Belle
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Belle, il capolavoro d’animazione approdato su Netflix


'Belle' è il film d'animazione disponibile su Netflix che ripropone l'archetipo de La Bella e la Bestia: ecco la recensione
Voto: 9/10

Ci sono storie che sono destinate a vivere per sempre: può passare il tempo, possono cambiare le culture, ma determinati racconti vivono e vivranno per sempre nell’immaginario collettivo, come qualcosa che non si può estirpare dal gusto del pubblico. La storia di Belle, una ragazza bella e dal cuore gentile, che riesce a entrare in comunione con una Bestia, è forse una delle più antiche e una delle più amate. L’archetipo della bella e la bestia, infatti, è stato utilizzato innumerevoli volte in ogni forma d’arte ed è forse la storia che ha più re-telling. L’ultimo dei quali è Belle, lungometraggio d’animazione firmato da Mamoru Hosoda che è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma ed è appena approdato nel catalogo di settembre di Netflix. Lo spettatore si trova così davanti a un lungometraggio che tratta la contrapposizione della bella e della bestia, in una nuova versione originale e tutta da scoprire. E, soprattutto, da non lasciarsi scappare.

Di cosa parla Belle?

La pellicola di Mamoru Hosoda è ambientata in una sorta di presente alternativo, dove esiste una realtà virtuale estremamente sviluppata – simile, per intenderci, a quella vista in Ready Player One – che permette agli iscritti di vivere una sorta di seconda vita attraverso i loro avatar, che vengono costruiti sulla base dei loro valori biometrici. La protagonista del racconto è Suzu, una ragazzina di appena diciassette anni che vive nella campagna giapponese con un padre con cui non riesce a creare un vero e proprio legame dopo la morte del padre. Suzu sogna di cantare, ma la sua timidezza e la sua ansia di prestazione rendono questo suo sogno quasi irrealizzabile. Innamorata di un suo vecchio amico d’infanzia che ora è diventato un ragazzo popolare nella sua scuola, Suzu decide di provare U, l’applicazione digitale basata sulla realtà virtuale che sta spopolando soprattutto tra i più giovani. In questo mondo alternativo Suzu diventa Belle, un avatar bellissima e affascinante, che cattura presto l’attenzione grazie alla sua voce e alle sue splendide canzoni. Poi, un giorno, nell’orizzonte di U, appare un drago, un essere mostruoso che spaventa gli abitanti dell’applicazione e a cui un uomo malvagio comincia a dare la caccia. Belle, però, non si lascia influenzare dall’aspetto del drago e comincia a cercarlo per scoprire la sua storia e capire se può aiutarlo.

La versione più originale de La Bella e la Bestia

Belle è un lungometraggio che al suo interno racchiude tante anime, tante identità e tante storie. Il primo omaggio, come abbiamo già detto in apertura, è quello all’archetipo de La Bella e la Bestia e, soprattutto, al lungometraggio del 1991 targato Disney che ha reso la storia famosa a livello globale. Il legame con il film appare evidente anche dalla scelta di utilizzare determinate inquadrature – come Belle entra nel castello del drago, ad esempio, o il modo in cui viene cacciata la prima volta da quello che è chiaramente un rimando all’Ala Ovest -, di seguire pedissequamente l’ordine cronologico di alcune svolte. Ma si tratta di un omaggio soprattutto “tecnico”, un omaggio che riconosce l’importanza del film nel disvelamento dell’archetipo, ma che rimane una struttura, uno scheletro da riempire poi con la storia. Ed è qui che il film di Hosoda prende sempre più le distanze dal racconto di partenza o da quello originale. Non solo per la scelta di ambientare la storia in una sorta di distopia digitale; ma soprattutto perché Mamoru Hosoda decide di ereditare questo archetipo non per portare sul grande schermo una storia d’amore capace di vincere i pregiudizi, ma per pennellare con colori accessi e un impianto visivo da togliere il fiato una critica sociale niente affatto scontata.

Belle
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Da una parte, il personaggio di Suzu non è (solo) la ragazza di buon cuore che riesce a vedere il bene in tutti. Si tratta in realtà di una ragazzina che sta crescendo e che non capisce bene quale sia la direzione da dare alla sua vita. Una ragazzina che vive sulla propria pelle lo spopolamento delle campagne, un fenomeno giapponese che ha portato molti abitanti a cercare maggior fortuna e opportunità nelle grandi città, lasciando che le campagne si svuotassero di vita e di scelte. Una ragazza che vive in una casa silenziosa, che non ha nemmeno il coraggio di far sentire la sua voce, al punto da dare di stomaco quando le viene chiesto di cantare. Da questo punto di vista l’avatar Belle non rappresenta un alter-ego, ma rappresenta quasi una cassa di risonanza, una sorta di maschera dietro la quale Suzu può sentirsi non giudicata e libera di essere se stessa. Il suo rapporto con il drago/la bestia, poi, pur seguendo linearmente le svolte fondamentali del racconto, non ha nulla a che vedere con sentimenti romantici, ma si basa soprattutto sull’incontro tra due anime egualmente distrutte, che si sentono inascoltate per ragioni diverse e che non sanno di chi fidarsi.

Belle [credit: courtesy of Koch Media]
Belle [credit: courtesy of Koch Media]

Il vero messaggio del film, dunque, non è la scoperta del “vero amore”, ma un invito ad abbandonare l’indifferenza tipica dei nostri tempi, di sentirsi più vicini agli esseri umani, ai propri simili. Di essere d’aiuto quando testimoniamo qualcosa che non va, qualcosa che può far stare male qualcuno della nostra età e non solo. Un ragionamento che si lega anche all’utilizzo della tecnologia presente nel film. Il progresso, in Belle, non viene visto come una sorta di presenza demoniaca che ha annullato l’umanità: al contrario Mamoru Hosoda sembra suggerire che con un utilizzo consapevole e intelligente, la tecnologia può essere uno strumento aggiuntivo, un mezzo attraverso il quale migliorare l’esperienza umana. Non viene demonizzato il mezzo, ma viene mostrato come esso cambia a seconda dell’utilizzo che ne fa l’essere umano. Da una parte quello di una ragazzina che vuole trovare e aiutare una persona che sta soffrendo, dall’altra un uomo assetato di potere, un hater in piena regola, che utilizza la rete per dar sfogo alle proprie manie di grandezza. È in questa contrapposizione che si nasconde uno dei tanti punti di forza del film, che suggerisce anche l’importanza di una regolamentazione della vita online, soprattutto in un contesto culturale come quello asiatico che, in larga scala, è colpito dai suicidi dei più giovani.

Belle [credit: courtesy of Koch Media]
Belle [credit: courtesy of Koch Media]

Grazie a un’animazione poetica e stupenda, che cattura lo spettatore con  una manciata di inquadrature, e con una colonna sonora da ascoltare a ripetizione per settimane, Belle è un re-telling de La Bella e la Bestia che utilizza un vecchio archetipo per raccontare con meraviglia e delicatezza un’attualità sempre più pressante e, a volte, spaventosa. Senza dimenticare l’importanza della musica, perché a volte una bella canzone può salvarci dai nostri giorni più neri. Imperdibile.

Valutazione di Erika Pomella: 9 su 10
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