Il Giardino Segreto
Il Giardino Segreto

Il Giardino Segreto, recensione del film in anteprima su Prime Video


Tra i film più attesi di questo strano anno cinematografico, Il Giardino Segreto occupava una posizione avanzata: peccato che l'attesa non sia stata ripagata. Il film arrivato su Amazon Prime Video è una pallida copia di qualcosa di già visto, che pecca di mancanza di fantasia e empatia.
Voto: 5/10

Tra i tanti film che sarebbero dovuti uscire al cinema e che invece hanno dovuto reinventare la propria distribuzione a causa della pandemia da coronavirus, un posto privilegiato lo h Il Giardino Segreto, pellicola appena approdata su Amazon Prime Video che il regista Marc Munden decide di trarre dal classico per ragazzi omonimo firmato da Frances Hodgson Burnett. Un testo pieno di magia e meraviglia che aveva già incontrato la seduzione del cinema a inizio anni '90. E quando sullo schermo arriva una trasposizione letteraria che aveva già un suo rappresentante la prima domanda da porsi è: avevamo davvero bisogno di un'altra opera del genere? La risposta, in questo caso, è no.

La storia de Il Giardino Segreto segue la trama del romanzo, pur scegliendo un avanzamento cronologico rispetto a quello del libro. La piccola Mary (Dixie Egerickx) rimane orfana di punto in bianco ed è costretta a lasciare l'India per andare a vivere nella tenuta dello zio (Colin Firth), nella brughiera inglese. La sua vita cambia dunque repentinamente e Mary dovrà presto imparare a mettere da parte il suo carattere viziato e arrogante. Scoprirà ben presto non solo il passaggio verso un giardino segreto, ma anche la presenza del cugino Colin (Edan Hayhurst), costretto a letto da un male alle gambe che sembra essere più psicologico.

Ad un primo sguardo sembra quasi che Marc Munden abbia preso come esempio visivo per il suo film l'Espiazione di Joe Wright. Persino l'estetica di Mary, con il suo caschetto, sembra un omaggio quasi sfrontato al personaggio di Briony: eppure le somiglianze sembrano fermarsi solo al livello superficiale di ciò che arriva agli occhi dello spettatore. Non solo perché i due film hanno storie, temi e target diversi: ma soprattutto perché tutto ciò che in Briony era (all'inizio, soprattutto) desiderio di conoscere, esplorare e capire, in Mary diventa quasi un mero esercizio di stile, una messa in scena falsa ed esageratamente magica che non affascina e, al contrario, finisce con l'infastidire. Tutto, ne Il Giardino Segreto, sembra essere portato all'eccesso: dai rami che si muovono, ai tuffi che sembrano voler richiamare un tipo di regia quasi plastico. L'intenzione, chiaramente, era quello di rimandare l'idea di un mondo sospeso, dove non vigessero le stesse regole della realtà. Ma il risultato è un'accozzaglia di stili e intenti che danno solo un'idea costante di falsità ed esagerazione.

Come se non bastasse, Il Giardino Segreto appare anche privo di anima, privo di quel guizzo empatico che può spingere lo spettatore a entrare in contatto con la storia mostrata. Un difetto, questo, che è quasi imperdonabile se si tiene conto non solo del cast che si aveva a disposizione, ma anche del materiale di partenza, che passa proprio attraverso l'empatia, la capacità di lasciarsi irretire dalle piccole cose inaspettate. Nonostante la pellicola non superi l'ora e quaranta di durata, l'esperienza spettatoriale ne risulta rallentata, rarefatta in una sensazione costante di fastidio. Si tratta di una pellicola vuota, messa lì in bella mostra per poter sperare nel richiamo di un classico della letteratura: un film che, forse, è meglio che non sia uscito al cinema e non abbia richiesto anche un sacrificio economico da parte dello spettatore.

Valutazione di Erika Pomella: 5 su 10
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