Il Giardino Segreto (2018)

The Secret Garden
Locandina Il Giardino Segreto
Il Giardino Segreto (The Secret Garden) è un film del 2018 prodotto in UK, di genere Drammatico e Fantasy diretto da Marc Munden. Il film dura circa 100 minuti. Tratto dal libro 'Il giardino segreto' di Frances Hodgson Burnett. Il cast include Colin Firth, Julie Walters, Edan Hayhurst, Amir Wilson, Dixie Egerickx, Richard Hansell, David Verrey, Tommy Surridge, Maeve Dermody, Isis Davis, Fozzie, Rupert Young. Disponibile in homevideo in DVD da giovedì 10 Dicembre 2020.

Dai produttori della saga di Harry Potter e Paddington, l’adattamento di uno dei più famosi classici della letteratura mondiale per ragazzi: Il Giardino segreto, storia di Mary, una permalosa bambina di 10 anni nata in India da una facoltosa coppia di inglesi che non l’hanno mai fatta sentire amata. Quando perde all’improvviso entrambi i genitori, viene rimandata in Inghilterra a vivere con lo zio Archibald (Colin Firth), in una remota magione nello Yorkshire. Qui Mary comincia a scoprire molti segreti della sua famiglia e ad addentrarsi nei misteri del grande giardino della casa…un magico luogo di avventura che cambierà per sempre il corso della sua vita.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita in Italia: 10/12/2020 (Prime Video)
Genere: Drammatico, Fantasy
Nazione: UK - 2018
Durata: 100 minuti
Formato: Colore
Produzione: Heyday Films, StudioCanal
Distribuzione: Lucky Red
Soggetto:
Tratto dal libro 'Il giardino segreto' di Frances Hodgson Burnett.
In HomeVideo: in DVD da giovedì 10 Dicembre 2020 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Marc Munden
Sceneggiatura: Jack Thorne
Musiche: Dario Marianelli
Fotografia: Lol Crawley
Scenografia: Grant Montgomery
Montaggio: Luke Dunkley
Costumi: Michele Clapton

Cast Artistico e Ruoli:



Voci italiane (doppiatori):
Vittoria Bartolomei (Mary), Luca Tesei (Colin), Melina Martello (Mrs. Medlock), Luca Biagini (Archivald), Alex Polidori (Dickon), Emanuela Damasio (Martha), Gabriele Sabatini (Marcus), Maria Grazia Cerullo (Alice), Mattia Moresco (Bill), Andrea Devenuti (Jeremy), Monica Migliori (Mrs. Pitcher)


Produttori:
David Heyman (Produttore), Rosie Alison (Produttore), Ron Halpern (Produttore esecutivo), Didier Lupfer (Produttore esecutivo), Dan MacRae (Produttore esecutivo), Jane Robertson (Coproduttore)


Trucco e parrucco: Nadia Stacey | Casting: Karen Lindsay-Stewart.

Recensioni redazione

Il Giardino Segreto, recensione del film in anteprima su Prime Video
Il Giardino Segreto, recensione del film in anteprima su Prime Video
Erika Pomella, voto 5/10
Tra i film più attesi di questo strano anno cinematografico, Il Giardino Segreto occupava una posizione avanzata: peccato che l'attesa non sia stata ripagata. Il film arrivato su Amazon Prime Video è una pallida copia di qualcosa di già visto, che pecca di mancanza di fantasia e empatia.

Immagini

[Schermo Intero]

BREVE INTRODUZIONE AL FILM della produttrice Rosie Alison

Il romanzo Il giardino segreto è stato oggetto di numerosi adattamenti teatrali, di un musical a Broadway, di quattro serie televisive e quattro lungometraggi cinematografici. Dunque si tratta di una storia di indubbia e durevole forza che non cessa di attrarci e di stimolarci. La scrittrice Alison Lurie lo spiega in questo modo: ‘Frances Hodgson Burnett è riuscita a realizzare uno di quei racconti che esprimono fantasie e desideri nascosti; racconti che condensano i sogni estrinsecati di un’intera società e vanno oltre il normale successo commerciale per entrare a far parte della cultura popolare.’

Indubbiamente c’è qualcosa di molto semplice e tuttavia universale nell’ingegnosa idea di un giardino segreto e di una bambina sola in una casa priva di calore che scopre quel paradiso nascosto, un luogo perduto che ha il potere di ricostruire e guarire la sua vita attraverso la natura e l’amicizia. Appartiene alla tradizione delle grandi fiabe di redenzione.

Ma perché un nuovo adattamento di Il giardino segreto proprio oggi? Beh, sono passati 27 anni dall’ultima trasposizione cinematografica e c’è un’intera nuova generazione di bambini che per la maggior parte non conosce il romanzo e dunque si sta perdendo il piacere della scoperta di questa storia profonda, misteriosa e straordinaria. E oggi ci allontaniamo sempre più dalla natura e tuttavia abbiamo sempre più bisogno di godere dei suoi benefici.

Il nostro nuovo adattamento ha un suo tratto distintivo: la narrazione della storia è più soggettiva e immersiva, è vista attraverso gli occhi di Mary. I confini tra la sua immaginazione e il mondo che la circonda sono più fluidi rispetto alle passate trasposizioni.

Inoltre, il nostro giardino ha un rapporto più simbiotico e di maggiore reciprocità con i bambini. Abbiamo voluto suggerire vari modi in cui il mondo della natura fa eco o riflette i loro stati d’animo e reagisce ad essi, come se l’immaginazione giocasse un ruolo maggiore nel loro rapporto con l’ambiente. La ‘magia’ del giardino è più simile al realismo magico.

Abbiamo anche deciso di realizzare il nostro film in un modo diverso. Anziché scegliere una o due location vicino all’autostrada M25 e ricreare il giardino in un teatro di posa, abbiamo voluto evocare un giardino più vasto e selvatico, sconfinato come l’immaginazione di Mary. E a tal fine abbiamo scelto di girare in alcuni dei più splendidi parchi di tutto il Regno Unito per cercare di catturare l’essenza stessa della natura.

Abbiamo esplorato il paese in lungo e in largo e le riprese ci hanno portato a compiere un’odissea, dalle brughiere del nord dello Yorkshire con le sue abbazie in rovina allo straordinario Arco del maggiociondolo e ai prati fioriti di Bodnant Garden nel Galles settentrionale fino alle maestose gunneraceae e alle imponenti felci arboree dei subtropicali Trebah Gardens in Cornovaglia. Siamo anche andati nel misterioso Puzzlewood ammantato di muschio, l’antichissimo bosco nella Foresta di Dean, e nei mirabili giardini terrazzati nascosti di Iford Manor nel Somerset, per citare solo qualche esempio. Ci auguriamo che ne emerga una adeguata celebrazione della gloria della natura, riflessa attraverso gli occhi dei bambini. I giardini esistenti sono sempre stati la nostra principale fonte d’ispirazione, non abbiamo mai voluto ‘reinventare’ la natura attraverso gli effetti visivi.

Uno dei principali cambiamenti rispetto al romanzo è stato il contesto temporale della storia. Pubblicato per la prima volta come libro nel 1911, abbiamo ritenuto che Il giardino segreto sarebbe apparso meno distante ai bambini di oggi se avessimo preso le distanze dai cappellini edoardiani pur mantenendo il racconto fermamente radicato nel ‘passato’. L’abbiamo dunque ambientato nell’immediato dopoguerra, nel 1947. In questo modo, la tragica scomparsa dei genitori di Mary in India avviene durante l’epidemia di colera scoppiata durante la Partizione. E la tenuta Misselthwaite si sta appena riprendendo dal cupo periodo bellico quando era stata convertita in un ospedale militare. Quindi il sentimento di sofferenza che Mary si trova ad affrontare va oltre la sua dimensione personale. Si stanno tutti riaffacciando alla vita nel periodo immediatamente successivo alla guerra.

All’inizio del racconto, Mary è la stessa bambina aggressiva, ciecamente presuntuosa e molto bisognosa di amore e di attenzioni del romanzo. Ma abbiamo ridotto il peso di alcuni personaggi secondari per dare maggiore risalto ai rapporti chiave della storia. Ci siamo concentrati soprattutto sullo psicodramma tra l’inconsolabile Archibald e la proiezione della sua depressione che mette in atto nei confronti del figlioletto malato Colin – un curioso caso di sindrome di Münchhausen per procura che è il fulcro dell’opera letteraria. Abbiamo cercato di scavare più a fondo nel mistero del lutto famigliare che funesta la vita di tutti a Misselthwaite: le ossessioni emotive dei personaggi derivanti dalla perdita nel nostro film sono diventate una storia di fantasmi.
Il giardino segreto non è soltanto una storia per bambini, è anche la storia della nostra infanzia. La speranza è che gli adulti apprezzino di rituffarsi nella loro giovinezza perduta e anche che una nuova generazione di ragazzi subisca l’incanto di questo racconto misterioso e rimanga sorpresa dal suo potere di svelare segreti e liberare nuove possibilità di speranza.

LA STORIA

1947: Alla vigilia della Partizione dell’India, tra la crescente confusione generale, Mary Lennox (Dixie Egerickx), una bambina spaventata rimasta da sola, racconta una storia alla sua bambola usando le ombre cinesi. Quando giunge il mattino e la sua bambinaia non risponde alla sue chiamate, Mary scopre che la sua casa è distrutta e abbandonata. Non c’è traccia dei suoi genitori. Costretta a badare a se stessa, con il solo conforto della sua bambola e delle sue storie, Mary viene finalmente trovata dai soldati britannici, sola, affamata e sporca. Così apprende che entrambi i suoi genitori sono rimasti vittime dell’epidemia di colera e, insieme ad altri bambini che devono essere rimpatriati, sale a bordo di una nave che fa rotta verso l’Inghilterra dove vive un suo zio. Tenendo le distanze dai suoi compagni di viaggio, sprezzante e smarrita, Mary smette di raccontare le sue storie e getta la sua bambola in mare.

Al suo sbarco trova ad attenderla sul molo l’energica governante di suo zio, Mrs. Medlock (Julie Walters), sconcertata nello scoprire che la bambina priva di attrattiva è “piuttosto eccentrica”. Durante il lungo viaggio verso le brughiere dello Yorkshire, Mary viene invitata a non aspettarsi lussi o attenzioni speciali nella tenuta di suo zio, Misselthwaite Manor. Requisita dall’esercito durante la recente Seconda Guerra Mondiale, la sontuosa villa appare in condizioni penose e soltanto un allegro pettirosso sembra dare il benvenuto alla piccola Mary, non desiderata e non amata.

Dopo aver ricevuto l’ordine di non muoversi dalle sue stanze – “vietato esplorare e vietato ficcanasare” – Mary sogna di trovarsi in un luminoso, assolato e rigoglioso giardino indiano, quando viene svegliata nel cuore della notte da un grido e dal sibilare del vento. Il mattino seguente la gentile e vivace cameriera Martha (Isis Davis) arriva a portarle il porridge e ad accenderle il camino, suscitando i capricci di Mary, che non vuole saperne di fare colazione e si aspetta di essere riverita e vestita dall’incredula inserviente. Abbandonata alle sue bizze per il resto della giornata, Mary salta maldestramente la corda nei vasti prati della tenuta e si spaventa quando intravede una strana figura nella nebbia e un cane randagio che mangia metà del suo panino del pranzo. La sera contempla con le lacrime agli occhi la carta da parati della sua camera, quando gli uccellini alle pareti prendono vita e si ritrova ancora una volta nel giardino indiano in compagnia della sua bellissima madre che la ignora.

Nei giorni successivi, Mary e il cane, che lei chiama Jemima, diventano amici e giocano insieme. Mary comincia a correre e a ridere e la sua abilità nel salto con la corda migliora di pari passo con il suo appetito e il suo rapporto con Martha. Di notte, passeggia nei corridoi proibiti e segue i gemiti e i lamenti che provengono da una stanza al piano di sopra dove scopre il petulante invalido Colin Craven (Edan Hayhurst), il suo cuginetto recluso e costretto a letto di cui non ricorda di aver mai sentito parlare. Dopo essersi scambiati qualche insulto, i due sfortunati bambini trovano un terreno in comune nelle rispettive tragedie e iniziano una tormentata amicizia segreta.

Finalmente convocata per conoscere suo zio, Archibald Craven (Colin Firth), il gobbo che ha intravisto nel cortile, Mary diviene subito oggetto di discussione tra il suo tutore e la governante a proposito di scuole e istitutrici. Sorprendendo i due adulti, la bambina dichiara in modo risoluto che le piace stare a Misselthwaite e che non ha bisogno di insegnanti. Perso nel suo dolore, Archibald dice a Mary che lei gli ricorda la sua defunta consorte, sorella gemella della madre della bambina, ma che non esiterà a mandarla via se dovesse procurargli dei fastidi.

Seguendo i suoi toccanti uggiolamenti, Mary scopre che Jemima è caduta in una trappola. Liberato, il cane si allontana zoppicando e Mary si mette a cercarlo. Supponendo che sia saltato al di là dell’alto muro di cinta della tenuta, Mary si arrampica a fatica fino in cima a scopre che dall’altra parte c’è un misterioso luogo, selvaggio e rigoglioso. I latrati la guidano attraverso rocce coperte di muschio e chiazzate dal sole, un prato e un ruscello, fino ad alcune rovine dove, ispirata, cerca di tranquillizzare l’animale raccontandogli la storia di Mary e Jemima in un luogo segreto. Il cordiale pettirosso indica a Mary il nascondiglio di una chiave, ma quando sente il campanello di Mrs. Medlock che le ricorda che è l’ora del bagno e della cena, la bambina promette a Jemima che tornerà il giorno dopo e corre a casa, dove viene accolta dalla governante sconvolta per il suo aspetto inzaccherato.

Mary e Colin litigano a proposito delle sofferenze di lui, ma la bambina prova compassione per la sua infelicità e cerca di distrarlo raccontandogli storie di un luogo magico. Dopo averlo salutato, si mette ad esplorare stanze abbandonate piene di oggetti antichi, rarità e meravigliosi cimeli nella miniera conservata come un tempio degli abiti e dei gioielli della defunta padrona di casa, estasiata di fronte alle fotografie delle due bellissime sorelle gemelle che un tempo sono state felici: sua madre e la madre di Colin. Quando sente Colin ricominciare a singhiozzare, scorge Archibald in piedi davanti alla porta della camera del figlio, incapace di decidersi a entrare per consolarlo.

Il giorno seguente, Mary fa la conoscenza di Dickon (Amir Wilson), il fratello di Martha, un ragazzo solitario che vaga per le brughiere e che ha il dono di comunicare con gli animali. Sentendo di potersi fidare di lui, Mary gli rivela l’esistenza del giardino segreto e lui si prende dolcemente cura di Jemima, informando Mary che in realtà il cane è un maschio. Più tardi, quando rende partecipe Colin del suo segreto, il ragazzo si illumina. Sfidando il divieto, Mary spinge la carrozzina di un riluttante Colin fino alla stanza confiscata di sua madre Grace, dove i bambini ammirano incantati una fotografia delle loro madri e di loro stessi neonati proprio in quel giardino. “E ci siamo anche noi lì!” osserva Mary. “Ero già stata a Misselthwaite!”. Esamina la schiena di Colin e rimane stupita nel notare che malgrado l’insistenza del ragazzo, non è affatto gobbo, la sua schiena è perfetta come la sua. Entrambi sono commossi per questa constatazione.

Mentre Mary e Dickon si godono la gioia primaverile dei fiori che sbocciano, scoprono il cancello occultato del giardino segreto. Adesso possono fare uscire Colin di nascosto dalla villa su una sedia a rotelle e aprire la porta che dà… su un incantevole arco di maggiociondolo dorato in fiore. Uniti dal loro segreto, al settimo cielo per la bellezza che condividono,
ribattezzano il cane Hector che insieme a Colin comincia a guarire. Il giardino fiorisce di pari passo con la vera natura amorevole di Mary.

Infine scoperta, Mary viene intimidita da un’indignata Mrs. Medlock e da un freddo e furioso Archibald, che ordina che venga mandata in collegio – restando chiusa in camera sua nell’attesa – malgrado la piccola protesti che stava cercando di migliorare le cose. Nascosta all’interno della pancia del cavallo a dondolo della sua stanza, scopre un nascondiglio segreto di lettere nascoste di sua madre a sua sorella Grace. Le lettere forniscono a Mary diverse rivelazioni, in particolare quella che Grace era preoccupata del fatto che Archie potesse proiettare il suo dolore sul loro figlio Colin dopo la sua morte. Mary scappa e i bambini si ritrovano nel giardino: i segreti, le bugie e le lettere che ha scoperto la convincono che quel luogo guarirà le malattie di Colin. Felice nel giardino, Mary riesce finalmente a ricordare sua madre e a capire la natura del suo stato depressivo che lei ha sempre percepito come indifferenza e negligenza.

Quando viene informata in modo brusco che sta per lasciare Misselthwaite, Mary affronta Archibald rivelandogli la verità che ha appreso e che sa il ruolo che lui esercita nel proiettare la sua malattia su suo figlio. Mentre beve un drink dopo il loro confronto, Archibald urta accidentalmente una candela. Quando le fiamme divampano nella grande villa, Mary torna di corsa dallo zio che sta cercando Colin e i due hanno un’esperienza catartica con i fantasmi del loro passato che hanno smesso di ossessionarli e che al contrario li aiutano a scappare. Disperato nella ricerca di suo figlio, Archibald viene condotto da Mary e Dickon, insieme a Mrs. Medlock, nel giardino segreto, bellissimo, soleggiato e in fiore, dove Colin li accoglie in piedi. “Come?”, chiede stupito Archie. “Magia. Segreti. Lei.”

NOTE DI PRODUZIONE

Il romanzo Il giardino segreto di Frances Hodgson Burnett è stato pubblicato per la prima volta in forma di libro nel 1911, dopo essere apparso a puntate sul periodico The American Magazine (novembre 1910 – agosto 1911). Ambientato nello Yorkshire, è diventato uno dei romanzi più popolari di Burnett ed è largamente considerato un classico della letteratura inglese per ragazzi. Tuttavia, nel formato originale del periodico si rivolgeva ai lettori adulti – pochi bambini leggevano le pagine dell’American Magazine – e la sua longeva popolarità deve molto al suo richiamo trans-generazionale.

Nel forgiare la sua storia, Burnett adottò un approccio non ortodosso, impossessandosi del tradizionale concetto del protagonista bambino orfano e trasformando la sua eroina in una ragazzina umorale, viziata e scortese. La prima frase del romanzo descrive Mary Lennox come “La bambina dall’aspetto più sgradevole che si fosse mai vista”. Come nota un critico letterario: “Mary… non è una creatura bistrattata dall’indole buona ritagliata dalla stessa stoffa di Oliver Twist o Cenerentola”. Non è Pip, Jane Eyre o Heidi. All’età di sei anni, scrive Burnett, Mary era tirannica ed egoista.

Ed è in questo insolito punto di partenza che si radica il successo della storia. Attraverso la sua interazione con un giardino magico, Mary impara a guarire se stessa. La salvezza non avviene grazie all’amore romantico. Questa è una storia di trasformazione di sé che si sviluppa affrontando i temi della disabilità e del potere salvifico della natura. È una storia di avventura per giovani lettori pervasa di una complessità che trascende la maggior parte dei racconti per ragazzi.

Indubbiamente, i produttori Rosie Alison e David Heyman di Heyday Films si sono resi conto della capacità della storia di parlare a persone di tutte le fasce d’età. “È palese che si tratti di un racconto che ha una forza persistente che non cessa di attrarci in ogni epoca”, sostiene Alison.

“C’è qualcosa di molto semplice e tuttavia universale nell’ingegnosa idea di un giardino segreto e di un bambina sola in una casa priva di calore che scopre quel paradiso nascosto, un luogo perduto che ha il potere di ricostruire e guarire la sua vita attraverso la natura e l’amicizia”.

“È un racconto molto intimo”, aggiunge. “Penso che ognuno possa cogliere il concetto centrale di un luogo segreto a cui si possa accedere scoprendo una natura illuminata dal sole, rigogliosa e in fiore. Tutti noi possiamo identificarci con il percorso verso il nostro paradiso interiore perduto”.

“Appartiene alla tradizione delle grandi fiabe di redenzione e per molti aspetti è una storia molto adulta. E malgrado siamo propensi a credere che si rivolga a un pubblico femminile, nel corso delle nostre ricerche siamo rimasti davvero sorpresi dal numero di uomini che hanno amato il romanzo Il giardino segreto“. A titolo di esempio, Alison segnala che uno degli attori che avevano contattato – Colin Firth (che interpreta il ruolo dello zio di Mary, Archibald Craven) – è rimasto così toccato dalla sceneggiatura che Heyday Films aveva commissionato che ha accorciato il suo periodo sabbatico per potersi unire al cast. “Colin ha letto il copione e non ha saputo resistere”, afferma. “Lo ha molto commosso la purezza della storia.”

Anche Heyman ritiene che il loro adattamento darà prova, come la saga dei film Harry Potter che ha prodotto, di avere un richiamo universale. “Abbiamo fatto un film per un pubblico che va da spettatori di sette anni fino a persone più anziane di me, sulla sessantina, settantina e oltre”, dichiara.

La popolarità del romanzo Il giardino segreto è tale che è già stato oggetto di quattro adattamenti cinematografici, oltre ad aver ispirato una commedia a Broadway e quattro sceneggiati televisivi. Tuttavia, Alison ritiene che la storia sia matura per una nuova narrazione che sia particolarmente adatta al XXI secolo, soprattutto per via del fatto che pochissimi bambini di oggi hanno visto le precedenti trasposizioni.

“Sono passati 27 anni dall’ultima versione cinematografica”, commenta, “e c’è un’intera nuova generazione di bambini che per la maggior parte non conosce il romanzo e dunque si sta perdendo il piacere della scoperta di questa storia profonda, misteriosa e straordinaria”. “Inoltre oggi siamo sempre più lontani dalla natura”, continua, “e tuttavia sempre più bisognosi di godere dei suoi benefici. Ecco perché l’idea che si possa attraversare un piccolo cancello e accedere a un luogo che amplierà le possibilità di ciascuno conserva tutta la sua forza. E mi auguro che il nostro adattamento presenti una maggior introspezione psicologica rispetto alle versioni passate e si basi su un senso più profondo di quello che può essere il nostro rapporto con la natura”.

Per dare vita alla loro visione, Alison e Heyman si sono rivolti allo sceneggiatore Jack Thorne che, tra le sue numerose celebrate opere, ha regolarmente esplorato i tormenti dell’infanzia e a tratti l’isolamento dei giovani e la disabilità, tematiche apparse in lavori molto diversi tra loro come le serie televisive Skins, Cast Off, i lungometraggi Wonder, The Scouting Book for Boys e le opere teatrali Lasciami entrare e Harry Potter e la maledizione dell’erede.

“L’esitazione che si prova quando si affronta un testo come Il giardino segreto deriva dal fatto che uno si chiede ‘sarà soltanto un classico un po’ polveroso adatto alla domenica pomeriggio?'”, spiega Alison. “Ma noi volevamo che avesse una sua modernità e una rilevanza e risonanza con il mondo di oggi. Jack ha una voce fresca e contemporanea. È bravissimo nel cogliere il modo in cui i bambini e i giovani si parlano. Inoltre gli stanno molto a cuore i ragazzi disadattati. Ha adattato il film Lasciami entrare in una pièce andata in scena al Royal Court Theatre ed è anche molto interessato all’esplorazione della disabilità. Questi elementi ci hanno indotti a pensare che si sarebbe appassionato al nostro progetto. Jack ha un cuore e un’anima molto puri. Ha un bell’entusiasmo e la capacità di essere poetico e spontaneo, quindi ho sperato che Il giardino segreto potesse affascinarlo.”

Thorne aveva letto il romanzo da bambino e quando lo ha riletto, dopo essere stato contattato da Heyday, si è reso conto che da adulto lo aveva adorato ancora di più. “È un libro estremamente coraggioso”, sostiene, “con degli intrecci bellissimi che celebrano una bambina alquanto distruttiva che alla fine trova se stessa. Quando l’ho riletto, sono rimasto sorpreso da quanto sia cupo e l’ho amato per questo”.

Lo ha attratto in particolare l’idea di esplorare le ragioni che hanno portato Mary a diventare una bambina così irritante. “La prima cosa che volevo fare era mostrare che è una ragazzina che è stata distrutta dagli adulti e che viene poi ricostruita dai suoi pari. Quello che hanno in comune lei e Colin è l’aver sofferto per essere stati estremamente trascurati e mi è sembrato davvero importante esplorare questo aspetto.”

Sia nel romanzo sia nell’adattamento di Thorne, Mary è forgiata dalla sua prima infanzia in India. “Non dedichiamo molto tempo all’India, solo alcuni flash”, continua Thorne, “ma sono sufficienti per raccontare che non è stata amata nel modo in cui avrebbe avuto il diritto di esserlo, per ragioni diverse e complicate. Sua madre aveva i suoi motivi per soccombere al male. Fatto sta che gli adulti tradiscono Mary e saranno i bambini a rimetterla in sesto”.

Il fatto che impari a guarire se stessa attraverso la sua interazione con i suoi coetanei e con il giardino, aggiunge Thorne, è una delle ragioni della grandissima forza de Il giardino segreto.

“C’è un elemento molto importante nell’arco narrativo salvifico di questa bambina”, sostiene. “Nella finzione moderna, è molto difficile che un ragazzino sia così detestabile come è lei e tuttavia c’è qualcosa di unico nel suo percorso: non si tratta di una bambina che si salva da qualcosa, ma di una bambina che si salva da se stessa”.

“Guardare dentro se stessi, una cosa che Mary è portata a fare grazie al giardino, piantare un nuovo seme e crescere in un modo diverso sono elementi che hanno una grande importanza. E c’è anche qualcosa da dire su quello che la natura può fare per gli esseri umani. Sarà meraviglioso se questo film incoraggerà qualche altro bambino a costruire un rifugio segreto in un giardino o in un parco o in quello che ha a disposizione”.

Dopo che Thorne ha accettato di scrivere la sceneggiatura, Alison e Heyman hanno iniziato a cercare il regista e sono stati felici di assicurarsi la collaborazione di Marc Munden, regista britannico tre volte vincitore del premio BAFTA che vanta al suo attivo serie televisive come Utopia, The Crimson Petal And The White, National Treasure (alla quale ha lavorato insieme a Thorne) e il lungometraggio The Mark of Cain solo per citare alcuni dei suoi numerosi successi.

“Abbiamo pensato a Marc fin dall’inizio”, afferma Alison, “e benché Il giardino segreto sia un progetto completamente diverso rispetto a quello che ha fatto in passato, i suoi lavori hanno una chiara voce autoriale e un visionario senso dell’immagine. È in grado di offrire uno sguardo soggettivo e di scavare in profondità nella psicologia e nelle emozioni più autentiche. I suoi programmi televisivi sono dark, riflessivi, tesi e tuttavia lui è una persona premurosa e gentile, con un lato molto profondo e riflessivo. Con lui hai anche la certezza che non farà qualcosa di lezioso e stucchevole”.

Munden ha immediatamente abbracciato l’idea. “Ho trovato la sceneggiatura di Jack classica nel senso di rispettosa del romanzo”, dichiara. “Ma due cose mi sono piaciute in modo particolare. Una è che i protagonisti sono dei bambini non amati che scoprono l’amore nella loro reciproca amicizia e per la prima volta imparano a diventare dei bambini.

L’altra cosa che mi ha catturato nella scrittura è che, malgrado la fedeltà alle idee espresse nel libro, i bambini sono dotati di un’intelligenza emotiva, di una capacità di esprimere le emozioni che ho percepito come molto matura. Gli adulti sono tratteggiati come adulti, ma non possiedono quell’intelligenza emotiva nella gestione del dolore. Dunque i bambini superano i loro ostacoli in un modo molto maturo che mi sembra essere tipico del XXI secolo. Mi è sembrata molto moderna.”

ADATTARE UN ROMANZO CLASSICO AI TEMPI MODERNI

“Tra le righe di ogni storia c’è un’altra storia ed è una storia mai sentita e che può soltanto essere indovinata dalle persone che sono brave a indovinare”
Frances Hodgson Burnett

David Heyman ha una vasta esperienza in trasposizioni cinematografiche di opere letterarie – considerando anche il suo lavoro sui film della saga Harry Potter.

“Secondo me, è essenziale che la fedeltà sia nei confronti dello spirito di un romanzo”, sostiene, “più che in senso letterale. Il giardino segreto è un classico, dunque è ovvio che contiene delle pietre di paragone che abbiamo adottato, ma abbiamo anche apportato alcune modifiche. Per esempio, abbiamo cambiato il contesto temporale cosa che a nostro giudizio avrebbe reso il film più accessibile sul piano visivo, senza compromettere in alcun modo l’essenza del racconto di Hodgson Burnett”.

Benché Burnett avesse pubblicato le prime puntate nel 1910, i produttori hanno deciso di non ambientare la storia in epoca edoardiana. Ancor prima di contattare lo sceneggiatore e il regista, avevano scelto di spostare avanti nel tempo la loro storia.

“Abbiamo ritenuto che sarebbe apparsa meno distante ai bambini di oggi se avessimo preso le distanze dai cappellini edoardiani pur mantenendo il racconto fermamente radicato nel passato”, spiega Alison. “L’abbiamo dunque ambientato nell’immediato dopoguerra, nel 1947. In questo modo, la tragica scomparsa dei genitori di Mary in India avviene durante l’epidemia di colera scoppiata durante la Partizione.”

Questa decisione ha anche permesso ai realizzatori di fornire un contesto storico al malessere che si respira a Misselthwaite Manor, che nel film si sta riprendendo dal periodo bellico quando era stata convertita in un ospedale militare. “In questo modo, il sentimento di sofferenza che Mary si trova ad affrontare va oltre la dimensione personale”, continua Alison. “Tutti i personaggi si stanno riaffacciando alla vita nel periodo immediatamente successivo alla guerra. La villa è un luogo appartato molto vicino al resto del mondo, aspetto che amplifica la portata e la risonanza della storia.”

Inoltre, sebbene all’inizio del racconto Mary sia la stessa bambina aggressiva, ciecamente presuntuosa e molto bisognosa di amore e di attenzioni del romanzo, i realizzatori hanno ridotto il peso di alcuni personaggi secondari per dare maggiore risalto ai rapporti chiave della storia, in particolare il complesso nodo del legame che unisce Colin al suo inconsolabile padre, Archibald.

Nel film, il dottor Craven, fratello di Archibald e perfido zio di Mary è stato eliminato, come pure il personaggio del giardiniere. Di converso, Jack Thorne ha introdotto un nuovo personaggio, ovvero il cane con cui Mary stringe amicizia durante il suo primo periodo di isolamento a Misselthwaite. Ed è proprio il cane a condurla al giardino.

Il desiderio della produzione di scavare più a fondo nel mistero del dolore che affligge Misselthwaite è stato anche fonte di ispirazione nell’aggiunta di due fantasmi, in senso sia metaforico che letterale. La loro presenza enfatizza e chiarisce la sofferenza emotiva che segna tutti i residenti della tenuta. Sia la madre di Mary sia la moglie di Archibald (nonché, ovviamente, madre di Colin) diventano elementi corporei. Erano sorelle nella vita e appaiono insieme nella morte.

“Abbiamo i fantasmi della presenza di tutte e due le madri defunte”, spiega Alison. “Alla fine, Colin e suo padre Archibald hanno un ricongiungimento molto intenso, ma nella nostra versione anche Mary ha il suo momento di riconciliazione con lo spettro di sua madre.” I fantasmi di entrambe le madri sono completamente benevoli. “Tuttavia è una storia di spettri di famiglia”, aggiunge la produttrice, “un racconto di una catena di negligenze emotive che deve essere spezzata. Mary ha bisogno di guarire le ferite della famiglia interrotta e anche le sue stesse ferite.”

Nel romanzo di Burnett, osserva Alison, i genitori di Mary sono descritti come piuttosto incapaci, interessati solo alle feste e il più delle volte indifferenti nei confronti della bambina. “Poi perdono la vita e lei crede che tutto le sia dovuto. Burnett non ritorna sulla figura materna, si concentra solo sul legame che unisce Colin e suo padre. Invece nella nostra versione Mary è ossessionata dall’assenza emotiva di sua madre che l’ha profondamente ferita. E noi gradualmente mettiamo insieme dei piccoli frammenti in cui percepiamo che dietro alla bambina a cui è mancato l’amore c’era una madre depressa e sofferente”.

Quando arriva a Misselthwaite, Mary sente gridare nella notte e pensa che siano i fantasmi dei soldati feriti che sono morti nella villa. Poi scopre una stanza segreta e inizia a sentire gli echi di sua madre e di sua zia defunte. Pian piano si rende conto che il giardino apparteneva alla madre di Colin. “In sostanza, il nostro racconto è punteggiato dal senso che ha vivere con gli spettri del passato della propria famiglia”, afferma Alison.

Munden è rimasto particolarmente affascinato dall’idea dei fantasmi. “Volevo in qualche modo creare la sensazione di uno stato onirico, di una sorta di sogno febbrile”, dichiara il regista. “La nostra è la storia di una bambina che subisce un incredibile trauma in India quando si ritrova abbandonata e sola a provvedere a se stessa. Quindi, quando arriva in Inghilterra, in un ambiente a lei completamente estraneo, è in una condizione post-traumatica e può contare solo sulla sua immaginazione”.

In certi punti del film, la macchina da presa passa senza stacchi dai sogni ad occhi aperti di Mary alla fredda realtà velata di foschia che la circonda. “E a volte non sai bene dove iniziano e dove finiscono certe cose”, aggiunge Munden. “Penso che un trauma funzioni in questo modo e ci è parso un riflesso autentico di quello che Mary deve aver provato. È probabile che lo stesso discorso valga anche per gli adulti”, continua. “Anche Archibald Craven, il personaggio interpretato da Colin Firth, ha vissuto una specie di trauma simile, al punto da avere un blocco totale nei confronti di suo figlio, che di fatto ha recluso in una stanza e che sta punendo. Di conseguenza, anche lui alla fine affronta il fantasma della moglie che ha perduto”.

Un ultimo cambiamento cruciale è stato operato alla conclusione del film. Alcuni critici hanno condannato l’assenza di un episodio drammatico alla fine del romanzo di Burnett e questo ha indotto i realizzatori a introdurre un incendio per enfatizzare il senso di urgenza e di pericolo nel punto saliente della storia. È il momento in cui entrambi i fantasmi si manifestano pienamente.

“Il film raggiunge il suo apice con l’incendio”, afferma Alison. “Qui ci sono echi di Jane Eyre, sicuramente un’opera che ha influenzato il romanzo originale. Ma nel corso dei sopralluoghi in tante dimore signorili ci siamo resi conto che la maggior parte di esse hanno subito un incendio nel corso della loro storia. Nelle ville monumentali inglesi scoppia sempre un incendio prima o poi.”

Alla fine del film, il fuoco permette la purificazione e il rinnovamento della casa, insieme alla rinascita della famiglia.

I PERSONAGGI

Mary Lennox
Il personaggio al centro de Il giardino segreto è una detestabile ragazzina con una fervida immaginazione e un’ancor più spiccata convinzione che tutto le sia dovuto. Per interpretarla, la produzione voleva un’attrice sconosciuta e dopo che il direttore del casting ha visionato i provini di circa 800 aspiranti, la scelta è ricaduta su Dixie Egerickx.
Munden tesse le lodi del suo notevole talento attoriale. “Quando l’abbiamo conosciuta aveva 12 anni, ma con la testa di una giovane di 26”, sostiene. “Puoi parlare con lei e darle le stesse indicazioni che dai a un attore adulto, ma conserva un’indole infantile che per noi era essenziale nella sua interazione con il giardino. Volevo che le scene nel giardino ruotassero attorno al gioco, a bambini che si sporcano le mani, che scrutano gli insetti e che fischiettano. Per certi versi, potrebbe sembrare un concetto un po’ antiquato, ma per me è eterno. E Dixie possedeva un meraviglioso e autentico atteggiamento infantile. Ho cercato di sfruttarlo al massimo, malgrado interpretasse un personaggio assai diverso. Cercavo un’interprete che avesse l’intelligenza e la capacità espressiva delle emozioni che Jack aveva scritto e che fosse in grado di capirle, ma che fosse al tempo stesso abbastanza giovane da avere comportamenti fanciulleschi, come travestirsi o fare balletti”.
Egerickx è stata felicissima di ottenere il ruolo. “Ero così emozionata!”, confessa raggiante. “Mi piace che all’inizio Mary sia una bambina molto triste perché ha sofferto tanto, avendo perso tutto quello che aveva. Ma via via che la storia progredisce, sboccia in un personaggio più amabile. Riesce a venire a patti con quello che le è capitato ed è meraviglioso vederla compiere questo passo. Mi piace che Mary non sia una bambina stucchevole, ma che sia al contrario molto diretta. Per certi aspetti, è una vera femminista”, aggiunge la giovane attrice.
“È lei che determina la storia, molto più che nel romanzo e trovo che questo sia bellissimo”.
Dixie Egerickx dichiara inoltre di essere rimasta particolarmente affascinata dal ruolo giocato dalla natura e dal giardino stesso che ritiene essere molto pertinente per i ragazzi del XXI secolo.
“Penso che l’elemento naturale sia indubbiamente di enorme importanza visto che moltissimi giovani, me compresa, trascorrono tutto il loro tempo al cellulare”, sostiene. “Mi ha fatto aprire gli occhi sulla vastità e la ricchezza della natura che offre cose meravigliose e basta mettere giù il telefono per poterle vedere! Mia madre è una fiorista, mio padre progetta giardini e mio nonno è un orticoltore”, continua, “quindi sono cresciuta in una famiglia appassionata di natura, ma il film mi ha incoraggiata a uscire di più.”
Egerickx conosceva il romanzo, ma è rimasta particolarmente affascinata dall’adattamento di Thorne. “Mi è piaciuto molto come è stato reso moderno, pur mantenendo il cuore della storia che ci mostra che le persone possono cambiare, come fanno Mary, Colin e anche gli adulti.”
Per scavare più a fondo nella personalità di Mary, i realizzatori hanno puntato molto sulla sua immaginazione (peraltro già presente nella storia originale), che fin dall’inizio del racconto smorza il suo atteggiamento odioso. Per sviluppare questo aspetto del suo carattere, la produzione ha attinto soprattutto a un altro romanzo molto amato di Burnett, La piccola principessa, la cui prima edizione risale al 1905. “Ci siamo un po’ ispirati a La piccola principessa per enfatizzare l’elemento narrativo fantastico”, dichiara Alison. “Volevamo che l’immaginazione dell’infanzia fosse il fulcro della storia.”
La fantasia e la comprensione emotiva che l’accompagna permette a Mary di muoversi con minori difficoltà nel corso del suo viaggio. “La storia riguarda anche una bambina che inizia a comprendere il mondo adulto, che inizia a cogliere le complessità che lo caratterizzano, e Mary rimedia alle carenze che ha subito nell’infanzia facendo avvicinare suo cugino Colin e suo padre Archibald, fino ad allora emotivamente distante dal figlio.”

Archibald Craven
Archibald Craven, lo zio di Mary proprietario di Misselthwaite Manor, è un individuo misterioso e all’inizio della storia è vicino all’archetipo della figura solitaria e tenebrosa che si aggira nel suo castello come nei racconti La bella e la bestia o Jane Eyre. È un uomo difficile da rappresentare e questo ha spinto la produzione a rivolgersi a uno degli attori più talentuosi della sua generazione, il premio Oscar Colin Firth. Per interpretare il ruolo Firth ha abbreviato un periodo sabbatico. “Colin è stato molto coraggioso e non si è fatto scrupoli a impersonare il miserabile Archibald”, afferma Munden, “ed è stato bravissimo a scavare nelle emozioni che deve provare un uomo che sta soffrendo a causa di un lutto. Archibald non è certo una persona amabile, ma Colin è un uomo molto profondo e ha saputo mettere una buona parte di sé nel personaggio”.
David Heyman concorda: “Grazie alla genialità di Colin, penso che il pubblico riuscirà a provare per lui empatia e una grande pena. Siamo stati fortunati ad avere in squadra non solo un’icona del cinema britannico, ma anche un grandissimo attore”.
Firth dichiara di aver trovato il personaggio scritto da Thorne un uomo affascinante da interpretare. “È molto misterioso”, sostiene l’attore, “e lo incontriamo solo dopo un po’. Poi, quando facciamo la sua conoscenza, capiamo perché Mary si senta intimidita da lui. Visto attraverso gli occhi della bambina, ha qualcosa di davvero mostruoso. A Misselthwaite, Mary si trova in un universo minaccioso, che incute paura, vuoto e disperante. E sono tutte sensazioni propagate da Archibald. È molto interessante impersonare un personaggio così perché spetta all’attore colmare tutti i vuoti. È un uomo in lutto che sta soffrendo per la morte della moglie e permette al suo dolore di diventare un’orribile forza negativa.”
La sua malignità, osserva Firth, si ripercuote su tutte le cose e le persone che lo circondano. “Ha lasciato che la sua sofferenza distruggesse se stesso e chiunque e qualunque cosa gli fosse vicino: il giardino, la casa, suo figlio e tutte le persone che lavorano vicino a lui ne risentono pesantemente.”
Aggiunge che il dolore che consuma Archibald ha una radice terribilmente narcisistica. “Si è dimenticato degli altri, o quanto meno li ha messi a tacere. Ha causato a tutti un danno enorme proiettando fuori da sé il disgusto che prova per se stesso. E suo figlio è la prima vittima dell’egocentrica depressione di quest’uomo.”

Colin Craven
Il figlio di Archibald nonché il secondo bambino più importante ne Il giardino segreto è Colin, il ragazzino disabile confinato nella sua camera da letto dal padre afflitto. Anche lui ha bisogno di guarire e la cura arriva nella forma della lenta amicizia che costruisce con Mary e della conseguente frequentazione del giardino. Per impersonare Colin la produzione ha scelto Edan Hayhurst. “Quando Edan si è presentato per la prima lettura, ho trovato che ci fosse qualcosa di assolutamente unico nel suo modo di leggere”, ricorda Munden. “Sfoggiava un leggero accento infantile in stile anni ’40 che mi ha fatto pensare al modo di parlare dei bambini nei vecchi film. L’ho trovato molto ingegnoso. Alla fine, quando gli ho parlato, mi sono reso conto che non parlava affatto in quel modo e gli ho chiesto dove avesse preso quell’accento. Mi ha risposto che aveva guardato molti spezzoni di vecchi film su YouTube e aveva imitato quei bambini. È arrivato perfettamente preparato!”

Mrs. Medlock
Un altro personaggio centrale ne Il giardino segreto è Mrs. Medlock, la governante di Misselthwaite. Nel romanzo di Burnett è una donna piuttosto inclemente con una lingua taglientissima. Tuttavia, i realizzatori hanno voluto dotarla di maggiore spessore e vulnerabilità. Per interpretare il ruolo si sono rivolti a un altro genio della recitazione, la due volte candidata all’Oscar Julie Walters, che aveva già lavorato con Thorne e Munden per la miniserie televisiva National Treasure e che vantava un rapporto di collaborazione di lunga data con Heyman, avendo interpretato sette film della saga Harry Potter e i due Paddington.
Heyman è stato felicissimo di garantirsi la sua partecipazione. “Avere Julie è stato fantastico”, dichiara. “Ha un carattere che induce le persone a volerle bene e a immedesimarsi in lei. In questo film, interpreta un personaggio leggermente più cupo, che ha il potere di intimidire gli altri e non concede alla nostra piccola protagonista l’opportunità di fare quello che vorrebbe fare. Mrs. Medlock è piuttosto autoritaria, ma impersonata da Julie, mostra anche un altro lato di sé. Sa essere feroce, ma non è una ferocia priva di umanità. Non è una donna fredda e cattiva. Julie ha saputo connotarla con molte sfumature diverse.”
Munden è altrettanto elogiativo e descrive Walters come senza dubbio la miglior attrice con cui abbia mai lavorato. “È capace di fare qualunque cosa”, dichiara. “Ragionando su Mrs. Medlock, ho subito deciso che non volevo che fosse una cattiva da cartone animato. È la governante della casa, la governante di Archibald e nel libro è descritta come una donna piuttosto irredenta. Ma ho capito che Julie le avrebbe dato una vulnerabilità, una stranezza e un senso dell’umorismo che sarebbero filtrate sotto la maschera.”
Fin dall’inizio Mrs. Medlock è spiazzata da Mary. “E anziché essere arrabbiata per questo è vagamente confusa e colta in contropiede”, afferma Munden. “Dunque è piuttosto divertente. Julie è riuscita a esprimere tutti questi sentimenti nella sua interpretazione e non sono sicuro che molte altre attrici sarebbero state in grado di farlo”.
Julie Walters confessa di essersi divertita a decodificare i diversi strati in cui Thorne aveva composto il suo personaggio. “Per molti aspetti, è una donna autenticamente vittoriana”, rivela l’attrice. “È molto leale, forse un po’ innamorata di Archibald, in un modo piuttosto distante, ed è molto protettiva nei suoi confronti e nei confronti della casa”.
Governare la tenuta è un peso enorme per lei. “Cerca di riportarla agli antichi splendori e di farla ripartire al meglio”, sostiene Walters, “e nel frattempo fa il possibile per gestire
Archibald, la sua depressione e il suo stato mentale. Quindi è normale che sia tormentata.”
Walters si è divertita nelle interazioni che il suo personaggio ha con quello di Mary e nel rapporto personale che ha intessuto con la giovane attrice che interpreta la sua antagonista. “Ho recitato soprattutto con Dixie ed è straordinaria”, afferma. “A parte tutto il resto, è incredibilmente sveglia ed è anche una bravissima attrice. Per molti aspetti, non è stato come lavorare con una bambina. Potevamo conversare in modo normale. Inoltre, il rapporto che Mrs. Medlock ha con Mary è molto interessante”, aggiunge Walters. È completamente sconcertata e spiazzata dalla ragazzina, dal suo modo di parlare e di vedere le cose. Quindi lungo tutto il racconto c’è una certa tensione tra loro che riflette i tentativi della donna di venire a patti con quella personcina e i suoi modi selvatici.”

Dickon & Martha
La sregolatezza di Mary trova sfogo nella crescente amicizia che stringe con Dickon, un ragazzino poco più grande di lei, fratello di una donna di servizio della casa. Dickon ha un rapporto profondo con le attività all’aria aperta e aiuta Mary ad avvicinarsi alla natura attraverso la sua interazione con il giardino. Per interpretare il ruolo Dickon i realizzatori hanno scelto Amir Wilson, recentemente apparso nella serie televisiva targata BBC/HBO His Dark Materials – Queste oscure materie. Sua sorella Martha invece è impersonata da Isis Davis.
“Per Dickon ho visto molti ragazzi, ma Amir Wilson, che ha fatto molto teatro ed è una persona incantevole, mi è parso il tipo che potrebbe andarsene in giro con dei furetti in tasca”, sorride Munden. “E Isis Davis, che interpreta sua sorella Martha, è un’attrice con cui avevo già lavorato in passato ed è meravigliosa. Tra tutti i ragazzi c’è stata un’intesa immediata”.

CREARE IL GIARDINO SEGRETO

Il concetto di un giardino segreto è qualcosa di radicato in chiunque ami la natura e anche coloro che non hanno mai letto il romanzo di Burnett, né hanno mai visto alcun adattamento per il piccolo o grande schermo comprendono facilmente le entusiasmanti possibilità di un’idea simile. Un giardino segreto per nutrire l’anima ha un che di primordiale. L’idea di un giardino fantastico, nascosto dal mondo, ricolmo di possibilità reciproche, ha senza dubbio affascinato Thorne.

Thorne ha scritto la sua versione del giardino di Burnett elaborando la sua sceneggiatura attorno al concetto centrale di simbiosi. “La natura è qualcosa di molto complicato”, afferma, “e quello che amo del nostro giardino è che è genuinamente selvatico. E scoprire la vera natura di una cosa permette alla sua essenza di sbocciare. Penso sia questa la metafora del giardino. Permette di liberare lo spirito che ciascuno ha dentro di sé ed è questo che i bambini scoprono insieme. Nessun adulto li rende migliori: attraverso il giardino sono loro a rendersi migliori”.

Munden ha immediatamente reagito all’idea di Thorne. “Jack ha descritto un giardino meraviglioso”, afferma, “e io ho voluto che fosse immenso anche se non sconfinato e con questo voglio dire che volevo che riflettesse l’idea di Mary che va nella tana del bianconiglio. Non appena la bambina scavalca il muro ci troviamo in un luogo che è uno spazio completamente diverso. Ho pensato che la gente avrebbe potuto accettare il fatto che sia un posto che dura per sempre.”

Per dare vita a questa visione, Munden si è rivolto al suo scenografo, Grant Montgomery, che ha avuto un ruolo cruciale nella progettazione del giardino. “Marc continuava a ripetere che il giardino doveva essere un’esperienza immersiva sia per Mary sia per il pubblico”, racconta Montgomery.
“Inoltre, doveva riflettere un senso di vastità talmente incontenibile da chiederti se quello che vedi è reale o è il frutto dell’immaginazione di Mary. Questa è stata la fonte di ispirazione che ha generato la creazione di un giardino che non cessa di rivelarsi in ambienti diversi via via che ci addentriamo nella storia.”

La natura fantastica del giardino non si fonda su una flora esotica: tutte le piante che vediamo sono indigene della Gran Bretagna. Si gioca piuttosto sulla ‘magia’ del mondo vegetale. Man mano che Mary e poi Colin reagiscono al giardino, il giardino reagisce a loro.

“Senza dubbio Mary risponde positivamente al giardino nel senso che la natura facilita la sua presa di coscienza e il suo aprirsi verso altre persone come Colin”, commenta Munden. “Ma con l’evolversi della storia, anche il giardino risponde a loro. Tra i bambini e il giardino si crea un rapporto simbiotico. Le piante prendono vita e sbocciano e i bambini fanno altrettanto. Si aiutano reciprocamente.”

Per creare lo spazio fisico del giardino, la produzione ha scelto di usare soprattutto ambienti naturali e di ricorrere alla computer grafica solo in casi di assoluta necessità. Spiega Alison: “La nostra linea guida principale è stata trovare sempre parchi esistenti davvero speciali, non volevamo reinventare la natura. Ma nel creare il nostro giardino abbiamo potuto avvalerci di tecniche cinematografiche che oggi permettono di fare cose leggermente diverse rispetto agli adattamenti precedenti in termini di effetti visivi. Avevamo stabilito che non sarebbe stato un giardino segreto digitale, ma abbiamo sfruttato la possibilità di potenziare il mondo naturale in modo impercettibile.”

L’accentuazione si è resa necessaria quando si è trattato di sviluppare la reazione del giardino a Mary e Colin. “Volevamo si percepisse che il giardino risponde alla presenza dei bambini che ne influenzano lo stato”, continua Alison. “C’è un rapporto di reciprocità tra i ragazzi e la natura e abbiamo deciso di usare con parsimonia gli effetti visivi per esaltare la sensazione che la natura faccia eco al loro stato d’animo. Ma più abbiamo cercato i giardini visitando moltissime location, più ci siamo resi conto che è impossibile replicare la natura. Non volevamo ‘falsarla’.”

In effetti la produzione è partita per una missione esplorativa nello Yorkshire, nel nord del Galles, nella Foresta di Dean, nel Wiltshire, nel Dorset e in Cornovaglia per mettere insieme gli angoli più suggestivi che avrebbero composto il giardino segreto. “Siamo andati a vedere 50 o 60 giardini in tutto il paese”, afferma Montgomery, “poi abbiamo scremato la nostra
selezione fino a compiere la nostra scelta finale. È stato un percorso interessante perché abbiamo creato un ambiente diverso con ciascuno dei giardini scelti.”

Quando Mary entra per la prima volta nel giardino si trova in un bosco antichissimo, filmato a Puzzlewood, nella Foresta di Dean, con le sue rocce coperte di muschio, i suoi peculiari alberi e i corridoi di pietra scavati dai meccanismi di una vecchia miniera di ferro. Poi scopre un bellissimo prato coperto di fiori e un ruscello, che abbiamo ripreso ai Bodnant Gardens, vicino Conwy, nel nord del Galles, dove abbiamo anche filmato il magnifico lungo Arco del maggiociondolo.

Il giardino ospita anche una valle costellata di imponenti felci arboree e maestose gunneraceae, che abbiamo filmato nell’ambiente subtropicale dei Trebah Gardens in Cornovaglia. Inoltre, nel cuore del giardino c’è un tempio diroccato che è stato filmato all’abbazia di Fountains nello Yorkshire. Infine, lo splendido giardino Harold Peto di Iford Manor nel Wiltshire è stato usato per quello che, nelle parole di Alison, “simboleggia quello che a detta di tutti sarebbe il giardino segreto con colonnati e glicine”.

L’unico set costruito è ovviamente il giardino dove c’è un albero enorme con un’altalena. “Il nostro scenografo Grant Montgomery ha trovato un albero meraviglioso attorno al quale ha composto un anfiteatro di fiori: è diventato un grande prato fiorito nell’Hertfordshire, vicino ai Pinewood Studios” commenta Alison.

La casa e il giardino di Mary in India sono stati girati nel giardino subtropicale di Abbotsbury nel Dorset.

Per fare in modo che i giardini mescolassero l’elemento fantastico e la realtà, la produzione ha lavorato a stretto contatto con Lucinda Mclean di Filmscapes, una società di architettura di giardini che opera nel cinema sin dal 1984 con Greystoke – La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie e che ha lavorato anche all’adattamento cinematografico de Il giardino segreto del 1993.

“I veri giardini che abbiamo usato hanno tutti una vegetazione rigogliosa e questo è stato molto importante”, esordisce Mclean. “Ogni angolo di quei giardini aveva quel carattere selvatico che voleva Marc. Inoltre, benché fossero tutti molto estesi — volevamo che sembrassero sconfinati — al loro interno avevano anche aree molto intime.”

Mclean continua segnalando che l’utilizzo della gunnera durante tutte le riprese è stato fondamentale per enfatizzare la transizione tra ciascuno di questi giardini molto diversi tra loro per creare un tutt’uno uniforme. “A ogni passaggio da un giardino all’altro c’era un punto di transizione”, spiega, “e la gunnera ha svolto un ruolo essenziale per questo, malgrado sia stata una sfida complessa perché abbiamo scoperto che è una pianta che non ama molto viaggiare.” Aggiunge che la produzione ha inserito altre piante nei giardini per dare un senso di maggiore unità, ma sempre rispettando la gamma esistente in ciascuna location. “Con la consulenza e la guida di Grant Montgomery, ne abbiamo incorporate soprattutto a Iford Manor”, racconta, “dal momento che quello è un giardino piuttosto tenue. Ha dei bellissimi colori malva e bianchi, ma noi volevamo aggiungere qualche tonalità in più.”

Poiché il colore gioca un ruolo fondamentale nel film, la produzione ha anche in parte costruito una sua versione del famoso Arco del maggiociondolo che con i suoi 55 metri di lunghezza è una delle principali attrazioni di Bodnant Garden in primavera.

“Abbiamo costruito la sezione iniziale dell’arco, accanto al cancello del giardino segreto, nell’Hertfordshire”, precisa Mclean, “perché il viale del maggiociondolo doveva collegarsi al muro e al cancello del giardino del nostro set. Inoltre, l’arco di Bodnant Garden non era in fiore quando abbiamo girato lì con il cast, quindi erano state girate delle sequenze dell’arco in piena fioritura all’inizio della primavera che sono state successivamente aggiunge nella scena in cui i bambini spingono Colin nel giardino segreto la prima volta. Per il nostro ingresso ricostruito nell’arco, abbiamo interamente usato fiori artificiali. Abbiamo preso del glicine bianco finto, che casca in modo simile al maggiociondolo, e abbiamo passato parecchi giorni a tingere di giallo i fiori. È stata una bella impresa, ma trovo che abbia un aspetto meraviglioso e che si fonda alla perfezione con il famoso autentico arco di Bodnant.”

Gli effetti visivi sono stati utilizzati in modo sottile per potenziare il naturale splendore del giardino. La Heyday Films aveva precedentemente stretto un rapporto di collaborazione con la società Framestore per il film della saga Harry Potter e per i due Paddington e sono stati i supervisori degli effetti visivi Glen Pratt e Andy Kind della Framestore a coordinare l’insolito compito di realizzare un giardino che reagisse impercettibilmente.

Gli effetti visivi sono anche stati occasionalmente usati per creare un senso di realismo magico frutto della fantasiosa visione del mondo di un bambino, come quando appaiono dei rami che aiutano Mary ad arrampicarsi per uscire dal giardino o quando i bambini sprofondano nella tristezza e la gunnera sembra avvizzire attorno a loro.

Un momento chiave di gioia arriva quando i bambini vivono l’arrivo della primavera e i fiori sembrano nascere al loro tocco. L’episodio è stato creato nell’Helmsley Walled Garden nell’area naturale protetta delle North York Moors. I bambini che corrono sono stati filmati in primavera, quando i fiori stavano sbocciando e il giardino è stato nuovamente visitato molto più tardi durante l’estate quando i fiori erano decisamente più alti.

In seguito, la Framestore è riuscita a creare l’illusione dei fiori che crescono mentre i bambini li sfiorano correndo. A volte gli effetti visivi sono stati abbinati a delle marionette (operate da Robin Guiver e Tom Wilton), come per esempio quando a Colin viene fatto il bagno nel ruscello e i cespugli tremano in simpatia con il suo shock termico. Quando poi si rilassa, anche le foglie si distendono.

La Framestore ha inoltre creato il pettirosso, un personaggio cruciale nel romanzo, mentre Fozzie (che interpreta Jemima/Hector) è un cane bene addestrato e reattivo che si è goduto delle belle corse estive in vari giardini insieme ai bambini.

MISSELTHWAITE MANOR

Parallelamente al giardino, l’altra location principale era Misselthwaite Manor e il terreno circostante. Per la tenuta, la produzione ha utilizzato una proprietà dello Yorkshire chiamata Duncombe Park.

“Duncombe Park possiede quello che Marc ha descritto come un meraviglioso spazio opposto”, sostiene Alison. “Ha un enorme prato davanti e ampi viali e distese d’erba sul retro. È molto vicino alla brughiera e ha un’area dove abbiamo creato la brughiera del film.” È lì che Mary incontra per la prima volta Dickon, in mezzo alla foschia.

Per quanto riguarda la villa, la facciata è quella di Harlaxton Manor nel Lincolnshire. Costruita nel 1837, presenta un’architettura che combina elementi degli stili giacobiano ed elisabettiano con un corpo centrale simmetrico barocco che la rende unica tra le dimore tuttora esistenti della rinascita giacobiana.

Ad eccezione dello studio di Archibald e di un’altra stanza che funge da ‘deposito’ filmate a Knebworth House nell’Hertfordshire, oltre alla cucina che è quella di Osterley Park, tutti gli interni sono stato costruiti nei teatri di posa dei Pinewood Studios.

“Per gli interni di Misselthwaite volevamo un grande spazio vuoto ammantato di un senso inquietante di mistero in cui Mary si trova improvvisamente a vivere”, rivela Munden. “Un ambiente simile a quello di film come Jane Eyre e Rebecca – La prima moglie. Penso che Jack ne fosse molto consapevole durante la scrittura della sceneggiatura e sicuramente era quello con cui volevo giocare sul piano cinematografico. Il primo film tratto dal romanzo, che risale agli anni ’40, aveva set simili rispondendo a un preciso genere e io volevo che la nostra casa vi facesse allusione. Ma al tempo stesso non volevo esplorare il cliché della villa gotica tetra e buia. Mi interessava inserire gradualmente dei colori nella casa che si sarebbe lentamente rivelata.”

Prima della morte della moglie di Archibald e della conseguente depressione e prostrazione di quest’ultimo, la villa era stata un luogo di felicità. “Quella felicità si è interrotta”, continua Munden. “È rimasta paralizzata nello stesso modo in cui Archibald è rimasto paralizzato dal dolore. Ma quelle immagini erano ancora presenti e aspettavano solo di riprendere vita. Era molto importante per me.”

Il compito di rendere questo aspetto del film ricadeva sullo scenografo, Montgomery. “Marc e io abbiamo guardato attentamente La porta proibita, l’adattamento cinematografico di Jane Eyre interpretato da Orson Welles, e Rebecca – La prima moglie di Hitchcock oltre alla prima versione per il grande schermo de Il giardino segreto che era vagamente ispirata a Jane Eyre“, dichiara. “Abbiamo reso un piccolo omaggio a quella versione, mentre la scalinata che si vede è un tributo dichiarato alla scalinata di Rebecca. Ma volevamo fare molto di più.”

Montgomery ha cercato di riflettere l’universo de Il giardino segreto all’interno della casa stessa, una mossa in parte ispirata dall’artista Rex Whistler. “Se avessimo realizzato degli interni in stile anni 1940 sarebbero risultati leggermente spenti”, spiega. “Ho esaminato le opere di Rex Whistler, un pittore che realizzò dei murali e che ha ispirato il personaggio di Charles Ryder in Ritorno a Brideshead. E ho pensato ‘E se la madre di Colin avesse ingaggiato un artista come Rex Whistler per affrescare la casa con le immagini del giardino?’ Quindi, quello che vedete alle pareti, se guardate attentamente, è l’aspetto originale del giardino. Quando entriamo nelle stanze, soprattutto quelle chiuse a chiave, alle pareti ci sono dei murali dipinti che le rendono molto originali. Verso la fine del film vediamo la villa Misselthwaite originale nella campagna come avrebbe dovuto essere, come un Paradiso. E alla fine si compie la rigenerazione e la villa torna a essere così nella realtà.”

L’ambiente più importante all’interno della casa è la stanza di Mary che subisce cambiamenti ed evolve lungo tutto il film.

“Per la stanza di Mary ho pensato ‘E se il giardino la circondasse, ma lei non riuscisse a vederlo perché non sta ancora guardando?”, riflette Montgomery. “Il giardino le insegna cos’è l’amore e man mano che lo frequenta e impara ad amare se stessa e ad avere cura delle cose, il giardino alle pareti della sua camera inizia a prendere vita. L’intero set è una metafora, ogni elemento ha un qualche significato.”

Alle pareti dello studio di Archibald e dei lunghi corridoi della villa, anche gli animali imbalsamati fanno riferimento alla vita interrotta e letargica all’interno di Misselthwaite.

La metafora si estende anche ai costumi, in particolare agli abiti indossati da Mary. La costumista Michele Clapton, che ha lavorato a rinomate serie televisive come The Crown e Il trono di spade, è stata molto entusiasta di aver contribuito alla narrazione della storia con l’evoluzione del modo di vestire di Mary. Nei suoi modelli c’è del realismo magico.

“Adoro il ruolo che ha il giardino in tutto il racconto”, dichiara. “È stata molto importante per me la scelta di non usare effetti speciali bensì di realizzare costumi che si trasformano. In certi momenti è stato un incubo decidere quando il pezzettino seguente sarebbe dovuto crescere, ma è stato entusiasmante vedere che tre scene dopo ti accorgi che qualcosa è cambiato nel costume di Mary.”

Gradatamente, il muschio cresce sul cappotto di Mary, i fiori iniziano a sbocciare dal suo vestito e a un certo punto dal suo vestito emergono delle farfalle che volano via. “Ho adorato l’idea di costruire dei completi in cui le fantasie mutano e si trasformano in farfalle e cappotti da cui nasce l’edera”, afferma Clapton. “Abbiamo persino creato il muschio nel ricamo grazie a un gruppo di artigiani di straordinario talento che ha lavorato compatto in una stanza insieme a me.”

Come molti che hanno lavorato al film, Clapton conosceva le precedenti versioni cinematografiche de Il giardino segreto e ricorda con tenerezza i costumi disegnati da Marit Allen nel film del 1993. “In modo bizzarro, è il motivo per cui mi ha interessato ancora di più il fatto che il nostro film fosse ambientato in un periodo diverso”, afferma, “piuttosto che ricreare qualcosa che era già stato fatto magnificamente in passato. È stato fantastico spostare il contesto temporale e giocare con una nuova epoca e poter usare nuove tecniche. Mi ha permesso di guardare la storia con occhi diversi.”

Per quanto riguarda il guardaroba di tutti i giorni di Mary, Clapton ha voluto creare un look per una ragazzina un po’ maschiaccio e molto pratica. “Per questo ho adorato le brache al ginocchio sotto le sue gonne”, dichiara. “Se intendi arrampicarti sui muri e strisciare a destra e a sinistra, è quello che vuoi indossare. Volevo che si vestisse da sola, che il gesto le desse un senso di indipendenza e di ulteriore isolamento rispetto alla casa. Amo raccontare attraverso i costumi.”

RIVISITARE IL GIARDINO SEGRETO

Diverse generazioni hanno amato i vari adattamenti cinematografici de Il giardino segreto, sia che si tratti di quello in bianco e nero del 1949 interpretato da Margaret O’Brien o di quello del 1993 per la regia di Agnieszka Holland interpretato da Kate Maberly.

“È una storia intensa, evocativa e profonda”, commenta Alison. “Ho amato le altre versioni, ma abbiamo percepito che c’era qualcosa di più da ricavare da questo racconto. Ci siamo prefissati di realizzare un film che fosse più riccamente stratificato nella sua dimensione fantastica e dove i confini tra il mondo interiore e il mondo esterno di Mary fossero più fluidi e la storia venisse alimentata dai suoi sogni e dai suoi racconti.

“Attraverso l’originale visione di Marc, è emerso un sottile tessuto connettivo tra la fotografia, gli ambienti e i costumi. E la fase finale è stata completata quando il compositore Dario Marianelli ha visto il film e ne ha tratto ispirazione per scrivere una colonna sonora particolarmente incantevole e lirica che ha polarizzato tutti gli elementi.”

Il giardino segreto è un film per bambini e tuttavia è anche un film sull’infanzia, un periodo della vita che esercita un fascino speciale sul pubblico di tutte le età.

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Il Giardino Segreto disponibile in DVD da giovedì 10 Dicembre 2020
info: 10/12/2020 (Prime Video).

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