Poster Il racconto dei racconti

Il racconto dei racconti (2015)

Il racconto dei racconti - Tale of Tales
Locandina Il racconto dei racconti
Il racconto dei racconti (Il racconto dei racconti - Tale of Tales) è un film del 2015 prodotto in Italia e Francia, di genere Fantasy e Storico diretto da Matteo Garrone. Il film dura circa 125 minuti. Il cast include Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones. In Italia, esce al cinema giovedì 14 Maggio 2015. Al Box Office italiano ha incassato circa 2947874 euro.

I re e le regine, i principi e le principesse, i boschi e i castelli di tre regni vicini e senza tempo; e poi orchi, animali straordinari, draghi, streghe, vecchie lavandaie e artisti di circo: sono i protagonisti di tre storie liberamente ispirate ad altrettante fiabe de 'Il racconto dei racconti' di Giambattista Basile.

C'era una volta un regno, anzi tre regni vicini e senza tempo, dove vivevano, nei loro castelli, re e regine, principi e principesse. Un re libertino e dissoluto. Una principessa data in sposa ad un orribile orco. Una regina ossessionata dal desiderio di un figlio. Accanto a loro maghi, streghe e terribili mostri, saltimbanchi, cortigiani e vecchie lavandaie sono gli eroi…

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 14 Maggio 2015
Uscita in Italia: 14/05/2015
Genere: Fantasy, Storico
Nazione: Italia, Francia, UK - 2015
Durata: 125 minuti
Formato: Colore
Box Office: Italia: 2.947.874 euro

Cast e personaggi

Regia: Matteo Garrone

Cast Artistico e Ruoli:

Immagini

[Schermo Intero]

LA STORIA

C'era una volta un regno… anzi tre regni vicini e senza tempo, dove vivevano, nei loro castelli, re e regine, principi e principesse.
Un re libertino e dissoluto. Una principessa data in sposa ad un orribile orco. Una regina ossessionata dal desiderio di un figlio. Accanto a loro maghi, streghe e terribili mostri, saltimbanchi, cortigiani  e vecchie lavandaie sono gli eroi di questa libera interpretazione delle celebri fiabe di Giambattista Basile.

La Regina di Selvascura è disperata perché non riesce ad avere un figlio, e a nulla valgono i tentativi del Re di distrarla, invitando a corte artisti di strada e circensi. Una notte, un negromante suggerisce loro una soluzione assai rischiosa: mangiando il cuore di un drago marino, cucinato da una vergine, finalmente la Regina resterà incinta. Il Re riesce nell'impresa di uccidere il drago, ma a costo della vita: la Regina, però, può mettere in pratica quanto consigliato dal mago, e dà così alla luce il figlio tanto desiderato, Elias. Negli stessi istanti, anche un altro bambino viene al mondo: è Jonah, il figlio della sguattera che ha cucinato per la regina il cuore del drago, rimasta incinta aspirando i vapori dalla pentola… Elias e Jonah crescono, identici come gemelli, uniti da un affetto profondissimo: un legame che la regina cerca in ogni modo di spezzare, gelosa dell'amicizia che il proprio figlio nutre per quel "bastardo"…

Sempre alla ricerca di nuovi piaceri, il Re di Roccaforte ode una voce deliziosa provenire da una misera casetta sotto le mura del castello e, immaginando non possa appartenere che a una bellissima giovane, subito si invaghisce: invoca la fanciulla, le chiede invano di mostrarsi, le invia un regalo prezioso, convinto di ottenere presto i suoi favori. Non sa, il Re, che in quella casa non vive una giovane donna, ma due vecchie sorelle, due lavandaie: Imma, ingenua e dalla voce virginale, e la scaltra Dora, che vorrebbe approfittare dell'infatuazione del sovrano. Ma in che modo?

Un giorno il Re di Altomonte cattura una pulce e ne fa in segreto il proprio animale domestico: ci gioca, le parla, la vede crescere a dismisura, nutrita a sangue e bistecche fino a raggiungere le dimensioni di un maiale. Alla morte dell'enorme insetto, il Re, addolorato, lo fa scuoiare. Ha un'idea: concederà la mano di sua figlia Viola, che scalpita per lasciare il castello, a chi saprà riconoscere a quale animale appartenga quella pelle. Pensa, il sovrano, che nessuno riuscirà nell'impresa, e che in questo modo la figlia resterà per sempre al suo fianco: i pretendenti, infatti, falliscono tutti, uno dopo l'altro. Finché non si fa avanti un Orco che, con il suo fiuto infallibile, indovina che si tratta di una pelle di pulce. Terrorizzata, la giovane chiede al padre di salvarla, ma l'editto del Re non ammette deroghe: Viola sarà costretta a partire con il mostro…

Note di regia – Matteo Garrone

La scelta di Basile. Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile perché nelle sue fiabe ho ritrovato quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate nel Cunto de li cunti passano in rassegna tutti gli opposti della vita: l'ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il semplice e l'artefatto, il sublime e il sozzo, il terribile e il soave, brandelli di mitologia e torrenti di saggezza popolare. Le fiabe raccontano i sentimenti umani spinti all'estremo.

Il lavoro sulle fiabe: reale e fantastico. Sin dalla prima lettura delle cinquanta fiabe che compongono il libro, assieme agli sceneggiatori, ci siamo trovati di fronte a numerose scelte da compiere: selezionare le storie che ci piacevano di più e poi renderle credibili, concrete, come se le vedessimo accadere sotto i nostri occhi. Questa è stata la nostra linea di condotta: la ricerca di qualcosa di forte, fisico, comune e veritiero, anche nelle storie dove l'immaginazione era più accesa. In Basile c'è un grande piacere nel racconto, e questa dovrebbe essere una prerogativa anche del cinema.
Di solito per i miei film precedenti sono partito da fatti reali, e li ho trasfigurati fino ai confini di una dimensione quasi fantastica: in questo caso, invece, abbiamo compiuto il percorso inverso: abbiamo preso spunto da situazioni fiabesche per poi ricondurle su un piano realistico e concreto, credibile, anche attraverso un lavoro di sottrazione, affinché lo spettatore possa in ogni momento sentirsi parte del racconto, e immedesimarsi nelle avventure vissute dai nostri personaggi.

Modernità delle fiabe. Il lavoro di sottrazione di cui parlavo prima ha lasciato comunque intatti i temi e i sentimenti fondamentali del libro, mostrandoli in tutta la loro modernità, davvero sorprendente. Noi per primi ne siamo rimasti meravigliati: l'horror, ad esempio, è giù tutto in Basile, non abbiamo aggiunto proprio nulla. Al termine di un lungo lavoro di scelta, una volta selezionate e intrecciate tra loro le tre fiabe, ci siamo resi conto con grande stupore che avevamo seguito un filo invisibile ma molto forte che le legava tra loro: si tratta infatti di tre storie di donne, tre figure di età diverse. Ma più ancora ci ha colpito la capacità di queste fiabe di cogliere alcune ossessioni contemporanee: la smania per la giovinezza e la bellezza – che Basile descrive in modo persino iperrealista, offrendo con quattro secoli d'anticipo una satira della chirurgia estetica di oggi – l'ossessione di una madre pronta a tutto pur di avere un figlio, il conflitto tra le generazioni e la violenza che una ragazza deve affrontare per diventare adulta.

La lingua del film. Abbiamo scelto l'inglese perché è un modo per restituire Lo cunto de li cunti, cioè il libro da cui hanno avuto origine alcune delle fiabe più celebri del mondo, al pubblico più vasto possibile. La fantasia della favola supera ogni confine, Basile in questo è davvero un autore universale. Inoltre, l'uso dell'inglese permette di non localizzare in maniera immediata i paesaggi che fanno da sfondo al nostro racconto, e di non dover inchiodare a uno specifico colore dialettale i suoi personaggi.

Fedeltà e tradimenti. L'inglese non è stato l'unico "tradimento", ci siamo presi altre libertà. Del resto, è nella natura stessa della fiaba di essere continuamente tradotta e reinterpretata. Abbiamo trovato tante di quelle versioni della stessa storia…! Alla fiaba non si è mai fedeli: ogni volta che la raccontiamo a un bambino per farlo addormentare, cambia qualcosa. Ciò che non abbiamo voluto in alcun modo tradire, ciò che abbia cercato di lasciare intatto, è invece lo spirito, quella forza evocativa del Cunto che ha nutrito l'immaginario universale attraverso i secoli, arrivando a influenzare autori come Perrault e i fratelli Grimm. E la lingua in cui volevamo tradurla era prima di tutto il linguaggio cinematografico, che avesse una sua specifica ricchezza, come quella che si trova in Basile. Be', se esiste una meravigliosa Tempesta di Shakespeare riscritta in napoletano da Eduardo, abbiamo pensato, forse ci può essere un Basile in inglese… e non dimentichiamo, poi, che chiunque legga Basile, oggi, anche in Italia, lo legge in traduzione, col testo a fronte. Sarebbe molto bello che il film incuriosisse la gente e la spingesse a leggersi il libro.

Gli effetti speciali. Come tutte le altre scelte artistiche, che si parli di fotografia, scenografie e costumi, anche gli effetti speciali hanno lo scopo di portare il più possibile il film in un territorio di verosimiglianza, di credibilità fisica ed emotiva. In particolare, il lavoro sugli effetti visivi è caratterizzato da un percorso di creazione di tipo prettamente artigianale. Si è cercato di ricostruire fisicamente le creature fantastiche (come il drago e la pulce gigante) presenti nella sceneggiatura e lasciare all'intervento digitale solo i ritocchi. Si tratta di un tipo di lavorazione che permette agli attori sul set di recitare a stretto contatto con le creature fantastiche e di calarsi appieno nel ruolo durante le riprese.

Pittura e cinema. Visivamente, alcune delle ispirazioni più forti per il film vengono dai Capricci, la serie di incisioni di Francisco Goya. Queste sue geniali illustrazioni colgono appieno l'anima che scaturisce dall'opera di Basile e l'atmosfera del film: offrono la raffigurazione di un'umanità grottesca, insieme realistica e fantastica, condita di una serie di elementi comici e macabri.
Per quanto riguarda il cinema, tra i riferimenti che possono valere citerei La maschera del demonio di Mario Bava, il Pinocchio di Comencini, il Casanova di Fellini, L'Armata Brancaleone di Monicelli.

Un fantasy con incursioni horror. Definirei Il Racconto dei Racconti come un fantasy con incursioni nell'horror. In modo obliquo ma palpabile, questi due generi – il fantasy e l'horror – si intravedono, si respirano già nel mio percorso artistico precedente: ne L'imbalsamatore e in Primo amore gli accenti horror sono già evidenti; in Reality il piglio fiabesco ispira sia la storia che lo stile; e persino in Gomorra, oltre il realismo delle situazioni, lo spirito di alcuni episodi è quello di vere e proprie favole nere. Se ci pensate, L'imbalsamatore – anche con i suoi accenti grotteschi e patetici – sembra proprio una fiaba di Basile: «C'era una volta un nano che imbalsamava dei grandi animali e si innamorò di un bellissimo giovane…»

Le location. Il lavoro sulle location è consistito nella ricerca di luoghi reali che, però, potessero sembrare ricostruiti in studio. Così abbiamo scoperto delle vere e proprie scenografie dal vero che si sono rivelate perfettamente organiche alle molteplici ricostruzioni presenti nel film. Sono edifici e panorami che sembrano il frutto della fantasia più accesa, ma che invece esistono davvero, portando su di sé i segni del tempo e della bizzarria di chi le ha progettate, o il lavoro imprevedibile della natura con i suoi materiali, rocce, acqua, vegetazione: oltre che ai bellissimi castelli, penso anche alle gole dell'Alcantara, alle Vie Cave, al Bosco del Sasseto, che sembra una scenografia preraffaellita.

I costumi. Per quanto riguarda i costumi il film si ispira al periodo del primo Barocco, l'epoca in cui Basile scrisse il libro, ma non essendo un film di ricostruzione storica ci siamo sentiti liberi di reinventare un mondo fantastico, attenti però a non sembrare "stravaganti": se ci siamo concessi delle licenze, è perché il Barocco è uno stile vario e sontuoso che permette molte libertà e riassume in sé molte epoche precedenti, tra cui anche il Gotico, lo stile a cui da sempre viene accostato il genere della fiaba.

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