Locandina The Dark Side of the Sun

The Dark Side of the Sun (2011)

The Dark Side of the Sun
Locandina The Dark Side of the Sun
The Dark Side of the Sun è un film del 2011 prodotto in Giappone e Danimarca, di genere Documentario e Animazione diretto da Carlo S. Hintermann, Lorenzo Ceccotti. Il film dura circa 94 minuti. In Italia, esce al cinema giovedì 19 Giugno 2014 distribuito da Microcinema.

Al centro del documentario l'universo "al buio" dei bambini affetti da XP, Xeroderma Pigmentosum, una rara malattia che provoca tumori alla pelle e costringe ad una vita rovesciata, possibile quasi solo di notte. Il sole è per questi bambini un nemico mortale e sono costretti a vivere lontani dal mondo diurno dei loro coetanei. Il documentario ci accompagna alla scoperta di Camp Sundown, un campo estivo nello stato di New York, creato dalla tenacia dei genitori di una ragazza affetta da XP, dove questa piccola comunità notturna dà vita ad un universo parallelo, colmo d'incanto, dove genitori e figli si riconoscono in un unico desiderio: vivere appieno la propria vita, nonostante la malattia.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 19 Giugno 2014
Uscita in Italia: 19/06/2014
Genere: Documentario, Animazione, Famiglia
Nazione: Giappone, Danimarca, Finlandia, Italia, USA - 2011
Durata: 94 minuti
Formato: Colore
Distribuzione: Microcinema

Cast e personaggi

Regia: Carlo S. Hintermann, Lorenzo Ceccotti

Immagini

[Schermo Intero]

La malattia

Lo Xeroderma Pigmentosum è una malattia estremamente rara, che consiste principalmente in una deficienza della Nucleotide Excision Repair (NER), ossia della capacità delle cellule umane di riparare i danni provocati dall'esposizione ai raggi ultravioletti. Questo comporta nei pazienti di XP un'esposizione ai tumori della pelle mille volte superiore rispetto a quella di un soggetto sano. Non si può guarire da questa malattia. I raggi ultravioletti, principalmente provenienti dal sole, ma anche generati da alcuni sistemi di illuminazione artificiale, sono sempre e comunque dannosi per i malati. Non esiste un livello di esposizione sicura ai raggi ultravioletti e i danni sono cumulativi: maggiore è l'esposizione, peggiori le conseguenze. Le aspettative di vita di un malato di XP sono molto basse. Questo costringe i malati a una vita letteralmente rovesciata, che si svolge principalmente di notte. Dove finisce la giornata di un bambino sano comincia quella di un bambino affetto da XP.

Note di regia

Conoscere Dan e Caren Mahar, fondatori dell'XP Society e di Camp Sundown, ha immediatamente imposto un metodo e un approccio preciso al lavoro. Sembrava evidente a me e a Daniele Villa, produttore del progetto, che il nostro sarebbe stato un percorso lungo, un vero e proprio apprendistato. Si trattava di rovesciare la nostra prospettiva: eravamo noi a dover abbandonare il nostro mondo diurno, noi a dover apprezzare la notte e il suo corredo di vita e meraviglia. Noi a dover immaginare una vita minata dalla malattia. Una volta realizzato questo capovolgimento avremmo potuto instaurare un vero dialogo, avremmo potuto vivere la dolcezza di una comunità, apprezzarne il rigore etico, la lungimiranza e la tenacia. Ci siamo uniti a loro senza riserve, abbiamo cercato un punto di osservazione e i loro bisogni sono diventati i nostri. Da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato, avremmo anche noi sposato quel rigore, cullati da un vincolo umano che ci avrebbe per sempre scaldato il cuore. – Carlo Shalom Hintermann

Girare senza luci convenzionali
Una delle sfide produttive di "The Dark Side of the Sun" è stata quella di dover girare senza luci che emettessero raggi UV. Grazie alla collaborazione tra il direttore della fotografia Giancarlo Leggeri e Gianluca Bronzini della Società italiana Technolight, è stato possibile sviluppare dei sistemi luminosi a LED con zero emissioni di raggi UV. Il progetto ha riguardato tanto la creazione di luci per le riprese quanto quella di giochi luminosi con i quali i bambini potessero interagire. Un altro apporto fondamentale è stato quello di Robert Selen di Lanterne volanti: grazie alla sua consulenza sono state usate luci a fiamma, non dannose per i malati di XP. Lanterne volanti, ninfee galleggianti e diverse candele decorative sono entrate così nell'universo visivo del film. Tutte le luci create per il progetto sono state donate alla XP Society e adesso fanno parte dell'universo magico di Camp Sundown.

Giocare ad armi pari: i workshop
Il regista Carlo Shalom Hintermann e il produttore Daniele Villa hanno sentito fin dall'inizio che non era giusto presentarsi a mani vuote a Camp Sundown. Hanno quindi deciso di offrire al campo fin dal primo anno un laboratorio video, tenuto dallo stesso produttore, artista Mus-e Roma Onlus e attivo nell'ambito dell'arte sociale, e dal montatore del film Piero Lassandro, che ha partecipato alla costruzione del film fin dalla fase di preproduzione. Questo ha permesso di creare un clima di complicità e di avvicinarsi progressivamente ai nostri protagonisti, senza risultare degli 'intrusi'. Gli operatori avevano la loro telecamera, ma anche i bambini: un'occasione di misurarsi ad armi pari, e la possibilità per i bambini di realizzare due loro piccoli film, estremamente vitali. Negli anni seguenti, grazie al supporto di Mus-e Roma Onlus e di Mus-e Italia Onlus, che hanno contribuito a sostenere anche questa prima esperienza, le attività con i bambini di Camp Sundown sono continuate attraverso laboratori musicali (Aleksandar Caric Zar), di recitazione (Véronique Bouteille) e di arti visive (Rosi Robertazzi), coordinati e realizzati in collaborazione con Daniele Villa.

Costruire l'animazione con i protagonisti
Un'altra sfida è stata quella di costruire il percorso narrativo dell'animazione insieme ai bambini di Camp Sundown. Attraverso il contatto diretto con loro, avvenuto nell'arco di tre anni, e la realizzazione dei workshop, sono stati raccolti i desideri, le paure, le speranze e i sogni dei nostri protagonisti e insieme a loro si è creato un percorso narrativo. Il coronamento di questo viaggio è stato rappresentato dal doppiaggio del film che ha visto gli stessi bambini protagonisti doppiare i loro omologhi animati. Questo ha significato dover adattare la sala di doppiaggio alle loro specifiche esigenze, ma ha anche rappresentato un'occasione unica per loro, alla quale hanno risposto con straordinaria professionalità.

Creare un team d'animazione dal nulla
L'ultima autentica sfida è stata quella di creare un team di animazione 'in house' senza appoggiarsi a uno studio di animazione. Lorenzo Ceccotti ha scelto i suoi collaboratori in Italia, puntando sul loro talento e sulla loro passione: Giorgia Velluso, Pamela Poltronieri, Mariachiara Di Giorgio e Fabio Ramiro Rossin. La creazione di questo team ha permesso di trovare un metodo di lavoro non convenzionale che si adattasse alle esigenze artistiche del regista dell'animazione. Con rispetto e lungimiranza, Iginio Straffi, Presidente e Fondatore di Rainbow, ha creduto dal principio in questo progetto e nel team di animazione coinvolto, partecipando alla produzione del documentario con la stessa passione, sfida e impegno che dedica, da sempre, al mondo dell'animazione e del cinema.

Le testimonianze
"Vedere tutti i partecipanti al campo e le loro famiglie crescere così a stretto contatto, vedere l'eccitazione nei loro volti ogni volta che si incontrano, vedere la loro disperazione quando si abbracciano salutandosi alla fine del soggiorno, ci lascia delle emozioni fortissime. Per alcuni sappiamo che potrà essere l'ultima volta al campo. Per questo quel saluto può spezzare il cuore. Non sappiamo chi non potrà tornare ed è per questo che abbracciamo tutti il più forte possibile. Ogni anno crescendo il legame tra i partecipanti, la paura di perdere qualcuno è altrettanto grande, come l'amore che si è creato.
Gli ultimi cinque o sei anni sono stati terribili per la crisi economica, ma abbiamo fatto di tutto perché il campo sopravvivesse. È diventata una vera e propria battaglia, che spesso ci ha portato a dubitare di farcela, ma la speranza non è mai crollata e il campo si è sempre fatto. Dopo la perdita di due tra i più attivi partecipanti è diventato difficile trovare la forza per andare avanti, ma quei bambini ce lo chiedono, non possiamo impedire loro di incontrarsi e passare del tempo insieme, anno dopo anno. Per questo siamo qui, consapevoli che almeno per un periodo dell'anno il mondo di Camp Sundown è lì, solo per loro. È in questo andare e venire di persone che amiamo che abbiamo imparato a misurare la vita". Caren e Dan Mahar, fondatori di Camp Sundown.
"Per me Camp Sundown è stato una scoperta. Adesso ho molti amici lì e la certezza che posso giocare con loro di notte. È bello incontrarsi anno dopo anno, all'inizio non è stato facile stare intorno a persone che non conoscevo, ma dopo il primo anno quelle persone sono diventate una seconda famiglia. Io nel frattempo sono cresciuta, vado a scuola ma è grazie a quel luogo che ho imparato a godermi la vita, nonostante le difficoltà. Quell'esperienza la porto sempre con me". Rachel, una delle bambine del Camp Sundown.

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