Eurovision Song Contest - La Storia dei Fire Saga
Eurovision Song Contest - La Storia dei Fire Saga

Recensione Eurovision Song Contest – La Storia dei Fire Saga


'Eurovision Son Contest - La Storia dei Fire Saga' è una pellicola che miscela la farsa alla classica forma del film musicale: il risultato è una pellicola che intrattiene e diverte, con una splendida colonna sonora
Voto: 7/10

Il racconto di Eurovision Song Contest – La Storia dei Fire Saga , appena arrivato su Netflix, potrebbe cominciare con la stessa struttura con cui iniziano le favole. C'era una volta … Perché c'era una volta Will Ferrell che, quasi per caso, inciampò nella messa in onda dell'Eurovision, la competizione canora che viene poco dopo Sanremo, in cui i cantanti europei si sfidano con i loro "cavalli da battaglia" musicali. Un concorso che è quasi del tutto sconosciuto al di là dei confini del nostro continente e che rappresenta un vero e proprio evento da scoprire per il popolo americano. Ma Will Ferrell si innamora di questa competizione dove la musica e la messa in scena, a volte trash, vanno di pari passo. E da questa sua fascinazione nasce il progetto che l'attore ha prodotto e scritto e che, appunto, è arrivato sulla piattaforma del colosso dei video on demand.

Ma con la fiaba, Eurovision Song Contest spartisce anche la struttura narrativa, la scelta cioé di prendere due persone normali, a tratti "sfigate", e condurle lungo un viaggio che rischierà di poterle in cime al mondo, per spingerli a capire quali sono le cose più importanti del mondo. Da una parte c'è Lars (Ferrell, appunto), che sogna di partecipare all'Eurovision da quando ha visto il trionfo degli ABBA. Ma i suoi sogni vengono derisi più o meno da tutti i cittadini di Husavik, la cittadina islandese in cui vive, compreso suo padre (Pierce Brosnan). Dall'altra parte c'è Sigrit (Rachel McAdams), che è cresciuta insieme a Lars e di lui è da sempre innamorata: Sigrit ha una voce incredibile, ma soprattutto insegue il desiderio di aiutare Lars a realizzare il suo sogno. Quando tutto sembra diventare impossibile, per uno strano scherzo del destino, i due verranno accolti all'Eurovision Song Contest, dove faranno amicizia con gli altri cantanti in gara, soprattutto il russo Alexander (Dan Stevens) e dove, soprattutto, dovranno capire quali sono le vere priorità della vita e le cose che sono importanti davvero.

Eurovision Song Contest, che sarebbe dovuto uscire in concomitanza con il vero concorso musicale poi annullato a causa del coronavirus, è un film che si presenta al suo pubblico quasi con una doppia natura. Da una parte, infatti, persiste lo stilema classico del perdente che cerca la sua rivalsa e che attraverso la musica cerca anche di esprimere ciò che lo rende diverso dai suoi conterranei che non lo capiscono. Dall'altra, però, questo ricorso al classicismo viene in qualche modo smentito da un tone of voice grottesco, che in più di un'occasione rischia di cadere nella farsa. Ma è tutto estremamente voluto e lo si percepisce da quando Will Ferrell si muovi a suo agio in questo eroe di mezza età che continua a comporre musica nella casa di un padre che ha sempre deriso le sue aspirazioni. Questo fa sì che se da una parte La Storia dei Fire Saga navighi su acque estremamente turbolente per quel che riguarda la verosimiglianza, il pubblico viene però trasportato in un viaggio che diverte e che rasserena lo spirito, che non chiede chissà quale impegno e ha l'unico scopo, che non bisognerebbe mai sottovalutare, di intrattenere. Cosa che riesce a fare egregiamente, sebbene la sceneggiatura non presenti davvero nessun trucco che altri film del genere non abbiano già usato.

Inoltre bisogna dire che la pellicola è quella che essenzialmente si potrebbe definire un film di attori: se la sceneggiatura presenza la svogliatezza di una storia che non mira a sorprendere, ma a divertire, e lo svolgimento non prevede nessun vero e proprio colpo di scena, è altresì corretto ammettere che la buona riuscita del film è dovuta proprio ad un cast che si diverte mentre lavora e trasmette questa sensazione a chi guarda. Per quanto assurda possa sembrare la coppia formata da Will Ferrell e Rachel McAdams, tra medley glitterati, elfi e titaniche figuracce, è proprio sulle spalle dei due interpreti che si fonda l'empatia dello spettatore, così come quella del pubblico seduto all'Eurovision. Un plauso, a parte, per Dan Stevens che smessi i noiosi panni di "eroe britannico" a cui ci ha abituato si lascia andare ed uscendo dalla sua comfort zone regala un'interpretazione tanto spassosa quanto struggente nel suo essere in linea coi tempi che stiamo vivendo.

Solo a margine – ma non certo per minor importanza – dedichiamo due righe anche alla musica che, ça va sans dire, è una protagonista aggiunta del film e vero motore di traino per gli spettatori che nell'arco di un paio d'ore, seppure non sogneranno loro stessi di conoscere l'emozione di essere sul palco dell'eurovision, finiranno con il cantare tutte le canzoni del film, con My Hometown a sovrastare su tutte le altre.

Valutazione di Erika Pomella: 7 su 10
Eurovision Song Contest: la storia dei Fire Saga
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