Locandina Il Segreto della Miniera
Locandina Il Segreto della Miniera
Il Segreto della Miniera (The Miner) è un film del 2017 prodotto in Slovenia, diretto da Hanna Antonina Wojcik Slak. Il film dura circa 103 minuti. Il cast include Leon Lucev, Marina Redzepovic, Zala Djuric Ribic, Tin Marn, Boris Cavazza, Nikolaj Burger. In Italia, esce al cinema giovedì 31 Ottobre 2019 distribuito da Cineclub Internazionale Distribuzione.

A un minatore della Slovenia centrale viene assegnato un compito: riaprire e ispezionare un vecchio tunnel per consentire all'impresa privata, proprietaria della miniera, di chiuderlo definitivamente. Ma abbattendo via via le barriere di roccia e mattoni presenti all'interno del tunnel scoprirà molto di più: un segreto che non doveva scoprire e che gli impongono di riseppellire.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 31 Ottobre 2019
Uscita in Italia: 31/10/2019
Prima Uscita: 28/09/2017 (Slovenia)
Nazione: Slovenia - 2017
Durata: 103 minuti
Formato: Colore
Distribuzione: Cineclub Internazionale Distribuzione

Immagini

[Schermo Intero]

CONTENUTO STORICO

Attraverso lo sguardo di un immigrato di origine bosniaca, Il segreto della miniera è basato sulla vicenda vera del minatore Mehmedalija Alić -che perse tutti i parenti maschi nella strage di Sebrenica del 1995, alla quale sopravvisse perché era già emigrato in Slovenia- che scoprì i brutali segreti della recente storia slovena nelle viscere della miniera di Huda Jama. Il segreto della miniera svela dunque un lato oscuro della storia slovena. Nel 2007, un minatore sloveno di origine bosniaca venne inviato all'interno di una miniera ormai sigillata per poi riferire il contenuto alle autorità competenti. Dopo 2 anni di lavoro in cui ruppe 11 barriere e rischiò la vita in condizioni estremamente pericolose, scoprì la tomba nascosta di 4000 profughi di guerra uccisi alla fine della seconda guerra mondiale dai vincitori. L'atroce scoperta sconvolse la società slovena, ma la maggioranza ancora rifiuta di accettare la verità su questo crimine. Nel 2016, tutte le vittime sono ancora senza sepoltura. Il minatore, Mehmedalija Alić , è stato emarginato per aver insistito affinché le vittime venissero estratte ed identificate e nel 2013 la sua autobiografia "No One" è stata pubblicata riscuotendo enorme successo. La regista Hanna Slak ha aiutato Alić nella stesura del libro e in seguito lo ha adattato in un film sulla ricerca della verità personale e collettiva e sulla lotta per la giustizia sociale. Il film è stato prodotto da Nukleus Film, in collaborazione con lo Slovenian Film Centre.

IL SEGRETO DELLA MINIERA – NOTE DI REGIA

"Quando ho letto l'articolo su Mehmedalija nel luglio 2010, sono rimasta profondamente colpita. Mi sono detta che era una storia fatta per un film. Ma prima dovevo ascoltarla di persona" racconta la regista e sceneggiatrice Hanna Slak.

Due settimane dopo quel fatale luglio, Hanna stava già prendendo un caffè con la famiglia Alić nella piccola città di Zagorje, ascoltando tutte le sfumature e i ricordi della vita del minatore che viene dai sobborghi di Srebrenica. "Abbiamo parlato per circa cinque ore. Mi ha trasmesso immagini, emozioni, memorie, terrore, disperazione, speranza. Il suo racconto mi ha lasciato senza parole. Alla fine gli ho chiesto in quale Dio credesse. Ci ha pensato un po' e poi ha detto che credeva in me. In quel momento ho preso un impegno, era come se mi avesse detto: questi sono i documenti, queste le foto, qui c'è tutta la verità, ora è il tuo turno" continua Hanna, autrice di diversi film e documentari, che vive e lavora da tempo a Berlino e che per girare Il segreto della miniera è tornata in Slovenia, nel suo Paese. "Il minatore Mehmedaliha Alić è riuscito in un'impresa impossibile. Come regista, sceneggiatrice e narratrice, mi sono ritrovata davanti al compito di raccontare la sua storia. Quando ho sentito per la prima volta delle scoperte di Huda Jama e delle 4000 persone uccise segretamente nella miniera e sepolte ancora lì dopo 60 anni, ero sconvolta. Ci sono state molte discussioni a proposito della scoperta, ma sono state sempre strumentalizzate dalla politica. La mia angoscia cresceva perché mi rendevo conto che qualcuno mi stava nascondendo una verità giudicata troppo terribile. Poi ho ascoltato Mehmedalija che raccontava la storia e mi sono trovata davanti un uomo che non aveva paura di guardare la verità dritta negli occhi e che si comportava con coerenza. Le sue parole hanno lenito la mia angoscia. Era orribile ma non avevo più paura. Ed è così che ho voluto raccontare la sua storia" ha proseguito la regista Hanna Slak sul set presso la miniera di Mežica . "Non ero interessata alla discussione storica, alla ricostruzione del passato, alle opinioni di autorità ed esperti. Tutti questi aspetti sono stati fondamentali per la ricerca preliminare, ma il mio interesse primario risiedeva nella figura straordinaria del minatore: la ricerca di se stesso e della verità, il suo viaggio nell'oscurità e la liberazione finale, che era anche la mia".

Echi, tremori, la riproduzione della galleria di Santa Barbara, un'immagine che si insinua nelle coscienze. La finzione incontra la sua sostanza. Questo non succede spesso nei film. In una società che osserva la sua storia con gli occhi chiusi, questo significa necessariamente camminare ai margini. Non c'è altro modo. La verità è sempre lì fuori. "Se avessi fatto un documentario su Mehmedalija Alić, avrei fatto un film poetico, intimista, lirico, e questo non sarebbe stato giusto. La finzione è molto più strutturata, logica e disciplinata. È oggettivamente precisa perché non cerca di esserlo. E inoltre, ha il potere di guarire. Raccontare storie significa creare e preservare il collettivo. La storia appartiene a chi la ascolta. Ci aiuta a comprendere l'incomprensibile, a superare il terrore, a trovare coraggio, cercare una soluzione, superare i nostri demoni e continuare ad andare avanti. Le storie ci fanno sopravvivere, ci permettono di esistere", ha concluso la regista.

Tra Mehmedalija Alić , il vero minatore, e Leon Lučev , l'attore croato che lo interpreta, la somiglianza è impressionante. L'aspetto. L'andamento. L'energia. Entrambi emanano quell'emozione potente e indescrivibile che divora lo spazio attorno a loro. "Appena ho letto la sceneggiatura, ho capito che volevo farlo. Mi sono visto lì, ho visto tutti noi. Questa è la nostra storia. Venendo dalla Croazia, anche io porto dentro di me le dolorose memorie della guerra, quei tempi spaventosi. E penso che mostrare la verità alla gente sia essenziale. E la storia di Mehmedalija è proprio questo, la verità. Niente di più e niente di meno" racconta Lučev. Prima delle riprese, lui e Mehmedalija hanno visitato insieme la galleria di Santa Barbara, dove ci sono ancora i 4000 corpi delle vittime. "Si tratta di un viaggio nell'indicibile oscurità dell'animo umano", dice l'attore croato. "Mehmedalija è un'ispirazione. La sua presenza mi ha ammutolito. Ascoltavo e osservavo. È il tipo di uomo che è temuto da ogni tipo di potere, perché non si arrende mai. Il suo coraggio lo rende inarrestabile. Dieci persone come lui potrebbero cambiare il mondo. Solo in nome della verità".

L'ultimo giorno di riprese, il minatore è andato a trovarli. Mehmedalija Alić è tornato su un territorio familiare. A differenza degli altri, ha camminato nelle profondità della miniera con la sicurezza dello scavatore in luoghi a lui familiari. È diventato velocemente amico della troupe del film e i sentimenti erano reciproci "È tutto molto bello. Spero che qualcosa cambi e che la gente capisca che quando si tratta di persone innocenti, non esistono le "nostre vittime" e le "vostre vittime" ha detto Mehmedalija Alić.

LA STORIA

Nel marzo 2009, Mehmedalija demolì l'undicesima e ultima barriera nella miniera di Huda Jama sopra Laško , dove era stato mandato per una missione speciale dall'amministrazione delle miniere di Trbovlje-Hrastnik: eliminare i pettegolezzi persistenti sulla miniera chiusa da tempo contenente i resti di migliaia di vittime di esecuzioni dopo la Seconda Guerra Mondiale. Quando Mehmedalija, che a quattordici anni emigrò dalla Slovenia lasciando le verdeggianti colline attorno a Srebrenica, mise piede per la prima volta nelle gallerie abbandonate, non conoscendo ancora il capitolo oscuro della recente storia slovena. Quello di cui invece era perfettamente consapevole era la pulizia etnica attuata durante le guerre dei Balcani – il genocidio da parte dei serbi della popolazione bosniaca di Srebrenica durante il quale Alić perse tutta la sua parentela diretta maschile, e il processo politico noto come " The erased", una pulizia burocratica commessa dalla Slovenia indipendente durante la quale il Ministro degli Affari Interni il 26 febbraio 1992 ha trasformato tutto ad un tratto 671 persone, fino ad allora iscritte nel registro dei residenti permanenti, in cittadini illegali. Scendendo nel cuore di Huda Jama (o la miniera crudele come viene chiamata in Slovenia) Mehmedalija scoprì rapidamente che la sua non era una missione normale. Scavò, trapanò e strisciò per arrivare alla verità, un passo alla volta, dal primo scheletro trovato in uno stretto passaggio, bloccato in un tentativo apparente e vano di fuga disperata, fino alle migliaia di corpi mummificati impilati nel pozzo di Santa Barbara, sigillati dietro 11 barriere ermetiche dalle precedenti autorità della Jugoslavia comunista, che avevano cercato di cancellarli dalla storia. 

LE BARRIERE

Dentro Huda Jama, Mehmedalija Alić si trovò davanti al suo destino e al destino dell'umanità. Testimone della prima carcassa trovata, sapeva che voltarsi indietro non era più un'opzione, anche al prezzo della sua stessa vita. Questa era la sua vera missione, il suo compito ultimo. Nelle viscere della terra, si trovò davanti il fantasma di suo fratello ucciso a Srebrenica, gli spettri della post-Jugoslavia e della storia slovena, confrontandosi con se stesso e con tutti noi. Quello che involontariamente scoprì furono i traumi della società slovena del XX secolo. I politici si erano scontrati contro l'uomo che da ragazzo, insieme a migliaia di studenti delle scuole secondarie delle repubbliche jugoslave, aveva assistito alla costruzione del miracolo economico sloveno sotto la leadership socialista. Quando si rifiutò di tacere, utilizzarono l'apparato burocratico per zittire il minatore ribelle, rendendolo inutile e privandolo della sua pensione. Le autorità non erano interessate ai costosi e controversi scavi per recuperare le vittime delle uccisioni extragiudiziali dopo la seconda guerra mondiale.

Nella miniera, il cosiddetto Ossario contiene tuttora i resti di 778 persone. Queste vittime civili, uccise nel maggio e giugno del 1945, sono state nuovamente sacrificate nel 2009, questa volta in modo simbolico, a causa delle indecisioni delle autorità competenti. La galleria di Santa Barbara continua a contenere il tumulo dei corpi mummificati, straziati e senza nome delle vittime, la cui uscita alla luce e il cui diritto alla redenzione è ancora ostacolato dalla volontà del potere politico. Corpi mummificati e senza nome, ma non dimenticati.

Nell'estate del 2013 la casa editrice Cankarjeva založba ha pubblicato il libro di Alić "No One", in cui l'ex-minatore collega attraverso la sua testimonianza personale i tre grandi crimini della storia presente, incrociandoli in una storia che ci fa capire il presente e il futuro. Il potente libro è entrato in numerose case slovene e bosniache, rompendo numerose barriere ideologiche. La regista Hanna Slak, ha collaborato con Mehmedalija alla sua stesura e successivamente ha appunto realizzato questo film basato sulla sua vicenda.

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