Ian McKellen: Il mio lavoro mi fa volare


Protagonista indiscusso della settima giornata della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, Ian McKellen, conosciuto ai più come il Gandalf della trilogia de 'Il signore degli anelli', si è raccontato con calore e umiltà, tra aneddoti sul set, ricordi di vita privata e riflessioni decisamente attuali.

Come si diventa una star?

Quali sono gli elementi che portano un comune attore a scalare le vette impervie del molte Olimpo dello spettacolo, riuscendo a lasciare una propria traccia anche nell'ombra tremula del futuro che deve ancora arrivare?

La bravura? Ovviamente.

La caparbietà? Non ci sono dubbi.

Se non sei un bravo attore – almeno nelle realtà che travalicano i nostri confini – non vai molto lontano. Se non ha la caparbietà di seguire i tuoi sogni, a dispetto del vociare confuso della gente intorno a te e dei tiri mancini di un destino che si diverte a creare ostacoli al pari di opportunità, finirai ben presto per diventare cibo per l'oblio.

Perciò per diventare un bravo attore ci vogliono questi elementi: la bravura per farsi notare e la testardaggine per continuare a farlo.

Ma come si diventa una star?

Oggi, alla settima giornata della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, ci ha pensato Sir Ian McKellen a rispondere a questo interrogativo. Protagonista indiscusso della giornata, l'attore britannico, diventato famoso al grande pubblico per aver interpretato Gandalf il grigio nella trilogia dedicata a Il signore degli anelli di Tolkien, si è dedicato anima e corpo al numeroso pubblico venuto per omaggiarlo. Sia durante la conferenza stampa di presentazione del film McKellen: Playing the part, sia all'interno dell'incontro aperto al pubblico con Antonio Monda, l'attore di matrice shakespeariana non ha perso occasione di mostrarsi grato a quegli spettatori che, decennio dopo decennio, hanno fatto sì che potesse continuare a svolgere: "l'unica cosa che so fare bene". Ian McKellen ha dimostrato un rispetto e una riconoscenza tangibile, che scorreva nei suoi piccoli gesti: nel tornare indietro per firmare gli autografi ai fan rimasti a bocca asciutta, dalla completa disponibilità a recitare la famosa frase Tu non puoi passare, o alzandosi in piedi ogni volta che c'era da rispondere ad una domanda. Una generosità d'animo che si è rispecchiata anche nella cordiale apertura con cui si è raccontato, attraverso i suoi film e attraverso i ricordi, nel corso dei sessanta minuti di durata della masterclass, dove sono stati mostrati spezzoni da alcuni dei suoi lavori più famosi, da Apt Pupil a Richard III, da X-Men 2 a Il signore degli anelli e Lo Hobbit, passando anche per la meravigliosa serie televisiva Vicious, dove l'attore ha recitato al fianco dell'attore Derek Jacobi. Proprio all'attore, Ian McKellen dedica un ricordo affettuoso: "Eravamo compagni di università. Ora vi dico un segreto: mi ero innamorato di lui. E vi dico un altro segreto: lui si innamorò di me. Ma parliamo di sessant'anni fa, e non se ne poteva nemmeno parlare [In Gran Bretagna, fino al 1967, l'omosessualità era considerato un crimine contro la corona, n.d.r.]. Ormai è troppo tardi per me, visto che Derek è sposato".

E Ian McKellen non fa sconti nemmeno quando si tratta di parlare del suo coming out e della sua riconosciuta omosessualità. Nelle sue parole è emerso non solo il dolore per aver dovuto vivere gli anni della sua giovinezza sentendosi indicato come un criminale dal suo stesso governo, ma anche, e soprattutto, la liberazione provata subito dopo la dichiarazione: "Penso che una persona che fa coming out viva molto meglio. E' più leggero, più felice, persino più sicuro di se. Quando ero giovane, pensavo che la recitazione avesse a che fare soprattutto con il camuffarsi: naso finto, baffi esagerati. Forse perché io stesso vivevo una menzogna. Ma la mia arte interpretativa è cambiata insieme a me. Ho capito che recitare aveva molto più a che fare con il rivelarsi. Rivelarsi a se stesso". E poi continua: "Oggi, quando un giovane attore mi dice di aver paura di non poter lavorare a causa della sua omosessualità, io gli rispondo di pensare sempre a James Whale". Pellicola firmata da Bill Condon, Gods and Monsters è il film in cui McKellen ha interpretato James Whale, famoso regista di Frankenstein notoriamente omosessuale.

Quando gli viene chiesto di cosa ha paura, dopo tanti anni di carriera, la risposta dell'attore è precisa, tagliente, da brividi: "Nel mio lavoro? Di niente. Il mio lavoro mi fa volare. Ma per il resto… ho paura dell'ignoranza, ho paura del bullismo e della stupidità".

E il suo amore per il lavoro si evince da ogni parola detta, da ogni aneddoto condiviso con il pubblico, da ogni lampo di orgoglio rimasto incastrato nel sorriso indolente del Sir inglese: "E' il lavoro migliore del mondo: lavoro con amici per intrattenere le persone. Cosa ci può essere di meglio? E ho avuto la fortuna di avere ruoli così belli nella vita, che non mi sento neanche in dovere di ripetermi. Insomma, perché dovrei interpretare Albus Silente? Perché dovrei interpretare un mago quando io ho interpretato IL mago? Perché dovrei voler essere di nuovo in un film di supereroi dopo essere stato Magneto? A me piace andare avanti, piace sfidarmi. Se qualcuno viene da me e mi dice che mi trova perfetto per un ruolo, io dubito. Mi piace fare cose inaspettate. Adesso l'unica cosa che mi manca è il musical. Ecco, dovrei fare un musical, anche se non so cantare".

Spigliato, divertente, aperto al confronto e alla riflessione, Ian McKellen si è reso protagonista di uno degli incontri più calorosi e intelligenti di tutte le Feste del Cinema di Roma, con il suo marcato accento britannico e le battute contro la tecnologia, dal traduttore simultaneo che non ne voleva sapere di sintonizzarsi sul canale inglese, alle scene improbabili sul set de Il signore degli Anelli, quando nella famosa scena del ponte di Khazad-Dum a Moria, l'attore si è trovato a dover affrontare un Balrog che, davanti al green screen, non era altro che una pallina da tennis appesa a un filo. "A quel punto," ha detto l'attore, "Ho dovuto urlargli contro Tu non puoi rimbalzare!".

Ed è con un invito che Ian McKellen chiude la giornata a lui dedicata: "Per favore, prima di morire… andate tutti a visitare la Nuova Zelanda".

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