Marguerite (2015)
Marguerite1921, in un grande castello non lontano da Parigi. Margherita, la proprietaria, è ricca e dedica tutto il tempo alla sua passione: la musica. Ama cantare, lo fa con tutta la dedizione possibile, ma è terribilmente stonata. Si esibisce per un piccolo pubblico ipocrita che segretamente ride alle sue spalle. Quando un giovane giornalista scrive un articolo lusinghiero sulla sua performance, Margherita inizia a credere sempre di più nel suo talento e vorrebbe esibirsi per la prima volta in pubblico. Liberamente ispirato alla vita del soprano americano Florence Foster Jenkins, che diventò famosa grazie al suo canto tra il 1930 e il 1940.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 17 Settembre 2015Uscita in Italia: 17/09/2015
Prima Uscita: 16/09/2015 (Francia)
Nazione: Francia - 2015
Durata: N.d.
Formato: Colore
Distribuzione: Movies Inspired
Note:
Presentato in Concorso al Festival del Cinema di Venezia 2015.
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Immagini
Intervista a Xavier Giannoli
Come è nata l'idea di questo film?
Circa 10 anni fa, stavo ascoltando alla radio una straordinaria cantante lirica che interpretava La Regina della Notte, un'aria di Mozart, in modo completamente stonato. E 'stato molto divertente ma piuttosto incredibile… La registrazione gracchiava, era vecchia e misteriosa come se provenisse da un "altrove".
Chi cantava?
Ho scoperto che il suo nome era Florence Foster Jenkins, e che aveva vissuto negli Stati Uniti negli anni Quaranta. Era una donna molto ricca, appassionata di musica e di opera lirica, tuttavia totalmente inconsapevole del fatto che la sua voce fosse così terribile. Era abituata a cantare davanti allo stesso pubblico negli stessi circoli della società bene, nessuno aveva mai osato dirle che era così stonata. Vuoi per ipocrisia o interesse venale o per semplice vigliaccheria. È una storia divertente che, al contempo, mette a nudo il lato crudele della natura umana, cioè quello che intendevo esplorare.
Così ha fatto qualche ricerca…
Sì. A New York ho trovato una gran quantità di ritagli di giornale che parlavano di lei, della sua incredibile carriera e delle sue eccentricità. Ho anche trovato articoli su un concerto che ha eseguito verso la fi ne della sua vita, quando ha cantato di fronte ad un vasto pubblico alla Carnegie Hall. Ho inoltre trovato una registrazione di numerose arie d'opera da lei cantate in modo penoso. E' una cosa estremamente divertente. Sulla copertina del disco, vi è una foto di lei che indossa ali d'angelo e un diadema di diamanti. Sorride all'obiettivo e sembra così ingenua, ma allo stesso tempo molto sicura di sé. Continuavo a pensare all'espressione sul suo volto in questa foto. Ho ascoltato il disco più e più volte per anni, pensando al suo sorriso e lasciando che la mia immaginazione esplorasse ciò che avevo scoperto su di lei nelle mie ricerche. Ho scritto una prima bozza poi ho girato altri fi lm, ma ho continuato a pensare a quella foto di lei, e la sua voce bizzarra continuava a risuonare nella mia testa. Sembrava che la sua voce esitante avesse qualcosa da raccontarmi: un segreto rivelato.
Quindi Marguerite non è un biopic…
No, è un ritratto molto libero di una persona che è realmente esistita. Penso si possa fare un confronto con il mio film À L'origine: ho cominciato conducendo un'indagine approfondita del personaggio principale, facendo un sacco di ricerche, e quindi ho scritto una storia di fi nzione, dopo lunghe conversazioni con la mia cara amica Marcia Romano, che mi ha aiutato a sviluppare il soggetto. E' importante avere un punto di vista personale sugli eventi, presentare una visione su verità fondamentali dell'essere umano che passano attraverso una vocazione originaria… e poi sentirsi liberi di farne un fi lm. Sono realmente convinto che tutti abbiamo bisogno di elementi di fi nzione per cercare di ottenere una comprensione più profonda e un miglior senso della realtà del mondo e delle persone che lo abitano. Non sarei stato soddisfatto se ne avessi fatto un documentario o un lavoro di pura fi nzione. Inoltre il personaggio sullo schermo si colloca a metà strada tra verità e fi nzione, la vita reale dell'attore e la parte che interpreta; in un processo di auto-invenzione. Durante le riprese, sono venuto a sapere che si stava realizzando un biopic hollywoodiano sulla vita di Florence Foster Jenkins. Cosa che non mi ha mai disturbato, in quanto l'approccio alla rappresentazione della sua vita sarebbe partito da un punto di vista totalmente diverso dal mio.
Perché ha scelto di ambientare la storia nella Francia del 1920?
Nel corso delle mie ricerche nella Biblioteca dell'Opéra di Parigi, ho trovato fotografi e di dive dell'opera degli inizi del ventesimo secolo: donne molto belle che eseguivano scene tratte da opere famose in uno stile "espressionistico". Mi sono imbattuto in queste donne incredibili mentre ascoltavo la terribile voce della mia diva stonata. Il contrasto era così forte, ma anche molto divertente, e per certi versi poetico … La mia cantante d'opera aveva sognato di essere come una di quelle grandi cantanti dell'Opéra di Parigi, ma semplicemente non aveva la voce. Mi è venuta in quel momento l'idea delle fotografi e, e il fi lm ha iniziato a prendere forma. Ero anche consapevole del fatto che il 1920 è stato un momento importante sia per la libertà artistica che per quella personale. Volevo che il mio personaggio prendesse le distanze dalla vecchia società tradizionale che le impediva di realizzare i suoi sogni, e dal nuovo mondo che l'avrebbe ingoiata. Stavo cercando di dare al fi lm uno slancio che fosse sia di vasta portata ma anche intimista.
Cosa l'ha colpita di Marguerite?
Amo i personaggi tenaci e maniacali per natura. Permeano tutto il fi lm della loro personalità e gli conferiscono tensione, ritmo e prospettiva. Marguerite vive la sua passione: prova le gioie e le soff erenze che vanno di pari passo con una vita dedicata alla musica. Canta in modo completamente stonato ma allo stesso tempo esprime tutta la veemenza di un desiderio. Marguerite è come tutti noi, perché tutti abbiamo bisogno di illusioni.
Marguerite incarna anche qualcosa di unico, qualcosa che è ormi andato perduto: una passione autentica e sincera per la sua arte…
Purtroppo, la passione non si traduce in un grande talento e nella vita, spesso, scopriamo che le due cose non sono sempre connesse. Ho scritto questo personaggio quando avevo poco più di 40 anni, dopo aver vissuto in prima persona alcune esperienze dolorose. Avevo bisogno di ricorrere all'umorismo per riuscire a distanziarmi dalla dura realtà della vita, da una sensazione di tradimento e fallimento, dall'ipocrisia e crudeltà della società, dall'eco distante della mia educazione cristiana che aveva sempre complicato il mio rapporto con la soff erenza, e da una crescente sensazione di insicurezza… avevo bisogno di farmi una bella risata su tutto! Quando Marguerite canta, lo vedo come un grido liberatorio che permette di vivere e lasciar vivere.
Sente di aver fatto una commedia?
C'è qualcosa di estremamente divertente nel vedere Marguerite cantare famose canzoni d'opera così male e la sua disarmante onestà di fronte ai cinici. Ma il fi lm è soprattutto una storia d'amore tra un uomo e una donna che cercano di trovare un modo per continuare ad amarsi l'un l'altro. Quindi, sì, spero che la gente voglia ridere dinanzi alle avventure di Marguerite, ma spero anche che tra le risate, riesca a cogliere ciò che è importante nella vita: l'amore e la morte. Tragicamente, Marguerite fi nisce tra le braccia di un uomo che ama, ma che la ricambia troppo tardi, come in un'opera. È questo elemento di tristezza che impedisce al fi lm di essere solo un melodramma o una semplice commedia.
Quando ha deciso di prendere Catherine Frot per il ruolo di Marguerite?
Volevo un'attrice fi sicamente adatta al ruolo di una cantante d'opera, come nei fi lm americani che amo, qualcuno che potesse esprimere l'innocenza del personaggio, e che allo stesso tempo non fosse troppo giovane. Catherine ha un lato molto giovanile e genuino che fa parte della sua natura, la sua evidente generosità la espone alle critiche degli scettici e inietta una grande tensione narrativa nelle scene. Ha inoltre un'aura proletaria che aggiunge profondità alle emozioni del personaggio, sottolineando la diff erenza tra lei e quella mondanità che snobba ciò di cui lei è circondata e la disprezza, e le dive inarrivabili dell'opera. Ho visto molti fi lm con Catherine, ma il momento decisivo per me è stato vederla recitare in un adattamento di Giorni Felici, di Samuel Beckett. C'era una scena particolarmente divertente, in cui parla con una formica, e all'improvviso ho pensato che fosse lei Marguerite, non ho avuto dubbi. Quando Catherine vede la formica dice: "Ma c'è vita lì!", ho immediatamente pensato "E' Lei!".
Anche per lei è stato così?
Ha accettato subito la parte e poi abbiamo lottato per mesi per trovare i fi nanziamenti per il fi lm, facendo molti sacrifi ci e cercando diverse soluzioni. Mi ha toccato molto il fatto che lei abbia messo in attesa altri lavori e aspettato per questo progetto. Penso che questo ruolo fosse importante per lei, ma non so il perché. Spero che il pubblico la riscopra sul grande schermo. Gli attori fanno un eff etto maggiore quando appaiono di rado sul grande schermo.
Raramente ha recitato un simile personaggio carico di questo genere di emozioni.
Volevo incoraggiarla a superare se stessa come attrice, a lasciarsi trasportare dalle scene cariche di emozioni e talvolta abbastanza caotiche. Il fi lm stesso è in primo luogo il ritratto di una donna in un momento molto fragile nella sua vita. Sul set, ha spesso improvvisato e dato suggerimenti, mi ha anche incoraggiato a semplifi care le mie richieste. Sapeva che i corpi degli attori, la loro presenza, i loro movimenti erano rappresentativi di un qualcosa di insito nel cinema. Vi sono alcuni suoi sguardi che ancora mi commuovono, come quando scopre che il marito la tradiva da anni e lei, accarezzando semplicemente il suo volto, dice: "Mio marito…". Penso che si sia calata magistralmente nel suo personaggio ed è incredibilmente stupefacente il modo in cui è riuscita a trovare l'equilibrio tra i due registri opposti, risate e commozione.
La scelta degli attori è stata successiva a quella di Catherine?
André Marcon è un attore di grande talento e mi ha fatto molto piacere off rirgli la parte. Conferisce una grande forza al fi lm, anche se interpreta la parte di un uomo che è in un primo momento piuttosto vile e debole, e anche bugiardo. Ha un'aura molto accattivante con la sua voce profonda e composita, e sembra molto aff ascinante nel suo cappotto di pelliccia d'orso. Le sue espressioni facciali suggeriscono emozioni che scopriamo essere molto realistiche. E' questo uno dei poteri angelici di Marguerite: consentire alle persone che la circondano di ritrovare se stesse, salvandole dalla loro vita di menzogne, sacrifi cando la propria.
Il marito di Marguerite non è forse il suo più grande ammiratore, colui che le permette di coltivare la sua passione?
Ci vuole più di una persona per costruire una ragnatela di inganni e bugie. E, cinematografi camente parlando, il ruolo del marito di Marguerite possiede una grande energia, la sua presenza è magnetica, coinvolge lo spettatore, che arriva a condividerne il punto di vista, la logica e la follia… Penso che il potere di manipolare parole e immagini sia un fi lo rosso che attraversa il fi lm e rispecchi anche il presente, il mondo in cui viviamo. Prendiamo ad esempio l'illusione creata dalla pubblicità, le menzogne del mondo politico, le immagini da cui siamo bombardati nella nostra società ossessionata dalla celebrità… È questa la ragione per cui ho scritto questo personaggio, perché ho voluto esplorare il suo rapporto travagliato con la realtà, il suo essere la cartina tornasole della verità. Alla fi ne, Marguerite riuscirà a ottenere che il marito sia presente nell'ultima foto con lei come Diva, nel suo mondo di illusioni.
Cosa l'ha fatta pensare a Michel Fau?
Ho scritto la parte per lui, con il suono della sua voce nella mia testa. Sia nel suo spettacolo Recital Emphatique che nella sua messa in scena di Guitry o Montherlant, ho sempre avuto un grande rispetto e ammirazione per il suo senso di libertà e la sua poliedricità. Raramente mi sono divertito così tanto nel creare un personaggio per un attore. Atos Pezzini (un omaggio alle mie origini corse) è un essere ripugnante, eppure accattivante perché Michel è riuscito a farne un personaggio complesso e imprevedibile. Dopo l'audizione nel castello, quando si trova in macchina con Madelbos, il modo in cui dice "Nella mia dimora, a Boulogne …" fa sì che lo spettatore percepisca la profonda solitudine di questa creatura strana e decadente.
Molti ruoli secondari sono abbastanza sconcertanti…
Il ruolo dell'autista-fotografo Madelbos è interpretato da Denis Mpunga, un attore belga al quale desidero rendere omaggio visto che ha saputo dare spessore e una profondità impressionante ad un personaggio che è in primo luogo lì per ascoltare e osservare. Marguerite è la sua musa e i due sono legati da qualcosa di piuttosto inquietante. Lui la accompagna lungo il percorso verso il suo destino. Il suo personaggio solleva anche la questione del signifi cato della creazione. Egli valorizza la vita della sua musa, conducendola ad una morte dignitosa, degna dell'eroina dell'opera che Marguerite ha sempre desiderato essere. Non sono del tutto sicuro se lui la uccida o la salvi… ma, qualunque cosa faccia, realizza il loro "capolavoro". Poi, Christa Th éret, Sylvain Dieuaide, Aubert Fesnoy e Sophia Leboutte (la donna barbuta), e gli altri, hanno lavorato come un ensemble orchestrale intorno a Catherine. Credo che un ricco cast sia quello composto da attori che sono apparsi sul grande schermo con poca o nessuna frequenza. I ruoli secondari attribuiscono un senso di verità al fi lm e volevo che fossero tutti forti e sorprendenti.
Questo è il suo primo "fi lm in costume".
Il mio ultimo fi lm è stato girato nel mondo dei media contemporanei in cui ho cercato di cogliere qualcosa del mondo moderno che mi aff ascina e mi spaventa allo stesso tempo. Quindi sono stato felice di aver fatto un cambiamento e realizzato qualcosa di radicalmente diverso. Non volevo ricostruire storicamente quel periodo, bensì fare un ritratto più personale di quell'epoca. In primo luogo, c'è la casa straordinaria di Marguerite, che ha la funzione di una bolla protettiva in netto contrasto con le sedi delle redazioni dei giornali in stile contemporaneo e le loro linee semplici e pulite, che fanno subito apparire Marguerite fuori luogo. Tutto sommato ritengo che l'aspetto complessivo del fi lm rimanga semplice e sobrio. Questo è ciò che mi interessava del fi lm, non certo una ricostruzione in stile hollywoodiano, che con il mio budget non avrei potuto aff rontare. I fi lm in costume minimalisti sono spesso i più belli. Inoltre, ho avuto subito l'idea del grande rettangolo nero davanti a cui l'insegnante di Marguerite la fa esercitare. Uno sfondo senza tempo, astratto, che permette di tornare all'essenziale e a ciò che più conta, vale a dire la vera natura del personaggio. Analogamente, ho voluto semplifi care il design dei costumi, per renderli semplici ed eleganti, in linea con i personaggi e i loro stati d'animo, evitando di cadere nel cliché dei "Ruggenti anni Venti".
Anche l'illuminazione segue questo approccio…
Con il direttore della fotografi a, Glynn Speeckaert, che è fi ammingo, abbiamo inteso lavorare con una gamma di colori limitata, con giochi di contrasto, minimalista, squarciata da un'occasionale pennellata di rosso: il foulard indossato dall'amante, il ventaglio e il sipario nel teatro dell'opera, che pare "applaudire" durante l'accorata e appassionata esibizione di Marguerite sul palcoscenico. Ho bisogno di questi dirompenti eff etti sonori e di colore per dare realmente vita al fi lm. Abbiamo usato lenti degli anni '50 che diff ondono la luce in modo molto morbido e danno al fi lm una qualità unica, con frequenti fl ash inattesi, simili a scintillii: dissonanze nell'immagine che volevo mantenere "viva".
Come ha scelto la musica del fi lm?
In primo luogo, c'è stato il repertorio di Marguerite che si compone di grandi arie d'opera che tutti i grandi soprani hanno cantato, come Casta Diva dalla Norma di Bellini. Si tratta di pezzi che richiedono elevate doti tecniche e che, ovviamente, Marguerite non è in grado di cantare in modo appropriato… Ma volevo anche che il fi lm fosse un'esperienza musicale "completa", in sintonia con i miei gusti musicali, che volevo condividere con il pubblico. La colonna sonora del fi lm è composta da brani di musica barocca, da Vivaldi e Purcell; jazz; brani moderni di Poulenc e Honegger, didgeridoo australiano e musica indiana; un pianoforte che viene distrutto con un'ascia e sul quale gli Swingle Singers cantano Bach e Mozart a cappella, e una riorchestrazione del King Arthur di Purcell del grande Michael Nyman; l'acuto grido di un pavone e motori che esplodono; e, in ultimo, l'insolita voce di Marguerite, che è come un buco nero al cui interno tutti gli altri suoni si disperdono… o si fondono armonicamente. Non so quale delle due cose.
Come ha fatto a "inventare " la voce di Marguerite?
Catherine ha lavorato a lungo con un insegnante molto bravo per riuscire a produrre quel giusto atteggiamento, i gesti, e le espressioni facciali di una vera cantante d'opera. E benchè cantasse in modo stonato, Marguerite si è impegnata tanto, e questo sforzo enorme doveva essere reso nel fi lm… Il problema è che Catherine in realtà ha una bella voce, sono anni che prende lezioni di canto. Ma ciò di cui avevo bisogno era qualcosa di piuttosto caotico e discordante che fosse al contempo divertente e commovente. Qualcosa che tecnicamente è molto complicato da riuscire ad ottenere. La voce di Catherine talvolta doveva essere doppiata per evitare di danneggiare le sue corde vocali. Così una "vera" cantante ci ha prestato la propria voce e abbiamo lavorato sodo per trovare l'emozione e l'umorismo che stavo cercando per ogni nota stonata. Con i tecnici del suono abbiamo poi lavorato intensamente per far sì che, sullo schermo, la straordinaria voce di Marguerite fosse chiaramente riconoscibile. Lasciando spazio, tuttavia, anche ad un po' di mistero sulla sua eff ettiva identità.
Infi ne, lei usa spesso termini legati al mondo della musica, come "dissonanza", per descrivere il suo approccio al fi lm.
Credo che nella vita, nella musica e nella regia, i fattori principali siano prima di tutto l'armonia e la discordanza tra la vita che sogniamo e quella che viviamo. Film dopo fi lm, volevo arrivare al nocciolo della questione e fare scelte che mi consentissero di creare diversi rapporti di intensità, di spinta drammaturgica e di rotture visive durante il montaggio. Ho provato a non imporre regole ferree e a catturare momenti inaspettati durante le riprese, o nella costruzione di movimenti altamente complessi o nel montaggio della musica. Volevo concludere il fi lm con uno sguardo ben preciso. Per questo ho bisogno di tutto ciò che il cinema ha da off rire per dare vita alla mia storia, per suscitare nello spettatore lo stesso coinvolgimento emotivo provocato in Marguerite dalla musica. Ho dedicato la mia vita al cinema e ho provato ansia con ogni fi lm che ho fatto, come i miei personaggi. E' la paura della realtà che mi aff ascina, ma che mi sfugge anche dalle dita. Sicuramente questo caratterizza il mio lavoro di regista: il desiderio di utilizzare le tecniche cinematografi che per creare l'illusione e la volontà di identifi care la vera natura umana di ciascun personaggio.
Intervista a Catherine Frot
Marguerite segna il suo grande ritorno al cinema dopo un'assenza di 3 anni. Com'è stata coinvolta nel progetto?
Tutto ha avuto inizio durante le anteprime di La Cuoca Del Presidente, uscito nelle sale cinematografi che nel mese di settembre 2012. Chiacchierando con la distribuzione del mio fi lm venni a sapere che distribuivano anche il fi lm di Xavier Giannoli Superstar. Accennai al fatto che era uno dei miei registi preferiti in Francia, e che avevo visto e amato sia Chanteur sia À L'origine. Dissi che mi sarebbe piaciuto molto poter lavorare con Giannoli. Deve essere venuto a sapere della conversazione perché, tre settimane dopo, ricevetti la prima bozza della sceneggiatura di Marguerite. Poi successe tutto in fretta. Invitai Xavier a venirmi a vedere a teatro, recitavo in Giorni Felici… una pièce di Samuel Beckett. Credo fu quando mi vide sul palcoscenico nel ruolo di Winnie che tutto gli apparve chiaro. Dopo teatro mi disse che Winnie avrebbe potuto essere la cugina di Marguerite. Sapevo che la ricerca dei fi nanziamenti per il fi lm avrebbe richiesto molto tempo a causa dei costi dei set, dei costumi e per via della necessità di ricreare la Parigi degli anni '20… Ma ero disposta ad aspettare e, come si dice, deposi le armi. Negli ultimi anni avevo recitato in tantissimi fi lm, mi andava bene aspettare e concentrarmi sul teatro e, in particolare, su Giorni Felici… Recitai in questa pièce per due anni consecutivi. Xavier mi teneva al corrente dello stato di avanzamento del fi lm. Ho sempre saputo che Marguerite sarebbe stata una parte stupenda.
Il personaggio di Marguerite è ispirato alla vita di Florence Foster Jenkins. Sapeva qualcosa di lei e della sua vocalità prima di leggere la sceneggiatura?
No. Ho scoperto questa donna e la storia della sua vita durante la lavorazione del fi lm. In ogni caso, non volevo contribuire al personaggio unicamente attraverso l'imitazione, soprattutto visto che il fi lm non doveva essere biografi co. Per quanto mi riguarda, Marguerite non è Florence Foster Jenkins, perciò, quando è arrivata l'ora di entrare nel personaggio, ho cercato di prendere le distanze dalla persona realmente vissuta. Quello che volevo era soprattutto entrare nella mente di Xavier, per cercare di capire come lavorava. Lui ti guarda, guarda il personaggio ed amalgama emozioni e recitazione. Qualcosa di totalmente diverso da quello a cui ero abituata. Come attrice, non avevo mai avuto l'occasione di sperimentare un tale metodo di lavoro. Come spettatrice, nessun altro fi lm ha ingenerato in me una risposta emotiva simile, ad eccezione dei fi lm di Maurice Pialat. Entrambi mescolano fi nzione e realtà, che diventano indistinguibili per lo spettatore. Assolutamente snervante. Ed è ciò che io amo.
Come si è preparata per la parte?
Xavier mi mandò una copia del libro Les tragédiennes de l'opéra: de Rose Caron à Fanny Heldy, le feu sacré des déesses du Palais Garnier 1875-1939, che è stato per me fonte di grande ispirazione. Le foto che illustrano il libro sono una trasposizione diretta delle visioni di Marguerite "la divina", del suo sogno di diventare cantante d'opera. Presi anche lezioni di canto per essere in grado di cantare La Regina delle Notte e Voi che Sapete di Mozart e Casta Diva di Bellini, tra le altre arie. Le ho imparate a memoria. All'inizio credevo sarebbe semplicemente bastato cantarle stonando le note, ma in eff etti richiedevano elevata estensione vocale, e tecniche di coloritura molto spinte. Poiché per cercare di raggiungere quelle note alte avevo sottoposto le mie corde vocali a notevole pressione, Xavier decise che la cosa migliore sarebbe stata ricorrere al doppiaggio per alcune scene di canto. Da quel punto in poi mi ritrovai a dovermi impadronire della tecnica della sincronizzazione labiale. Ed è stato tutto questo lavoro legato al canto che ha fatto sì che io consentissi a Marguerite di impadronirsi gradualmente di me.
Cos'è più diffi cile, cantare intonati o stonare?
La cosa più diffi cile è stonare in modo convincente: trovare la bellezza nell'errore. Hanno ragione Kyril e Lucien quando dicono, all'inizio del fi lm, mentre lasciano il concerto privato di Marguerite, "Canta in modo divinamente stonato, sublimemente stonato, follemente stonato." Xavier mi invitò a una sessione nello studio di registrazione perché potessi rendermi conto della qualità di riproduzione della nota stonata della persona che doppiava la mia voce cantante. Ho dei bellissimi ricordi di quel pomeriggio.
Il personaggio di Marguerite è anche rifl esso nell'aspetto della sua casa, in cui campeggiano cumuli di costumi ed elementi di scena da opere che lei ama, nonché suoi abiti e costumi teatrali…
La prima prova costume è stata un momento decisivo per me. Ricordo Xavier mentre si infi lava la pelliccia d'orso che André Marcon indossa nel fi lm. Il tono del fi lm era chiaro; il mondo di Marguerite stava realmente prendendo forma. Fu un momento di grande emozione, meraviglioso. Pierre-Jean Larroque, costumista capo, è un vero artista ed il suo lavoro è la misura della sua passione per questo fi lm. Ci siamo consultati tutti; abbiamo condiviso le nostre idee. Dovevamo trovare gli abiti nei quali mi sentissi a mio agio e che, al contempo, fossero adatti a Marguerite. Dovevamo inoltre scegliere i costumi che Marguerite avrebbe indossato per le proprie sedute fotografi che, quando si veste come una diva sotto l'occhio vigile di Madelbos. In realtà, è stato proprio con queste sedute fotografi che, che hanno richiesto tre giorni per il loro completamento, che abbiamo iniziato le riprese. Mi sembrava di vivere in un sogno, in uno dei sogni di Marguerite, nei quali si trasforma in una diva delle opere liriche che ama. Quelle sedute fotografi che mi sono state anche di grande aiuto per entrare nella parte, nel mondo illusorio della protagonista. Marguerite è un fi lm sull'illusione. Vi è una battuta nel fi lm che, credo, riassuma il concetto: "La vita o la sogniamo o la viviamo".
Marguerite è soprattutto una donna molto sola, rifi utata dal marito…
La musica è la sua vera passione ma è anche un mezzo per riempire un vuoto emotivo. Il marito parla di lei come se fosse un mostro. "Perché deve proprio barrire in quel modo?", chiede alla sua amante. Ammette persino di vergognarsi di lei. E, tuttavia, Marguerite sta facendo tutto questo solo per lui. Vuole che lui si accorga di lei, vuole esistere ai suoi occhi. Marguerite è ingenua, un'innocente in attesa di essere fatta a pezzi dai cinici, ecco perché è un personaggio così complesso. Senza che se ne renda conto, mette le persone che la circondano di fronte alle proprie menzogne. Quelli che la vogliono deridere, che sono lì per usarla, sono proprio loro, alla fi ne, i più commossi ed inteneriti. Finiscono tutti per credere che raggiungerà per davvero il suo obiettivo, fi no al momento in cui vengono colpiti dalla realtà, la notte del concerto.
In tutto il fi lm lei è immersa in un'atmosfera pesantemente emotiva.
La sfera delle emozioni è quella che lei ha esplorato meno nei suoi fi lm precedenti. Lei è nota piuttosto come attrice che sa come intrattenere il pubblico… Ho recitato in fi lm drammatici quali Chaos di Coline Serreau, La Voltapagine di Denis Dercourt e L'empreinte De L'ange di Safy Nebbou, ma è vero, Marguerite è un'altra cosa. Xavier ha voluto emozioni e una sensazione di disagio. Non sempre mi riconosco in questo fi lm: penso, ma che strano viso ho, e, tuttavia, sono io. Percepisco l'insondabile profondità del personaggio e del fi lm. Mi commuove profondamente. Marguerite è una grande storia d'amore. Inoltre il fi lm è strutturato in capitoli, il che attribuisce alla narrazione una valenza favolistica.
Marguerite canta per esistere ma, paradossalmente, parla poco.
Sullo schermo lei è spesso rappresentata nell'atto di ascoltare altre persone. Il grosso delle emozioni di Marguerite è immerso nel silenzio. Tutto viene trasmesso attraverso i suoi occhi, gli occhi dell'attrice… Sì. Non è stato tutto necessariamente pianifi cato in questo modo dall'inizio. È successo gradualmente, nel corso delle riprese. Xavier voleva che io mi spingessi oltre la mia condizione mentale di sicurezza, dove tutto è rassicurante. Ha cercato dentro di me emozioni più grandi di me stessa, qualcosa che raramente avevo reso nelle mie precedenti prove d'attrice. Marguerite è per me un fi lm molto intenso.
André Marcon è George, il marito di Marguerite. Non avevate mai lavorato insieme…
Conosco André Marcon da molti anni. È un attore meraviglioso con il quale ho sempre desiderato lavorare. Ed è quanto dissi a Xavier.
E che mi dice di Michel Fau, che recita la parte dell'insegnante di canto di Marguerite?
Avevo visto molti dei suoi spettacoli e lui venne a vedermi recitare in Giorni Felici… Da tempo volevamo lavorare insieme. È riuscito a rendere Atos Pezzini odioso e toccante al tempo stesso, ad esempio, nel modo in cui si complimenta con Marguerite rivolgendosi a lei, nella stessa frase, con parole assai poco gentili. Il suo è un personaggio pieno di contraddizioni. L'intero fi lm sembra giocare con le contraddizioni e i paradossi… Xavier è uno dei pochi registi che conosco che possiede vero talento nel giocare con i paradossi. Il suo fi lm è al contempo divertente e tragico, come la sua protagonista: Marguerite è sola ma circondata da persone, innamorata e tradita, triste e piena di vita, commovente e, tuttavia, esposta allo scherno. È davvero così ingenua quanto sembra? Gli altri personaggi sono davvero così cinici? Sono tali complesse ambiguità che danno così tanta forza e impatto al fi lm.
HomeVideo (beta)
info: 17/09/2015.
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