, con le sue imperfezioni e tutto il resto. “Ho avuto davvero molta empatia per lui. Paolo mi ha spezzato il cuore in un certo senso. L’ho trovato pieno di umorismo e di amore per le cose e le persone della sua vita. Ma c’è anche un lato tragico in lui, che ho trovato interessante da esplorare”.
“Jared si è impegnato moltissimo nel ritrarre Paolo”, dice Walsh. “Anche se porta un po’ di comicità al film, c’è una vera tristezza in Paolo. Vuole disperatamente essere amato e apprezzato, ma sembra che non riesca a trovare la sua strada”.    “La cosa che ho ammirato di più è che lui ha amato il suo personaggio”, dice lo scrittore Bentivegna.  “Lo ha rispettato. Non ha preso in giro Paolo né lo ha sminuito in alcun modo”.
Per il ruolo dell’enigmatica ed eccentrica sensitiva Pina Auriemma, Scott ha scelto un’attrice candidata all’Oscar che era sicuro potesse esplorare pienamente le contraddizioni e il fascino del personaggio, Salma Hayek.
L’attrazione della Hayek per il ruolo è stata immediata. “Pina era una donna molto interessante”, dice.  “È una chiaroveggente. Una sensitiva. Può prevedere il futuro. Quando lei e Patrizia si incontrano, entrano subito in sintonia, e qualcosa che inizia come un rapporto professionale diventa un’amicizia molto forte e importante per entrambe”.
“Salma ha portato una vera umanità a Pina, una donna che arriva davvero a preoccuparsi per Patrizia. Avrebbe potuto essere interpretata in modo molto cinico, come qualcuno che sta solo usando Patrizia per i suoi soldi”, dice Bentivegna. “Invece, Salma e Lady Gaga hanno sviluppato una vera chimica, sia sullo schermo che fuori. È stato fantastico”.
Come Patrizia, Pina proviene da un ambiente modesto. “Sono entrambe donne sole a modo loro, e Pina riconosce il potenziale di Patrizia e la incoraggia”, dice la Hayek. “Ma anche nel momento in cui Patrizia ha tutto, Pina riconosce che è sola e fragile. E anche se è ambiziosa, è la perdita dell’amore che porta Patrizia alla follia”.
Scott ha ricercato con molta cura l’attrice per il ruolo di Paola Franchi, per il quale ne ha scelto una particolarmente bella ed elegante. La francese Camille Cottin è nota al pubblico di tutto il mondo per la serie televisiva “Chiami il mio agente” ed è stata recentemente vista al fianco di Matt Damon nel film drammatico Stillwater.  Camille Cottin non aveva familiarità con la saga della famiglia Gucci, ma si è subito documentata leggendo e guardando vari documentari per il suo ruolo di Paola, una vecchia amica di Maurizio Gucci che finisce per sostituire Patrizia nel suo cuore.  “Anche se i suoi sentimenti per Maurizio sono genuini”, dice Cottin, “Paola non è completamente a suo agio con la famiglia, né è particolarmente a suo agio con la continua invadenza di Patrizia”.
“Paola mi ha commosso molto. È una donna matura e la sua relazione con Maurizio è molto reale”, dice Cottin. “Lei sa cosa vuole dalla vita e non cerca di dimostrare niente a nessuno. Ha una sicurezza che Patrizia non ha, e questo non piace alla sua rivale”.
Non che fosse insensibile alla situazione di Patrizia. “Capisce la brutalità di quello che le è successo e la freddezza con cui è stata abbandonata”, dice Cottin. “Più sentiva che stava perdendo Maurizio, più la pressione che esercitava su di lui aumentava. La gelosia e la solitudine l’hanno portata agli estremi”.

La maggior parte delle scene di Cottin sono con Driver. “Adam è molto preciso e acuto e, allo stesso tempo, libero nel senso che ha permesso a se stesso di esplorare le possibilità del personaggio. È bravissimo, perché la sua performance è anche molto concreta e ben strutturata. E c’è anche qualcosa di teatrale nel modo in cui usa il suo corpo”.

LA TELA VISIVA  

House of Gucci è stato girato in quarantatré giorni e in sequenza, per lo più a Roma, con ulteriori location nel nord Italia.
Il regista/produttore Ridley Scott si è affidato al suo cast tecnico, con il quale aveva lavorato a diversi progetti e che è noto per la sua dedizione e professionalità in tutta l’industria cinematografica. “Non c’è un team di film-maker migliore al mondo perché sono riflessivi”, dice il produttore Walsh. “Sanno come lavorare insieme e tenere il ritmo perché, come Ridley, eccellono nel loro lavoro. Lui può arrivare su un set e girare con cinque o sei telecamere e finire una scena in meno di un’ora. Ecco perché siamo stati in grado di finire il film al di sotto del budget previsto e con una settimana di anticipo, anche se abbiamo girato il film sotto restrizioni COVID”.
Scott è rinomato per il suo senso visivo. I suoi film – solo per citarne alcuni: Alien,
Blade Runner, The Martian, Thelma & Louise, Il Gladiatore e ora, House of Gucci – richiamano immagini indelebili nella mente degli spettatori, ogni film è unico e distintivo. La ragione, secondo il produttore Walsh, è che “disegna a mano ogni singolo fotogramma del film. Quando arriva sul set, ha già fatto mesi di preparazione e tutti sanno sempre esattamente cosa stanno facendo in ogni singolo giorno. L’attenzione ai dettagli è strabiliante”.
“Le immagini sono molto importanti per Ridley”, dice Giannina Scott. “Come un pittore, vede l’atmosfera attraverso il colore. In House of Gucci c’è molto colore, soprattutto nella sezione iniziale. Poi, man mano che si scende verso la tragedia, passa a colori più scuri”.
E quando si tratta di lavorare con i suoi attori, mette in campo tutta la sua decennale esperienza – in modi che hanno sorpreso persino un professionista esperto come Pacino. “Ridley è magico”, dice l’attore. “Stavamo facendo questa scena e mi ha preso da parte e mi ha detto ‘perché non inizi da metà e poi fai la prima parte della scena alla fine. Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere prima d’ora. E ho pensato ‘È pazzesco’. Ma poi l’ho fatto. E ha funzionato!”  “È quasi come se il cast fosse un insieme di strumenti musicali diversi”, dice Lady Gaga, “come un’orchestra – tutto, dalla batteria al basso agli ottoni ai fiati e agli archi. E poiché siamo tutti così diversi come attori, Ridley è colui che dirige una sinfonia di tutti questi diversi elementi orchestrali”.
Scott utilizza un grande monitor e sei/otto monitor più bassi, che gli permettono di montare dal vivo il film mentre lo sta girando, spiega Walsh.  È un metodo che ha imparato negli anni in cui ha lavorato per la BBC e ha diretto show televisivi dal vivo. Questo gli permette di completare una scena in una o due riprese. Dato che usa diverse telecamere, ha tutta la copertura di cui ha bisogno. Una manna per gli attori, che non sono costretti a fare un ciak dopo l’altro, cosa che prosciuga la loro energia creativa.
Osserva Jeremy Irons: “Avere più telecamere in funzione tutto il tempo, significa che non devi girare in un modo e poi doverti ricordare cosa stessi facendo quando riprendi da un’altra angolazione, perché le telecamere catturano l’intera scena. Quando stavo girando una scena con Al (Pacino), l’intera scena era ripresa. E se avessimo deciso di fare un’altra ripresa in modo diverso, anche quella sarebbe stata completamente ripresa. Questo approccio è molto liberatorio per un attore”.  Una delle chiavi del processo registico di Scott è la sua partnership di successo con Claire Simpson “la migliore montatrice del settore, punto e basta”, dice il regista. “Hai bisogno di qualcuno con quelle qualità e con quel gusto. E Claire ha i gusti migliori”.
Per House of Gucci, così come per le altre loro collaborazioni, Scott fa tagliare il film alla Simpson durante la produzione, “Perché, come ho imparato dalla dura esperienza, devi mantenerti lucido e fresco. Se ti siedi in sala di montaggio o in sala di missaggio, perdi di lucidità. Io faccio sempre tagliare le scene a Claire man mano che vado avanti, perché così comprendo meglio i materiali che ho ottenuto”.

IL MONDO DEL LUSSO 

La visione del regista Ridley Scott per lo stile visivo di House of Gucci, secondo lo scenografo Arthur Max, “era di eleganza e lusso. Il meglio del meglio. Un mondo di privilegi senza badare a spese – ma con un budget e un programma da rispettare”.
Le location principali nella sceneggiatura di House of Gucci sono Roma, Milano, New York e il paese alpino, anche se in realtà la maggior parte del film è stata girata nella capitale italiana e dintorni, con interni nella famosa Cinecittà.
Inoltre, la produzione ha girato alcuni esterni e interni a Milano, compresa una scena che è stata progettata per sembrare il centro di Manhattan. La produzione ha anche girato in una villa vicino al lago di Como. La catena montuosa delle Dolomiti in Italia ha sostituito le Alpi, dove la famiglia Gucci trascorreva le vacanze invernali.
“Abbiamo fatto una ricerca approfondita per il film, che presenta i prodotti della famiglia Gucci attraverso tre decenni e le sfilate di diversi stilisti”, dice Max, che insieme al suo team ha analizzato riviste, fotografie e video documentari dell’epoca per catturare il look di ogni decennio. “L’illuminazione usata per le sfilate di allora era molto specifica. Erano presentate in maniera diversa. La musica era diversa e noi volevamo catturare esattamente quell’aspetto”.
Anche i diversi negozi presentati nel film hanno ciascuno un look caratteristico, dice Max. Il negozio Gucci della Fifth Avenue a Manhattan (che in realtà è stato girato a Roma) “era tutto in legno scuro, oro e marrone”, dice, “per trasmettere l’atmosfera ricca del secolo scorso”. Al contrario, un emporio di moda di Milano che Patrizia visita nel film era sfarzoso e modernista, tutto argento e acciaio. Rappresentava sia il periodo che un aspetto del carattere di Patrizia.
Alcuni dei luoghi di New York nella sceneggiatura erano familiari a Max, dato che è cresciuto lì nell’ambiente del fashion design, della fotografia di moda e del merchandising, e ha lavorato per diversi fotografi di moda.
Forse il set più iconico è quello dello Studio 54, l’iconica discoteca di fine anni ’70, che i membri della famiglia Gucci visitano. Quello e le varie sfilate presentate nel film sono state tutte ricostruite in una serie di “scatole nere” in un grande magazzino vicino all’aeroporto di Roma.
Una sfida particolare è stata quella di dover trasformare un moderno edificio bancario in vetro e pietra lucida a Milano in un eccentrico emporio di Gucci in Canal Street a Lower Manhattan. Per dare allo spazio un aspetto simile a una grotta, spiega Max, le pareti sono state ricoperte di lattice con uno strato di sapone sotto per facilitarne la successiva rimozione.
“Ha dato allo spazio l’aspetto poroso del cemento, che il team di progettazione ha poi dipinto con lo spray per graffiti e applicato strati di poster uno sull’altro per trasmettere un look anni ’80 newyorkese. Poi abbiamo riempito lo spazio con scaffali mobili e i loro prodotti, con vecchi fogli di metallo ondulato e plastica che si muovevano al vento”, dice Max.
Per gli esterni, il team di scenografia ha riempito l’area con altri oggetti d’epoca di Manhattan, tra cui cassette postali, cabine telefoniche, idranti, venditori di hot dog. “È stato un gran lavoro, ma alla fine è stato ripagato”, sostiene Max, “perché non siamo riusciti a trovare niente di simile né nella New York contemporanea né in
Italia”.
Per una delle altre location non di lusso, quella della casa della famiglia operaia di Patrizia, Max ha consultato i membri della sua troupe italiana. “Sembra che tutti abbiano avuto genitori o membri della famiglia come i Reggiani, il che è stato ottimo per identificare i dettagli di quello stile di vita”, dice.
Per la maggior parte del lavoro, comunque, a Max è stato chiesto di rappresentare un mondo da sogno fatto di residenze opulente e case di vacanza.
Una delle location di punta era la casa di Rodolfo Gucci, per la quale la produzione ha utilizzato Villa Necchi a Milano. “Ora è un museo, ma una volta era la casa della famiglia Necchi. (Necchi era per le macchine da cucire italiane quello che Singer rappresentava per quelle americane). A parte lo snellimento di alcune decorazioni per fare spazio alle telecamere, alle luci e alla troupe, gli interni della villa non sono stati toccati. Lo stesso valeva per gli splendidi terreni intorno alla villa.
L’altra lussuosa villa era la residenza italiana di Aldo Gucci, una casa rinascimentale in stile palladiano sul lago di Como, completa di arredi antichi. Originariamente era la casa dell’arcivescovo di Roma nel XV e XVI secolo, e da allora si sono succeduti diversi anziani prelati, spiega Max.
Altri luoghi lussuosi includevano lo chalet alpino svizzero di Maurizio Gucci “che sembrava appena uscito da Architectural Digest”, secondo Max, così come un appartamento contemporaneo dai soffitti alti con grandi pareti per contenere la collezione d’arte di Maurizio, incluso un enorme Rousseau e diversi Rothko.
Di particolare interesse visivo era lo studio di design di Paolo Gucci a Milano, per il quale la produzione ha utilizzato un vero e proprio studio di design tessile nel quartiere Trastevere di Roma. “Era uno studio molto insolito in cui cinque diversi designer tessili lavoravano in uno spazio interconnesso”, secondo Max. “L’architettura era modernista, il che è molto insolito per una città come Roma. Credo che in origine fosse una specie di magazzino e l’hanno ristrutturato. Hanno bucato molti muri e messo grandi vetrate in stile Bauhaus su di un lato. Era bellissimo. Pieno di luce e alto due piani”.
Nel mettere in atto la scena culminante dell’omicidio del film, Max si è concesso un po’ di licenza poetica. La location milanese del vero omicidio era scialba e poco cinematografica e i film-maker cercavano un’atmosfera più intensa. Max ha individuato una zona di Roma con ampie strade che poteva credibilmente sostituire Milano. La zona era un collage di stili architettonici, gotico, rinascimentale e arabo, dice, e la conosceva già per altre riprese che aveva fatto a Roma.
La location ha un’atmosfera molto operistica”, ha detto Max. “Dopo tutto, non stavamo girando un documentario. Il miscuglio di stili mi ricorda una combinazione di architettura toscana e araba. È quasi come un personaggio del film”.
Mescolare il lavoro con il piacere e la passione è come si potrebbe definire l’incarico di Max di scovare e, in alcuni casi, restaurare automobili classiche d’epoca della seconda parte del ventesimo secolo, tra cui una Mercedes 300 degli anni ’60 e una Ferrari GT4 degli anni ’70.
Altre auto d’epoca includono la Maserati Indy del 1971 guidata da Aldo Gucci nel film, una Porsche Targa, una Mustang cabrio del 1968 con un motore 289 e una Lancia Thema.
Max ha modificato l’auto sportiva FIA del 1975 di Patrizia Reggiani Gucci, costruendo un tetto in vinile su misura per la produzione, dato che l’originale era una cabriolet e poco pratica per le riprese.
Una Lamborghini Diablo del 1991 è stata generosamente prestata al film dal museo storico della casa automobilistica. Una replica della Jaguar C-Type del 1969 è stata costruita appositamente per il film (la Jaguar ne ha prodotto solo sei originali).  Quell’auto era l’orgoglio e la gioia di Max – anche se poco pratica. “Era l’auto dei miei sogni”, dice con orgoglio. “Se ne possedessi una, però, avrei bisogno di un meccanico a tempo pieno per mantenerla”.
Max attribuisce al suo reparto artistico e agli oggetti di scena, in gran parte italiani, il merito di aver conferito al film la sua autenticità.  “Si sono lanciati nel progetto con entusiasmo”, dice, “soprattutto perché fa parte della loro cultura, della loro storia”.

GLI ABITI ELEGANTI

A differenza di molti film contemporanei o quasi contemporanei, la moda in House of Gucci è parte integrante della storia e della verosimiglianza del film. Come lo scenografo Max, anche la costumista del film, Janty Yates, è da tempo uno stimato membro del team di produzione di Ridley Scott.
“Janty è un genio assoluto ed è meraviglioso lavorare con lei”, afferma Lady Gaga. “I costumi mi hanno davvero aiutato ad entrare nel personaggio. Abbiamo utilizzato gli abiti in così tanti modi diversi che sono diventati quasi come una seconda pelle. Ma come per le parrucche e il trucco, erano sempre al servizio del personaggio. Erano molto eleganti, molto delicati”.
In particolare, Scott era interessato al look della protagonista femminile del film, Patrizia Reggiani Gucci, che nella vita reale era una grande fashionista. “Per il film, Ridley voleva che Patrizia sfoggiasse un look classico”, dice Yates.
Il team dei costumi ha avuto la fortuna di poter vestire un’attrice che era già una famosa icona della moda”. “Lady Gaga porta realisticamente la sua innata eleganza in tutto, dagli abiti di alta moda ai jeans e le magliette”, secondo Dominic Young, uno dei sarti del film.
La visione che l’attrice aveva di Patrizia si accordava molto a quella dei film-maker, secondo Yates. “Lady Gaga voleva vestirsi come sua madre, che era molto attenta alla moda ed elegante. Il che significava che la pensavamo tutti allo stesso modo”.   In totale, la produzione ha creato più di settanta look per Patrizia e, poiché Scott gira con più telecamere da diverse angolazioni, ogni singolo abito doveva essere perfettamente costruito e dettagliato – davanti, di lato e dietro.
La Yates non può che elogiare il suo rapporto di lavoro con Lady Gaga. Molti attori, spiega, arrivano per le prove dei costumi e se ne vanno, ma Lady Gaga, che ha dovuto sopportare sessanta ore di prove, è rimasta per aiutare ad accessoriare ogni completo – gioielli, borse, scarpe. Ha anche attinto dal suo guardaroba personale e ha fornito al film alcuni abiti che facevano al caso.
Gli accessori, specialmente i gioielli, erano essenziali per il look di Patrizia, sostiene la Yates. “Invece di una collana, ne portava due, e sempre grandi orecchini. E una spilla, di solito una spilla a forma di animale”.
La maggior parte dei gioielli è stata noleggiata da un gioielliere di alto livello a Roma. Boucheron e Bulgari hanno fornito alcuni dei pezzi più preziosi. Le calzature di Patrizia sono state fatte appositamente da un’azienda romana chiamata Pompei, “perché fanno le migliori scarpe del mondo”, secondo la Yates.
La prima volta che il pubblico vede Patrizia Reggiani, sta uscendo da una macchina fuori dalla ditta di trasporti di suo padre. Un gruppo di camionisti la ammira, non troppo velatamente, mentre passa. Uno dei motivi è ciò che indossa, un abito aderente che Yates ha soprannominato “il suo vestito va-va-voom, un omaggio alla creazione originale di Yves Saint Laurent adattata alla vita sottile e alla figura a clessidra di Lady Gaga”.
Nella scena successiva di Patrizia, una scena cruciale, lei incontra il suo futuro marito, Maurizio Gucci, ad una festa, indossando un altro abito aderente che cattura l’attenzione, questa volta di un rosso fiammante. Basta darle un’occhiata e il pubblico capirà perché Maurizio ne rimane immediatamente colpito.
Una fonte di ispirazione per lo stile del personaggio in quella e in altre scene è venuta da una foto della famosa attrice italiana Gina Lollobrigida, che il regista Ridley Scott ha mostrato a Yates e che ha influenzato direttamente l’abito che Patrizia indossa alla festa di compleanno di Aldo Gucci sul lago di Como – fino all’acconciatura e alla vita stretta.
Una fotografia di moda dell’epoca di Helmut Newton ha dato origine all’abito che Patrizia indossa quando arriva per la prima volta nel suo attico a New York e balla sulla terrazza, secondo la Yates.
L’abito da sposa di Patrizia, al quale ogni singolo centimetro di pizzo è stato applicato a mano, è sempre un omaggio alla Lollobrigida (conosciuta dagli italiani come “La Lollo”). La vera Patrizia indossava un abito molto più semplice, così la Yates ne ha fatto una copia, oltre all’abito più elaborato. Quando ha mostrato le foto a Scott, lui ha scelto quest’ultimo.
“Ridley e Janty hanno ragionato sul fatto che anche se la scena fosse breve, era molto significativa per il personaggio, per questo l’abito doveva avere immediatezza e impatto”, dice Young. “L’abito di pizzo è molto italiano e molto voluttuoso, e trasmette immediatamente l’idea che questo fosse il giorno più felice e importante della vita di Patrizia”.
La maggior parte dell’abbigliamento quotidiano di Patrizia nella parte degli anni ’80 del film si attiene a una silhouette particolarmente classica e aderente, ma in vari colori e tessuti. Stretto sui fianchi con un risvolto in basso, che Young afferma fornire al personaggio una certa “civetteria” quando si muoveva.
Un’altra ragione per la silhouette semplice e monocromatica degli abiti da giorno era che fossero facili da accessoriare. Yates ha arricchito ogni abito con cinture, spille e gioielli, per catturare il look caratteristico di Patrizia. “Abiti abbastanza semplici da essere abbinati per trasmettere il senso di uno stile di vita stravagante piuttosto che di un vistoso abito di scena”, così dice la Yates.
Due degli abiti di Patrizia provengono dagli archivi Gucci, uno dei quali viene indossato mentre si reca nel centro di New York per osservare tutta la merce contraffatta di Gucci. L’altro è usato nella scena in cui Patrizia va a prendere sua figlia a scuola – un completo classico con una camicia doppia GG su una gonna di pelle.
“Lady Gaga si adattava perfettamente ad ogni abito d’archivio di Gucci”, dice Yates. “In questo senso, siamo stati molto fortunati”.
Nel complesso, osserva Yates, i costumi di Patrizia non solo sottolineano una moda classica, ma riflettono anche l’arco del suo personaggio nei tre decenni rappresentati nel film. Man mano che la storia progredisce, il suo abbigliamento diventa più elegante e personalizzato, il che parla della sua crescente sicurezza di sé. Per esempio, l’abito di Gucci con la gonna di pelle dà forza al personaggio, la incoraggia a resistere quando le vengono notificati i documenti del divorzio alla scuola della figlia.
Più tardi nel film, dopo che ha divorziato ed è disperata, la caduta di Patrizia è trasmessa dal suo abbigliamento rude, una giacca di pelle stile motociclista e jeans. Non ci sono più le stravaganze e i gioielli che aveva sfoggiato in precedenza.   Nel complesso, l’abbigliamento maschile nel film è più conservatore e, di nuovo, in gran parte fatto su misura. “Le proporzioni di Adam Driver sono tali che nessun abito esistente, per quanto ben fatto, gli si sarebbe adattato”, dice Yates. “È alto un metro e ottanta, ha le spalle larghe, un petto grande ma una vita molto sottile”. Gli abiti per Driver, Pacino e Irons sono stati creati dallo stesso sarto di New York che Yates ha utilizzato per Denzel Washington in American Gangster. “È inglese, una volta faceva il sarto a Saville Row e poi si è trasferito in America per aprire il suo negozio. I suoi abiti sono squisiti”. Altri abiti per Pacino e Driver sono stati realizzati da Zegna.
Gli abiti di Paolo (Jared Leto), che erano meno classici e più dandy, sono stati creati dalla Sartoria Attolini a Napoli, Italia.
La maggior parte delle camicie sono state fatte su misura da Anto a Beverly Hills. Gli abiti per le sfilate dello stilista rivale erano tutti fatti su misura, dice Yates. “Abbiamo presentato la sfilata di Versace 1984, che il mio designer associato, Stefano DeNardis, ha creato da zero. Ha fatto tutto lui. Era incredibilmente anni ’80 – spalle enormi, fianchi molto stretti, tacchi alti, grandi cappelli. Un periodo leggendario”.
DeNardis ha anche ricreato la sfilata di Tom Ford del 1995. “Ha fatto rifare tutto”, dice Yates, “i più bei completi di velluto per gli uomini in giallo brillante, rosa, blu reale, giacche di pelle. Stefano, ha anche creato la sfilata di Paolo, che prendeva ispirazione da Cuba, a quanto pare. Era molto fluttuante, ma aveva anche molte tonalità terracotta e dei marroni”.
Come per tutti i personaggi principali del film, la trasformazione dell’eterno ragazzo Jared Leto in Paolo Gucci era incentrata su un certo grado di verosimiglianza, secondo Jana Carboni, la Make-Up and Prosthetics Designer di House of Gucci.  Lo svedese Göran Lundström ha concretamente ideato le protesi per Leto, ma confessa che l’approccio dell’attore lo ha davvero sorpreso all’inizio. “All’inizio non avevo capito che Jared non volesse affatto assomigliare a se stesso”, dice Lundström. “Questo è piuttosto raro. La maggior parte delle volte si preferisce che l’attore venga semplicemente truccato. Ci è voluto un po’ per capire che Jared non voleva vedersi col trucco. Che voleva essere totalmente irriconoscibile”.   Dopo tre settimane di collaborazione con Leto, e alcuni tentativi ed errori, Lundström e l’attore erano finalmente soddisfatti di aver ideato un travestimento che non trasmettesse solo il look di Paolo Gucci, ma l’dea generale personaggio. Sono stati fatti degli aggiustamenti durante la produzione per trasmettere l’invecchiamento del personaggio, in particolare l’ingrigimento dei capelli di Paolo (calvo nella parte superiore, ma con i capelli lunghi ai lati e dietro).
Lundström, Carboni e il team del trucco sono stati sempre attenti a non varcare la linea sottile tra imitazione e caricatura. “Volevamo far apparire Jared come Paolo senza rendere palese che indossasse delle protesi”, dice.
Ci sono volute quattro ore o più ogni giorno per ottenere questa verosimiglianza.  Ma è stato l’attore stesso a dare vita a Paolo in modo vivido. “Era sempre nel personaggio”, dice Carboni.
Dato che il film copre tre decenni, la sfida per il team del trucco era di trasmettere il look specifico di ogni epoca, il che includeva variazioni nel make-up e nelle acconciature. Inoltre, hanno avuto il compito di trasformare gli attori in celebrità dell’epoca, da Grace Jones a Andy Warhol e Karl Lagerfeld. “Sono molto orgoglioso del team e di ciò che sono stati in grado di realizzare, non solo con il cast principale”.
Il sottofondo musicale di House of Gucci utilizza una vasta gamma di musica pop, opera e persino un po’ di jazz. La colonna sonora originale di Harry GregsonWilliams (The Martian) si concentra principalmente sulle diverse fasi della relazione tra Patricia Reggiani e Maurizio Gucci, dice il compositore. “L’idea per la colonna sonora era che sembrasse un pezzo di musica italiana, dato che è lì che è ambientata gran parte del film. Inizia con Patrizia e Maurizio che si innamorano, si sposano, fanno affari insieme e, alla fine, vanno fuori controllo”.

E ALLA FINE…

House of Gucci non solo rappresenta la fine del controllo della famiglia Gucci sul suo vasto impero della moda, ma anche il tramonto dei marchi di moda di proprietà privata e l’inizio del controllo conglomerale dell’industria.
Da questo punto di vista, dice lo scenografo Arthur Max, il film è “una commedia divertente con tutte le peculiarità del periodo e del mondo in cui i personaggi principali hanno vissuto”. Man mano che la storia si sviluppa, però, si assiste al modo in cui questi personaggi interagiscono e a come le loro vite vadano fuori controllo. Una storia triste in realtà, ma raccontata in modo molto divertente”.   Aggiunge la costumista Janty Yates: “Penso che il pubblico rimarrà stupito e totalmente sbalordito dalla complessità e dai colpi di scena di questa storia”.   “C’è qualcosa per tutti in House of Gucci “, aggiunge la produttrice Giannina Scott. “È un giro emozionante sulle montagne russe, fatto di romanticismo, moda, grande musica, abili performance e una storia drammatica avvincente”.
“Questo è un film sul potere”, dice Jared Leto, “e un film sulla famiglia. È anche un film sulla passione, l’arte, la creatività, e naturalmente la moda. Parla di lealtà e, certamente, di tradimento. Sono rimasto davvero sbalordito e scioccato dalla storia e penso che anche il pubblico ne sarà sorpreso. Quei famosi mocassini Gucci assumeranno un significato completamente nuovo, questo è sicuro”.
La cura e l’attenzione che sono state messe nel film forniranno al pubblico un piacere su più livelli, secondo il produttore Kevin Walsh. “Spero che il pubblico apprezzi il lato artistico di questo film, che ci permette di ammirare il lavoro di una grande troupe di film-maker che prendono il loro lavoro molto seriamente, ma che si divertono anche nel cercare di creare un’opera di intrattenimento.  Dal punto di vista della storia, penso che il pubblico ne trarrà la morale che i soldi non sono tutto. Che il controllo e l’avidità ti si possono davvero ritorcere contro, se ti ci concentri troppo”.
Ma prima di tutto, dice Lady Gaga, “questo film è genuinamente divertente. Una corsa selvaggia… ogni secondo ti cattura. Parte della magia di Ridley è che, con tutti i suoi mezzi artistici, in fin dei conti vuole che il pubblico si diverta”.

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STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
House of Gucci disponibile in DVD da mercoledì 23 Marzo 2022
info: 16 Dicembre 2021 al Cinema.

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