A mano disarmata
A mano disarmata

A mano disarmata, la recensione


Tratto dall'omonimo libro di Federica Angeli, A mano disarmata di Claudio Bonivento, racconta la storia vera di una cronista che ha iniziato una guerra contro i clan mafiosi di Ostia che perdura tutt'oggi. La sua inchiesta ha permesso l'arresto di 34 degli esponenti dei principali clan ostiensi.
Voto: 5/10

Tratto dall'omonimo libro di Federica Angeli, A mano disarmata di Claudio Bonivento, racconta la storia vera di una cronista dell'edizione romana del grande quotidiano La Repubblica, che senza riserve ha dedicato tutta la sua vita a una causa sociale: la lotta contro i clan mafiosi che si erano impossessati di Ostia, sua città natale. Questo film ci racconta le tappe della sfida di Federica contro la malavita. La sua guerra alla mafia è iniziata nel 2013, anno in cui ha deciso di denunciare per la prima volta il clan degli Spada (nel film diventano i Costa). L'inchiesta ha cambiato per sempre la sua vita, quella del marito e dei suoi tre figli, all'epoca ancora molto piccoli.

Federica durante gli anni ha affrontato, e continua ad affrontare, minacce di morte, persecuzioni, insulti, insomma, la paura è diventata una costante nella sua vita ma la sua forza e la sua tenacia non le hanno impedito di arrendersi contro i soprusi della mafia, infatti, dopo anni di battaglie contro la violenza ma soprattutto contro l'omertà di tutte le persone che preferivano far finta di niente e subire, Federica nel 2018 ha portato all'apertura del processo per mafia contro i clan di Ostia.

Federica Angeli, nel film interpretata da Claudia Gerini, ha vissuto una vita normale fino al 2013, fino a quando ha deciso di smettere di restare a guardare la violenza che veniva inflitta ai cittadini di Ostia. Minacce che tenevano in ostaggio onesti lavoratori, estorsioni di soldi, ma soprattutto, i clan si impossessavano di strutture private grazie anche all'aiuto dei politici corrotti che lavoravano nell'amministrazione pubblica.

Il suo coraggio ha avuto, però, grandi conseguenze nella sua vita: subito dopo la sua prima denuncia, le viene assegnata una scorta perdendo così la libertà, costretta a rimanere chiusa in casa, senza nemmeno potersi affacciare al balcone di casa. Non ha più potuto passeggiare con i suoi bambini o andare a cena con la sua famiglia in un posto che non fosse bonificato e controllato.

Il film affronta una storia reale di una giornalista ma, al contempo, è il racconto di una collettività. È posta attenzione su tutti quei giornalisti italiani che hanno fatto della loro vita un'opera di coraggio. Tutt'oggi sono 19 i giornalisti italiani sotto scorta, da Roberto Saviano a Sandro Ruotolo. Purtroppo in passato tanti di loro hanno provato a far luce su alcune vicende di mafia trovando, però, la morte, si pensi a Peppino Impastato e Giancarlo Siani.

A mano disarmata, ovviamente, narra anche il lato privato della vita di Federica Angeli: l'amore per i figli e il marito, il quale ha cercato di essere sempre al suo fianco. Inoltre, è importante sottolineare lo sconforto e la solitudine di questa donna che si è sentita abbandonata da tutti, dalle istituzioni, dal suo giornale e perfino dai suoi più cari amici; infatti, solo tramite lo sconforto è riuscita a rialzarsi per continuare a combattere.

C'è da dire, però, che il film di Claudio Bonivento non rende giustizia alla storia di Federica Angeli. In passato, questo genere è stato molto importante per il cinema italiano, basti pensare alla storia del già citato Peppino Impastato, raccontata ne I cento passi di Marco Tullio Giordana, fino ad arrivare al recentissimo e reduce dal Festival di Cannes, Il traditore di Marco Bellocchio. A mano disarmata non possiede la forza narrativa che avrebbe dovuto avere. Federica Angeli può rappresentare l'emblema della forza femminile dei nostri giorni, ma la pellicola di Bonivento non riesce ad essere all'altezza della storia che vuole raccontare.

I dialoghi sono spesso banali, inoltre, soprattutto nella prima parte del film, risultano stucchevoli. Ciò che manca è vederla in azione durante tutto l'iter lavorativo che ha percorso fino al 2018, anno in cui è stato aperto il processo. Il film è incentrato sul dramma personale della protagonista e della sua famiglia e ciò non ci permette di capire a fondo la sua impresa. La colonna sonora risulta spesso patetica. L'intento era quello di emozionare lo spettatore ma, purtroppo, risulta dare l'effetto opposto. I personaggi, inoltre, sono stereotipati e l'interpretazione dei protagonisti sembra non essere in linea con i personaggi reali.

Valutazione di redazione: 5 su 10
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