Locandina Stronger – Io sono più forte
Locandina Stronger - Io sono più forte
Stronger - Io sono più forte (Stronger) è un film del 2017 prodotto in USA, di genere Biografico e Drammatico diretto da David Gordon Green. Il film dura circa 119 minuti. Il cast include Jake Gyllenhaal, Richard Lannoy, Tatiana Maslany, Miranda Richardson, Nate Richman, Lenny Clarke, Patty O'Neil. In Italia, esce al cinema sabato 7 Luglio 2018 distribuito da 01 Distribution. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 17 Ottobre 2018, in Digitale da mercoledì 17 Ottobre 2018. Al Box Office italiano ha incassato circa 417515 euro.

Per riconquistare il cuore di Erin, che lo ha lasciato, poi lo ha ripreso e poi lo ha lasciato di nuovo, Jeff Bauman prepara un cartellone e si piazza sulla linea di traguardo della maratona di Boston. Ma Erin non finirà mai la gara perché una bomba esplode uccidendo e ferendo pubblico e partecipanti. Jeff è tra le vittime dell'esplosione. Amputato delle due gambe, Jeff ha visto uno degli attentatori e aiuta gli agenti dell'FBI a identificarlo. Ragazzo ordinario, diventa simbolo di resilienza ed eroe nazionale malgrado lui. Se la famiglia cavalca l'onda improvvisa della notorietà, Erin sembra l'unica ad accorgersi del dolore di Jeff, che vorrebbe solo rimettersi in piedi. Il percorso non sarà facile, per 'camminare come un uomo' non bastano due gambe nuove. L'irriducibile Peter Pan che vive ancora con la madre non ha altra scelta che diventare grande. 

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: sabato 7 Luglio 2018
Uscita in Italia: 07/07/2018
Data di Uscita USA: venerdì 22 Settembre 2017
Prima Uscita: 22/09/2017 (USA)
Genere: Biografico, Drammatico
Nazione: USA - 2017
Durata: 119 minuti
Formato: Colore
Produzione: Bold Films, Lionsgate, Mandeville Films, Nine Stories Productions
Distribuzione: 01 Distribution
Box Office: USA: 3.748.493 dollari | Italia: 417.515 euro
In HomeVideo: in Digitale da mercoledì 17 Ottobre 2018 e in DVD da mercoledì 17 Ottobre 2018 [scopri DVD e Blu-ray]

Maratona di Boston del 2013, Jeff Bauman si trova in prossimità del traguardo e di certo non immagina che di lì a poco diventerà un eroe. La sua vita cambia istantaneamente quando due bombe fabbricate in casa esplodono a pochi metri da lui. Un fotografo di passaggio scatta una foto del momento in cui Jeff viene soccorso. La parte inferiore di entrambe le sue gambe non esiste più. Quell'immagine fa il giro del mondo e Jeff improvvisamente si trasforma nell'uomo simbolo di quella tragedia.

Todd Lieberman della Mandeville Films venne a sapere della storia di Jeff da un suo collega che aveva convinto Jeff a scrivere un memoir. Il produttore era alla ricerca di una nuova sceneggiatura e desiderava trovare una storia tanto stimolante quanto appassionante. "Le storie in grado di suscitare un senso di esaltazione negli spettatori sono difficili da trovare" racconta Lieberman. "Ma poi venni a sapere di Jeff. Era esattamente ciò che stavo cercando".

All'epoca, Bauman si trovava ancora all'inizio del suo percorso di guarigione ed era comprensibilmente restio a rivivere l'orrore che stava faticosamente cercando di lasciarsi alle spalle. Lieberman fu onesto con lui: "Gli dissi che avremmo analizzato tutta la sua vita. Avremmo messo la sua vulnerabilità e il suo dolore sotto una lente d'ingrandimento. Il film avrebbe descritto in maniera realistica il suo trauma, le sue emozioni e tutte le difficoltà che aveva dovuto affrontare. Se non avesse avuto voglia di farlo lo avrei compreso".

Ma alla fine Bauman decise di scrivere il libro, anch'esso intitolato Stronger, e accettò di venderne i diritti alla società di Lieberman. Il produttore aveva già in mente lo sceneggiatore adatto per questo progetto: John Pollono, un drammaturgo di successo cresciuto a Londonderry, nel New Hampshire, che perciò aveva un'esperienza diretta dell'ambiente, della cultura e delle emozioni vissute da Jeff. John nei suoi libri aveva descritto la vita di quei luoghi con una sensibilità cruda e uno humour ironico.

"Il suo libro era pieno di cose bellissime" racconta Pollono. "Più andavo avanti nella lettura, più trovavo elementi interessanti da poter usare nel film. Mi attirava il fatto che fosse la storia di un uomo comune, che lavorasse nel reparto di gastronomia di Costco e che non fosse un atleta, per esempio. Purtroppo, gli capita di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Questo mi ha fatto riflettere su cosa avrei fatto al posto suo".

"John ha scritto una sceneggiatura eccezionale" dichiara il regista. "I dialoghi sono davvero autentici e gradevoli. Il romanzo era al secondo posto della Hollywood Blacklist, quell'anno."

Pollono ha impiegato molti mesi per rifinire la sceneggiatura, confrontandosi con Bauman quanto più possibile. Pollono ci tiene a sottolineare che non è un film sul terrorismo, bensì è la storia di un uomo e di tutto quello che ha dovuto affrontare per riprendersi la sua vita. "Volevamo capire come un uomo potesse riuscire a trovare un senso in questa tragedia senza cadere nella depressione più profonda" spiega. "C'è una tendenza verso l'umorismo macabro che è tipica di Boston e di tutto il New England. Siamo dei combattenti e ne siamo orgogliosi, quindi anche il film doveva contenere questo particolare humor, che è tipico di questa zona".

Costruire il team migliore

L'impresa successiva, a questo punto, era riuscire a trovare un regista in grado di portare sul grande schermo il delicato equilibrio che c'è nella sceneggiatura tra speranza e disperazione. "Era questa la sfida" dice Lieberman. "È una storia profondamente drammatica, ma dovevamo riuscire a trovare delle valvole di sfogo, per far sì che non risultasse troppo scioccante. Quindi serviva un regista in grado di capire che il modo migliore per sopravvivere a una tragedia è il senso dell'umorismo. Ed è grazie a questo humour che Jeff e i suoi familiari sono riusciti a superare la tragedia."

David Gordon Green è famoso per essere un regista assai versatile, ha diretto film di generi molti diversi, dall'oltraggiosa commedia, Strafumati, al pluripremiato dramma, George Washington. E Lieberman riteneva che fosse perfetto per questo progetto.

Ogni pezzo di questo grande puzzle è andato al suo posto nel momento in cui è arrivata una telefonata da parte di Jake Gyllenhaal, nella quale ci ha detto di essere interessato al ruolo di Jeff Bauman. Era anche interessato a produrre il film, che sarebbe stato il primo mai prodotto dalla sua nuova società di produzione, Nine Stories Productions.
Una volta trovato il protagonista, il regista si è recato a Chelmsford, nel Massachusetts, per andare a conoscere Bauman e la sua città. Chelmsford è una cittadina del New England di 34.000 abitanti.

Green ricorda di essere stato presente durante un momento particolarmente toccante nella vita dei Bauman. "Eravamo con la figlia di Jeff quando ha mosso i suoi primi passi" racconta il regista. "È stato toccante vedere quest'uomo, che sta ancora imparando a camminare da solo, che improvvisamente vede sua figlia camminare."

Anche dopo l'inizio delle riprese Bauman ha continuato a essere una fonte d'ispirazione per la produzione. Anche se ha rifiutato di andare sul set è stato sempre disponibile per dare il suo punto di vista, come racconta Lieberman. "John cercava sempre di aggiungere degli elementi reali della vita di Jeff e della sua famiglia" spiega il produttore. "A Jeff faceva piacere che la sua storia fosse raccontata, ma non aveva voglia di riviverla. Non posso neanche immaginare quanto sia stato difficile per tutti loro".

Interpretare Jeff Bauman

Per Jake Gyllenhaal riuscire a trovare l'essenza del suo personaggio è stato un processo lungo e meticoloso. L'attore era determinato a rendere omaggio alla straordinaria perseveranza di Bauman, senza fargli perdere la sua umanità e vulnerabilità. Purtroppo, l'innato stoicismo di Bauman spesso gli ha reso difficile il compito. "È tipico dei cittadini di Boston, soprattutto degli uomini: si tengono tutto dentro" spiega Gyllenhaal. "È stato difficile convincere Jeff a parlare dei suoi sentimenti. Non voleva nascondere nulla, è semplicemente fatto così. Quindi ho dovuto cercare di capirlo attraverso il suo atteggiamento non-verbale o dal suo approccio nei confronti di certi temi."

I due si sono incontrati diverse volte, prima e durante le riprese. "Ho parlato a lungo con lui prima delle riprese" spiega Gyllenhaal. "Anche durante le riprese gli scrivevo dei messaggi".

Per gran parte del film, vediamo Bauman alle prese con la fisioterapia e mentre impara a camminare di nuovo; quando Gyllenhaal l'ha conosciuto era già autosufficiente, grazie alle sofisticate protesi che sono state realizzate per lui. "È stato molto utile trascorrere del tempo con Bauman e con tutta la sua famiglia" dice Gyllenhaal. "Sono tutti molto uniti e sono delle persone davvero forti. È stato affascinante vedere quanto si sostengono a vicenda. Non passa giorno in cui Jeff non veda o non parli con la sua famiglia".

Secondo Lieberman, Gyllenhaal cattura con grande abilità tutte le contraddizioni di Jeff senza scadere mai in una mera imitazione. "Jake è uno degli attori più versatili della sua generazione", afferma il produttore. "È simpatico e sensibile ma è anche capace di scivolare nei luoghi più oscuri dell'anima. La sua interpretazione di Jeff è a metà tra una sorta di 'anima della festa' e 'un adolescente il cui sviluppo si è improvvisamente bloccato'; riesce a passare con grande semplicità dalla felicità alla tristezza. Jake ha trascorso moltissimo tempo insieme a Jeff e ad altre persone a cui sono stati amputati entrambi gli arti e da loro ha imparato come muoversi in modo realistico. Jake si è impegnato moltissimo in questo film. L'entusiasmo di Gyllenhaal e il suo impegno sono stati fonte d'ispirazione per tutti sul set. Non si è mai tirato indietro, neanche di fronte alle difficoltà più grandi. Jake è letteralmente entrato nella testa di questa persona che ha vissuto un'esperienza straziante. Attraverso la sua interpretazione è riuscito a rievocare tutto il dolore che Jeff ha vissuto. È stato davvero incredibile".

L'attore racconta di essersi spesso chiesto cosa avrebbe fatto se fosse stato Jeff. "Non importa quanto cercassi di comprendere cosa stesse attraversando, a volte mi sembrava di sbattere contro un muro. Credo che non sarei mai sopravvissuto a quello che gli è successo".

La famiglia Bauman

Per cercare l'attrice perfetta per il ruolo di Erin Hurley, l'ex-fidanzata di Bauman che quando la bomba esplode sta per tagliare il traguardo, la produzione ha fatto moltissimi provini. Alla fine è stata scelta Tatiana Maslany, protagonista della celebre serie TV "Orphan Black". Per questa serie – dove interpreta diversi ruoli, tra cui quelli delle due sorelle clonate, che hanno delle personalità, degli aspetti e degli accenti fortemente diversi – Tatiana ha vinto un Emmy.

"La bravura di Tatiana in 'Orphan Black' provava che sarebbe riuscita a interpretare un personaggio pieno di sfaccettature, senza limitarsi al banale ruolo della 'fidanzata'" racconta Lieberman. "È molto empatica anche nei momenti in cui risulta poco simpatica, e questo rende il suo personaggio più realistico e complesso".

Secondo Green, la Maslany ha ottenuto il ruolo grazie all'approccio che ha usato nell'interpretazione di questo personaggio, che è contemporaneamente vulnerabile e forte; a questo si è aggiunta l'alchimia che si è immediatamente creata tra lei e Gyllenhaal. "La conoscevo di nome ma non sapevo nulla della sua carriera", racconta il regista. "Dopo la sua audizione ho guardato tutta la serie di 'Orphan Black.' Riesce a entrare nella pelle di un personaggio. Nella serie interpreta diversi personaggi e sono tutti molto credibili. In questo film non doveva essere la classica bella statuina che corre via alla prima difficoltà. Erin doveva essere forte e coraggiosa, doveva dare conforto a Jeff e doveva motivarlo con tutte le sue forze".

La Maslany è rimasta colpita dal modo in cui nella sceneggiatura i personaggi sono descritti in maniera ambivalente, come poi succede realmente nella vita, quando ci si trova di fronte a un atto di violenza di questo genere. "La sceneggiatura era scritta davvero bene" dice. "Non glorificava nessuno. Parlava di persone le cui vite vengono sconvolte da una tragedia e di come le conseguenze influenzino tutti coloro che hanno relazioni con loro. Sono molto grata per la possibilità che ho avuto interpretando questo ruolo. I ruoli che ho interpretato in 'Orphan Black' sono più netti, diretti, è più facile calarsi nel ruolo. In questo caso, invece, è stato molto impegnativo come attrice, e quindi mi ha dato grande soddisfazione."

La Erin che gli spettatori vedranno in questo film è la personale interpretazione della vera Erin Hurley da parte di Maslany, non è un'imitazione, come avverte lei stessa. "Ho trascorso molto tempo studiando cosa le è successo, alla ricerca di punti in comune tra noi due" racconta. "Questo inconsciamente ha influito sulla mia performance, ma non ho mai avuto intenzione di imitarla. Certo, ho iniziato a correre non appena ho ottenuto la parte… Rispetto molto chi è in grado di correre la maratona. All'inizio faticavo a correre attorno al palazzo, e poi alla fine sono arrivata a correre per 14 chilometri: è stato davvero emozionante."

L'attrice ha parlato a lungo con Green del suo personaggio prima delle riprese, ma una volta sul set ha scoperto tantissime altre cose. "Erin si è lasciata guidare dall'istinto e spesso anch'io l'ho fatto" dice. "La sua vita viene completamente sconvolta da questa tragedia. Non c'è stato niente di premeditato nel suo modo di reagire agli eventi. Perciò, David mi ha permesso di esplorare e di lavorare in maniera spontanea."

Se Erin funge da braccio destro di Jeff durante il suo calvario, sua madre Patty invece è il suo braccio sinistro. Patty è una madre molto forte, determinata e amorevole e non lo abbandona un solo istante durante tutto il suo percorso verso la guarigione. L'attrice inglese Miranda Richardson potrebbe sembrare una scelta improbabile per il ruolo di questa donna di Boston così determinata, ma Gyllenhaal ha insistito molto perché fosse scelta lei. E la sua performance è stata davvero inaspettata e straordinaria.

"Miranda era molto preparata e concentrata" racconta Gyllenhaal. "Riesce a catturare l'amore che c'è tra Jeff e sua madre e contemporaneamente mette in scena tutta la sua rabbia feroce. È stato bellissimo recitare con lei scena dopo scena. È stato un onore lavorare insieme a lei".

Green, che da tempo è un grande fan della Richardson, ammette di non aver pensato a lei per questo ruolo inizialmente, ma ha capito che sarebbe stata l'attrice giusta non appena Gyllenhaal ha fatto il suo nome. "Cercavamo qualcuno in grado di essere sorprendentemente divertente e contemporaneamente drammatico" dice. "Ricordo di aver visto Miranda ne Il Danno di Louis Malle, dove recita al fianco di Jeremy Irons, poi l'ho vista presentare il Saturday Night Live. Sa essere molto intensa, come in La Moglie del Soldato, e riesce anche ad essere affascinate e un tantino assurda, come in Un incantevole aprile."

Potersi allontanare dal ruolo della signora colta dell'alta società, nel quale spesso la vediamo recitare, rappresentava una grande attrattiva per questa attrice. "Intravedevo la possibilità d'interpretare un personaggio che non avevo mai affrontato prima" dice la Richardson. "E mi piaceva l'idea di cimentarmi con delle dinamiche familiari. Mi attraggono sempre molto tutte quelle cose che sono al di fuori della mia zona di sicurezza. Spero sempre di poter imparare qualcosa da questi ruoli. Anche se mi spaventa sempre un po', non guasta."

L'attrice ha dovuto mettere da parte tutto il suo glamour inglese per interpretare la rispettabile matriarca di Chelmsford. "Dovevamo crearle un look completamente nuovo" spiega Lieberman. "E lei era pronta a dare tutta se stessa; è stato magnifico."

Oltre alla trasformazione fisica che offusca la sua bellezza, ha dovuto anche imparare a parlare con il difficilissimo accento di Boston. Per riuscirci, Miranda e gli altri attori del film hanno lavorato con uno dei migliori insegnati di dialetti di Hollywood: Tim Monich. "È bravissimo" dice l'attrice. "È un grande professionista. Qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno, lui c'è sempre. Adoro trasformarmi e lui mi ha fatto dono di un'altra sfumatura da aggiungere al mio personaggio." L'attrice non ha incontrato la vera Patty Joyce se non a riprese iniziate. Anche se il mio personaggio è basato su una persona reale, la versione cinematografica di Patty è una sorta di astrazione, spiega la Richardson. "Patty nella vita reale è molto più dolce di quanto non appaia nel film. Lei è riuscita a mantenersi molto più calma rispetto a quello che si vede nel film. Le sono molto grata per avermi permesso di farle delle domande."

Poter incontrare Patty ha permesso alla Richardson e a tutta la troupe di avere un'altra finestra attraverso la quale vedere il mondo di Jeff Bauman. "Patty è molto amorevole ed è orgogliosa del figlio" dice Lieberman. "Vede il figlio che adora attraversare una tragedia e diventare un simbolo positivo per il mondo."

Il film ha superato tutte le attese della Richardson. "Credo che nessuno di noi sapesse bene quale sarebbe stato esattamente il risultato" rivela. "Avrebbe potuto essere molto diverso. Stronger – Io sono più forte possiede una compostezza che, a mio parere, è essenziale per raggiungere l'intensità emozionale necessaria. Ed è anche un film molto umano. I suoi personaggi sono fragili, fanno tanti errori e tutto questo è molto reale."

Il padre di Jeff, ed ex-marito di Patty, da tutti chiamato Big Jeff, è interpretato dall'attore Clancy Brown, con una rabbia costante e ribollente per quello che è accaduto al figlio. Secondo Brown, il fatto che Big Jeff abbia saputo cosa è successo al figlio dal notiziario in tv era un elemento molto importante da inserire nel film. "Provate a immaginarvelo" dice. "Vostro figlio è in ospedale e c'è questa foto terribile di lui in tutti i notiziari e persino su internet. Per molte ore non ha avuto altre informazioni se non quelle che arrivavano dai media."

Il film racconta non solo la battaglia di Jeff verso la guarigione, ma anche il modo in cui essa ha influenzato tutti coloro che gli sono vicini, dice Brown. "Dopo l'esplosione tutti vennero a sapere di Jeff e delle altre persone che erano rimaste ferite o uccise quel giorno. Per ciascuno di loro c'è una famiglia che ha sofferto vedendo i propri cari soffrire per le menomazioni."

Il cast del film è composto sia da grandi attori professionisti di Hollywood, che da attori locali di Boston ed esordienti. Tra gli attori locali ci sono il famoso comico di Boston, Lenny Clarke, nel ruolo di Bob, lo zio di Jeff, Patty O'Neil in quello di sua zia Jen, Danny McCarthy in quello del suo capo Kevin, e Richard Lane Jr. e Nate Richman nel ruolo dei suoi amici Sully e Big D.

Secondo Lieberman, gli attori locali presenti nel film sono stati cruciali per conferire un senso di verosimiglianza. I film-maker sono riusciti a coinvolgere anche figure centrali per la guarigione di Jeff facendogli interpretare se stessi.

"Il Dottor Kalish, che è stato il vero dottore di Jeff, ha prestato la voce che si sente quando a Jeff vengono tolte le bende la prima volta" racconta Lieberman. "Abbiamo usato anche una delle vere infermiere che si sono prese cura di lui. Nel film appaiono anche Paul e Greg Martino della United Prosthetics, che hanno realizzato le protesi di Jeff."

Il Dottor Kalish era sul set in qualità di consulente medico quando Green ha avuto l'idea di fargli interpretare se stesso. "Quella scena non c'era nella sceneggiatura" dice. "Avere il suo dottore e i fratelli Martino della United Prosthetics sul set ha aggiunto grande realismo. Se John o io avessimo scritto quelle scene non sarebbero state così realistiche. Invece, così sono loro stessi che ripetono ciò che effettivamente hanno detto."

La forza di Boston

Stronger – Io sono più forte è girato interamente nell'area di Boston e cattura l'atmosfera e la cultura che sono proprie della classe operaia che lavora in questa città; il tutto senza mai scadere in facili sentimentalismi o idealizzazioni, sottolinea Green. "John ha fatto un eccellente lavoro, è riuscito a catturare e a rappresentare questo ambiente nel suo complesso, e la famiglia Bauman con particolare profondità" spiega Green. "Ciò che rende unico questo film è il suo realismo, al quale si aggiungono una fotografia, delle scenografie e delle performance straordinarie."

Riuscire a coinvolgere tutta la città di Boston e i suoi abitanti è stata una delle priorità, aggiunge Lieberman. Per questo si è scelto di utilizzare delle vere location, ogni volta che è stato possibile. Molti dei luoghi che si vedono nel film sono quelli in cui i fatti sono realmente accaduti, tra cui il Centro di Riabilitazione Spaulding, dove Jeff ha fatto le sue terapie, e la United Prosthetics, dove sono state concepite e realizzate le sue protesi.

Far sapere agli abitanti di Boston quale film stessero facendo, già prima dell'inizio delle riprese, è stato un fattore importante per far sì che si affezionassero a questo progetto. I film-maker hanno voluto incontrare il Sindaco Marty Walsh, il suo capo dello staff e le persone che si occupano di gestire la maratona, oltre a diversi presidi di università, in modo che tutti fossero a conoscenza delle riprese. Si è anche voluto utilizzare quanti più abitanti locali possibile, racconta Stern. "Quasi l'80% del nostro cast era di Boston. Per noi era estremamente importante che i cittadini di Boston ci aiutassero a raccontare questa storia."

Secondo lo scenografo Stephen Carter le location reali implicano una certa dose d'imprevisti e richiedono una certa flessibilità. "Dovevamo essere flessibili" dice. "Ma David non disprezza le sorprese, anzi è attirato dall'imprevedibilità."  Uno dei pochi set che sono stati ricreati è quello del traguardo della maratona. Anziché utilizzare delle riprese generiche di strade affollate, Carter ha deciso di ricostruire 40 metri di strade, marciapiedi e vetrine di negozi ed ha realizzato una ripresa dall'alto dell'esplosione. "Volevamo ricreare ciò che Jeff ha effettivamente vissuto" spiega lo scenografo.

Le scene della maratona sono state molto difficili, secondo Maslany. Si tratta di una maratona annuale che è diventata un vero e proprio rito per i cittadini di Boston; tutti assistono dai lati della strada, da casa o con gli amici, nei loro bar preferiti. "Era troppo presto per raccontare questa storia" dice. "Questa vicenda è ancora una ferita aperta per questa città, senza contare che mentre giravamo si correva proprio la maratona. Essere per strada e correre insieme alle comparse che erano tutte di Boston è stato davvero commovente. Non oso immaginare cosa abbiano provato, ma gli sono davvero grata per il loro impegno."

Tutta Boston ha dimostrato un grande sostegno nei confronti di Bauman. Le riprese del film sono iniziate al Fenway Park, dove a Jeff fu chiesto di lanciare la prima palla della stagione. Inoltre, i Boston Bruins hanno permesso alla società di produzione di girare proprio sulla pista di ghiaccio, al TD Garden, per ricreare il momento storico in cui Bauman fa un'apparizione durante una partita di hockey. Dopo la fine di una vera partita, 5.000 fan dei Bruins hanno accettato di restare seduti ai loro posti per fare da comparse. "Il tifo e la passione che hanno dimostrato nella realtà nei confronti di Jeff sono davvero incredibili" racconta Pollono. "Credo che fino a quel momento il loro sostegno sia stato solo un elemento astratto per Jake, ma quella sera l'ha vissuto in prima persona. Ritengo che lo abbia aiutato a definire la sua performance."

Secondo la produttrice esecutiva Riva Marker, socia di Gyllenhaal presso la Nine Stories, ognuno dei capi reparto che hanno lavorato nel film è stato scelto per la sua indiscutibile professionalità. "Jake ed io abbiamo fondato la Nine Stories affinché diventasse una casa per sceneggiatori e film-maker. Siamo molto felici di poter collaborare con persone che condividono questa visione. Dylan Tichenor, il nostro montatore, è stato molto attento e preciso nella scelta di ogni sequenza. Stephen Carter, lo scenografo, è un grande narratore visivo, così come Kim Wilcox e Leah Katznelson, che si sono occupati dei costumi del film. Per non parlare del nostro direttore della fotografia, Sean Bobbitt."

Sean Bobbitt, che ha mosso i suoi primi passi lavorando nei documentari, preferisce stare dietro la macchina da presa. "Questo mi permette di concentrarmi totalmente sulla performance degli attori" dice. "Mi da modo di comporre le inquadrature man mano che giro. E dal mio punto di vista la composizione è parte integrante della direzione della fotografia."

Per Green tutto questo ha significato avere la libertà di girare le scene di gruppo con quella dose di realismo che desiderava ottenere. "Sean sostiene che le immagini più memorabili ed incredibili della sua carriera non siano state studiate a tavolino" spiega il regista. Green concorda: "Sono capitate per caso. Perciò abbiamo prearato la scena, abbiamo lasciato che gli attori si sistemassero in modo naturale e noi ci siamo solo occupati di seguirli. Il direttore della fotografia non ha voluto luci artificiali sul set. C'erano luci fuori dalle stanze o dalle finestre, ma non credo ci sia mai stata alcuna luce artificiale nell'ambiente dove stavamo girando."

Le scene infatti hanno un aspetto molto realistico, come ad esempio quelle in cui la famiglia si riunisce. "Non avevamo storyboard, né liste d'inquadrature per quelle scene" rivela Green. "Sean era sul set con una o due macchine da presa e noi ci limitavamo a spiegare il senso della scena agli attori. Dopo tutto, questa è una storia vera e volevamo essere certi che tutto fosse il più realistico e convincente possibile."

L'ambientazione operaia del Massachusetts rappresentava un mondo nuovo per Bobbitt, che però ha preso familiarità con questi luoghi avendo trascorso del tempo insieme a Bauman e ai suoi amici. "C'erano molti elementi bizzarri e fuori posto attorno a noi" dice. "Ho preso ispirazione dagli elementi visivi ricorrenti e ho cercato di ricreare questo mondo ricco di contraddizioni. Sembrava che ci fossero ristoranti cinesi ovunque, con i loro colori sgargianti. Non avevo mai visto niente del genere."

I complessi effetti visivi del film, utilizzati per ricreare le menomazioni subite da Jeff sono volutamente molto realistici, brutali e sgradevoli. "Volevamo che gli effetti visivi utilizzati per rimuovere le gambe di Jake parlassero da sé" spiega Green. "Sean ha girato quella scena in modo che fosse sgranata e sottoesposta. E' stata girata al volo, senza tanti fronzoli."

Il Makeup artist Donald Mowat, che aveva già lavorato insieme a Gyllenhaal in Lo Sciacallo-Nightcrawler e in Animali Notturni, ha ideato il make-up che ha creato questa illusione così sofisticata. Mowat paragona tutti questi procedimenti al tentativo di montare un mobile d'IKEA. "Avrebbero combaciato i pezzi, alla fine? C'erano talmente tanti elementi da mettere assieme…"

"È un incredibile mix di protesi, effetti visivi e di performance strabilianti" aggiunge Lieberman. "È stata utilizzata anche una sedia a rotelle costruita appositamente per il film, che si è aggiunta agli affetti speciali e al make-up. Tutto ciò ha permesso di ricreare un'illusione davvero sofisticata."

Sono stati realizzati tre calchi delle gambe di Gyllenhaal in diverse posizioni: in piedi, seduto e sdraiato. Tutto, anche il colore delle protesi, è stato studiato nei minimi dettagli. "Rischiavamo di farle apparire orripilanti e disgustose, non volevamo creare un effetto scioccante. Questa è la vita che Jeff è realmente costretto a vivere e abbiamo fatto molta attenzione a rispettarlo."

Lieberman ritiene che uno dei motivi per cui la storia di Bauman abbia colpito così profondamente l'immaginario collettivo sta principalmente nel fatto che Jeff è un ragazzo normale, un ragazzo che si è trovato ad affrontare degli eventi terrificanti.

"Una delle questioni centrali del film è questa: Come mai è diventato un simbolo?" si chiede Lieberman. "Cosa significa diventare un eroe? Si deve fare qualcosa di eroico? O basta saper ispirare gli altri e fargli comprendere che hanno la forza per fare tutto quello che non avrebbero mai pensato essere in grado di fare?".

La storia di Jeff Bauman è estrema, ma Green ritiene che ci sia qualcosa di universale nella sua esperienza. "La sfida era riuscire a realizzare un film assolutamente realistico. Voglio che gli spettatori abbiano l'impressione di entrare nelle vite di questi personaggi e che s'innamorino di loro. Credo che troveranno grande ispirazione nella storia di Jeff e nell'incredibile sostegno e affetto che ha ricevuto da Erin, dalla sua famiglia, dai suoi amici e dai cittadini di Boston. Sarò felice se guardando il film, gli spettatori capiranno di poter contare sulle persone che gli sono vicine, nelle piccole delusioni o nelle grandi tragedie che l'esistenza di ognuno di noi porta con sé."

HomeVideo (beta)


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info: 07/07/2018.


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