The Post
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The Post, la recensione


The post è un buon film che racconta una storia interessante ma lo fa in modo fin troppo classico, senza sorprendere molto.
Voto: 7/10

Steven Spielgerg torna sul grande schermo con un film già nominato a molti premi importanti. Stiamo parlando di The Post, il thriller politico che racconta fatti realmente accaduti negli anni Settanta in uno Stato ancora in piena guerra contro il Vietnam. Da una sceneggiatura di Liz Hannah, con il supporto voluto dallo stesso Spielberg dello sceneggiatore, premio Oscar per Spotlight, Josh Singer, la pellicola porta in scena un cast eccezionale, su tutti la coppia, sempre perfetta sul grande schermo, Meryl Streep – Tom Hanks, accompagnati, in ruoli meno importanti ma pur sempre centrali, da attori come Sarah Paulson, Bob Odenkirk, Carrie Coon, Matthew Rhys e tanti altri. 

The Post racconta la storia di un gruppo di giornalisti e di un quotidiano, il The Washington Post, che ebbero il coraggio di portare alla luce dei file governativi top secret, che sarebbero poi diventati famosi con il nome di Pentagon Papers, svelando così al mondo intero una serie di segreti governativi riguardanti la Guerra in Vietnam. Nel 1971 Katharine Graham (Meryl Streep), prima donna alla guida del The Washington Post e la sua squadra di giornalisti, capitanati dal direttore Ben Bradlee (Tom Hanks), mettono a rischio le loro carriere, il futuro del giornale, nonchè la loro libertà rischiando la prigione, per denunciare attività illecite svolte durante la Guerra del Vietnam da ben quattro Presidenti diversi. 

Come tutti sappiamo la Guarra del Vietnam è uno dei momenti più bassi che macchiano la storia degli Stati Uniti d'America, una guerra durata decenni che ha costato la vita a ben 58220 soldati americani e ad oltre un milione di persone. I Pentagon Papers, una relazione top secret di 7000 pagine stilata nel 1967 dall'allora Segretario alla Difesa Robert McNamara con il titolo Storia delle decisioni U.S. in Vietnam, 1945-66, portarono alla luce tutti gli inganni, perpetuati da quattro diversi Presidenti, che condussero a questa guerra al massacro. Lo scoop venne sottoposto da Daniel Ellsberg, un brillante analista militare della RAND Corporation che negli anni si era procurato il materiale fotocopiandolo di nascosto pagina dopo pagina, al New York Times, che fu di fatto il primo giornale a far fuoriuscire lo scandalo. Il Times fu però bloccato dall'amministrazione Nixon e dalla corte e dovette così tirarsi indietro. Fu in questo momento che il The Washington Post prese la decisione di portare avanti lo scoop, collaborando con il Times, nonostante sapesse di andare incontro a conseguenze gravi. Lo fece per il diritto alla libertà di parola e di stampa e soprattuto per il diritto che il mondo ha di essere messo a conoscenza di segreti che hanno minato la libertà e portato via la vita a migliaia di persone ingiustamente. E fu proprio una donna, in un mondo e una società dove il potere è solitamente maschile, a capo di un giornale all'epoca considerato più a livello locale, ad avere il coraggio di rendere pubblica un'ingiustizia.

Quando Spielberg stava girando il film si pensava che la pellicola sarebbe uscita durante una presidenza femminile e probabilmente avrebbe avuto una risonanza diversa, ma come ben sappiamo le cose sono andate diversamente. Questo mostra  come, anche se di anni ne sono passati tanti, il mondo e la società non sono poi così diversi da allora. Sul film di per sè possiamo dire che è proprio un film alla Spielberg. Ha le caratteristiche positive che rapprensentano il suo cinema, è confezionato a perfezione, perchè parliamoci chiaro, Steven il suo lavoro lo sa proprio fare, ottime interpretazioni, regia accattivante, tutto funziona alla grande. Spielberg riesce sempre a trasformare una storia, che di per sè potrebbe risultare noiosa se adattata sul grande schermo, in qualcosa di avvincente e non è da tutti, anzi. Una storia di politica che diventa un film con elementi da thriller, quelli che ti tengono inchiodati alla sedia. I suoi film nascondono però anche il risvolto della medaglia, ovvero a lungo andare sai già cosa aspettarti, non ti sorprendono, anzi sono spesso buonisti e molto retorici. Spesso fare pellicole più sporche, meno perfette e più anticonformiste giova eccome. Il gran vecchio Spielberg non sempre ci riesce. 

Valutazione di Giorgia Tropiano: 7 su 10
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