Jiaoyou (2013)

Jiaoyou
Locandina Jiaoyou
Jiaoyou è un film del 2013 prodotto in Taipei cinese e Francia, diretto da Ming-liang Tsai. Il film dura circa 138 minuti.

Un uomo e i suoi due figli vagano ai margini della moderna Taipei, dai boschi e fiumi della periferia alle strade bagnate di pioggia della città. Di giorno il padre racimola una misera paga come uomo sandwich per appartamenti di lusso, mentre i due bambini sopravvivono con campioni gratuiti di cibo in giro per i supermercati e i centri commerciali. Ogni sera la famiglia trova riparo in un edificio abbandonato. Il padre è stranamente colpito da un'ipnotica immagine murale che decora la parete di questa casa improvvisata. Nel giorno del suo compleanno una donna si unisce alla famiglia: potrebbe essere lei la chiave per far emergere le emozioni sepolte che aleggiano dal passato? 

Info Tecniche e Distribuzione

Nazione: Taipei cinese, Francia - 2013
Durata: 138 minuti
Formato: Colore
Note:
Presentato in Concorso alla 70a Mostra del Cinema di Venezia.

Cast e personaggi

Regia: Ming-liang Tsai

Immagini

[Schermo Intero]

Commento del regista

Non c'è una storia da raccontare. Hsiao-kang è un buono a nulla, che si guadagna da vivere reggendo cartelloni pubblicitari. Fuma e piscia in strade costantemente percorse da veicoli e passanti. Le uniche presenze nella sua vita sono i suoi due bambini. Mangiano, si lavano i denti, si cambiano e dormono insieme. Non hanno acqua né elettricità e dormono sullo stesso materasso con una verza, abbracciandosi stretti l'uno con l'altro. Tutta la città è diventata una discarica per cani randagi. E il fiume è lontano, molto lontano. Poi, una notte di tempesta, l'uomo decide di portare i figli a fare un giro in barca a vela.

La poesia: "Man Jiang Hong"

Agli uomini-sandwich è concessa una pausa di dieci minuti ogni cinquanta, durante la quale possono bere e andare in bagno. Lavorano otto ore al giorno reggendo un cartellone pubblicitario e durante il turno di lavoro non è concesso loro di fare altro. Ne ho visti alcuni borbottare tra sé e sé, ma non sono mai riuscito a capire cosa dicessero. Per questo, nel mio film, ho voluto che Hsiao-Kang cantasse "Man Jiang Hong" (letteralmente, "un fiume pieno di rosso"), un poema patriottico scritto da Yue Fei, famoso generale della Dinastia Song che difese il paese contro l'invasione della tribù Jin. Il componimento esprime la profonda lealtà di Yue Fei nei confronti del suo paese e la sua frustrazione per l'impossibilità di portare a termine la sua missione. A Taiwan, chiunque abbia più di 40 anni conosce questa poesia e di fatto avevo già sentito Hsiao-Kang declamarla una volta in passato.

Pensieri di Apichatpong Weerasethakul
Io sono solo una città

Il viottolo che conduce alla casa è fangoso perché sta piovendo da una settimana. Noi, cani e umani, portiamo molto fango dentro casa. Dunque, per diversi giorni ho disposto i mattoni di cemento uno ad uno sul terreno, avendo molta cura che formassero una curva nel solco del camminamento. Senza un pickup, faccio ripetuti viaggi da un fornitore di materiali edili per procurarmi questi mattoni. Il sentiero si amplia pian piano. Inizia a piacermi questo lavoro e la pioggia non mi disturba anche se devo coprire tutto il terreno. La nostra casa è fatta di legno. Sotto la pioggia battente diventa marrone scuro. Cambia costantemente tonalità come un animale che si camuffa, come fanno gli ambienti di Tsai Ming Liang. Costruisco un tratto del sentiero di cemento e penso a unamico che ha detto di essere capace di contare le gocce di pioggia. È successo mentre meditava e la sua mente ha catturato il fluire del tempo. Il film Matrix rappresenta in modo accurato la sua esperienza. Sarebbe sufficiente guardare i film di Tsai, aggiungerei io, poiché Lee Kang Sheng e Keanu Reeves non meditano, ma fermano il tempo. La magia di Tsai sta nel fuori campo. Sono convinto che ciò che accade sullo schermo è meno significativo di quello che non vediamo. Le nostre immagini mentali emergono e creano molteplici visioni della struttura narrativa. Nell'oscurità, con il sussurro della respirazione, il crepitio delle foglie, il tenue fruscio delle coperte, l'immagine emerge insieme a fantasmi invisibili. E veniamo inghiottiti da una marea di ricordi. Molto tempo fa una terra emerse dal mare. Come un'immensa alga, navigò attraverso l'oceano. La terra era felice ogni volta che veniva battuta dal vento. Una notte tempestosa un gruppo di naufraghi si imbatté nella terra in movimento. Nel giro di breve tempo, iniziarono a costruire capanne e a piantare alberi. La terra divenne più pesante e iniziò a muoversi più lentamente. Si rese conto che stava diventando un'isola. I colonizzatori cercarono di assoggettarla e alla fine l'isola si fermò. Poteva solo lamentare la sua perduta gioventù via via che un numero crescente di costruzioni forava e zavorrava la sua superficie. Le sporadiche lacrime dell'isola si infiltravano nell'intricato impianto idrico. Curiosamente, alcuni neonati venivano infettati dalle lacrime dell'isola. Quando raggiungevano l'età della parola, questi bambini lasciavano la propria casa e vagavano nel paesaggio. Sussurravano alla terra: "Mostraci come muoverci". Anche se aveva perso l'udito, la terra riusciva a sentire quelle piccole creature che camminavano sulla sua pelle. "Figli miei", disse, "non permettete agli sconosciuti di fermarvi, o vi corroderanno la schiena, le braccia, le dita.". L'isola sprofondò di un altro centimetro e continuò: "Nel mio sonno, ho sognato di poter andare alla deriva senza alcuna destinazione ed ero felice. Ma adesso ho delle coordinate, con solidi punti cardinali. Nell'incessante furia delle stagioni afferro che sono solo una città.". [Apichatpong Weerasethakul 7 luglio 2013].

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