Macbeth con Michael Fassbender
Macbeth con Michael Fassbender

Macbeth con Michael Fassbender, la recensione


'Macbeth' è un film dalla resa tecnica magnifica, con una concretezza e una fotografia davvero incredibili. Il film di Kurzel, però, è colpevolmente privo d'anima, così ancorato al testo shakespeariano d'origine da impedire al pubblico di entrare nella storia. Magnifici gli attori.
Voto: 5/10

Macbeth non è certo un personaggio a cui servano presentazioni di sorta; re e burattino, assassino e principe, che spinto dalla propria ambizione, dalla propria vanagloria, e dal desiderio di potere di Lady Macbeth finisce per essere consunto da se stesso, auto annientato dalla propria stessa ombra. Nato dalla penna di William Shakespeare Macbeth è un personaggio oscuro e complesso, pieno di sfumature d'alabastro che lo rendono spaventoso, debole e maestoso al tempo stesso. Una sfida che di certo ha tentato il regista Justin Kurzel che, allo scorso festival di Cannes, ha presentato la sua visione di Macbeth, con Michael Fassbender nei panni del folle re e Marion Cotillard in quelli della sua infida moglie. Due attori maestosi, belli da vedere non solo per i tratti somatici, ma soprattutto per la verve che mettono nella loro interpretazione, per quella bravura che sembra uscire da ogni atomo dei loro corpi.

Due attori straordinari, sulle cui spalle vengono montati castelli che difficilmente si tengono insieme. Sì, perché Macbeth è un film solo parzialmente riuscito. Il regista, confrontandosi con un'opera così piena di materiale e che si portava dietro così tante aspettative, finisce per fallire nella missione di offrire al pubblico una propria visione, un punto di vista che possa in qualche modo giustificare la scelta di questa trasposizione. E, se è vero che si peccherebbe di arroganza a voler aggiungere qualcosa alla perfetta opera di partenza, è pur vero che cinema e teatro (così come cinema e letteratura) sono mezzi assolutamente diversi e, per questo, devono subire delle diversificazioni. In questo, il regista, non riesce; rimane fin troppo ancorato alle pagine dell'opera shakespeariana, finendo per annegare in prosaici dialoghi che al cinema non riescono in alcun modo ad avvincere lo spettatore. Nell'aria galleggia una sensazione di ridondanza, di staticità, di austera teatralità che non permette al pubblico di entrare nella storia e di farsi rapire da essa. E' come se venisse eretto un muro verbale che apre la strada alla distrazione, al vagabondaggio mentale; per cui lo spettatore si trova ben presto lontano dal destino da Macbeth, lontano da quel complesso sistema di colpa e ambizione a cui Michael Fassbender riesce, in più di un'occasione, a rendere un buon omaggio.

Assolutamente magnifico dal punto di vista visivo – con una fotografia che sembra voler usare solo le più profonde scale di grigio con qualche guizzo di cremisi, per sottolineare un mondo incolore dove solo il sangue è in grado di fare la differenza – Macbeth sembra essere più che altro un mero esercizio di stile – in tal caso superato a pieni voti. Perché la pellicola è davvero inattaccabile dal punto di vista tecnico, con luci e sequenze che hanno una corporeità da far spavento, che quasi travalicano il confine del quadro. Ma quello che c'è nel quadro, quegli umani deformi nell'animo, quei burattini in preda ai capricci del destino e dei più bassi impulsi, tutto ciò rimane fin troppo superficiale, come se fosse stato messo lì solo all'ultimo momento, come se all'ultimo secondo il regista si fosse ricordato che il suo teatro d'immagini aveva bisogno di personaggi che vi si muovessero all'interno. E persino la costruzione delle sequenze – sempre attente a seguire il testo originale con un rispetto che sa di adorazione blasfema – , in taluni casi, finisce con l'apparire in qualche modo disunita, come pagine di un album sfogliate a caso.

I personaggi messi in gioco hanno tutti una loro fisicità; sono tutti fatti di carne e sangue e i loro desideri sono quelli che mettono in moto la macchina del fato. Eppure, proprio come si diceva poco più sopra, tutto questo viene reso con un'attenzione così noiosamente accademica che di quel sangue, di quei cuori che battono sotto un'armatura votata al potere, rimane davvero ben poco, una pallida eco che non arriva a toccare né il cuore né la fantasia immaginativa di chi guarda.

Valutazione di Erika Pomella: 5 su 10
Macbeth
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