Poster Scompartimento N.6

Scompartimento N.6 (2021)

Hytti nro 6
Locandina Scompartimento N.6
Scompartimento N.6 (Hytti nro 6) è un film del 2021 prodotto in Finlandia e Russia, di genere Drammatico diretto da Juho Kuosmanen. Il film dura circa 106 minuti. Tratto dall'omonimo romanzo di Rosa Liksom edito da Iperborea. Il cast include Seidi Haarla, Yuriy Borisov, Julia Aug, Lidia Kostina, Tomi Alatalo, Viktor Chuprov, Denis Pyanov, Polina Aug. In Italia, esce al cinema giovedì 2 Dicembre 2021 distribuito da BIM Distribuzione. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 23 Marzo 2022, in Digitale da giovedì 24 Marzo 2022.

Mentre un treno avanza verso il circolo artico, due estranei condividono un viaggio che cambierà il loro punto di vista sulla vita.

Il film, ambientato negli anni ’90, ha come protagonisti una riservata studentessa finlandese e un giovane minatore russo, estranei ma entrambi diretti a Murmansk, nell’estremo nord ovest della Russia, costretti a condividere l’intimità del vagone letto del treno. Un road movie artico che intreccia due destini, ma soprattutto soffia sulle nostre anime quello spirito che solo il viaggio sa rappresentare.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 2 Dicembre 2021
Uscita in Italia: 2 Dicembre 2021 al Cinema; 24 Marzo 2022 in VOD su MioCiema
Genere: Drammatico
Nazione: Finlandia, Russia, Estonia, Germania - 2021
Durata: 106 minuti
Formato: Colore
Produzione: AAMU Film Company, Achtung Panda (co-produzione), Amrion Productions (co-produzione), CTB Film Company (co-produzione)
Distribuzione: BIM Distribuzione
Soggetto:
Tratto dall'omonimo romanzo di Rosa Liksom edito da Iperborea.
In HomeVideo: in Digitale da giovedì 24 Marzo 2022 e in DVD da mercoledì 23 Marzo 2022 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Juho Kuosmanen
Sceneggiatura: Andris Feldmanis, Livia Ulman, Juho Kuosmanen
Fotografia: Jani-Petteri Passi
Scenografia: Kari Kankaanpää
Montaggio: Jussi Rautaniemi
Costumi: Jaanus Vahtra

Cast Artistico e Ruoli:
foto Yuriy Borisov

Yuriy Borisov

Ljoha Dinara Drukarova Irina
foto Julia Aug

Julia Aug

Capotreno (Natalia Nemova)
foto Lidia Kostina

Lidia Kostina

Madre affidataria di Ljoha
foto Tomi Alatalo

Tomi Alatalo

Ragazzo finlandese con la chitarra (Saska)
foto Viktor Chuprov

Viktor Chuprov

Cameriera sul treno
foto Denis Pyanov

Denis Pyanov

Uomo vicino alla cabina telefonica
foto Polina Aug

Polina Aug

Impiegata dell'hotel



Produttori:
Sergey Kasatov (Line Producer), Paria Eskandari (Line Producer), Jussi Rantamäki (Produttore), Emilia Haukka (Produttore), Jamila Wenske (Produttore), Melanie Blocksdorf (Produttore), Riina Sildos (Produttore), Sergey Selyanov (Produttore)


Suono: Pietu Korhonen | Trucco: Liina Pihel | Fotografo Di Scena: Sami Kuokkanen | Dialoghi In Russo: Lyuba Mulmenko.

Immagini

[Schermo Intero]

NOTE DI REGIA – Juho Kuosmanen

Scompartimento n.6 è un road movie artico, forse potrebbe essere visto come un goffo tentativo di trovare armonia e pace dello spirito in un mondo di caos e ansia. Il cuore della storia sta nel concetto di accettazione. E’ un compito difficile accettare di essere parte di questo mondo caotico e che si esiste come si è. Il nostro eroe, la studentessa finlandese Laura, intraprende un lungo viaggio in treno per andare a visitare alcuni petroglifi antichi. Cita la frase di una persona che ha incontrato:”per conoscere te stesso, devi conoscere il tuo passato”. Vorrebbe essere un’archeologa che trova soddisfazione da questo tipo di cose, petroglifi e simili. Ma lei è veramente così? O si tratta solo di un sogno rubato dalla persona che vorrebbe essere? Sul treno incontra Ljoha, un irritante minatore russo che la segue come un’ombra. Voleva conoscere il suo passato e Ljoha ne è l’incarnazione. E’ spiacevole e banale, ma le cose stanno così. I road movie parlano spesso di libertà. In macchina si può andare dove si vuole, ogni crocevia è una possibilità ma, tendenzialmente, penso che la libertà non sia un numero infinito di opzioni, PER ME è piuttosto la capacità di accettare i propri limiti. Un viaggio in treno è più come il destino. Non puoi decidere dove andare, devi semplicemente accettare quello che ti dà.

CONVERSAZIONE CON JUHO KUOSMANEN

Come sei venuto a conoscenza di questo romanzo per la prima volta? A che punto hai deciso di farne un film e qual’ era per te il centro di interesse nei confronti di questa storia?  Hai deciso di apportare delle modifiche fondamentali nell’adattare la sceneggiatura?
Mia moglie lo stava leggendo nel 2010 quando è uscito, io ho buttato uno sguardo al retro della copertina e le ho chiesto se sarebbe stato possibile farne un adattamento per un film e lei ha risposto: “Perché no? E’ una storia interessante.”
Era sicuramente interessante ma è un libro, per cui la storia si apre in molte direzioni diverse e, per l’adattamento per un film questo pone la domanda: in quale direzione andare? Finito il libro, avevo la sensazione che fosse troppo difficile da adattare ma, con il passare del tempo, e data la mia memoria corta, ho ‘perso’ gran parte del libro e ho ricominciato a sentirne la possibilità.  Poi l’ho riletto e ho avvertito che no, non era possibile. Successivamente ho incontrato l’autrice del libro, Rosa Liksom, a un evento e abbiamo parlato di un possibile adattamento.  Le ho espresso le mie riflessioni e i miei dubbi e lei mi ha risposto che ero libero di fare quello che volevo del libro. E così abbiamo fatto. Pertanto, il film definitivo è più ispirato al libro che tratto dal romanzo di Rosa Liksom. Dopo la ricerca delle location e il casting, tutto è cambiato di nuovo. Ci siamo fortemente distaccati dal testo. Abbiamo cambiato il percorso, il decennio e, di conseguenza, è cambiato il paese, da Unione Sovietica a Russia, abbiamo cambiato l’età del personaggio maschile e abbiamo perfino cambiato il nome da Vadim a Ljoha (Ljoha era il nome di un matto che abbiamo incontrato sul treno durante la ricerca delle location). Per cui sembrava più che adatto. Abbiamo cambiato così tanto che ormai non è più questione di quello che abbiamo cambiato.

Il film inizia con una storia d’amore, comprese le sue sfide e le sue manchevolezze ma poi si sposta in una direzione completamente diversa. Come è stata questa svolta nella narrazione per te come regista?
In un certo senso, il film inizia quando Laura sale sul treno, ma volevo mostrare la situazione complicata dalla quale sta scappando. Per me non si tratta di una svolta nella narrazione ma di un contrasto. All’inizio lei è scollegata, alla fine è connessa. Fondamentalmente, all’inizio vorrebbe essere come Irina, intellettuale, una moscovita. E nel corso di questo viaggio, lei si rende conto di essere in realtà più come Ljoha: inadatta, goffa e sola.

Il tuo primo lungometraggio LA VERA STORIA DI OLLI MÄKI era una storia d’amore, cosa c’era di interessante nel realizzare qualcosa di diverso?
Fondamentalmente il processo è lo stesso, cercare di scoprire perché mi interessa e di cosa si tratta veramente. Olli Mäki era una storia d’amore, ma il mio legame personale con la storia riguardava più le difficoltà nell’affrontare le aspettative.  Olli stava combattendo per il titolo mondiale, io avevo da realizzare il mio film d’esordio, non è la stessa cosa, ma c’erano sorprendentemente molti sentimenti comuni con i quali potevo identificarmi. E’ più facile avere a che fare con le proprie emozioni personali quando c’è una certa distanza.  La storia di un pugile negli anni ’60 era abbastanza distante per me. Fare film è un processo molto aperto e variabile. Si va verso qualcosa di strano, qualcosa che non è niente altro che un barlume. Rimane un mistero per un periodo abbastanza lungo, quando continui ad andare avanti poi cominci a trovare qualcosa che risuona nella tua anima. E’ un processo realmente inconscio. Solo quando è pronto comprendi che cos’era ciò che ti faceva continuare ad andare avanti. Detesto il momento all’inizio del processo quando devi dire che tipo di film è. Ti serve una buona risposta per convincere i finanziatori, ma il fatto è che tu la risposta realmente non la sai.

Entrambi i film hanno la caratteristica di essere senza tempo. Ricerchi intenzionalmente questo ‘feel classico’ o è qualcosa di naturale nel tuo modo di fare film?
Michael Cabon diceva che “la nostalgia è l’esperienza emotiva – sempre passeggera, sempre fragile – di avere quello che hai perso o che non hai mai avuto, di vedere le persone che ti mancava di incontrare, di sorseggiare caffè nei bar storici che oggi sono palestre di hot-yoga. E’ la sensazione che ti travolge quando qualche piccola bellezza svanita del mondo viene momentaneamente ripristinata.” Ho sempre detto di non essere nostalgico, ma questo è il nucleo emotivo dei miei film. Per cui, forse, sono un po’ nostalgico e questo “feel classico” deriva da lì.

Il film crea anche un diverso tipo di ‘coppia’ sullo schermo. Credi che il pubblico sia eccessivamente condizionato al punto da aspettarsi una storia d’amore sullo schermo o una qualche forma di tensione sessuale?
Wim Wenders diceva che sesso e violenza non gli erano mai appartenuti, che lui preferisce Sax e violini. E io non sono in realtà interessato a queste cose. Soprattutto non mi interessa il sassofono.  Quello che realmente mi interessava erano i sentimenti che vanno oltre la tensione sessuale. Le storie di amore romantico sono spesso troppo limitate, si innamorano? Se sì, quando fanno sesso? Questo tipo di narrazione ha più a che vedere con l’abusare del voyeurismo degli spettatori, fa vendere i biglietti, ma è realmente interessante?  Non mi interessa veramente chi fa sesso con chi, non sono affari miei. A me interessano quei sentimenti complicati alla base di vari tipi di rapporti.  Mi piacerebbe capire perché proviamo i sentimenti in questo modo. Se c’è di mezzo il sesso, okay, ma non è questo il posto dove collocare la macchina da presa. Per me questa storia riguarda molto il legame e credo che Laura e Ljoha condividano qualcosa di più profondo di un bisogno sessuale. Sono più come fratelli che si sono persi da tempo, mi piace pensare che condividono gli stessi sentimenti inespressi. E’ più come avere lo stesso tipo di infanzia piuttosto che la stessa idea della politica o altro. Hanno un legame a livello emotivo, non perché condividono elementi culturali.

Avevi presente la questione della ‘differenza’ o ‘dell’altro’ quando hai descritto il rapporto tra Laura e  Ljoha? Perchè pensi che il momento in cui incontriamo ‘l’altro sia il momento in cui diventiamo più noi stessi’?
L’incontro con ‘l’altro’ è in assoluto uno dei principali argomenti al centro di questo film.  Abbiamo parlato molto con Livia e Andris dell’idea di Ljoha. Chi è, o meglio, cosa è? E’ l’Altro, ma è anche uno specchio dell’immagine che Laura ha di sé e che cerca di evitare. Credo che la storia parli sia dell’incontro con l’Altro, che del tuffarsi nel proprio io interiore e del cercare di capire e accettare chi siamo. Non si tratta di due temi che si escludono a vicenda, perché quando incontri qualcuno di nuovo c’è l’opportunità di ricominciare daccapo, di fare finta di essere chi si vorrebbe essere; o la possibilità di aprirsi, di imparare qualcosa di nuovo su se stessi. C’è una specie di ‘comfort negli estranei’. A seconda del loro sguardo e della presenza dell’altro, o si comincia a fingere o ci si può lasciar andare ed essere finalmente se stessi.

Esiste una lunga tradizione di storie russo-finniche che hanno spesso un sapore particolare. Come pensi che questa parte del mondo possa alimentare un particolare tipo di tono, narrazione, umorismo?
Difficile dare una risposta perché forse io ci sono troppo dentro, per cui non lo vedo veramente. Come ho detto, fare film è qualcosa di cui non sono consapevole.  Credo che l’umorismo e il tono nella narrazione siano qualcosa che non devi spiegare alla maggior parte delle persone e che non c’è ragione di spiegare in genere. Alcuni dicono che è il buio, il freddo di questa parte del mondo…Non so, ma ci sono le stesse “anime nere” in ogni parte del mondo e anche a loro piace ridere.
Mi sento più soddisfatto quando riesco a far ridere persone tristi, forse questo è il motivo per cui c’è una specie di oscurità sempre mescolata con la risata. La risata spensierata è divertente, ma non abbastanza interessante da considerarla speciale.

Alla fin fine, il film potrebbe quasi essere una storia d’amore, ma non una romantica o basata sul sesso. In che modo senti che il viaggio di Laura riguardi un tipo di amore più universale, omnicomprensivo per un altro essere umano? Si tratta di un qualcosa di cui senti che noi, o alcune parti del mondo, come società stiamo perdendo traccia?
Stiamo perdendone traccia a molti livelli, e questo ne è uno. Quest’idea di incontrare l’Altro e abbandonare le idee predeterminate che abbiamo degli altri è sicuramente una chiave per avere un mondo migliore. Non c’è da meravigliarsi che le teorie dell’Altro abbiano cominciato ad attirare l’interesse del mondo dopo la catastrofe della seconda Guerra mondiale quando eravamo anche così fortemente divisi.

Che tipo di limiti per le riprese ha comportato ambientare gran parte del film su un treno?
L’idea è stata di gran lunga migliore sulla carta che nella pratica!  Il sonoro è stato registrato con microfoni nascosti, la troupe era veramente ridotta e tutto era maledettamente lento, non c’era sufficiente ossigeno in questi spazi angusti e gli odori erano terribili!  Eppure alla fine sono grato a ciascuno dei componenti della troupe per aver lavorato in maniera così intima. Credo che siamo riusciti a catturare qualcosa di speciale. C’è la vita vera in quelle immagini.

Hai parlato del tuo personale collegamento con Olli Mäki. In che senso ti indentifichi anche personalmente con i personaggi principali di questo film? Ci puoi parlare in particolare del tuo legame con Laura e cosa si prova ad identificarsi con la vita interiore di un personaggio femminile?
E’ impossibile dirigere qualcosa che non capisci, non ho bisogno di identificarmi con i miei  personaggi, ma ho bisogno di capire cosa provano.  I personaggi nascono dal comune terreno della comprensione tra il regista e gli attori. In questo caso ho messo più cose mie personali nel personaggio di Laura, ma non pensavo al suo genere, non credo che conti realmente in questo caso perché il film non parla di essere una donna, parla di essere un essere umano. Essere uomo o donna è solo uno dei ruoli possibili che potremmo adottare, però in questo film cerco di guardare oltre questi ruoli. Quello che mi interessa è il territorio nascosto che si trova dietro il nostro personaggio pubblico. Al punto culminante del film questi personaggi sono liberi dai ruoli adulti, sono di nuovo come bambini, liberi. In generale penso che Scompartimento n.6 mi ricordi molto il processo di realizzazione di un film, come ha fatto la storia di Olli Mäki. Come i nostri personaggi, anche i registi sono irrequieti e sempre in movimento, provengono da una qualche parte e si dirigono verso qualche parte e, probabilmente, senza essere mai in grado effettivamente di arrivare.  Quando la giornata è finita, ci sarà un breve attimo fuggevole per guardare l’oceano e respirare, per appoggiarsi sulla spalla di qualcuno e addormentarsi. E quando ti svegli sono andati tutti via. E’ stato bello ma ora è finita, è ora di andare avanti.

In che senso senti che questi petroglifi, e il concetto di queste antiche rappresentazioni contribuiscano anche all’essenza del film?
I petroglifi sono segni durevoli del nostro passato. Laura pensa che vedendoli potrà entrare in contatto con qualcosa di permanente. In una vita che non è altro che una serie di momenti evanescenti, pensa che questo possa farla sentire bene. Ma i petroglifi non sono altro che fredde pietre, tramite esse non si può sentire in realtà nessuna connessione. Tutto ciò che abbiamo sono quei momenti fuggevoli, tutto quello che conta è temporaneo. Se inseguiamo qualcosa di ‘eterno’ potremmo perdere quello che abbiamo ora. D’altra parte, i petroglifi rappresentano anche la paura della morte. Non vogliamo semplicemente sparire per sempre, vogliamo essere ricordati. Le persone costruiscono statue e fanno incisioni folli per lasciare un segno nel mondo come prova di essere esistite.  Quello che Laura e Ljoha vivono durante questo viaggio, lascerà un segno profondo dentro di loro. Scompartimento n.6 è il mio petroglifo, nella speranza che continui a esistere molto più a lungo dopo che io non ci sarò più. Forse solo per dire: siamo stati lì. Abbiamo girato quelle scene. Eravamo vivi e ci siamo divertiti tanto.


dal pressbook del film

Eventi

Film vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2021. Il film è inoltre scelto per rappresentare la Finlandia al Premio Oscar 2022 e ha ricevuto tre nomination agli European Film Award: European Film 2021, European Actor 2021 – Yuriy Borisov, European Actress 2021 – Seidi Haarla.

HomeVideo (beta)


STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
Scompartimento N.6 disponibile in Digitale da giovedì 24 Marzo 2022 e in DVD da mercoledì 23 Marzo 2022
info: 2 Dicembre 2021 al Cinema; 24 Marzo 2022 in VOD su MioCiema.

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