Locandina L’uomo che cavalcava nel buio

L'uomo che cavalcava nel buio (2006)

L'uomo che cavalcava nel buio
Locandina L'uomo che cavalcava nel buio
L'uomo che cavalcava nel buio è un film del 2006 prodotto in Italia, di genere Drammatico diretto da Salvatore Basile. Il cast include Terence Hill, Marta Gastini, Domenico Mignemi, Francesca Cavallin, Marcello Mazzarella, Ivo Garrani.

Durante il Gran Premio di Arezzo del 1998, un concorso equestre, un cavaliere viene disarcionato e cade violentemente a terra. Quel cavaliere si chiama Fabrizio, è l'allievo di Rocco Airone, praticamente un figlio per lui. Sono passati undici anni da quell'incidente. Rocco non è più un allenatore. Fabrizio non si è più rialzato, è morto sulla sabbia del percorso, ai piedi dell'ultimo ostacolo, il più duro da superare. Negli ultimi undici anni Rocco ha vissuto e rivissuto quella scena infinite volte, ha reso insonni le sue notti, ha fatto della sua vita un inferno. Perché è un inferno vivere lontano dal proprio elemento naturale, lontano dall'unica cosa capace di regalare un senso alla propria esistenza. Costretto dalla convocazione di un notaio, Rocco torna alla Scuderia Montidoro, dove una volta svolgeva il suo lavoro a contatto con gli amati cavalli. La scuderia, che aveva un glorioso passato, da parecchi anni non ha più cavalcature competitive. Ed è stata messa in vendita. Sarà Daniela, la figlia minore di Carlo Montidoro, ad acquistarla insieme al suo futuro marito, allo scopo di rilanciarla. Rocco ritrova Guglielmo, il suo vecchio amico stalliere. Guglielmo spera che Rocco sia tornato per dire la verità sulla morte di Fabrizio, spera sia tornato per restare, per evitare la vendita della scuderia, ma non è così. Chi vuole che il vecchio allenatore se ne vada subito è Patrizia Montidoro, la vedova di Fabrizio, che ritiene Rocco responsabile dell'incidente di 11 anni prima. Il cavallo montato da Fabrizio, infatti, era stato trovato positivo al doping: un sovradosaggio di arsenico aveva provocato il cedimento del cavallo e il fatale disarcionamento. Rocco aveva ammesso la sua responsabilità. Si era preso la colpa sulle spalle e se l'era portata via con sé, lontano dalla scuderia. Il suo ritorno non può essere indolore. Patrizia ha anche paura che Rocco possa avere una cattiva influenza su Serena, figlia sua e di Fabrizio. La ragazzina è un'adolescente con molti problemi. Si esprime con difficoltà, ha paura di tutto, è oggetto di scherno da parte di altre ragazze della sua classe che si divertono a metterla in ridicolo di fronte all'intera scuola. Rocco vorrebbe andare via subito, ma capisce che la ragazzina ha bisogno di trovare se stessa, il motivo per cui è nata. Di nascosto da Patrizia le insegna a cavalcare. Grazie a questa terapia e al feeling con una cavalla ribelle di nome Rebecca, Serena trova la sicurezza di sé e la gioia di vivere. Nel frattempo, oltre ai propri fantasmi, Rocco trova un altro antagonista in Marcello, il nuovo accreditato allenatore della Scuderia Montidoro. Su di lui sono riposte tutte le speranze di Daniela, sorella minore di Patrizia, che è in procinto di acquistare la scuderia. Ha puntato tutto sul prossimo Gran Premio, solo con una vittoria la scuderia ritroverà prestigio. Marcello usa metodi di allenamento all'avanguardia e tratta Rocco come un incompetente, perché lo teme. Arriva a minacciarlo fisicamente per liberarsene, ma Rocco non si piega certo di fronte a certi metodi brutali. A metterlo in crisi è la sua allieva: Serena si lascia andare al galoppo durante una passeggiata nel bosco. Il vecchio allenatore ha paura di perdere anche la sua nuova giovane allieva e non sopporta il peso di questa responsabilità. Purtroppo per tutti, Patrizia scopre che Serena sta imparando da Rocco a cavalcare. La donna è terrorizzata. Irrompe sul percorso a ostacoli proprio mentre Serena e Rebecca stanno provando. Patrizia rivela a Serena ciò che Rocco ha fatto 11 anni prima e che cioè è colpevole della morte del padre. Serena è distrutta, tenta la fuga in sella a Rebecca. Ma la cavalla s'imbizzarrisce, disarciona la ragazzina che cade e perde i sensi. Il peggior incubo di Rocco e Patrizia si è materializzato. Mentre Serena viene portata di corsa in ospedale, Marcello dispone per la soppressione di Rebecca, che viene condotta prontamente al macello. Serena si sveglia, il medico ha rivelato una leggera commozione cerebrale: niente di grave. La ragazza si sente tradita da Rocco che, dopo l'ennesimo litigio con Patrizia, decide di andare via. Guglielmo non resiste a vedere l'amico andarsene una seconda volta: va da Patrizia e le racconta la verità su ciò che accadde 11 anni prima: non fu Rocco a dopare il cavallo, fu lo stesso Fabrizio. Rocco si è preso la colpa solo per proteggere la memoria del suo allievo. Patrizia è molto colpita dalla rivelazione. Si scusa con Rocco e gli chiede di rimanere. Rocco è felice di accettare, e si dà subito da fare per impedire che Rebecca venga soppressa. Grazie al provvidenziale aiuto di Saverio, il veterinario, la salva dal macello. Nel frattempo, Marcello raccoglie il primo successo a livello nazionale: Spitfire, il cavallo che allena, vince il concorso di Viterbo, precedendo anche King Arthur, il purosangue di Gamberale, uno storico rivale delle scuderie Montidori. Con l'intercessione di Patrizia, Serena e Rocco si riconciliano. La ragazza non viene informata di tutta la verità: soffrirebbe troppo se sapesse che il padre aveva tentato di vincere il Gran Premio con l'imbroglio. Serena ora vuole ancora di più imparare a montare: vuole partecipare ai concorsi equestri e vuole che sia Rocco ad allenarla, ha acquisito una certa fiducia in se stessa. Ma un'altra difficoltà si frappone tra Serena e il suo sogno: la ragazza, a seguito dell'incidente, accusa dei brevi ma intensi cali della vista. Decide di non rivelare a nessuno il problema tanta è la sua voglia di imparare ciò che le serve per vincere. L'allenamento di Rocco dà i suoi frutti, Serena partecipa al suo primo concorso e supera brillantemente la prova per ottenere l'abilitazione che permette di partecipare ai concorsi di massimo livello… il sogno della ragazza è partecipare al Gran Premio. Lo stesso giorno per una crisi acuta della vista Serena viene ricoverata di nuovo. Il medico fa la diagnosi: si tratta di un distacco posteriore del vitreo. Serena non deve subire traumi finché le crisi non si attenueranno. Oltre a ciò, per partecipare al Gran premio servono delle referenze che le Scuderie Montidoro non possono offrire. Per superare l'ostacolo Rocco si decide a rivolgersi al loro rivale, Gamberale. Questi accetta e li accredita per farli partecipare. Serena ormai è guarita, pronta a partecipare al Gran Premio. Ma Marcello, invidioso dell'attenzione riservata a Rocco e Serena, rivela alla ragazza la verità sul padre. Serena è distrutta. Il percorso di Rocco e Serena sembra giunto al termine, ma Patrizia ricorda un episodio occorso durante la notte che aveva preceduto il fatale Gran Premio: Fabrizio aveva passato l'intera notte a vegliare su Serena, non può essere stato lui a dopare il cavallo… Ma allora chi? La notte prima del Gran Premio, Guglielmo e Rocco si accorgono che manca l'arsenico dalla cassetta dei medicinali: proprio come quella notte di 11 anni prima. Rocco tende un'imboscata nelle scuderie di Gamberale e scopre… Daniela. La donna voleva avvelenare il cavallo favorito del Gran Premio, King Arthur così come 11 anni prima è stata suo padre a somministrare l'arsenico a Brando, il cavallo montato da Fabrizio, quella volta voleva aiutarlo a vincere, ma ha sbagliato dose: è lo stesso Carlo a confessarlo. Al Gran Premio, Marcello provoca un incidente che porta Serena ad avere un'altra crisi alla vista. La ragazza e Rocco decidono di andare avanti lo stesso…

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita in Italia: 10/05/2009 (Rai1)
Genere: Drammatico
Nazione: Italia - 2006
Durata: N.d.
Formato: Colore

Note di Regia

"Ognuno di noi sa, nel suo intimo, di dover compiere un determinato cammino nella vita, per misurare se stesso e giungere, finalmente, a scoprire quanto vale e, quindi, diventare ciò che realmente è. Ciò per cui è nato. Ma, spesso, la vita ci porta a dimenticare tutto ciò. A smettere di inseguire la realizzazione delle nostre potenzialità. E a stabilizzarci in uno stato di "quieta disperazione" che non ci appartiene, che ci fa sopravvivere e non più vivere. La sopravvivenza rassegnata è una malattia grave, dalla quale, però, si può guarire. E ogni guarigione, in fondo, è una rinascita. La vita di tutti noi è fatta di momenti bui, ai quali seguono, se lo vogliamo davvero, guarigioni e rinascite. Perché qualunque dolore lotta dentro di noi, segretamente, per diventare speranza. E ogni desiderio porta con sé un sogno da realizzare La storia del nostro Paese è un esempio lampante di cadute e rinascite. Forse è per questo che ho affrontato con tanto entusiasmo prima la scrittura e poi la regia di questo film. Per poter raccontare, ancora una volta, che nessun traguardo è irraggiungibile se inseguito con onestà e passione vera. Che i sacrifici, la fatica e il sudore che occorrono per vincere correttamente qualunque sfida, sono poi, in fondo, il vero senso della vita, la gioia più profonda che si possa provare. "L'uomo che cavalcava nel buio" racconta, quindi, il ritorno della fiducia all'interno di una comunità che sta smarrendo i propri valori. Che sta dimenticando "per che cosa è nata". La piccola Serena e la cavalla Rebecca sentono che devono ribellarsi al loro stato di "prigionia", per riprendere in mano la loro vita. Ma non sanno come fare. E stanno per cedere le armi a chi è convinto che la vita è dei furbi e dei prepotenti. Ambedue hanno bisogno di un Mentore che le aiuti a ricominciare a sognare. Che insegni loro che ogni vittoria è tale solo se limpida e sincera. E il Mentore è Rocco, un uomo che ha smesso di sognare. Ma che riprende a farlo, per insegnare a una ragazzina e a una cavalla che se si vince onestamente… è per sempre".

Intervista a Terence Hill

Come nasce "L'uomo che cavalcava nel buio"?
Questo film nasce dalla volontà di proseguire un fortunato sodalizio tra il produttore Alessandro Jacchia, lo sceneggiatore Salvatore Basile e il sottoscritto nato con "L'uomo che sognava con le aquile". Ci sono alcuni importanti punti di contatto tra quella miniserie e "L'uomo che cavalcava nel buio", non soltanto il nome del protagonista, Rocco: infatti l'idea è sempre di Alessandro, lo sviluppo è sempre di Salvatore e l'interpretazione è sempre la mia. Ma forse è sbagliato definire i ruoli così nettamente, visto che abbiamo condiviso ogni aspetto del film e abbiamo cercato di arricchirci reciprocamente dei consigli e delle impressioni dell'altro… Io spero vivamente di riuscire a fare almeno un altro film con questa squadra.

Ci racconti il personaggio che interpreta, Rocco.
Rocco apparentemente è un personaggio epico. Si presenta come un solitario, introverso, alla guida di una motocicletta, con una dura storia di prigione alle spalle… ma in realtà Rocco è un uomo come tutti noi, e l'unica cosa che lo contraddistingue è il dolore che prova per una ferita morale che non si è mai rimarginata… La storia comincia proprio nel momento in cui questo personaggio è chiamato a fare i conti con questa ferita… Io credo che sia una cosa che facciamo tutti, perché tutti siamo stati feriti: in fondo la perdita dell'innocenza è una ferita con cui ogni uomo deve fare i conti e forse il senso della vita sta tutto in questo difficile confronto.

Rocco, come lei ha anticipato, è un mentore. La sua allieva, Serena, è interpretata da un'attrice giovanissima, Marta Gastini, alla sua prima esperienza in un ruolo di primo piano. Ha lavorato bene con lei?
Marta è una attrice bravissima, non solo perché ha fatto una scuola di recitazione a Parigi, ma soprattutto perché la recitazione ce l'ha nell'anima. Con lei ho percepito subito un grande feeling e credo che la cosa sia facilmente riscontrabile nel film. Questa ragazza ha la grande capacità di conquistarti con la sua grande sensibilità. Io credo che riuscirà a catturare i cuori di tutti gli spettatori, dai bambini agli anziani.

Che tipo di rapporto ha con i cavalli il suo personaggio e che rapporto ha lei con questi animali?
Il rapporto di Rocco con i cavalli è ottimo, anche perché il mio rapporto con i cavalli è ottimo… Dopotutto ho cominciato a lavorare con loro oltre trenta anni fa, quando facevo i western. In questo film il rapporto tra l'uomo e la natura, in particolar modo tra l'uomo e gli animali, è centrale. Deve essere un rapporto di rispetto reciproco, di fiducia, perché i cavalli sono creature molto più sensibili di quanti comunemente si pensa e se li si addestra con metodi basati unicamente sulla forza alla lunga non si ottengono risultati.
La ricerca del risultato sportivo a tutti i costi è un altro dei temi molto ben sviluppati nella miniserie. E a proposito di questo, parliamo anche di doping. Proprio in questi giorni è venuto fuori che cinque cavalli delle olimpiadi erano dopati… questo è un tema troppo contemporaneo di cui non si può non parlare oggi se si fa un film ambientato in ambito sportivo.

Salvatore Basile, oltre ad avere scritto la miniserie, l'ha anche girata. In effetti, è la sua prima regia. Come si è trovato con lui in questo nuovo ruolo?
Bene, anzi benissimo. Se l'è cavata egregiamente e questo, sono certo, è un giudizio condiviso da tutti quelli che hanno partecipato alla realizzazione de "L'uomo che cavalcava nel buio". Con Salvatore ho un rapporto bellissimo anche fuori dal set e sono stato molto felice nell'apprendere che si sarebbe occupato della regia. Inoltre è sempre un vantaggio per un attore avere a che fare con un regista che è anche autore della sceneggiatura perché ti dà il modo di avvicinarti di più al testo, di fornirti indicazioni molto utili sulle motivazioni profonde dei personaggi. Tra l'altro io e Salvatore condividiamo la filosofia di Arthur Miller: in un racconto la cosa importante è la verità, e per quanto Salvatore sia molto rigoroso e  pretenda che il testo venga rispettato alla lettera, dall'altra parte è anche aperto al dialogo e in alcuni casi è disposto a cambiare qualche battuta per facilitare il compito di un attore, sempre nel rispetto del senso della scena, naturalmente, e a servizio della verità. 

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