Locandina Janis

Janis (2015)

Janis: Little Girl Blue
Locandina Janis
Janis (Janis: Little Girl Blue) è un film del 2015 prodotto in USA, di genere Documentario diretto da Amy Berg. Il film dura circa 107 minuti. Il cast include Cat Power. In Italia, esce al cinema giovedì 8 Ottobre 2015 distribuito da I Wonder Pictures. Al Box Office italiano ha incassato circa 58414 euro.

La pellicola è incentrata sulla figura di Janis Joplin, tormentata icona rock anni Settanta, la cui voce roca conquistò il mondo e aprì la strada alle cantanti donne che decisero di seguire i suoi passi, facendo da pioniera della storia del rock. Nel film, Amy Berg ricostruisce la turbolenta storia della Joplin – segnata da relazioni sentimentali tormentate e dagli eccessi – mostrando la donna dolce, sensibile, ma allo stesso forte che si celava dietro la sua indimenticabile voce, e la sua dedizione alla musica, costante indiscussa nella sua breve intensissima vita. A fare da narratrice è la stessa Joplin, attraverso una serie di lettere che Janis scrisse a famiglia, amici ed amanti prima della sua prematura scomparsa, a soli 27 anni, che la fece entrare nel mito come voce della sua generazione. Janis arriverà nelle sale italiane in autunno, l'8 ottobre, per commemorare il quarantacinquesimo anniversario della morte della cantante, avvenuta il 4 ottobre del 1970. 

 

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 8 Ottobre 2015
Uscita in Italia: 08/10/2015
Genere: Documentario
Nazione: USA - 2015
Durata: 107 minuti
Formato: Colore
Distribuzione: I Wonder Pictures
Box Office: Italia: 58.414 euro
Note:
Presentato fuori concorso nella Selezione Ufficiale della 72 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

Cast e personaggi

Regia: Amy Berg

Cast Artistico e Ruoli:

Immagini

[Schermo Intero]

DICHIARAZIONI DELLA REGISTA -Janis Joplin "Ball and Chain"

Janis Joplin era – ed è ancora – una forza della natura nella musica, una pioniera del rock 'n' roll amata da milioni di appassionati a quasi 40 anni dalla morte. Guardare le immagini di Janis che si esibisce resta un'esperienza semplicemente incantevole. Il suo impatto è stato globale, anche se Ie sue opere sono intensamente personali. Le musiche e i testi creati da Janis furono spesso ispirati da dettagli e frammenti di persone che aveva conosciuto e incontrato lungo la propria strada. Le sue canzoni andavano sempre ben oltre il raccontare solo Janis.
In questo film, mostreremo come la sua musica è arrivata a diventare espressione globale dell'umanità attraverso il rock.
Nonostante tutti gli elogi e l'adorazione che le venivano rivolti e che la sua musica ispirava, ciò che ci colpisce di più di Janis è come, una volta lontana dalle folle, si sentisse spesso totalmente sola e non amata. La musica diventò tutta la sua vita e i suoi concerti diventarono per Janis un motivo per andare avanti.   
Janis rappresenta ancora oggi il collettore del nostro dolore comune – quella voce ruvida, espressiva attraverso la quale il nostro soffrire viene debitamente riconosciuto e messo a nudo. Ci solleva accarezzandoci e accettando il dolore che vive in ognuno di noi. Questo spiega perché le sue performance dal vivo erano così elettriche. Quando Janis andava sul palco e si lasciava andare, la gioia e il dolore che liberava erano assolutamente inebrianti. Con assoluto amore e rispetto, i filmmaker esploreranno con onestà e franchezza questa gamma di emozioni – dalle profondità della tragedia e della tristezza, alle vette dell'estasi e dell'euforia – perché pensiamo che tale sincerità sia esattamente quella che Janis avrebbe voluto.

Quando intona a squarciagola "Ball and Chain" a Woodstock, Janis usa il suo cuore trasparente e maltrattato per fare arrivare il blues a persone come Odetta, Bessie Smith e Big Mama Thornton. Quando canta "I know you're unhappy…Baby, I know just how you feel" – al Rodgers & Hart Classic – "little Girl Blue", Janis esprime un gemito di dolore per tutti i disadattati e gli emarginati che ha radunato e unito negli anni.
Il nostro film esplora molto più che la tormentata magia della musica di Janis e l'intensità del suo dolore e della sua sofferenza. Abbiamo anche realizzato un film che festeggia il suo spirito esuberante e l'impatto che Janis ha avuto sul mondo in tutti questi anni. La sua sete di vita traspare dalle centinaia di foto iconiche che la ritraggono sopraffatta dalle risate, la sua figura è così potente da poter immaginare di sentire la sua famosa risata fragorosa. Janis aveva il potere indiscusso di mettere da parte il proprio dolore e vivere il momento con la massima intensità. Il suo motto, disse una volta a un reporter, era semplice: "Alza il sedere e senti le cose".
Riguardo a questo, è fondamentale sottolineare che la storia di Janis si sviluppa secondo due peculiari prospettive. Da un lato, ci troviamo qui con Janis a vivere questo viaggio secondo il suo punto di vista. Questo ci consente di capire chi lei fosse, la sua visione del mondo, cosa amava, cosa doveva sopportare per raggiungere il successo.
Successivamente, quando il film si concentra sui suoi concerti, abbiamo fatto emergere il fan che è in noi, lasciandoci assorbire dal suo spettacolo come se guardassimo in diretta dalle prime file l'elettricità creata da Janis sul palco!
Questo ha l'inevitabile effetto di fare diventare Janis come una potente droga per lo spettatore. Non vedremo solo l'incredibile effetto dei suoi concerti dal vivo, dove Janis lascia gli spettatori totalmente sbalorditi, esausti e urlanti per più di un'ora, e lo vedremo da una prospettiva unica per i tanti che potranno rivedere un'ultima volta ancora Janis dal vivo sul palco.
E quando la nostra storia lascia il palco e torna a occuparsi della vita di Janis fuori dalle scene – dove spesso fa uso di alcolici, droghe e sesso per mascherare la sua sofferenza e scappare dalla pressione – il nostro istinto come spettatore è quello di riportarla immediatamente sul palco. Janis ha bisogno di stare sul palco. Fare spettacoli è la sua salvezza. In molti sensi, è la sua droga.
La musica ha dato a Janis quel tipo di approvazione di cui è sempre stata affamata e fare spettacoli l'ha salvata. È difficile immaginare quanto estremamente vulnerabile fosse fuori dal palco dopo aver visto le sue esplosive performance. Una volta sul palco, Janis era trasportata da un'onda di amore incondizionato che non avrebbe mai potuto essere duplicato e prolungato anche al di fuori del palco.
Nonostante la sua breve carriera, Janis ebbe un forte impatto non solo sulle scene musicali, ma ebbe anche un'immensa ripercussione a livello culturale. Era reale, empatica e imperfetta – la perfetta rappresentazione di ciò che erano gli anni 60. Janis era un prisma umano attraverso il quale molte tematiche del tempo possono essere viste da vicino: come le droghe, la controcultura della liberazione della donna e il movimento pacifista, ma anche la rivoluzione sessuale, la moda degli hippie e dei tatuaggi, i diritti civili. Janis era apparentemente all'avanguardia su tutto.
Musicalmente non era altro che un cane sciolto. Era la prima vera donna rock star, una originale pioniera nel mondo maschilista del rock. Venne chiamata da molti "la più grande cantante bianca blues di sempre". Janis divenne il filo rosso che legava tra di loro le donne che cantavano blues e la futura generazione di cantanti rock femminili. Stevie Nicks dice che la sua vita è cambiata dopo aver visto uno spettacolo dal vivo di Janis. "Aveva un legame con il pubblico mai visto prima", ricorda Nicks. "E quando lasciò il palco, sentii che un piccolo frammento del mio destino era cambiato. Volevo cercare di trovare la connessione che avevo visto tra Janis e il suo pubblico".
Fu il coraggio di Janis, invece, la prima cosa che vide Kim Gordon ai Sonic Youth. "Quando ero un ragazzo", racconta Gordon, "e ascoltavo la sua voce, capivo che lei era un modello a cui ispirarmi per non temere di fare qualcosa che avrebbe potuto essere considerato brutto, ma che sarebbe stato assolutamente originale e bello". Gordon e Nicks non sono i soli ad ammirare Janis. La sua influenza ha sorvolato il panorama musicale per generazioni. Courtney Love, Exene Cervenka, Joan Jett, PJ Harvey, perfino Grace Slick, sono solo alcune delle donne che sono state ispirate da Janis negli anni.
Negli ultimi tempi, cantanti come Joss Stone e Amy Winehouse appaiono chiaramente come discepole di Janis. Lo stesso vale per Pink, la quale affermò: "Ho una profonda connessione spirituale con Janis. Sono da sempre stata attratta dalla sua energia, dalla sua sofferenza, dalla sua voce e dalla sua  vita. Credo che sia una delle donne più incredibili mai vissute".
Dalla sua morte nel 1970, non si è mai allontanata del tutto dall'ambiente della cultura pop. Il film del 1979 The Rose, diBette Midler, era liberamente ispirato alla vita di Janis. Il musical intitolato Love, Janis fu molto acclamato e riempì i teatri alla fine degli anni 90. Negli ultimi tempi, è stata fatta una versione di "Cry Baby" ad American Idol. La protagonista di un one-woman show chiamato Janis ha ricevuto recensioni entusiaste quest'anno all'Edinburgh Fringe Festival. Anche Hollywood lavora da anni ad un biopic riguardante Janis e che interesserebbe a moltissime attrici, da Zooey Deschanel a Amy Adams.
Janis ha ispirato anche più di una canzone classica. Da "Chelsea Hotel No. 2" di Leonard Cohen ("You fixed yourself, you said, 'Well never mind/We are ugly but we have the music…"), a "Pearl" dei Mamas and Papas ("HerÈs a wish for a runaway girl/HerÈs a prayer for honkytonk Pear/…1, a "In the Quiet Morning" di Joan Baez ("That poor girl/tossed by the tides of misfortune/Barely here to tell her tale/Rolled in on a sea of disaster/Rolled out on a mainline rail…")- è stata menzionata anche in "American Pie" di Don Mclean ("/met a girl who sang the blues/ And I asked her for some happy news/But she just smiled and turned away…").
E poi c'è la sua musica. Quale altro artista è mai stato in grado di generare così tanto amore e successo con una carriera composta solo da quattro album? Janis ha registrato sue album con BBHC (Big Brother and the Holding Company and Cheap Thrills) e due album solisti (I Got Dem Of' Kozmic Blues Again Mama! and Pearl). Ma in questi anni, dalla sua morte a oggi, sono uscite più di 15 collezioni composte dai suoi brani più famosi, ristampe e album dei live realizzati per il suo appassionato pubblico.
A quattro decadi dalla sua scomparsa, Janis è ancora grande come sempre.
Nonostante tutta la notorietà e le acclamazioni ottenute negli anni – sia mentre era ancora in vita sia dopo la sua scomparsa – è sconvolgente pensare a quanto Janis soffrì, a quanto profondamente fosse stata ferita durante la sua breve vita. Le ferite provenivano da tutte le direzioni. Durante gli anni scolastici a Port Arthur fu presa di mira a causa del suo essere una paffuta amante dei libri e si rivolgevano a lei con appellativi come "nigger lover" e "freak." All'Università del Texas, Janis fu votata come "Il più brutto uomo del campus". I suoi genitori erano pieni di attenzioni e la sostenevano, ma avrebbero preferito che Janis fosse diventata un'insegnante e che si fosse limitata a cantare nel coro della Chiesa ogni domenica.
Poi vennero gli anni delle delusioni amorose, tra i tanti ci furono: Country Joe McDonald, Johnny Winter, Kris Kristofferson e Peter de Blanc, lo spacciatore metodista di San Francisco che rispedì Janis su un bus verso Port Arthur, prima di chiedere la mano di Janis a Seth Joplin, per poi far perdere le sue tracce. L'esperienza più vicina all'amore che Janis sperimentò fu durante un viaggio in Sud America, durante il periodo in cui aveva smesso di fare uso di droghe e alcol, e durante il quale conobbe David Niehaus, un insegnante che viaggiava per il mondo e non aveva la minima idea di chi fosse Janis nei primi giorni che passarono insieme.
David era la sua dose di speranza e cambiamento. Ma alcuni mesi più tardi, a causa di lettere non recapitate, sfortunate coincidenze e un suo riavvicinamento con Peggy Caserta, un amico tossico che trascinò nuovamente Janis nel tunnel dell'eroina, la relazione più sana che avesse mai avuto con un uomo venne distrutta.
Fortunatamente per il mondo amante della musica, Janis fu capace di trasformare la propria pena in oro creativo. Questo spiega come il filmato di un suo concerto sia ancora così elettrizzante. C'è mai stato qualcuno nella musica pop che ha saputo combinare al meglio l'alchemia tra sofferenza a canto come fece Janis? Ma lei non stava cantando solo blues. Poteva cantare anche rock. E Janis compose alcune delle musiche più espressive e ballabili dell'R&B degli anni 60. Prova a smettere di tenere il ritmo mentre sul tuo iPod passano "Raise Your Hand" oppure "Move Over".
La grande forza della sua performance e la fiammata di amore che innesca nel pubblico spiega anche perché non sarebbe mai potuta stare con David. Era alla ricerca di qualcosa che la facesse sentire più in alto di quanto potessero fare la droga e l'amore. Dopo tanti sofferti rifiuti, niente poteva competere con l'eccitazione scatenata dallo spettacolo dal vivo.
Mentre il fulcro del nostro racconto procede secondo un flusso piuttosto lineare, appaiono nella storia di Janis anche momenti dedicati ai flashback e alle riflessioni personali. Oltre alla classica esplosione di energia tipica degli spettacoli live, mostreremo anche alcuni dei momenti più tristi di Janis e ciò che ha portato alla partecipazione alle riunioni scolastiche, al viaggio in Brasile, alla rivelazione su Dick Cavett, alla sua scomparsa per mano di una partita di eroina.
Si tratta di frammenti che appariranno liberamente all'interno dei tre atti di cui si compone la struttura del film. Questi frammenti rappresentano il biasimo e la visione distorta del mondo, un'inclinazione sbagliata. Il nostro scopo è quello di fare un film che rifletta stilisticamente la natura incoerente e psichedelica della vita di Janis. Per i riferimenti visivi si pensi a Requiem For a Dream e al concerto più sconcertante di Janis che potete immaginare.
Alla fine del film, lo spettatore avrà assorbito il viscerale trambusto di una performance live di Janis. Questo film è, tutto sommato, una celebrazione della prima donna rock star al mondo. Vuole essere anche il ritratto di un angelo caduto le cui ferite all'anima hanno sempre cercato rifugio nel sesso, nelle droghe e nella promessa di un amore romantico. Ma non ci fu un lieto fine e Janis trovò il vero conforto solo sul palco – cantando alle folle adoranti che capivano ogni sfumatura della sua sofferenza.
"I hope there's someone out there can tell me why the man /love wanna leave me in so much pain…"
"Spero che ci sia là fuori qualcuno che mi sappia dire perché l'uomo/l'amore vogliono lasciarmi nella sofferenza…"

LA LAVORAZIONE DI JANIS

Nel 2007, poco dopo l'uscita dell'acclamato documentario Deliver Us from Evil, Amy Berg fu contattata dal manager di Janis Joplin con l'idea di girare un film sull'iconica cantante. Berg, fan di lunga data e nominata all'Academy Award, coglie al volo questa opportunità; Joplin è infatti una delle più grandi voci femminili della storia del rock, ma nessuno aveva mai girato un film sulla sua storia.
Otto anni dopo, Berg terminò Janis, un ritratto introspettivo e toccante dalla tragica e complessa vita della cantante. Attraverso interviste con persone vicine a Joplin, coinvolgenti filmati delle performance, la corrispondenza e i diari personali della cantante, Berg ha composto un ritratto dettagliato della sua figura incompresa, tanto timida e vulnerabile fuori dal palcoscenico quanto esplosiva e aggressiva quando accompagnata da un complesso musicale.
Appena dopo l'incontro con la famiglia Joplin, Berg incominciò a mettere insieme le interviste – della prima visita a Port Arthur, Texas, dove filmò una fondamentale conversazione con uno dei compagni di scuola della cantante, aprendo un varco alle supposizioni che vedevano in Janis una donna che non si liberò mai delle cicatrici che le aveva provocato la sua faticosa adolescenza  in quanto era considerata un'emarginata nella cittadina del Sud. Due anni dopo, la regista continuò a filmare da diverse fonti sparse nel paese, dai colleghi cantanti di San Francisco, agli amici, agli intervistatori più frequenti come il presentatore televisivo Dick Cavett.
A un certo punto il progetto perse slancio e Berg passò molti anni a cercare di rimettere in pista il progetto del film. Alla fine incontrò il filmmaker premio Oscar Alex Gibney (Taxi to the Dark Side, Enron: The Smartest Guys in the Room), il quale aveva già girato negli anni numerosi documentari riguardanti la musica, venendo in contatto con movimenti e comunità legate a Joplin per via dei suoi film ispirati al mondo del blues (Lightning in a Bottle), Merry Pranksters (Magic Trip) e Hunter S. Thompson (Gonzo). Gibney accettò di collaborare al progetto di Joplin come produttore e trovò i fondi e le risorse necessarie a Berg per realizzare il film.
La regista affermò di volere che il film fosse raccontato il più possibile dalle parole della stessa Joplin, quindi si immerse in profondità nelle lettere private della cantante, molte delle quali ancora inedite. Fu così che venne scoperto il costante bisogno di approvazione provato da Joplin — ciò che Berg chiama "la piccola bambina che si trova dentro di lei" con la costante sensazione di dover provare, soprattutto alla propria famiglia, di essere veramente diventata qualcuno, che il suo incessante desiderio di libertà e di espressione individuale stava davvero realizzandosi e che, al contrario, non si trattava solo di una forma di rigetto verso l'educazione ricevuta. La voce di Janis, unica e potentissima, era l'elemento guida del suo viaggio, gridando l'angoscia, la pena e il suo cuore infranto da tutti i palcoscenici su cui si esibiva.
Berg cercò con attenzione la persona perfetta per leggere le lettere e dare voce ai sentimenti più intimi di Joplin. Ascoltò un'intervista su internet con la celebre artista indie rock della Georgia Chan Marshall, la quale si esibiva con il nome d'arte di Cat Power e immediatamente realizzò di aver trovato la giusta voce per narrare queste difficili esperienze emotive.
"Ero preoccupata perché non volevo ferire Janis" dice Marshall. "Non si tratta di un personaggio di finzione o di un cartone, è una giovane donna reale con cuore e sentimenti. Ero profondamente toccata dalle sue lettere — io ero quella strana, l'unico membro della famiglia che non ha mai lasciato il Sud, e quelle lettere mi ricordavano quelle che io scrivevo a mia nonna sperando che lei mi desse la sua approvazione. Avevamo vissuto vite parallele".
"Mentre stavo leggendo l'ultima lettera", prosegue, "Mi sono resa conto che non potevo continuare. Ero così scossa che iniziai a piangere. Ma alla fine, ho immaginato Janis seduta lì che diceva 'Fallo, è tutto ok, fai quello che ti senti'. All'improvviso lei era lì e mi diceva 'Mi stai dando una mano'. Così sentii una vibrazione per un momento e allora fui in grado di terminare la lettura".

Trovare materiale d'archivio fu un'impresa, nonostante si trattasse di un soggetto così leggendario. Berg pensò che, per comprendere a pieno gli elementi che formarono il suo carattere e che condussero alle sue esibizioni, fosse necessario avere una visione approfondita dei primi anni di Joplin. Purtroppo la documentazione riguardante gli anni della vita di Joplin precedenti alle luci della ribalta erano davvero scarse, e la regista dovette scavare in profondità per trovare foto, volantini e ritagli di giornale per poter rappresentare gli anni del liceo e del college di Joplin.
Anche quando Joplin diventò una star, fu incredibilmente difficile rintracciare documenti e filmati. Molti archivi erano stati cancellati o andati persi, e persino la copertura di alcuni dei suoi spettacoli più famosi consisteva spesso in filmati ripresi da una sola telecamera, la quale spesso non riprendeva in primo piano la cantante principale. Nonostante questo, le ricerche di Berg portarono ad alcune straordinarie e inedite clip, incluse alcune riprese incredibili (girate dal documentarista d'avanguardia e filmmaker D.A. Pennebaker) di Joplin in studio di registrazione; come la scena di lei mentre provava una versione inedita di "Me and Bobby McGee" per i musicisti del Grateful Dead and the Band al Festival Express; e ancora l'audio di un suo trionfale concerto al Royal Albert Hall di Londra.
Alla fine, Berg scelse cinque delle sue più significative esibizioni — tra cui il punto di svolta di Joplin al Monterey Pop Festival e quello che si tenne a Woodstock, che Joplin considera come una delle sue apparizioni peggio riuscite — per sviluppare i blocchi della struttura narrativa. La produzione fu anch'essa molto sfidante per Berg, poiché basata principalmente sugli archivi e dato che la regista voleva che il film si svolgesse secondo la prospettiva di Janis, oltre alla difficile decisione di omettere storie che non avessero un supporto visuale ad accompagnarle. Il principale scopo della produzione era di ricreare il piccolo mondo che racchiudeva i sentimenti di Janis in modo reale e tridimensionale.
Lungo il percorso, Berg scoprì una importante fase di rinascita negli ultimi anni di vita di Joplin, quando si allontanò dall'eroina, visse una storia romantica con quello che tutti gli amici credevano essere l'uomo giusto per lei e creò il suo album più bello, Pearl. Per la prima volta, Janis poté immaginare per se stessa un vero futuro come artista — finché non ricadde e prese quell'ultima fatale dose di droga che la uccise nel 1971 all'età di 27 anni.
"Janis è saldamente presente nella nostra memoria collettiva" afferma Chan Marshall. "Le persone ascoltano ancora la sua voce e provano felicità — è come un'esplosione dei tuoi chakra".
Janis ci ricorda dell'incomparabile potere della musica di Joplin. Ma soprattutto, ci rivela per la prima volta la donna che si cela dietro quella voce, la conflittuale e fragile visionaria che trasformò per sempre l'immagine e le possibilità delle donne nel rock, e non solo. 

INTERVISTA CON AMY BERG E ALEX GIBNEY

Come siete stati coinvolti nel progetto?

Amy Berg: Sono stata contattata dall'agente. Accadeva nel 2007, subito dopo l'uscita di Deliver Us From Evil. Sono stata interessata fin dall'inizio, ho sempre amato la musica di Janis. Ho passato due anni lavorando con l'agente, ma in seguito il progetto non è decollato.
Si sono ripresentati da me due anni dopo, ma in quel periodo stavamo cercando ancora come trovare la formula giusta per fare funzionare il film. Mi incontrai con Alex, il quale mi disse che la  COMPANY TK era alla ricerca di un progetto musicale, così ci proponemmo. Penso che Alex abbia allestito tutto al meglio per dimostrare ai filmmaker di documentari come ottimizzare un progetto e fare in modo di ottenere il miglior successo possibile.

Alex Gibney: Sono un grande ammiratore di Amy e ho sempre amato Janis. Il progetto era lì davanti a me, aveva solo avuto qualche problema a decollare — era qualcosa che per certo sarebbe dovuto accadere, ma che non stava accadendo. Era stato ingiustamente trascurato, probabilmente perché Janis era una donna, oppure perché le sue vendite nel mondo non erano tanto grandi quanto quelle di altri gruppi musicali. Così il mio ruolo fu quello di convincere le persone che questa era una storia importante e di ottenere i fondi necessari, riunendo abbastanza investitori per poter portare a termine il film.

Oltre a essere appassionati di musica, cosa vi ha attratto di questa storia?

AB: Penso che ci siano diversi aspetti della sua personalità che mi hanno attratto, ma ciò che mi ha veramente impressionato è stato il suo bisogno di riconoscimento, il suo bisogno di diventare qualcuno e non fallire. Come donna cresciuta nel Sud degli anni 40 e 50, si è venuta a creare una interessante dicotomia tra ciò che desiderava per lei la sua famiglia e ciò che lei desiderava per se stessa. I suoi genitori la spronavano a diventare un individuo indipendente, ma erano totalmente impreparati ad affrontare quello che realmente significava nel mondo in cui loro la stavano spingendo.
Viveva un conflitto interno. Si trovava in bilico tra l'essere una normale ragazza del Sud e rompere le regole e dettarne di nuove per tutte le donne del mondo. Se riguardiamo il filmato della sua rimpatriata del liceo, vedrai una donna che cerca di mascherare qualcosa del suo passato. Ma Janis ha saputo anche vivere molto felicemente. Lo fu soprattutto quando andò a San Francisco e iniziò a calcare i palcoscenici.

AG: Amo Janis — ricordo che quando la vidi nel film Festival Express, la cosa anche mi colpì di più furono le sue esibizioni. Continuavo a pensare, non sarebbe fantastico se qualcuno girasse un film su di lei?  Lei prendeva le emozioni grezze e le trasformava in musica, era puro istinto.
Anche io ho inserito una canzone di Janis nel mio film con Hunter Thompson (Gonzo). Utilizzammo "Piece of My Heart" nella scena sulle rivolte a Chicago. Si trattava di una scena importante nel film, un punto di svolta in cui egli vedeva l'orrore che c'era dell'altra parte del sogno. Pensavo che fosse la canzone adatta da inserire — c'era qualcosa in quel grido che mi sembrava appropriato.

Dal momento in cui l'agente ha fatto partire l'idea, è da lì che avete iniziato a intervistare la famiglia?

AB: Dunque, ho iniziato a filmare a Port Arthur la prima volta che mi recai lì nel 2008. Parlai con tutte le persone che vivevano ancora lì e mi feci una prima idea di Janis da bambina. Ma era chiaro che le persone del posto avevano un ricordo differente di Janis rispetto a quello che avevano I suoi amici più intimi che lasciarono la cittadina. La prima intervista che girai fu a uno dei suoi compagni di scuola che adesso vive a Austin. Mi fece capire il contesto preciso in cui si muoveva Janis da adolescente. Da qui in avanti, ho cercato materiale ovunque potessi; ricordo che i primi tempi filmammo Dick Cavett, quando arrivammo a New York. Tenni invece la famiglia per ultima — volevo davvero avere una visione completa della sua vita da adulta, prima di incontrare loro.
Le sue lettere furono cruciali per il racconto poiché ci offrivano una rara visione introspettiva dei rapporti di Janis con la sua famiglia e i suoi amici, e sulla carta Janis voleva essere totalmente onesta con se stessa. In esse viene mostrato anche il rapporto che ha Janis con la fama, onestamente impregnato del suo bisogno di essere amata.

Anche i suoi compagni di band, i Big Brother, hanno condiviso con noi i racconti di quando Janis scappò dal Texas ed entrò nel mondo degli hippie con occhi pieni di paura e meraviglia.

La band conosceva bene la portata emotiva di Janis e per questo si tormentava circa la decisione di sciogliere la band, un momento cruciale per la breve carriera di Janis.

Cosa avete scoperto su Janis?

AG: La questione principale era quale chiave di lettura dare alla storia — non solo I grandi successi musicali di Janis Joplin, ma quindi di quale storia si trattava? Ci fu chiaro che Janis era una donna timida, insicura, era un'eccezione e una fuorilegge per la sua cittadina del Texas, ma era anche una donna assetata di affetto e affermazione, una donna che sul palco era coraggiosa e insolente. Fu profondamente segnata dall'adolescenza, dal continuo desiderio di essere qualcuno di diverso in un posto dove tutti dovevano uniformarsi. Ne aveva ancora più bisogno di quanto si potesse pensare.

AB: Fui sorpreso di vedere quanto fragile fosse e di come la paura di fallire fosse sempre presente nella sua mente. Era così potente, ma temeva di poter perdere tutto in un secondo se avesse fallito in qualcosa. Era sempre sotto pressione, sia come donna sia come artista. Cercava continuamente di colmare il divario tra talento, fama e il desiderio di avere una vita propria. Purtroppo non riusciva a trovare un modo per dare equilibrio a queste due dimensioni, gli amici infatti raccontano continuamente di come Janis facesse l'amore con il pubblico e poi si ritrovasse ad andare a casa da sola.

Raccontatemi del lavoro svolto con le lettere di Janis. Alcune di queste non erano mai state viste prima, mentre altre erano già note; in che modo avete deciso quali lettere usare e dove collocarle?

AB: Volevo fortemente che Janis raccontasse la sua storia, così le lettere mi hanno offerto un particolare sguardo riguardo ai momenti di tranquillità di Janis. C'erano centinaia di lettere tra cui scegliere. Molte erano accomunate dal tema del conflitto tra la Janis di San Francisco e quella di Port Arthur. Volevo utilizzare questi momenti di riflessione personale. Era un momento essenziale per spezzare la rappresentazione delle sue esibizioni — volevo davvero che Janis raccontasse la sua storia.

AG: credo che sia stata la cosa più difficile, capire il giusto equilibrio tra diari, lettere e il resto del materiale. Un altro momento difficile è stato scegliere la voce giusta. Chan Marshall ha la durezza giusta, ma anche la timidezza e la diffidenza giusta affinché la sua lettura sia efficace. Sono inoltre un grande fan, avendo già utilizzato la musica  di Chan in molti dei miei film. Il timbro della sua voce, con il suo accento del Sud, è la voce di un poeta timido, leggermente ferito. Non si tratta di "suonare" in modo simile, ma di "sentire" in modo simile. Lei ha fatto suo lo spirito del personaggio. È stata la scelta perfetta.

Come è avvenuta la scelta di Chan per dare voce alle lettere di Janis?

AB: Ho ascoltato un'intervista in internet con Chan, e ho pensato che la sua voce sembrava simile a quella di Janis. Si instaurò da subito un forte legame, ancora prima di conoscere l'intera storia, e comprese benissimo da subito di quali esperienze si stesse parlando. Non è un'attrice, è una cantante, ma ho cercato di metterla a suo agio e ho lavorato molto bene con lei. Essendo una cantante proveniente del Sud e vivendo lei stessa alcune battaglie interiori, è riuscita a capire in pieno la prospettiva di una cantante rock donna.

Alex, hai avuto anche un ruolo creativo nel film, oppure ti sei concentrato sul lato logistico e produttivo?

AG: Amy è una esploratrice — era sempre immersa nei diari e nelle lettere, ed è quello che più mi piaceva, che ci fosse un legame così intimo e personale. Io ero per lo più una cassa di risonanza. Ho dato fiducia a Amy e ho cercato di fare del mio meglio per aiutarla a raccontare la storia a modo suo, investendo nella sua visione. Adoro assistere ai tagli delle riprese, quindi ho cercato di dare un contributo, principalmente attraverso consigli. Ho valutato con attenzione i differenti tagli; penso che il mio contributo sia stato forte soprattutto in sala di montaggio. Ho cercato di essere davvero di aiuto negli aspetti pratici.

Il film parla di un importante punto di svolta negli ultimi anni di vita di Janis, quando stava  registrando l'album Pearl, e per la prima volta, sentì che poteva cantare davvero e iniziare una vera carriera invece di continuare a cantare finché la voce non le fosse mancata.

AB: Ebbe questa rivelazione quando smise con l'eroina, scoprì di avere fiducia in se stessa e prese piede l'idea che avrebbe potuto vivere davvero la vita di un'artista.
E quando meno te l'aspetti, ecco che riappare la droga.
Ci sono molte teorie riguardo alla sua morte, ma io ho ottenuto il referto del coroner e qui viene confermato che era pulita e che presentava due ferite fresche. Si sa che Janis era solita bucarsi due volte prima di iniettarsi l'eroina.
L'aspetto più tragico della sua prematura scomparsa era che aveva appena realizzato che poteva avere una carriera come cantante, che la sua voce non si sarebbe spenta come sempre immaginato che sarebbe accaduto. Imparò a cantare in modo più melodico.

In tutte le persone che la conoscevano bene, potevi vedere il rimorso e il pentimento neiloro occhi e osservarli mentre continuavano a chiedersi se avrebbero potuto fare qualcosa di diverso, se qualcuno di loro avrebbe potuto salvarla.

AG: C'è un momento magnifico mentre canta "Me and Bobby McGee" alle prove del Festival Express, mentre si accompagna suonando la chitarra. Si nota quanto fosse orgogliosa di lavorare a questa canzone, e dopo che ne ha realizzato la versione definitive si vede lei che la fa provare a tutti i grandi musicisti. È molto emozionante — non appena vede uno scorcio di quello che sarà il suo futuro, questo finisce. Si tratta di un momento musicale molto forte, ma anche estremamente tragico per la sua storia come essere umano che ha appena iniziato a intravedere davanti a lei un futuro e ha già dovuto andarsene.

C'è anche la relazione romantica che ha vissuto e che si ritiene possibile sia stato il legame che l'ha cambiata e stabilizzata. Che ruolo ha avuto David nella storia di Janis? 

AB: Era una storia d'amore di cui non avevo mai sentito parlare prima. Il suo nome uscì fuori in un paio di libri, ma senza menzioni particolari. Fu il suo primo amore perduto, ma nessuno aveva mai realmente parlato con lui. 

Ho cercato le sue tracce e l'ho trovato alle Hawaii. Ora è felicemente sposato, ma considera sicuramente Janis come uno degli amori della sua vita.

Credo che nelle lettere a David, si intraveda una donna sincera e vulnerabile e che emerga la spiccata sensazione di un'opportunità mancata. Molte persone a lei vicine concordano nell'affermare che fosse l'uomo giusto per lei — abbastanza forte e non coinvolto nel mondo della musica; pensavano che sarebbe riuscito a gestirla. E poi c'è la tragica storia dell'ultimo telegramma che lui le inviò, ma che non ha mai raggiunto la sua stanza proprio nella notte in cui morì. È possibile immaginare che forse, se le cose fossero andate diversamente, Janis non si sarebbe sentita così sola e forse non avrebbe assunto quell'ultima dose di eroina.

Quale è stata la sfida più grande nel girare questo film?

AB: Era una storia così difficile da raccontare. Volevo fortemente parlare della musica di Janis, ma tralasciare le esperienze della sua infanzia non avrebbe permesso di entrare davvero in contatto con lei. In qualche modo, volevo essere più poetica e meno lineare, ma non era possibile comprendere Janis senza comprendere all'interno anche quegli anni che l'hanno forgiata e formata.
Ci sono audiovisivi bellissimi di lei sul palcoscenico, ma quei primi anni – dai 16 anni fino al suo arrivo a San Francisco – non erano documentati. Come si poteva raccontare la storia di questi anni fondamentali? Sono riuscita a trovare alcuni volantini e foto a Austin, ma è stato molto difficile. Inoltre, molti degli archivi erano stati persi o distrutti. Molti dei video dei concerti che abbiamo sono girati da una singola cinepresa, quindi non esiste un metraggio — tutto quello che c'è nel film è quello abbiamo trovato. La cinepresa non era sempre puntata verso il viso di Janis mentre cantava, quindi  ho dovuto usare un montaggio creativo, con editor differenti, per renderlo più personale e mantenere il focus su di lei.

AG: Amy è troppo modesta. Quando ti imbatti in questi film dove sembra non esserci niente su cui lavorare, ti vorresti mettere le mani nei capelli. Questo finché non inizi a scavare e a trovare qualche pezzo, qualche piccolo tassello che sia davvero utile. Ha continuato a scavare e cercare materiale — foto, audio — e sebbene pensassi che ce ne fosse di più, lei è riuscita a trovare materiale incredibile. Il filmato di Janis nello studio mentre registra "Summertime", girato da Pennebaker, è semplicemente straordinario — quelle prove ti fanno capire veramente come era lavorare con lei.

AB: Quella scena, wow. Stava esprimendo ogni parte di se stessa in quell'accordo. La sua voce era assolutamente simbolica rispetto alla traiettoria della sua vita — la sua voce diventava più energica, cantava sempre più forte, metteva tutta se stessa. Questo rispecchiava la sua vita, che stava diventando sempre più fuori controllo. Penso che la voce di Janis rappresentasse perfettamente la velocità a cui la sua vita si stava muovendo.

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