Miss Islanda
Miss Islanda

Miss Islanda, l’emancipazione firmata da Audur Ava Ólafsdóttir


Arriva in libreria 'Miss Islanda', romanzo di Audur Ava Ólafsdóttir, che riflette sull'emancipazione femminile e non solo, portando alla ribalta una donna che sogna di diventare scrittrice

Cosa può fare una donna, negli anni '60, in Islanda?
L'idea comune la vorrebbe chiusa in casa, ad aspettare mariti che partono per mare o lavorano lontano nella speranza di guadagnare abbastanza per mantenere una famiglia in continua crescita. Donne che non hanno alcuna passione e alcun desiderio se non quello di vivere in qualche modo assoggettate al loro ruolo di mogli prima e di madri poi, senza neanche avere il diritto ad utilizzare la forza della loro immaginazione. Se sono carine, però, le donne possono sperare in qualcos'altro: possono provare a partecipare al concorso di Miss Islanda. Questo, almeno, è quello che viene proposto ad Hekla, mentre si trova sul pullman che dalla un piccolo luogo ignoto la sta spingendo fino a Reykjavik. La sua bellezza cattura così immediatamente lo sguardo, che prima di arrivare nella capitale è già stata avvicinata da un uomo che continuerà a chiederle di partecipare a Miss Islanda e vincere così il titolo che le permetterebbe di andarsene via dall'Islanda. Ma Hekla, coi suoi pantaloni a quadro, un libro inglese in una mano e un dizionario per le parole che non capisce, non ha alcun interesse a salire su un palco affinché si ammiri la sua bellezza. Il sogno di Hekla è un altro: vivere di scrittura. E questa sarà la tensione che accompagnerà ogni suo passo, ogni sua decisione e anche ogni relazione che stringe, che sia di stampo sentimentale o "solo" d'amicizia.

Miss Islanda di Audur Ava Ólafsdóttir
Miss Islanda di Audur Ava Ólafsdóttir

Questa, in breve, è la trama con cui si presenta Miss Islanda, romanzo firmato da Audur Ava Ólafsdóttir e portato in Italia da Einaudi, che da poco ha raggiunto gli scaffali delle librerie. Ma in realtà in questa storia di parole ed emancipazione femminile, c'è davvero molto materiale. Il lettore, infatti, non si trova davanti solo una semplice storia di una donna che abbia bisogno di trovare il proprio posto nel mondo senza dover rinunciare ai propri sogni. Questo romanzo è invece uno spaccato quasi inquietante di molte vite che si intrecciano e di disperazioni che si prendono per mano. Hekla, allora, in qualche modo diventa non solo la protagonista della vicenda, ma anche colei che fa da spalla e ascolta lo sciabordio della vita che le si muove incontro. Dalle confessioni del migliore amico omosessuale, che vive in un perenne stato di paura, alle confidenze dell'amica, che riempie quaderni e taccuini di storie che nasconde al resto del mondo, rimanendo incastrata nel ruolo di una moglie giovane che aspetta solo il ritorno del marito.

In questo senso si può quasi affermare che Miss Islanda sia un romanzo sulla diversità, su come essa fosse trattata nei decenni che ci siamo lasciati alle spalle e che, pure, somigliano moltissimo a questa quotidianità che non abbiamo sempre il coraggio di guardare in faccia. Hekla diventa lo specchio delle ferite che l'umanità è costretta a portarsi sulla propria carne, cicatrici inferte dai propri simili, da quelle persone che hanno un cuore e ossa e muscoli come noi, ma che li utilizzano per umiliare e ferire chi non rientra in un facile schema della società.

Miss Islanda diventa allora la storia di chi sopravvive nonostante tutto, di chi si inventa modi per rendere più sopportabile ciò che dovrebbe essere invece esecrabile. È la storia di cameriere che sono costrette ad abbozzare se un cliente allunga le mani per toccarle senza il loro permesso, la storia di donne che non aspettano altro che il pescivendolo scelga la pagina con una poesia per poter chiudere la mercanzia. È la storia di marinai che odiano il mare, ma che non hanno un proprio posto sulla terra. È la storia di uomini che hanno paura del successo femminile, di scoprirsi più deboli della propria compagna, attaccati come sono all'idea di appartenere al cosiddetto sesso forte.

E sebbene a volte il romanzo di Audur Ava Ólafsdóttir rischi di scivolare in digressioni che rallentano il ritmo e rischiano di far smarrire il lettore nell'insieme ampio dell'offerta narrativa, il risultato è una narrazione che trasuda vita, ma anche rabbia. Che trasmette al lettore un senso di impotenza e di frustrazione, perché a volte a guardarsi intorno ci si rende conto che le cose non sono poi così diverse. Ma Miss Islanda è anche la storia di una donna che va contro ogni credenza del suo tempo, che si dimostra abilissima nel costruirsi il proprio destino senza necessariamente il bisogno di un uomo che la sostenga o che le dica di credere in se stessa. Da questo punto di vista si potrebbe affermare che Hekla, dopotutto, sia l'eroe della sua stessa storia. Ed è giusto che sia così.

Infine un cenno va fatto sicuramente all'ambientazione. L'Islanda rimane molto spesso fuori dall'offerta editoriale che arriva nelle nostre librerie. Questo, probabilmente, ha fatto sì che questa terra sconfinata e ancora selvaggia abbia mantenuto un lato di fascino e mistero che la fa apparire ancora più brillante quando ci troviamo immersi in una storia che è piena del suo folclore e della sua geografia. L'Islanda di Miss Islanda, con il suo odore di pesce e la neve che copre le strade, è resa in modo talmente palpabile da Audur Ava Ólafsdóttir che anche al lettore sembra di sentire quell'olezzo, o è costretto a chiudersi le braccia intorno al corpo per proteggersi dal freddo di una terra che, di colpo, non sembra più così lontana. Unica pecca di questo romanzo, a voler spaccare il capello in quattro, è forse il finale, che lascia un po' con l'amaro in bocca a seconda delle aspettative che matureranno in voi man mano che la lettura avanza.

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