Belfast di Kenneth Branagh
Belfast di Kenneth Branagh

Belfast, la recensione del film autobiografico di Kenneth Branagh


Il regista ripercorre, in bianco e nero, la storia della sua famiglia in un momento cruciale per l'Irlanda del Nord, con i conflitti visti attraverso gli occhi di un bambino, tra umorismo e malinconia.
Voto: 8/10

Star del cinema britannico e internazionale, con un'eclettica carriera, sia come regista che come interprete, che spazia dal dramma alla commedia al fantasy, da Shakespeare ai cinecomics, alternando sapientemente blockbuster (vedi il recentissimo Assassinio sul Nilo, seconda impresa del suo Hercule Poirot) e cinema d'autore senza dimenticare ovviamente il primo amore, il palcoscenico, anche per Kenneth Branagh è arrivato il momento di fare i conti con il proprio passato, scrivendo e dirigendo quello che ad oggi è il suo film più personale, Belfast, che gli è già valso lodi e riconoscimenti in tutto il mondo e si presenta come uno dei protagonisti della stagione dei premi (tra cui 7 nomination agli Oscar).

Si tratta dunque di un'opera parzialmente autobiografica con cui rielaborare parte della propria infanzia, come di recente hanno fatto anche Paolo Sorrentino con E' stata la mano di Dio o Alfonso Cuaròn con Roma; e come quest'ultimo, Branagh sceglie il bianco e nero per il suo film, in cui non compare come attore ma che vede come suo alter ego il giovanissimo Jude Hill nel ruolo del protagonista: Buddy è un bambino di nove anni che, sul finire degli anni '60, abita a Belfast con la sua famiglia, quando esplodono i Troubles, conflitti tra cattolici e protestanti che avrebbero scosso l'Irlanda del Nord per circa trent'anni. Così all'improvviso la strada dove Buddy gioca a combattere draghi immaginari viene scossa da urla, esplosioni e scontri ben più spaventosamente reali. Quando alle tensioni sociali si sommano difficoltà economiche, suo padre, che si reca spesso in Inghilterra per lavoro, progetta di trasferire lì tutta la famiglia, con la prospettiva di un impiego stabile e una vita più pacifica e sicura.  

La vicenda è quindi raccontata dal punto di vista di Buddy, mostrando come i cambiamenti in atto vadano a inserirsi in quello che, fino a quel momento, è sempre stato tutto il suo mondo, fatto di piccole e grandi certezze, difficoltà, gioie e dolori di vita quotidiana: la scuola, con i primi batticuori per una compagna di classe, i momenti in casa con i genitori (Jamie Dornan e Caitrìona Balfe), figure amorevoli e autoritarie al tempo stesso, le chiacchierate con i nonni (Ciaràn Hinds e Judi Dench), impareggiabili portatori di umorismo e saggezza teneramente cinica che deriva dall'età (sono fra le scene migliori), e poi naturalmente la grande passione per il cinema, che incanta e diverte, e anche i fumetti (Thor, non a caso).  

Il film si muove così tra realismo e un'atmosfera quasi fiabesca, anche nella raffigurazione degli ambienti, che rimandano spesso a scenografie di impianto teatrale, specialmente la strada in cui vivono i protagonisti, che sembra talvolta lo scenario di uno dei vecchi western visti in tv dal giovane Buddy; molte scene sono inoltre sottolineate dalle belle canzoni del cantautore Van Morrison, altra icona di Belfast, che ha contribuito alla colonna sonora con alcuni dei suoi brani classici più un inedito.

Naturalmente, trattandosi di una storia narrata attraverso lo sguardo di un bambino, il film non si addentra in approfondite spiegazioni sul conflitto nordirlandese, con le notizie di cronaca che rimangono per lo più voci in sottofondo provenienti da tv e radio, e ne propone dunque una visione inevitabilmente semplificata, in cui anche i momenti più apparentemente drammatici si stemperano rapidamente con una risata, e magari anche con un ballo.

Non ci si sottrae però alla malinconia nel finale, con cui Branagh completa l'omaggio alla sua città natale e la riflessione sulle proprie radici: la famiglia e la casa costituiscono dei punti di riferimento ai quali a volte si è costretti a dire addio, ma come le persone che non ci sono più continuano, in qualche modo, a vivere dentro di noi, così succede anche con i luoghi, che rimangono nella mente e nel cuore come parte indelebile di sé. 

Belfast è dunque un film che riesce a ritrarre con piccoli ed efficaci tocchi un ambiente e un momento particolari in maniera sentita, da cui traspare l'affetto per i personaggi e l'innocenza dell'infanzia.

Valutazione di Matilde Capozio: 8 su 10
Belfast
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