Poster Una Madre, Una Figlia
Locandina Una Madre, Una Figlia
Una Madre, Una Figlia (Lingui) è un film del 2021 prodotto in Ciad e Francia, di genere Drammatico diretto da Mahamat-Saleh Haroun. Il film dura circa 88 minuti. Il cast include Achouackh Abakar Souleymane, Rihane Khalil Alio, Youssouf Djaoro, Briya Gomdigue, Hadjé Fatimé Ngoua. In Italia, esce al cinema giovedì 14 Aprile 2022 distribuito da Academy Two.

Amina vive con la sua unica figlia quindicenne, Maria. Il suo mondo già fragile crolla il giorno in cui scopre che la ragazza è incinta e che non vuole portare avanti la gravidanza. In un paese dove l'aborto è condannato non solo dalla religione ma anche dalla legge, Amina si batterà per permettere alla figlia di vivere in libertà la propria vita.

Nella periferia di N'djamena in Ciad, Amina vive sola con la sua unica figlia quindicenne, Maria. Il suo mondo, già fragile, crolla il giorno in cui scopre che sua figlia è incinta. La ragazzina non vuole questa gravidanza. In un Paese in cui l'aborto non è condannato solo dalla religione, ma anche dalla legge, Amina si ritrova a dover affrontare una battaglia che sembra persa fin dall'inizio.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 14 Aprile 2022
Uscita in Italia: 14 Aprile 2022 al Cinema
Genere: Drammatico
Nazione: Ciad, Francia, Germania, Belgio - 2021
Durata: 88 minuti
Formato: Colore
Produzione: Pili Films (Francia), Goï-Goï Productions (Ciad), Made In Germany (Germania) (co-produzione), Beluga Tree (Belgio) (co-produzione), Canal+ International (co-produzione), Proximus (co-produzione), Canal+ (partecipazione), Ciné+ (partecipazione), TV5 Monde (partecipazione), Centre National du Cinéma et de l'Image Animée (con il supporto di), Indefilms 8 e Cinemage 14 (in associazione con), Films Boutique (in associazione con), Film and Media Fund NRW (con il supporto di), FFA French-German Mini traitee (con il supporto di), Centre du Cinéma et de l'Audiovisuel de la Fédération Wallonie-Bruxelles (con il supporto di), Coopération belge au développement (con il supporto di), Tax Shelter du Gouvernement Fédéral Belge (con il supporto di), Caviar Film Financing (con il supporto di)
Distribuzione: Academy Two
Note:
Presentato in Concorso alla 74a edizione del Festival di Cannes.
Conosciuto anche come: Lingui, The Sacred Bonds [USA]

Cast e personaggi

Regia: Mahamat-Saleh Haroun
Sceneggiatura: Mahamat-Saleh Haroun
Fotografia: Mathieu Giombini
Montaggio: Marie-Hélène Dozo

Cast Artistico e Ruoli:



Produttori:
Florence Stern (Produttore), Mélanie Andernach (Coproduttore), Diana Elbaum (Coproduttore)


Suono: Thomas Bouric | Colonna sonora originale: Wasic Diop.

Immagini

[Schermo Intero]

Intervista con Mahamat-Saleh Haroun

Questo è il suo primo film con donne in ruoli da protagonista. Quando è nata l'idea di realizzare questo progetto per parlare della condizione delle donne in Ciad?
Era da molto tempo che pensavo di rappresentare un ritratto di una donna ciadiana simile a quelle che conosco. Sono donne single, vedove o divorziate, che allevano da sole i loro figli. Spesso sono disprezzate dalla società, e nonostante tutto riescono ad escogitare un modo per tirare avanti. Conoscevo una donna che rimase sola con i suoi figli dopo la morte del marito. Per guadagnare soldi per la famiglia, iniziò a recuperare sacchetti di plastica per farne funi e venderle. Volevo ritrarre la vita di queste donne che vengono emarginate ma non vivono come vittime e non si considerano tali. Sono le eroine non riconosciute della vita di ogni giorno. In Ciad, ci fu un tentativo di far promulgare delle leggi che avrebbero aiutato le donne con la gravidanza e la contraccezione, qualcosa di simile ai servizi di pianificazione delle nascite, ma quelle leggi non furono mai approvate. Gli aborti sono proibiti, ma ci sono alcuni medici che li praticano per aiutare le donne in difficoltà. 

Una madre, una figlia è un film che parla di donne, un film femminista. Esiste nella società del Ciad l'idea di femminismo?
Il femminismo non esiste come teoria o come credo, ma esiste nella vita di ogni giorno. Vedo giovani donne del Ciad che hanno conseguito titoli di istruzione universitaria prestigiosi e vorrebbero costruire una famiglia, ma non possono farlo perché la società disapprova il fatto che guadagnino tanti soldi. Sono considerate troppo indipendenti, troppo libere. Queste donne si riuniscono per parlare in modo sincero della loro vita, per condividere le loro esperienze, per aiutarsi e sostenersi a vicenda. Spesso sono madri single. Vengono disprezzate, ma le salva il fatto di guadagnare bene. Sono consapevoli della situazione in cui vivono, del loro essere emarginate, anche se grazie al loro reddito e al loro lavoro si trovano dentro il sistema.
È un femminismo che non reclama nulla apertamente, ma che è estremamente attivo. Queste donne organizzano spesso delle raccolte fondi private e contribuiscono regolarmente a questi fondi per finanziare progetti differenti o per aiutare una persona in difficoltà. Così trovano il modo e i mezzi per resistere all'ordinamento patriarcale della società ciadiana. Sono sempre stato molto sensibile alle cause femminili perché sono stato allevato da mia nonna, una donna straordinaria. Una donna di grande carisma che ha lasciato un segno nella mia vita. Quando suo marito (mio nonno) prese una seconda moglie, mia nonna salì su un cavallo con suo figlio (mio padre) e fuggì. Mio nonno la raggiunse e le portò via suo figlio. Mia nonna non si risposò mai, né ebbe altri figli. Immagino che abbia avuto comunque altre relazioni, ma senza restare mai incinta. Mi piace pensare che abbia inventato la contraccezione in Ciad! Questa donna di grande volontà è sempre al mio fianco. Volevo rendere omaggio a tutte queste donne dallo spirito libero, battagliere come mia nonna.

Che cosa significa il titolo originale del film Lingui?
Si tratta di una parola in arabo ciadiano che significa legame o connessione. Più generalmente, è ciò che lega le persone per permettere loro di vivere insieme. È un termine che implica solidarietà, mutuo soccorso, aiutarsi reciprocamente a restare a galla. Io posso esistere solo se anche gli altri esistono, questo è il lingui, questo è il filo comune, il legame sacro del nostro tessuto sociale. Essenzialmente, si tratta di una filosofia altruista. La parola simboleggia la resilienza di una società quando deve affrontare problemi e prove terribili. E quando questo lingui viene spezzato, preannuncia l'inizio di un conflitto. Questa nozione di solidarietà proviene dalla nostra tradizione. Nel mondo moderno, la nozione di lingui tende a scomparire, perché chi governa l'ha distorta. Questa classe di governanti presta poca attenzione al lingui perché è spesso mossa da interessi egoistici a breve termine e si appropria in modo indebito di ricchezze per il proprio profitto, sebbene queste stesse persone che detengono il potere siano cresciute con i valori del lingui.

Il film si focalizza su Amina, una madre single la cui figlia, rimasta incinta, vorrebbe abortire. È impressionante vedere tutti i diversi ambiti della società che si rivoltano contro di loro: la scuola superiore, i medici, l'imam del quartiere…
Sono prese di mira, a causa della sua gravidanza, Maria diventa una persona sgradita nella scuola superiore che frequenta e viene espulsa perché l'istituzione si preoccupa della propria reputazione. Si aggiungono a questo i vicini che le ostracizzano, i medici che devono rispettare le leggi e le pressioni da parte dell'imam del quartiere. Quest'ultimo rappresenta un tipo di Islam che si sta diffondendo molto in Ciad, come in molti altri luoghi del mondo. Nonostante le avversità, le due donne non si arrendono mai. Trovano ogni giorno delle strategie per affrontare gli ostacoli che vengono messi sul loro cammino. È una lotta silenziosa, portata avanti in modo discreto, a causa della mancanza di potere delle donne nella società ciadiana. Il lingui, che funziona come una sorta di solidarietà femminile, riesce a trovare i percorsi che sono necessari per uscire da questa situazione.

Dove sono le radici di questo patriarcato del Ciad? Nella sua cultura ancestrale o nella religione musulmana?
In una combinazione di entrambe le cose. Il patriarcato è legato sia alle strutture politiche che alla religione, due fenomeni che sono stati importati nel Ciad. Da quando la religione ha imposto criteri morali alla società, quest'ultima è diventata immobilista, piena di proibizioni e di nuovi divieti.
Dopo essersi liberato dalla colonizzazione francese nel 1960, il potere politico ha deciso di tenere sotto controllo la popolazione invece di promuovere una maggiore libertà.
È la sete di potere a determinare la direzione della politica; i dogmi legati ad una forma di potere motivano i leader religiosi, e le due entità hanno molti interessi in comune. Ma le donne conservano e tramandano ricordi ed esperienze di vita che sono più potenti dei discorsi e delle proibizioni dominanti. Sono profondamente consapevoli delle loro condizioni, delle enormi difficoltà che devono affrontare, e hanno sempre saputo come gestirle. Non hanno aspettato che fosse la religione a dire loro come prendersi cura dei loro corpi, come evitare di avere un figlio o come averne uno quando lo desiderano.

Il vicino è un personaggio complesso perché si rivela essere molto diverso da quello che ci si aspetta, è la personificazione di tutte le ipocrisie patriarcali.
Non ha etica né morale, è un predatore. Quando Amina si offre di andare a letto con lui in cambio di soldi, non può accettarlo perché questo significherebbe che non sarebbe più in grado di portare avanti i suoi piani di sposare Amina e prendere due piccioni con una fava: avere a sua disposizione, sotto il suo tetto, la madre e la figlia.
In certi uomini, dietro l'offerta di aiuto si trova un'ipocrisia che è personificata da questo vicino. Eppure nella società del Ciad i vicini sono molto importanti. Quando un morto arriva in Paradiso, la prima domanda che gli viene fatta è come stanno i suoi vicini. Esiste un contratto etico fra vicini e quest'uomo lo ha violato.
Il lingui viene anche spezzato dai familiari di Amina, che l'hanno cacciata di casa perché li ha "disonorati". Se c'è una lezione da imparare è che il lingui funziona solo fra persone che hanno lo stesso codice etico, la stessa visione di solidarietà, e una prospettiva condivisa. Senza questi elementi, il lingui è ipocrisia.

Nel film esiste un legame soprattutto tra le donne. Penso alla sequenza in cui le donne fanno una festa dove si ritrovano con grande spirito cameratesco e convivialità.
Ecco un esempio di rivoluzione silenziosa: come una persona può contare sul silenzio di una comunità di donne per far credere alle figure maschili dominanti che le donne ubbidiscono alle usanze imposte, quando in realtà non lo fanno.

L'ironia di questa sequenza è che Maria ha avuto un aborto clandestino di cui le donne non sono a conoscenza.
Siamo sicuri che davvero non ne siano a conoscenza? Io non lo sarei. Il legame tra di loro impone il silenzio a ciascuna di esse. Il segreto deve essere conservato per preservare l'unità del gruppo. Mi piace questa scena perché mostra la complicità fra le donne e la loro consapevolezza di condividere lo stesso destino.

Le ellissi sono una parte integrante del suo modo di scrivere e dirigere i film. Molti degli elementi della storia vengono compresi senza bisogno di parole, attraverso riprese e angolazioni, attraverso il modo in cui le scene vengono messe in sequenza. Lei sta affrontando un argomento particolare ma non dimentica mai che questo è cinema.
Credo che il cinema ci insegni l'arte della suggestione e dell'evocazione. Le ellissi sono una parte vitale della scrittura cinematografica e bisogna sapere come usarle. Quando si concede fiducia allo spettatore e si rispetta la sua intelligenza, l'ellissi può apparire come un dono, un momento emozionante ed entusiasmante. Quando guardo un film che presenta lacune nella narrazione, è come se qualcuno mi avesse regalato un'epifania. Mi piacciono i film che hanno fiducia nel pubblico e che danno allo spettatore la possibilità di costruire la storia insieme al regista. Preferisco questo cinema, rispetto ad un certo tipo di cinema che è dominante, in cui al pubblico viene assegnato un ruolo passivo, costringendo gli spettatori ad essere investiti da tutto il contenuto pre-digerito del film.

Un esempio del suo modo di suggerire le cose lo troviamo quando ci fa capire senza dircelo che Amina, quando era giovane, si era trovata in una situazione simile a quella di sua figlia.
Assolutamente. Lo capiamo perché si tratta di una madre giovane che sta allevando sua figlia da sola. Sa già che cosa sta attraversando sua figlia perché ha fatto la stessa esperienza. È questo il motivo per cui ha deciso di mettere fine a questa predeterminazione. In un film le informazioni sono implicite e questo ci libera dall'obbligo di spiegare tutto.

All'inizio del film, ci sono delle sequenze molto belle in cui vediamo Amina che costruisce dei forni per cucinare servendosi di materiali recuperati.
Queste scene inquadrano il personaggio in una realtà sociale. Mi piace filmare le persone al lavoro, perché credo che nel cinema contemporaneo il lavoro non venga rappresentato abbastanza. Spesso si limita a mostrare qualcuno seduto davanti al computer. Non c'è realtà in questo, è troppo astratto. Filmare qualcuno al lavoro è bello, aiuta a dare vita al personaggio, e mi piace moltissimo il fatto che Amina crei le sue stufe per cucinare (in Ciad si chiamano "kanoun") usando materiali recuperati. Questo mostra la condizione economica e sociale in cui è relegata, ma che non la priva della sua energia: lei lavora per dare un futuro a sua figlia. Mi piace anche filmare scene che di primo acchito potrebbero sembrare banali ma che poi assumono rilevanza e acquistano gradualmente significato con il procedere del film. In realtà, è attraverso queste scene che possono sembrare insignificanti che a poco a poco si sviluppano in silenzio le emozioni.

Un altro dettaglio che ci offre informazioni sul contesto in Ciad è l'amica di Amina che ascolta la musica sul suo walkman.
Volevo mostrare che queste donne vivono nella loro epoca. Nonostante la loro povertà hanno cellulari, cuffie per ascoltare la musica. Non sono tagliate fuori dal mondo e dalla modernità, ci vivono dentro. Quando passeggi per un mercato degli agricoltori a N'djamena (dove è ambientato il film), vedi donne che vendono verdura dotate di cellulari, donne che usano le app per pagare i loro acquisti. Sono immerse nella modernità, ma sono schiacciate dalla politica e dalla religione. La modernità è universale, interessa tutti, ma all'interno di questa modernità ci sono esseri umani che vengono schiacciati, incatenati, che devono attraversare prove difficili, di una durezza che altre persone non riescono neppure a immaginare.

Come ha trovato le sue attrici, Achouackh che interpreta Amina e Rihane che interpreta Maria?
In Ciad praticamente non esistono attori professionisti, a parte le persone che hanno lavorato con me e che io considero professionisti. Achouackh aveva già rivestito un piccolo ruolo in Grigris. Quando ha letto questa sceneggiatura, ha voluto interpretare Amina. Ha detto che quel ruolo era per lei, mentre io avevo immaginato un'altra persona per quella parte. Ha vissuto a Los Angeles per qualche tempo ed ha molta familiarità con il cinema americano. È anche una madre, e poteva immaginarsi facilmente nei panni di Amina. Ha frequentato dei corsi per imparare come costruire da sola una stufa per cucinare, insomma ha studiato molto per interpretare la parte.
Per quanto riguarda Rihane, non avevo preso in considerazione nessun altro per il ruolo di Maria. Appena ci siamo incontrati, mi sono sentito stranamente vicino a lei. È una ragazza brillante, e ha fatto un ottimo lavoro nei provini iniziali. La sua sorella maggiore aveva avuto una parte in Abouna, ma non sapevo che fossero sorelle e Rihane non sapeva che avevo diretto Abouna! Questa è stata un'altra coincidenza sorprendente. A volte devi credere nei segni, specialmente quando si tratta del processo creativo.

Per questo film, il cineoperatore e il montatore erano persone con cui lei aveva lavorato in film precedenti.
Avevo già lavorato con il cineoperatore Mathieu Giombini in Une saison en France e nel documentario Hissein Habré, une tragédie tchadienne. Era anche stato primo assistente operatore in Abouna, che sono state le sue prime riprese in Africa e aveva fatto un ottimo lavoro. Era l'unico europeo che mi fossi portato in Ciad che non passasse tutto il tempo a fare commenti sui costumi e sulle pratiche locali.
Per questo filmgli ho chiesto di visionare The Pleasures of the Flesh, di Nagisa Oshima, per mostrargli il tipo di inquadratura che desideravo. Volevo anche catturare le sfumature dorate della luce che sono tipiche di N'djamena, l'aria notturna densa… Mathieu ha saputo come catturare tutto visivamente. Mi fido di lui, capisce molto velocemente che cosa voglio. 
Per quanto riguarda Marie-Hélène Dozo, la montatrice, ha lavorato con me fin dal film Daratt. Lei ed io siamo d'accordo nel pensare che bisogna dare tempo alle cose. Forse passerò per un vecchio dinosauro ma trovo che la nostra epoca sia sempre più stressante e precipitosa. Il cinema odierno non chiede più alla audience di guardare, ma di provare sulla sua pelle sensazioni estreme. Il mio cinema ha a che vedere con l'ascolto, è importante prendersi il tempo necessario per ascoltare i personaggi, rappresentarli con dignità, per catturare la loro complessità e la loro umanità. Ho la sensazione che questo punto di vista sia sempre meno prevalente. Grazie al cielo, esiste ancora una solida comunità di amanti del cinema in tutto il mondo che permette a film come i miei di esistere. Infatti, sembra evidente che ci sia un lingui internazionale di amanti del cinema, ed è un vero balsamo per l'anima.

Ha incontrato ostacoli nel realizzare il suo film in Ciad?
No. Nei Paesi in cui i cinema non esistono, i film non rappresentano una minaccia per chi sta al potere. Il governo del Ciad ha problemi ben più gravi da affrontare che tenere d'occhio le mie opere. Sono considerato un intrattenitore ed i premi vinti dai miei film sono una fonte di orgoglio. Tutto qui. In Ciad esiste solo un cinema, nella capitale, e le stazioni televisive governative non diffondono i miei film quindi l'intera faccenda muore sul nascere. Ciò nonostante, i miei film vengono visti in Ciad da persone amanti del cinema, grazie ai video club e a cinema raffazzonati alla meglio in cui un monitor prende il posto di uno schermo cinematografico. Una volta, in un villaggio, in un video club locale un mio film ha battuto il record di numero di spettatori che fino a quel momento era stato detenuto da Robocop! Il mio film aveva avuto 5 spettatori in più, e ne ero molto orgoglioso. 

Le donne del Ciad avranno l'opportunità di vedere il suo film?
Sì. Organizzeremo degli spettacoli in Ciad per le donne, specialmente perché le gravidanze indesiderate stanno diventando un problema sempre più grave. Ci sono sempre più persone che trovano neonati abbandonati, spesso morti. È terribile. E tutto a causa delle proibizioni e della vergogna di avere un cosiddetto figlio "illegittimo". Inoltre, gli aborti clandestini sono pericolosi, spesso con esiti tragici perché molte delle persone che li eseguono sono dei ciarlatani.


intervista dal pressbook del film

Eventi

• Presentato in Concorso alla 74a edizione del Festival di Cannes.
• Presentato nella sezione Fuori concorso/Surprise alla 39a edizione del Torino Film Festival, con la presenza del regista Mahamat-Saleh Haroun.

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