The Green Inferno
The Green Inferno

The Green Inferno, la recensione


The Green Inferno è la nuova pellicola di Eli Roth, presentata fuori concorso al Festival del Film di Roma. Agli appassionati del regista, del genere horror e in particolare di quello cannibalico piacerà sicuramente; è un omaggio a quel tipo di cinema italiano e si percepisce dalla pellicola tutto l'amore che il regista ha per il suo lavoro e per quel genere di film.
Voto: 7/10

The Green Inferno è il nuovo film del regista, ormai di culto tra gli appassionati del genere horror, Eli Roth. Accanito cineasta con una grande cultura cinematografica, amico di Tarantino, tanto da lavorare con lui in varie occasioni e in ruoli diversi (anche come attore), personaggio particolare e folle, come si può facilmente notare dalle sue opere precedenti, è un grande appassionato di cinema italiano di tutti i tipi, da Fellini al cinema anni Settanta di Sergio Martino e Bombolo, ma soprattutto al cinema horror italiano, quello di Fulci, Argento e dell'uomo che ha ispirato il suo ultimo lavoro ovvero Ruggero Deodato, al quale il film è stato dedicato, che ha condizionato molto la sua carriera grazie al film Cannibal Holocaust, un cannibal movie all'italiana.

Una studentessa universitaria benestante (Lorenza Izzo) un giorno rimane colpita da un sit-in organizzato da un gruppo di ragazzi che manifestano contro la deforestazione della foresta amazzonica. Colpita dal loro entusiasmo e dal loro coraggio e volenterosa a fare del bene e a combattere per giuste cause, si unisce al gruppo, anche se non è ben vista da tutti. Viene organizzato così un viaggio in Perù, proprio nel cuore della foresta, con l'intento di attirare l'attenzione di tutto il mondo e cercare di fermare il problema andando dritti alla radice. Tra pericoli e inconvenienti la missione viene portata a termine ma presto un incidente porta i ragazzi a diventare vittime di una tribù del luogo e quello che doveva essere un viaggio sicuro si trasforma presto un vero e proprio inferno.

Il cinema di Eli Roth si sa non è un cinema per stomaci deboli, né tanto meno un cinema che si nasconde, anzi mostra, il più possibile. Spesso è esagerato, va al di là di quel filo che separa lo splatter dal trash, ma lo fa consapevolmente, forse per smorzare un po' la violenza visiva che lo spettatore è costretto a vedere, forse semplicemente perché gli piace giocare e si diverte. In The Green Inferno tutto ciò funziona molto bene. Innanzitutto c'è una tematica di fondo importante, ovvero la causa ambientalista che dà alla storia una base importante per rendere il film realistico. Sì perché tutto ciò che accade a quei ragazzi non è poi così impossibile, ci sono veramente, ancora oggi, nel cuore più profondo e inaccessibile della foresta popolazioni autoctone che vivono in un mondo tutto loro e forse hanno davvero abitudini cannibaliche. Se si parte da questo presupposto la pellicola è ancora più terrorizzante di quello che poi realmente è. Perché il film non mette paura, se è quello che si cerca, ma è semplicemente un omaggio a un determinato genere di cinema, rivisto dal punto di vista di Eli Roth, e trasmette angoscia ma anche e soprattutto divertimento (che era il suo fine principale) e, attraverso quel finale in cui il regista prende decisamente posizione tramite le parole della protagonista, dà anche uno spunto per riflettere. 

Valutazione di Giorgia Tropiano: 7 su 10
The Green InfernoFestival del Cinema di Roma 2013
Impostazioni privacy