The Wolf of Wall Street
The Wolf of Wall Street

The Wolf of Wall Street, la recensione


The Wolf of Wall Street, quinto film di Scorsese con Leonardo DiCaprio, è eccessivo e folle, pieno di immagini e dialoghi. La migliore collaborazione di Scorsese e DiCaprio dopo il successo di pubblico e critica di The Departed.
Voto: 8/10

The Wolf of Wall Street è uno dei film più attesi dell'anno per varie ragioni ma sicuramente la più importante è per l'accoppiata ScorseseDiCaprio, ormai un punto fermo non solo di Hollywood ma nella storia del cinema, e a quanto pare, lo è anche per il pubblico perché ogni volta che esce nelle sale un loro film il risultato al botteghino è sempre ottimo.  È stato DiCaprio che ha voluto a tutti i costi portare sul grande schermo la storia del broker Jordan Belfort dopo aver letto la sua autobiografia e ha dovuto lottare diversi anni come produttore per la sua realizzazione, oltre ad aver dovuto convincere il suo mentore Scorsese ad accettarne la regia. Oltre alla coppia già citata, il film si avvale della presenza di un cast importante: Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler, Jean Dujardin e Jon Bernthal.

La pellicola si basa sulla storia vera di Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio), un broker di New York che è diventato nel giro di pochi anni uno degli uomini più ricchi truffando milioni di persone. Jordan è un giovane ragazzo che cerca di farsi strada nel mondo della finanza negli anni Ottanta, quando viene licenziato a causa di una crisi nera della borsa. Dopo aver risposto ad un annuncio di una piccola azienda in cerca di broker, l'uomo decide di mettersi in proprio e pian piano, con l'aiuto di alcuni fidati collaboratori, fonda una sua azienda che ben presto inizia a fatturare milioni di dollari. Inizia una nuova fase della vita di Jordan fatta di sesso, orge, droghe di tutti i tipi, eccessi e lusso sfrenato. Una vita vissuta al massimo, follemente e senza freni. Anni fatti di soddisfazioni e di felicità che portano poi inesorabilmente alla caduta finale.

Scorsese lo si può amare o no ma è senza dubbio uno dei registi, se non Il regista, che ha influenzato maggiormente gli ultimi quaranta/cinquant'anni di cinema. Ha affrontato vari generi; ha realizzato molte pellicole, alcuni capolavori che hanno fatto la storia della Settima Arte, altri meno riusciti; ha collaborato assiduamente con i due attori più significativi delle rispettive generazioni, De Niro e Scorsese; non c'è autore più importante di lui al momento, a mio avviso. Ed eccolo lì che ti sforna un altro film importante, un'altra pedina fondamentale della sua meravigliosa carriera. Dopo Hugo Cabret, una pellicola sui generis per il regista newyorkerse, che ci ha abituati a tutt'altro tipo di film, ma nonostante ciò un omaggio stupendo all'arte che ama di più e di cui ha contribuito a fare la storia, ecco che arriva un film che più scorsesiano non si può. Se in molti potevano pensare che con la vecchiaia il buon Martin potesse ammorbidirsi e cedere a storie meno scandalose e provocatorie, tutto ciò è smentito alla grande da The Wolf of Wall Street

È un film eccessivo in tutto, nella durata, nella storia, nelle immagini, nei dialoghi. Non ha freni, non ha paura di mostrare, non usa mezzi misure e proprio per questo arriva diretto allo spettatore, senza filtri, perché è onesto, spietato e molto coraggioso. Qualcuno potrebbe trovare esagerate le tre ore di film e le ripetute scene di orge ed eccessi spesso simili tra loro ma tutte sono funzionali al racconto nel descrivere lo stile di vita intrapreso dal protagonista. Non è certo un caso che Scorsese scelga di girare la pellicola più lunga della sua carriera, superando Casinò, opera per molti versi speculare a questa.

Un discorso a parte va fatto per il cast di The Wolf of Wall Street, strepitoso, ma soprattutto per il suo interprete principale, vera forza e punta di diamante della pellicola. DiCaprio incarna così bene Jordan Belfort da non poter pensare al film senza di lui, perché la riuscita dell'opera, oltre al fatto che dietro tutto c'è un signore di nome Scorsese, dipende soprattutto dalla sua magnifica interpretazione. Ci ha abituato talmente tanto alla sua, fin troppo snobbata (dalla critica), bravura da non pensare che potesse superarsi e invece succede. Succede perché questa volta interpreta un personaggio diverso dal solito. Siamo abituati a un DiCaprio drammatico (Revolutionary Road), tormentato (J.Edgar), ferito nell'animo (Shutter Island) e nel corpo (The Departed), malato (Buon compleanno Mr Grape) e ossessionato (The Aviator), ma negli ultimi due anni ci ha stupiti nuovamente interpretando quelli che sono, secondo me, i tre ruoli e le tre interpretazioni più belle della sua carriera. Prima il cattivo, che più cattivo non si può, in Django, poi Gatsby, dove non ha semplicemente interpretato il personaggio ma era come se Jay Gatsby avesse preso vita direttamente dalle pagine del libro di Fitzgerald, e per ultimo il lupo Jordan Belfort, un uomo diverso dagli altri perché vive la sua vita al massimo senza tormenti o drammaticità ma con ironia e follia; in tutti questi casi appena citati, forse per la prima volta, Leo si mette totalmente in gioco. Molto probabilmente neanche in questo caso vincerà il tanto atteso e meritato oscar, ma in fondo poco importa perché quando e se mai arriverà il momento sarà sempre troppo tardi. 

Valutazione di Giorgia Tropiano: 8 su 10
The Wolf of Wall Street
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