Locandina Dunkirk

Dunkirk (2017)

Dunkirk
Locandina Dunkirk
Dunkirk è un film del 2017 prodotto in USA, di genere Azione e Drammatico diretto da Christopher Nolan. Il film dura circa 106 minuti. Il cast include Fionn Whitehead, Harry Styles, Tom Hardy, James D'Arcy, Lee Armstrong, James Bloor, Barry Keoghan, Mark Rylance, Tom Glynn-Carney, Damien Bonnard, Aneurin Barnard, Jack Lowden. In Italia, esce al cinema giovedì 31 Agosto 2017 distribuito da Warner Bros. Disponibile in homevideo in DVD da lunedì 18 Dicembre 2017. Al Box Office italiano ha incassato circa 8608371 euro.

Dunkirk inizia con centinaia di migliaia di truppe britanniche ed alleate circondate dalle forze nemiche. Intrappolate sulla spiaggia con le spalle rivolte verso il mare, si trovano ad affrontare una situazione impossibile mentre il nemico si stringe intorno a loro. La storia si sviluppa tra terra, mare ed aria. Gli Spitfire della RAF si sfidano col nemico in cielo aperto sopra la Manica in difesa degli uomini intrappolati a terra. Nel frattempo, centinaia di piccole imbarcazioni capitanate da militari e civili tentano un disperato salvataggio, mettendo a rischio le proprie vite in una corsa contro il tempo per salvare anche solo una piccola parte del proprio esercito.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 31 Agosto 2017
Uscita in Italia: 31/08/2017
Data di Uscita USA: venerdì 21 Luglio 2017
Prima Uscita: 21/07/2017 (USA)
Genere: Azione, Drammatico, Storico
Nazione: USA - 2017
Durata: 106 minuti
Formato: Colore
Produzione: Syncopy
Distribuzione: Warner Bros
Budget: 100.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 186.309.307 dollari | Italia: 8.608.371 euro
In HomeVideo: in DVD da lunedì 18 Dicembre 2017 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Christopher Nolan
Sceneggiatura: Christopher Nolan
Musiche: Hans Zimmer
Fotografia: Hoyte van Hoytema
Scenografia: Nathan Crowley
Montaggio: Lee Smith
Costumi: Jeffrey Kurland

Cast Artistico e Ruoli:
foto Tom Hardy

Tom Hardy

Farrier
foto James D'Arcy

James D'Arcy

Collonnello Winnant
foto Lee Armstrong

Lee Armstrong

Granatiere
foto James Bloor

James Bloor

Irate Soldier
foto Mark Rylance

Mark Rylance

Mr. Dawson
foto Damien Bonnard

Damien Bonnard

Soldato francese
foto Luke Thompson

Luke Thompson

Ufficiale Warrant
foto Michel Biel

Michel Biel

Soldato francese #2
foto Constantin Balsan

Constantin Balsan

Soldato francese #3
foto Billy Howle

Billy Howle

Ufficiale Petty
foto Callum Blake

Callum Blake

Stretcher Bearer
foto Dean Ridge

Dean Ridge

Soldato al GAP
foto Bobby Lockwood

Bobby Lockwood

Pescatore abile
foto Will Attenborough

Will Attenborough

Secondo Tenente
foto Kenneth Branagh

Kenneth Branagh

Comandante Bolton
foto Tom Nolan

Tom Nolan

Tenente
foto Matthew Marsh

Matthew Marsh

Ammiraglio
foto Cillian Murphy

Cillian Murphy

Soldato con i brividi
foto Adam Long

Adam Long

Sub-Tenente
foto Miranda Nolan

Miranda Nolan

Infermiera
foto Bradley Hall

Bradley Hall

Marinaio
foto Jack Cutmore-Scott

Jack Cutmore-Scott

Soldato in nave d salvataggio #1
foto Brett Lorenzini

Brett Lorenzini

Soldato in nave d salvataggio #2
foto Michael Fox

Michael Fox

Ingegnere
foto Brian Vernel

Brian Vernel

Highlander #1
foto Elliott Tittensor

Elliott Tittensor

Highlander #2
foto Kevin Guthrie

Kevin Guthrie

Highlander #3
foto Jochum ten Haaf

Jochum ten Haaf

Pescatore olandese
foto Johnny Gibbon

Johnny Gibbon

Ufficiale navale junior
foto Richard Sanderson

Richard Sanderson

Heinkel Spotter
foto Kim Hartman

Kim Hartman

Stewardess
foto Calam Lynch

Calam Lynch

Marinaio
foto Tom Gill

Tom Gill

Soldato furioso
foto John Nolan

John Nolan

Uomo cieco
foto Bill Milner

Bill Milner

Privato solitario
foto Jack Riddiford

Jack Riddiford

Soldato on RN launch
foto Eric Richard

Eric Richard

Uomo alla finestra della ferrovia



Produttori:
Emma Thomas (Produttore), Christopher Nolan (Produttore), Jake Myers (Produttore esecutivo)


Supervisore Effetti Visivi: Andrew Jackson.

Recensioni redazione

Dunkirk, la recensione
Dunkirk, la recensione
Giorgia Tropiano, voto 8/10
Dunkirk, nuova importante opera di Nolan, è un film non privo di difetti ma che regala emozioni e che dimostra una maturità nuova del regista, forse inaspettata.
Recensione Dunkirk in 4k Ultra HD HDR
Recensione Dunkirk in 4k Ultra HD HDR
Redazione, voto 1/10
Dunkirk viene proposto in homevideo una edizione Blu-ray Ultra HD eccellente con un video ottimo, qualità audio piu' che ottima per non parlare degli extra che hanno un disco tutto ad essi dedicato.
Recensione Christopher Nolan Collection 4k: sette film di Nolan in UHD HDR
Recensione Christopher Nolan Collection 4k: sette film di Nolan in UHD HDR
Redazione, voto 9/10
Sette film di Christopher Nolan - tra cui la trilogia The Dark Knight - in Blu-ray Ultra HD con video a 2160p e ampia gamma cromatica HDR arricchiti da numerosi contenuti extra nel cofanetto distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia: un pezzo da collezione immancabile.

Immagini

[Schermo Intero]

Vedere Dunkirk come il regista l’ha concepito: in formato IMAX.

Portando avanti la sua eredità come pioniere del formato IMAX, avendo già in passato fatto uso di telecamere IMAX in “The Dark Knight, “The Dark Knight Rises” e “Interstellar”, Christopher Nolan ha girato la maggior parte di Dunkirk usando telecamere IMAX. Pertanto, esclusivamente nelle sale IMAX, queste sequenze si estendono fino ai margini dello schermo, offrendo al pubblico fino al 40% in più di immagine rispetto ai cinema standard, con una nitidezza e una chiarezza senza precedenti, per un’esperienza veramente immersiva.

Girare film con videocamere IMAX – Da oltre 40 anni, le telecamere IMAX sono state le cineprese più innovative e con la più alta risoluzione al mondo. Hanno fluttuato nello spazio, scalato il Monte Everest e raggiunto le profondità dell’oceano facendo visita al relitto del Titanic. Nell’ultimo decennio le telecamere IMAX sono diventate le più usate dai registi più ambiziosi di oggi.

La telecamera a pellicola IMAX 15perf / 65mm:

• La telecamera a pellicola IMAX 2D 15perf / 70mm è la cinepresa a più alta risoluzione nel mondo. Uno schermo IMAX ha più di 18.000 pixel di risoluzione orizzontale (per fare un confronto, un televisore HDTV domestico ha 1.920 pixel).

• Ripresa con una telecamera IMAX, l’immagine proiettata ha una risoluzione di quasi 10 volte maggiore rispetto alle convenzionali riprese in 35 mm, offrendo uno spettro visivo ed una qualità imparagonabili.

• Esclusivamente nelle sale IMAX, le scene girate con questa fotocamera si espanderanno fino a riempire l’intero schermo, consentendo agli spettatori di vedere fino al 40% in più dell’immagine con una nitidezza, una chiarezza ed una saturazione del colore senza precedenti per un’esperienza veramente immersiva.

• Nolan ed il suo team hanno utilizzato circa 300km di pellicola IMAX per le riprese di Dunkirk.

• Per girare le sequenze aeree del film, le telecamere IMAX sono state fissate alla cabina di pilotaggio di aerei da caccia.

NOTE DI PRODUZIONE

Christopher Nolan ha scortato il proprio pubblico dalle strade di Gotham City al mondo infinito dei sogni, fino ai luoghi più lontani nello spazio. Ora, per la prima volta, questo eclettico regista/sceneggiatore/produttore ha deciso di raccontare una storia vera, una storia che gli sta a cuore da sempre: il miracolo di Dunkirk.

“Dinkirk” è la storia di una evacuazione che – sebbene svoltasi nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale – ebbe un impatto diretto sull’esito della guerra stessa. Piuttosto che girare un film di guerra, l’obiettivo di Nolan è stato raccontare questo momento storico in un film che coinvolgesse il proprio pubblico, avvolgendolo completamente: un epico thriller d’azione pieno di ritmo dove la posta in gioco non potrebbe essere più alta.

Come afferma lui stesso, “Quanto è accaduto a Dunkirk è una delle storie più importanti dell’umanità, l’estrema corsa contro il tempo e la morte. Era una situazione straordinariamente ricca di suspense, questa è l’unica certezza. La nostra idea era di catapultare il pubblico in questa suspense con assoluto rispetto per la storia e con forte intensità ma naturalmente anche con l’idea di intrattenimento”.

A detta di Emma Thomas, storica socia produttrice di Nolan, “‘Dunkirk’ è un enorme film-spettacolo ma è anche una storia profondamente umana e, per questo motivo, è universale. Chris ha voluto coinvolgere il pubblico nella storia perché vivesse le stesse vicende ed emozioni dei personaggi – che fossero i soldati sulla spiaggia, i piloti in cielo o i civili sulle imbarcazioni”.

L’incredibile storia che ha ispirato il film è la stessa che ha affascinato Nolan per molti anni: “È da tanto tempo che volevo raccontarlo. Come la maggior parte degli inglesi, sono cresciuto studiando la storia e la leggenda dell’evacuazione di Dunkirk che è una vittoria nata dalla morsa della sconfitta. È una fetta importante della nostra cultura. Ci appartiene: è nel nostro sangue”.

La storia inizia a fine maggio 1940, quando il Corpo di Spedizione Britannico insieme alle truppe francesi, belghe e canadesi indietreggia fino alla spiaggia di Dunkirk. Sebbene solo a 26 miglia di distanza da casa, non c’è modo di raggiungere l’altra sponda. A causa della secca nel mare lunga ben 7 metri, l’attracco per le navi inglese è proibitivo e quindi è impossibile raggiungere la riva opposta per salvare i propri soldati. Eppure c’è ancora speranza. Viene inviato un richiamo di aiuto ai civili oltre la Manica che possiedono piccole imbarcazioni perché vengano in soccorso. Ed è così che una flotta di “barche e piccole imbarcazione” private salpa dal sud della costa inglese per raggiungere la Francia e riportare gli uomini a casa – azione che assunse il nome in codice di Operazione Dynamo.

Il consulente storico per il film, Joshua Levine, autore del libro Forgotten Voices of Dunkirk, sottolinea come l’evacuazione del 1940 fu ben più di una fetta di storia inglese. “Fu un evento basilare, che ancora oggi ha una valenza internazionale mondiale. Tutto ciò che oggi si celebra della Seconda Guerra Mondiale – in Gran Bretagna, gli Stati Uniti e in tutto il mondo – non ci sarebbe senza l’evacuazione di Dunkirk. Fu un evento di portata incredibilmente rilevante. Se l’esercito inglese fosse stato sterminato o reso prigioniero, la Gran Bretagna avrebbe dovuto arrendersi, e forse oggi vivremmo in un mondo molto diverso. Per me, Dunkirk significa la salvaguardia della libertà. Con la partenza delle imbarcazioni, al mondo viene concessa un’ultima possibilità”.

Kenneth Branagh, nel ruolo del comandante della Marina Britannica, è d’accordo: “La vita di tutti avrebbe preso un’altra direzione se quel difficilissimo momento di grande coraggio, valore e pazienza non fosse stato affrontato a testa alta da chi ci ha creduto profondamente, proteggendo il futuro di tutti noi. Non si deve mai sottovalutare il ruolo importante dell’evacuazione di Dunkirk nella nostra storia militare, sociale, politica ed emotiva. Di solito, si considera un’evacuazione qualcosa di poco eroico ma in questo caso assunse un ruolo incredibilmente eroico per lo spirito umano”.

Non per niente, il salvataggio dell’esercito inglese contro ogni previsione, ha dato vita ad un’espressione che ormai fa parte del lessico culturale britannico, “lo spirito (leggi, la forza, ndt) di Dunkirk”. Come definito da Thomas, “Lo spirito di Dunkirk si riferisce a qualcosa di cui gli inglesi sono orgogliosi: è una sorta di impavido coraggio e determinazione contro qualunque avversità”.
Mark Rylance, nel ruolo del capitano di una delle imbarcazioni, è d’accordo, “Il detto lo spirito di Dunkirk ha un significato profondo per gli inglesi. Eravamo svantaggiati su quella spiaggia ma siamo stati capaci di risollevarci e sfuggire l’ineluttabile, oltre al nemico. Lo spirito di Dunkirk è profondamente intrinseco a quella perseveranza e a quella forza e sottintende anche un profondo altruismo”.

Come dice il giovane Fionn Whitehead al suo debutto cinematografico nei panni di uno dei giovani soldati intrappolati sulla spiaggia, “Lo spirito di Dunkirk mi riporta ad un senso di solidarietà e di comunità – la forza dell’unione indispensabile per aiutare chi è in difficoltà”.

È stato proprio su una piccola barca a vela – simile a quella che formava la flotta dell’epoca – che Nolan e Thomas hanno visitato Dunkirk per la prima volta a metà anni ’90. Il viaggio avrebbe dato loro la possibilità di capire di persona quell’evento storico di cui fino ad allora avevano soltanto letto. Ostacolati dal mare in tempesta e dal cattivo tempo, il viaggio attraverso la Manica durò ben 19 ore. “Fu una traversata molto difficile”, ricorda Nolan. “Pur non avendo alcuna minaccia di bombe sulla testa. Quello che mi colpiva era quanto la storia fosse straordinaria – l’idea di civili che prendono le proprie imbarcazioni e partono per una zona di guerra: vedono fumo ed fuoco a distanza di miglia e decidono di partire. E questo ci dice quanto fosse straordinario il loro senso della collettività”.

A detta di Nolan, “Mentre cercavo la chiave di lettura del film, ben presto ho pensato di raccontarla descrivendo gli eventi a partire dalla terra, dal mare e dal cielo, ossia dal punto di vista di chi era intrappolato sulla spiaggia, di chi stava arrivando a soccorrere i soldati via mare e dei piloti che cercavano di proteggere tutti dall’alto. Immediatamente mi sono trovato davanti al problema di usare diverse misure di tempo per ogni parte della storia, perché gli uomini sulla spiaggia restano intrappolati per una settimana circa, mentre le imbarcazioni attraversano la Manica in una giorno e gli Spitfire risolvono la faccenda in un’ora. Ognuna di queste linee narrative – una settimana sulla terraferma, un giorno in mare ed un’ora in aria – aveva caratteristiche temporali diverse, così per intrecciarle nel montaggio avrei dovuto raccontarle con molta attenzione. Intrecciarle significava raccontarle in modo decisamente soggettivo, in modo di condividere il viaggio di ognuno dei personaggi, allo stesso tempo suggerendo ulteriori storie e sotto-trame. In un evento ed in un film di questa portata, è impossibile avere una lettura completa dell’esperienza individuale di ogni personaggio”.

Facendo ricerca per la sceneggiatura, Nolan ha letto molti libri e ascoltato molte testimonianze. Si consultava continuamente con Levine che, a detta sua, “ha capito subito il difficile equilibrio tra intrattenimento e accuratezza storica che avremmo dovuto mescolare. Ha persino organizzato alcuni incontri tra noi ed il gruppo di veterani sopravvissuti all’Operazione Dynamo. È stato un enorme onore incontrare queste persone e sentir raccontare le loro esperienze per scoprire cosa significava Dunkirk per loro”.

“In tutto ciò,” osserva la Thomas, “Chris aveva chiaro che non voleva far parlare questi eroi, né modificare le loro storie per ragioni di tempo o per ottenere qualche effetto a livello narrativo e così ha deciso che il modo migliore per raccontare la storia era usare personaggi di finzione ispirati ai fatti reali che aveva scoperto durante la sua ricerca”.

Vedere l’evento dal punto di vista di pochi individui era quanto ha più colpito Kenneth Branagh mentre leggeva la sceneggiatura: “Chris è riuscito a intrecciare una storia in modo decisamente umano, mescolando storie individuali con la dimensione epica del racconto. Per me è davvero geniale, un vero maestro del cinema”.

Aggiunge Rylance, “Non credo nessuno avrebbe potuto raccontare questa storia in modo più fedele ed essenziale o in una maniera più emozionante ed elettrizzante. Credo sia un’esperienza filmica straordinaria”.

Tom Hardy, al suo terzo film con Nolan, è d’accordo. “Ad ogni film, Chris riesce ad alzare la posta in gioco. È un vero professionista che non lascia nulla al caso e non perde occasione per trasformare i dettagli in racconto. È sempre in controllo della situazione ma non è inflessibile ed è proprio questo a rendere un artista davvero autorevole. È generoso, sensibile, divertente e incredibilmente intelligente e mi fido di lui – se dice che realizzerà qualcosa, lo fa”.

Per realizzare la triplice prospettiva scelta per il film, compresa la distorsione del tempo, Nolan ha lavorato a stretto contatto con la squadra creativa, compreso il direttore della fotografia Hoyte van Hoytema, il capo scenografo Nathan Crowley, la costumista Jeffrey Kurland, il montatore Lee Smith, il coordinatore degli effetti speciali Scott Fisher ed il coordinatore degli effetti visivi Andrew Jackson.

Lo scopo principale di Nolan era riuscire a mettere il pubblico direttamente sulla spiaggia o sulle imbarcazioni che attraversavano la Manica oppure nella cabina di pilotaggio degli Spitfire. Nolan è stato il primo regista ad usare MdP IMAX in un film come “Il cavaliere oscuro” ed ha usato l’IMAX per tutti i suoi film successivi ma per “Dunkirk” ha deciso di allargare l’uso del formato panoramico, girando l’intero film alternando IMAX e 65 mm, una cosa che, sostiene, “non ho mai fatto prima. Ma ‘Dunkirk’ è una storia epica e richiedeva una tela enorme. La ragione per cui abbiamo girato in IMAX è perché la qualità coinvolgente dell’immagine non ha eguali. Quando ci si siede al cinema, lo schermo sparisce e si ha una vera e propria esperienza sensoriale fisica in quanto offre panoramiche incredibili ed azioni a larga scala. Negli anni, però, abbiamo scoperto che se si usa anche per situazioni intime, crea un’immediatezza decisamente coinvolgente. E così la nostra sensazione era che se fossimo riusciti a trovare un modo nuovo per usarlo, il risultato ci avrebbe soddisfatto ben oltre le aspettative”.

Un’altra caratteristica dei film di Nolan è la sua scelta di catturare l’azione in diretta, evitando il più possibile gli effetti digitali e di computer grafica. “Per me è sempre molto importante cercare di lavorare con cose e persone reali”, afferma. “L’effetto finale è molto viscerale e coinvolgente e trascina il pubblico nella storia”.

E questo vale anche per il cast. Come afferma Cillian Murphy, alla sua quinta collaborazione con il regista, “Posso parlare solo per me ma credo che il resto dl cast confermerebbe le mie parole: quando si gira in ambienti reali, dove le cose accadono per davvero, è più facile offrire un ritratto leale ed onesto dei propri personaggi”.

A riprova di quanto sopra, va detto che sia il cast tecnico che artistico erano onorati di poter girare una parte del film sulla spiaggia dove si è realmente svolto quel salvataggio miracoloso. Ci sono state diverse sfide logistiche, compreso il tempo inclemente, il mare mosso e la costruzione del molo di Dunkirk: un pontile in legno, stretto e lungo più un chilometro, che si inoltra nelle acque gelide della Manica. A detta della Thomas, è stata la migliore scelta possibile: “La spiaggia di Dunkirk è unica. Abbiamo considerato altre opzioni ma ben presto era chiaro che sarebbe stato difficile ricreare l’atmosfera che ci serviva altrove. Ci siamo sentiti tutti molto fortunati a girare nella location dove l’evento è effettivamente accaduto”.

IL CASTING

La ricerca di Christopher Nolan per l’autentico si è esteso anche al casting per la ricerca degli attori protagonisti e in particolare per i giovani soldati in prima fila. Come sostiene lui stesso, “In ognuna delle tre linee narrative, volevo attori che avessero la stessa età dei personaggi. Volevo che il tutto fosse coerente alla loro realtà. Alcuni di loro erano propri ragazzini. Volevamo trovare visi giovani così che il pubblico potesse vedere i fatti attraverso i loro occhi”.

Una delle giovani scoperte è stato Fionn Whitehead che debutta sul grande schermo nel ruolo di Tommy. Il giovane soldato è appena fuggito dal suo paesino dell’entroterra americana per ritrovarsi improvvisamente insieme ad altre migliaia di soldati sulla spiaggia di Dunkirk, in attesa del proprio destino.

Descrivendo il proprio personaggio, Whitehead dice, “Tommy è proprio il tipico soldato americano. È molto giovane e privo di esperienza e forse non è neanche consapevole di cosa stia firmando, quando entra nell’esercito. È comunque un ragazzo pieno di risorse e determinato a fare qualunque cosa possibile per sopravvivere”.

Poco dopo essere arrivato sulla spiaggia, Tommy incontra Gibson, un altro soldato con cui fa amicizia. Aneurin Barnard, nel ruolo di Gibson, racconta, “L’unico modo per fuggire da quella spiaggia è riuscire a portare insieme una barella sulla nave ospedale alla fine del molo. Così la loro amicizia nasce in fretta e si deve basare da subito sulla fiducia: l’uno ha la vita nelle mani dell’altro”.
Sul molo conoscono Alex, interpretato da Harry Styles anche lui al debutto sul grande schermo. “Alex è un giovane soldato che sembra carino ma è anche un po’ ostico”, spiega Styles. “Si direbbe un po’ più duro degli altri. Ad Alex piace l’idea di essere il duro della situazione ma è anche davvero molto spaventato”.

Styles non è sorpreso dal fatto che nella sceneggiatura Tommy, Gibson ed Alex leghino così in fretta. “Credo che per i ragazzi in divisa non conta che lavoro faccia il proprio vicino di trincea. Siete solo tu e lui in quel momento. È come dire, ‘Va bene. Siamo dalla stessa parte, quindi dobbiamo stare insieme ed aiutarci a vicenda’. È puro cameratismo. Forse non conoscono neanche i nomi reciproci ma non importa: chi indossa la tua divisa è come fosse la tua squadra. È la tua famiglia”.

Per Tommy, Gibson ed Alex, l’unica strada verso la libertà è il molo, un pontile largo due metri e mezzo presieduto dall’ufficiale della Marina in carica, il Comandante Bolton, interpretato da Kenneth Branagh. “Bolton è responsabile dell’organizzazione e la logistica delle imbarcazioni che raggiungono il molo. Suggerisce dove le barche possono attraccare, far abbordare i soldati e poi partire”, spiega. “E tutto questo deve accadere con la massima efficienza e celerità perché sono tutti bersagli mobili. Quindi ha la più grande responsabilità e deve restare il più calmo possibile sotto il massimo della pressione mentre prende decisioni di vita o morte. Non sarà possibile per lui salvare tutti perché erano decisamente troppi, e questo gli fa cadere addosso una terribile responsabilità”.

L’altro ufficiale sul molo con Bolton è il Colonnello Winnant, interpretato da James D’Arcy: “Winnant trascorre molto del suo tempo a discutere con il Comandante Bolton sulle logistiche dell’evacuazione. La maggior parte della storia viene raccontata dal punto di vista di questi ragazzi che non hanno la più pallida idea di quanto stia accadendo. Quindi il Colonnello Winnant ed il Comandante Bolton sono tra i pochi personaggi che sanno realmente cosa stia accadendo sul pontile”.

I due ufficiali sono perciò tra i pochi uomini sulla spiaggia a conoscenza dell’Operazione Dynamo, ed ossia la mobilitazione di imbarcazioni civili che si avvicinano a riva per salvare una parte delle forze armate.

Una delle imbarcazioni in arrivo dall’Inghilterra è la Moonstone, un piccolo yacht in legno capitanato dal Signor Dawson. Come ricorda Mark Rylance, “Ciò che mi ha attratto maggiormente al progetto era l’evento storico e anche l’interessante punto di vista della scelta narrativa di Chris che considero meravigliosa. Il mio personaggio è una delle centinaia di civili inglese che hanno risposto alla chiamata di mettere la propria imbarcazione a disposizione della patria ed attraversare la Manica per salvare gli uomini bloccati sulla spiaggia”.

In missione insieme al Signor Dawson, c’è il figlio diciannovenne Peter, interpretato da Tom Glynn-Carney, anche lui al proprio debutto cinematografico. “Sono stato gettato nel mucchio ma lavorare con Chris era tutto ciò che avrei potuto sperare – ed anche più. Mi ha aiutato moltissimo e ho avuto fiducia in lui con tutto me stesso. Anche essere sotto l’ala protettiva di Mark è stato fantastico. Semplicemente guardandolo lavorare ho potuto imparare tanto e questo si è poi rivelato inestimabile anche per la relazione padre-figlio che abbiamo nel film”.

Proprio mentre Dawson e Peter stanno per imbarcare, l’amico di Peter, George, salta sulla Moonstone, determinato a condividere quello che lui pensa sarà una semplice traversata… la sua prima. Per il ruolo, è stato scelto Barry Keoghan: “George salta a bordo senza sapere assolutamente cosa lo stia aspettando. Vuole stare con Dawson ma è completamente ignaro di quanto stia accadendo dall’altra parte della Manica”.

Comunque, non tutti sulla Moonstone hanno voglia di raggiungere Dunkirk. A metà strada, Dawson e i ragazzi salvano il sopravvissuto di una nave silurata. Cillian Murphy interpreta il personaggio definito il Soldato Tremante (The Shivering Soldier) che non ha nessuna intenzione di tornare nell’inferno da cui è appena fuggito. “Il mio personaggio simboleggia esattamente l’effetto che la guerra può avere sullo stato mentale di un individuo”, racconta Murphy.

Incurante del fatto che al personaggio non viene mai dato un nome, Murphy asserisce che non ha avuto alcun dubbio quando gli è stata offerta la possibilità di lavorare nuovamente con Nolan. “I film di Chris hanno sempre una natura ed una dimensione epica, eppure sul set sembra sempre che tutto sia molto compatto e veritiero. Grazie al suo metodo di lavoro, non ci si sente mai persi tra queste enormi produzioni. È sempre vicino agli attori ed è sempre pronto a rivedere qualunque cosa insieme. È sempre a disposizione – in qualunque modo necessario”.

Sopra le acque della Manica e la spiaggia di Dunkirk, gli Spitfire si alzano in volo e in battaglia contro i Luftwaffe tedeschi che stanno attaccando gli uomini e le imbarcazioni.

A detta di Jack Lowden, che interpreta Collins, il più giovane dei piloti Spitfire, “La nostra missione è di proteggere i soldati sulla spiaggia. Siamo in volo sopra Dunkirk, e ben presto ha inizio la battaglia. I piloti lassù devono fare del loro meglio. Non sono stati arruolati: essere un pilota RAF è una scelta, ed una scelta di grande privilegio. Bisognava essere veloci e intelligenti. Collins ha scelto di fare questo per se stesso, oltre che per il re e la sua patria”.

Nel ruolo di Farrier, il pilota RAF Senior, Tom Hardy è l’attore che forse aveva più legami degli altri col progetto, “Mio nonno era a Dunkirk e me lo raccontava sempre”.

Emma Thomas spiega perché Hardy era perfetto per il suo ruolo, “La cabina di pilotaggio dello Spitfire è piccola mentre Tom ha una possente presenza scenica. Questo avrebbe quindi ristretto di gran lunga i suoi movimenti, costringendolo a sfruttare la sua fisicità in modo interessante. E pensare che per la maggior parte del tempo ha il viso coperto. Eppure grazie alla sua fortissima espressività, non c’è neanche bisogno di vedere il suo volto. Ci sono dei momenti nel film dove si vedono solo i suoi occhi, eppure riesce a comunicare e a raccontarci una storia anche solo così, con gli occhi”.

Hardy afferma che non vedeva l’ora di lavorare nuovamente con Nolan, “Chris è il migliore nel suo campo. Da attore, mi stimola e mi ispira. Accetterei qualunque ruolo pur di fare parte del suo cast”.

LA CAMPAGNA VIA TERRA

Il molo: una settimana
Proprio come l’azione della storia si svolge in diverse tempistiche tra terra, mare ed aria, anche le riprese di “Dunkirk” hanno coinvolto tutte e tre questi elementi.

Una delle decisione creative più importanti presa dai filmmaker era concentrare le riprese fatte a terra nello stesso identico luogo dove erano occorsi gli eventi storici circa otto decadi prima. Durante la pre-produzione, Nolan, Thomas ed il capo scenografo Nathan Crowley hanno visitato Dunkirk tutti insieme. “All’inizio, non abbiamo preso per scontato che avremmo girato in loco, infatti abbiamo esplorato insieme altre possibilità”, afferma Nolan. “Ma vedere quel luogo e la singolarità della sua geografia ha reso inevitabile girare lì, qualunque fossero state le sfide. E così, ci siamo tuffati”.

Una delle prime sfide era preparare la storica spiaggia alle riprese. Prima di girare, si è dovuto rastrellare l’intera area per accertarsi che non ci fossero ordigni rimasti inesplosi sotto la sabbia in tutti questi anni. Secondo il produttore esecutivo Jake Myers, “Sapevamo che la nostra squadra degli effetti speciali avrebbe condotto delle esplosioni controllate nella zona e quindi dovevamo fare una ricerca attenta sul posto per assicurarci che non fosse rimasto nulla dalla guerra, neanche un proiettile ambulante. Fortunatamente”, sorride, “non è stato trovato nulla”.

Il compito più arduo a Dunkirk è stato comunque restaurare quel che restava del molo perché ritornasse alla sua struttura originaria del 1940. Crowley ricorda, “Ero lì sulla spiaggia e pensavo, ‘O mio Dio, dobbiamo costruire un intero pontile’. Il molo originale era un frangiflutti in pietra su cui poggiava una struttura in legno bianca dove poter attraccare le navi. E noi avremmo dovuto replicarlo”.
Il restauro ha avuto un grande effetto sullo storico Joshua Levine: “Poter testimoniare la ricostruzione del pontile di Dunkirk del 1940 è stata una esperienza emotiva profonda. È stato toccante, emozionante e credo anche molto importante”.

“Dovevamo ricostruire il molo perché era il tratto distintivo di Dunkirk”, spiega la Thomas. “Giocava un ruolo fondamentale nell’evacuazione perché il mare è estremamente basso in quel punto e quindi era impossibile per le grandi navi militari raggiungere la riva. E così i soldati si affollavano su questo stretto frangiflutti che visto dall’alto in foto crea una visuale inverosimile”.
Aggiunge Myers, “A migliaia si sono accalcati su questa sottile piattaforma che sporge sull’oceano a vista, completamente vulnerabile ad un eventuale assalto aereo”.

Il molo ricostruito dalla produzione era vulnerabile non solo all’attacco aereo ma anche agli attacchi della natura: perché il pontile fosse a prova delle forze oceaniche, il reparto scene di Crowley l’ha dovuto ricostruire con travi di 35x35cm, usando gru per piantarle nel mare. “C’era circa 1,5 km di molo esistente e avremmo dovuto aggiungere un altro 1,2 Km”, racconta il capo scenografo. “Era un enorme lavoro che richiedeva l’aiuto del Comune di Dunkirk, dell’autorità portuale, di ingegneri portuali, e di società di dragaggio. “E poiché avremmo dovuto riprendere tutto, avevamo bisogno di mettere il molo in sicurezza, in quanto le imbarcazioni avrebbero davvero dovuto attraccare per davvero. In poche parole, è stato difficilissimo realizzare il tutto”.

Anche il tempo li mise a dura prova, per la sorpresa dei filmmaker che speravano che ad inizio estate la costa francese sarebbe stata ridente. Parte delle riprese coincisero con l’anniversario dell’attuale evacuazione: dal 27 maggio al 4 giugno. Eppure mentre i giorni più cruciali della vera evacuazione del 1940 furono segnati da un clima incredibilmente calmo, le riprese di “Dunkirk” furono colpite da un meteo terribile. Una delle tempeste fu così brutta che le onde danneggiarono parte del pontile, portando via diverse travi del molo.

“Quando il vento soffiava, le onde sbattevano forti contro il pontile”, ricorda il capo effetti speciali Scott Fisher. “Le travi erano enormi e la struttura era costruita in modo da sostenere il brutto tempo, ma in questo caso il clima andò ben oltre la nostra immaginazione o le nostre previsioni. Con le onde che sbattevano così forte, parti del pontile si schiodavano e le assi di legno iniziavano a staccarsi”.

Come ricorda la Thomas, “In diverse occasioni è accaduto che arrivavamo la mattina per scoprire che parti del molo erano state spazzate via durante la notte”.

“Il mare era decisamente agitato”, ricorda Crowley. “L’unica fortuna era che ogni volta che le onde spazzavano via parti del molo, finivano sempre sullo stesso lembo di spiaggia, così sapevamo dove trovarle e potevamo sempre andarle a recuperare per riattaccarle. Era un continuo lavoro di riparazione”.

Oltre al molo, la squadra di Crowley ha dovuto ricreare anche un particolare accesso all’acqua, come spiega il capo reparto, “Una delle cose che facevano i soldati all’epoca era costruire pontili con i camion: guidarli nell’acqua, allineandoli. Così lo abbiamo fatto anche noi – scoprendo a nostre spese quando sia difficile costruire un molo composto di camion,” aggiunge ironico.

Il meteo non è stato l’unico problema durante le riprese sulla costa. La marea ha creato altri problemi, proprio come lo era stato per l’esercito in fuga nel 1940. Nolan conferma, “La marea – proprio come durante gli eventi originali del film – era un fattore importante in quanto l’oscillazione della marea a Dunkirk è colossale”.

Anche i repentini cambiamenti di tempo avevano forti implicazioni che non garantivano la continuità. Come spiega il direttore della fotografia Hoyte van Hoytema, “In quella parte della Francia, il Mare del Nord è sempre coperto con nuvole basse che variano continuamente. Il sole può anche uscire per un breve periodo ma poi, nel giro di pochi minuti, c’è nebbia ovunque. La realtà meteorologica del posto è molto cangiante e questo rende la continuità delle riprese praticamente impossibile. Ma poiché nella storia abbiamo diverse tempistiche, siamo riusciti a incorporare questo costante cambiamento di luce”.

Nolan era sempre pronto ad approfittare del tempo inclemente – sempre che non mettesse a repentaglio la sicurezza della troupe. Come asserisce ridacchiando il regista, “La cosa più divertente è che tutti pensano che sono fortunato con il tempo ma la realtà è proprio l’opposto. Credo che bisogna rassegnarsi di fronte al meteo e girare le cose a proprio vantaggio. Paradossalmente, alcune delle migliori riprese sono proprio quelle girate nelle peggiori condizioni atmosferiche”.

La troupe ha apprezzato che Nolan fosse sempre insieme a loro a sfidare gli elementi. “Chris non si ferma mai!”, afferma meravigliato Harry Styles. “Ogni volta che c’era una pausa era perché lui sapeva che qualcuno ne aveva bisogno. Non era seduto nella tenda al caldo a guardare tutto dal monitor. Era insieme a noi, al freddo. Ero impressionato”.

A detta di Aneurin Barnard, “Mettere insieme un progetto di questa dimensione è un’operazione militare di per sé. La misura del tutto era incredibile ed era una continua prova – tra il clima, le esplosioni e l’azione”.
Con il cast e migliaia di generici sulla spiaggia, Fisher e la sua squadra degli effetti speciali hanno dovuto studiare molto bene come eseguire le esplosioni che cadevano non lontano ai soldati intrappolati sulla spiaggia. “È una spiaggia sabbiosa ma dentro c’erano anche diverse pietre e detriti. Per lavorare in sicurezza, abbiamo scavato buche e messo le esplosioni nelle buche, poi abbiamo coperto tutto con sabbia pulita e filtrata, per essere certi che non sarebbero volati pezzi di roccia quando fosse ora di innescare le esplosioni”.

Preparare i costumi per il cast e tutti i generici è stato un compito colossale per il costumista Jeffrey Kurland e tutto il suo reparto, a cominciare dalla ricerche che si sono rivelate decisamente lunghe. Come ricorda Kurland, “Abbiamo dovuto fare ricerche approfondita sui testi di storia, poi siamo andati su eBay e abbiamo comprato riviste dell’epoca. Abbiamo anche guardato vecchie immagini di repertorio e ho avuto la fortuna di ascoltare incredibili testimonianze dell’epoca. Dopo aver raccolto una gran quantità di materiale di ricerca, lo abbiamo condiviso con il resto del cast tecnico, e non solo con il mio reparto, perché volevamo confrontarci per fare le cose nel migliore dei modi”.

Questa attenzione al dettaglio e al confronto non è certo stato invano. Come racconta Styles, “Il primo giorno che ho indossato la mia uniforme, Chris è venuto a controllarmi. ‘Hai gli stivali allacciati male’, mi dice. E poi mi spiega che i soldati britannici non allacciavano gli stivali incrociando i lacci, bensì ad anello. Avevano fatto una ricerca a 360 gradi su Dunkirk. È stato emozionante essere coinvolto in un progetto del genere, dove tutti lavorano verso la stessa meta”. La sfida più grande per la squadra costumi è stato cucire ogni costume dal nulla. “Non abbiamo affittato nessuno dei costumi perché avevamo paura di rovinarli durante le riprese e quindi abbiamo dovuto cucire ogni singolo abito”, spiega Kurland. “A quel punto, poiché era tutto di nostra proprietà, potevamo farci quello che volevano. Abbiamo cardato la lana per realizzare le divise e poi la trama del tessuto è stato rasata per ottenere l’aspetto desiderato da Chris. Volevo anche rendere la lana più sottile così dopo aver inumidito ogni divisa, lo abbiamo assottigliato con il lanciafiamme e poi abbiamo aggiunto l’effetto invecchiamento. È stato un processo enorme che ha richiesto tantissimo tempo”.

La maggior parte dei generici veniva da Dunkirk e dalle aree circostanti “e quindi non solo la città di Dunkirk ha giocato un ruolo importante nella realizzazione del film, ma anche i suoi cittadini”, racconta Thomas. “Il sindaco ci ha aiutato e sostenuto in ogni modo possibile. È stato incredibile girare a Dunkirk. Ancora oggi, si possono vedere cose in giro che ricordano gli eventi del 1940. Per esempio, quando la marea scende molto, si vedono i resti di una nave affondata vicino al molo. Inoltre, abbiamo trovato alcuni bottoni e fibbie delle divise dei soldati. È davvero incredibile”.

Girare a Dunkirk è stato molto emozionante per gli attori che interpretavano il ruolo dei soldati. Più di ogni altra cosa, ha dato a loro la possibilità di sentire esattamente cosa provavano i soldati su quella spiaggia quasi otto decadi fa. Ricorda Fionn Whitehead, “C’erano giorni quando mi sentivo molto abbattuto. Pioveva a dirotto, era gelido, il vento era forte ed eravamo tutti zuppi. Era una sensazione terribile”, ammette. “Poi però ho realizzato che stavo vivendo esattamente quello che avevano vissuto i soldati a quel tempo. Era facile immaginare quello che provavano, mentre intorno a te la marea si sta alzando e scoppiano bombe dappertutto… Ed a questo punto che subentri tu: non si tratta più di recitare o di seguire la sceneggiatura ma di vivere semplicemente la realtà circostante. In questo modo sono potuto entrare in sintonia con il mio personaggio come non avrei mai potuto altrimenti. Questa immersione totale nel ruolo mi ha fatto capire quanto tutto questo fosse stato orribile e quanto i soldati hanno dovuto lottare”.

Questa sintonia era condivisa dai filmmaker, come ricorda la Thomas. “Quando eravamo esposti alle intemperie per giorni che sembravano non finire mai, era impossibile non sentirsi parte di quel momento storico. Certo, non stavamo subendo alcun attacco militare e la sera tornavo a dormire in un bel letto caldo ma date le circostanze, non potevo fare a meno di pensare a quello che i soldati avevano vissuto su quella spiaggia”.

LA TRAVERSATA SULL’ACQUA

Il mare: un giorno
La maggior parte delle scene sull’acqua sono state girate sulla Manica a Dunkirk. Alcune scene sull’imbarcazione Moonstone, però, sono state girate nei Paesi Bassi su un lago artificiale poco profondo, il Lago di Ijsselmeer. Dice Nolan, “Su suggerimento di Hoyte, siamo andati a Ijsselmeer dove non avremmo dovuto preoccuparci dell’alta e bassa marea. Il lago è profondo da 3,5 a 4,2 metri e sembra di stare in mare aperto. Ci sono anche le onde, come se si fosse al mare, ma è più calmo”.

Durante la preparazione per le riprese sull’acqua, Nolan aveva organizzato diversi viaggi a Dunkirk con i diversi capi reparto. “Abbiamo studiato bene il movimento delle barche, parlando in dettaglio di come sarebbero avvenute le riprese. Si è così deciso di girare il più possibile con la macchina in spalla perché con un cinematografo con l’esperienza di Hoyte, non avremmo potuto avere riprese più stabili su una barca che ondeggia. Lo abbiamo quindi sistemato su una barca che avrebbe dovuto tenere il passo con le altre imbarcazioni, in modo da poter girare da barca a barca con elasticità. Direi che queste sono state le nostre scelte principali per effettuare le riprese sull’acqua”.

La barca dove ci sarebbe stato l’operatore con la macchina in spalla era un ingegnoso insieme di apparecchiature chiamato Edge che Nolan aveva usato sulle cameracar nei film de “Il cavaliere oscuro”, così descritto da Myers: “Nel franchise de “Il cavaliere”, Edge era una gru montata su una Mercedes SUV. Ecco, volevamo creare una barca con le stesse caratteristiche, così abbiamo trovato un grande catamarano e montato una gru telescopica lunga 8 metri a prua con stabilizzatore gimbal. Era molto versatile e quindi si poteva manovrare facilmente mentre si tenevano le IMAX in modo che le riprese finali fossero il più vicino possibile al livello dell’acqua. Questa imbarcazione è stata usata come piattaforma per girare tutte le scene sull’acqua”.

Il film ha costretto il coordinatore Edge, Dean Bailey – più abituato a lavorare sulle macchine che su un catamarano – a diverse sfide. “Tutto è più lento su una barca”, spiega. “Non si può pretendere di fermarsi: il vento, le onde, la marea e la corrente sono tutti fattori variabili e imprevedibili e l’intero apparecchiatura si sarebbe bagnata ogni giorno per circa due mesi. L’abbiamo quindi disegnata in modo che fosse impermeabile e potesse sostenere tutte le suddette variabili”.

“Era la prima volta che il gruppo Edge montava la gru in modo che avesse affaccio diretto sull’acqua,” afferma Nolan. “È una piattaforma per macchine da presa molto robusta e si può usare anche in condizioni estreme”.

Per poter mettere insieme tutte le navi e le imbarcazioni richieste dalla produzione, Nathan Crowley ha lavorato a stretto contatto con il coordinatore marino Neil Andrea in modo da trovare dozzine di barche dell’epoca che furono ritrovate in ben nove diversi paesi. Tra questi, tre dragamine, una barca ospedale ed un cacciatorpediniere francese, la Maillé-Brézé, che fu trasportato da Nantes, dove dal 1991 era una nave museo perché non aveva più il motore. Quest’ultimo ha permesso una delle più imponenti riprese del film, “dove la Moonstone naviga accanto al grande caccia con centinaia di soldati sul pontile”, afferma la Thomas. “Credo sia una delle scene che amo di più perché rappresenta la vera natura della storia, ossia il fatto che proprio la gente ‘normale’ sulle loro imbarcazioni private hanno fatto la differenza”.

Per ricreare la Moonstone del Signor Dawson, la produzione ha comprato un delizioso yacht di 12 metri del 1939. Osserva Andrea, “Abbiamo comprato la barca perché ha permesso al cast tecnico ed artistico di fare quello che serviva, anche montandovi telecamere IMAX”.

Mark Rylance, che ha girato praticamente tutte le sue scene sulla Moonstone, si è particolarmente appassionato all’imbarcazione del suo personaggio. “Me ne sono davvero innamorato”, asserisce. “Ho trascorso tante ore giù nella cabina che trovavo davvero bella. Il reparto scene l’aveva arredato con piccoli libri sugli scaffali e tante altre cose dell’epoca. Anche aprendo i cassetti, si vedevano cose antiche, come delle deliziose scatole di latta e altri oggetti anni 40. L’imbarcazione però non aveva una chiglia profonda e così dondolava moltissimo”.

“Mi sono dovuto abituare per forza”, ricorda Barry Keoghan. “Ero abbastanza nervoso i primi giorni, almeno finché non ho trovato il mio ‘ritmo marino’. Abbiamo trascorso tanto tempo sulla barca ed ormai eravamo a nostro agio a camminare avanti e indietro sul pontile. Chris voleva che ci sentissimo i proprietari dell’imbarcazione e credo che questo traspaia nel film”.

Van Hoytema spiega che la faccenda più difficile per lui era tenere le grandi telecamere a spalla sul piccolo pontile. “Non è stata una passeggiata”, racconta il direttore della fotografia. “Lo spazio era angusto ed era molto difficile tenere la telecamera sulle onde ma avevo questo favoloso capo macchinista, Ryan Monro, che è il mio braccio destro. Si imbracava con attenzione e poi si faceva agganciare a grossi anelli allo scafo della barca per starmi vicino ed aiutarmi a tenere la MdP. Abbiamo creato una simbiosi in modo che io fossi libero di stare in piedi restando in equilibrio liberamente per poter operare la MdP”.

“Era estenuante”, spiega Nolan, “ma era anche divertente perché si tratta del tipo di riprese che Hoyte ed io amiamo di più e credo che anche agli attori in quel momento, in mezzo agli elementi della natura, preferiscano una troupe ridotta al minimo”.

Girare scene sulla Manica o nel lago significava che anche altri reparti dovessero essere sull’acqua con una propria flotta. Oltre alla camera-barca, c’era una barca ambulanza per la sicurezza, una barca per il trucco e i capelli, una barca per i costumi ed altro. Anche i pasti dovevano essere messi sulle barche e portati sull’acqua.

A differenza di una produzione sulla terraferma, non era facile restare fuori dall’inquadratura mentre Nolan manovrava le MdP. Racconta la Thomas, “Ogni volta che le macchine si voltavano in una certa direzione, tutte le imbarcazioni dovevano spostarsi per uscire dall’inquadratura, la qual cosa non era sempre facile”.

Durante la più importante settimana di riprese sull’acqua ossia quella che raccontava la traversata della Manica da parte delle piccole navi accaduta in un giorno, c’erano circa 62 imbarcazioni sul Canale. I filmmaker erano davvero orgogliosi di poter avere tra questi anche alcune delle barche che hanno effettivamente navigato dall’Inghilterra nel 1940 per salvare gli uomini sulla spiaggia di Dunkirk, imbarcazioni ad oggi conservate dalla Association of Dunkirk Little Ships. Le barche che hanno bissato il loro coraggioso e storico viaggio per il film sono state la Caronia, Elvin, Endeavour, Hilfranor, Mary Jane, Mimosa, MTB 102, New Britannic, Nyula, Papillon, Princess Elizabeth e la RIIS I.

Alcune delle navi acquistate per il film sono state adattate in modo creativo. Le dragamine, per esempio, sono state arredate dalla squadra di Crowley per sembrare dei caccia nelle riprese a distanza. Crowley incalza, “Abbiamo anche trovato una vecchia nave lunga circa 60 metri della Guardia Costiera di Rotterdam che abbiamo arredato con torri e fucili, cambiando l’esterno perché avesse il profilo di un caccia”.

Non si è potuto girare tutto sull’acqua della Manica o sul Lago di Ijsselmeer, e quindi, come spiega Fisher, “Abbiamo costruito alcuni bilancieri allo Studio 16 degli studios della Warner, dove c’è una delle più grandi vasche per le riprese cinematografiche al mondo. Lo abbiamo usato per girare gli interni delle navi che richiedevano effetti con stabilità dello scafo o cose simili. Abbiamo anche girato alcuni esterni a Falls Lake a Universal Studios, per esempio l’affondamento di una nave da 60 mila chilogrammi”.

PRENDERE IL VOLO

L’aria: un’ora
Mentre la Moonstone sta attraversando la Manica per raggiungere Dunkirk, il Signor Dawson, Peter e George sono emozionati di veder volare tre vintage Spitfire sopra le loro teste. Perché non si tratta di un effetto visivo: tre Spitfire stanno realmente solcando i cieli sopra la Manica. Tom Glynn-Carney racconta di come non ha dovuto recitare per niente per mostrarsi scioccato al loro arrivo, “Recitare in queste situazioni non richiede molto: bisogna solo seguire quanto sta accadendo. Era inverosimile vedere Spitfire volare a pochi metri dalle nostre teste. Quando mai si può vedere una cosa simile? Era l’opportunità di una vita!”

Durante la pre-produzione, Nolan ha volato su uno Spitfire, suggerendo a van Hoytema e a Crowley di fare altrettanto per provare la dinamica di questi magnifici aerei che hanno collaborato alla salvezza degli uomini di Dunkirk. “Quando si vola su uno Spitfire, che ho avuto la fortuna di provare”, spiega Nolan, “non si può fare a meno di stimare gli uomini che li hanno pilotati. È una grande emozione ma sono anche molto scomodi per chi ci sta dentro. Il livello di adrenalina e concentrazione – oltre al coraggio dei piloti, ovviamente – si è poi trasformato in materiale affascinante per la narrativa del film”.

Per catturare le intese e rabbiose battaglie aeree del film, ancora una volta Nolan ha spinto l’acceleratore sulle sue potenzialità registiche e tecniche, soprattutto per quanto riguarda le machine da presa panoramiche. “Oggi come oggi, grazie alle GoPro e cose simili, ci stiamo abituando a vedere riprese estreme da diversi ed interessanti punti di vista. Da regista, è chiaro che questo diventa una sfida: come riprendere aerei da guerra del 1940 in modo tale che un pubblico moderno possa trovarsi coinvolto? Volevamo mostrare tutto dal punto di vista dei piloti ma sempre usando MdP IMAX. Mettere l’IMAX nella cabina dello Spitfire era senz’altra una grande sfida ma eravamo determinati a farlo”.

Il primo passo era trovare gli aerei. Nathan Crowley è riuscito a trovare tre Spitfire – due Mark 1 ed un Mark 5 – come pure un HA-1112 Buchón spagnolo come sostituto dell’ME-109s tedesco, meglio noto come Messerschmitts. Nolan comunque confessa, “Per ragioni narrative, abbiamo dovuto prenderci alcune libertà narrative sempre cercando di rispettare l’accuratezza storica. Per esempio, i nostri ME-109 Messerschmitts hanno musi gialli quando in realtà non erano ancora dipinti così, però questo avrebbe dato al pubblico la possibilità di distinguerli dagli Spitfire”.

Oltre a questo, il capo coordinatore stunt Tom Struthers ha pensato di usare uno Yak-52, una aereo sovietico a due posti simile allo Spitfire che la squadra di Crowley avrebbe potuto arredare per le riprese ravvicinate degli attori in cabina.

Per girare queste scene d’azione, van Hoytema ha collaborato con quello che chiama “il guru delle lenti” Panavision, Dan Sasaki, in modo da riuscire a costruire una lente ruotante periscopica che gli permettesse di inserire l’IMAX dentro lo spazio angusto della cabina di pilotaggio verticalmente. In questo modo sarebbe stato possibile riprendere il punto di vista del pilota, che guardava attraverso la calotta.

“Abbiamo lavorato sodo perché l’angusto spazio della cabina diventasse uno dei più importanti aspetti del film, cercando di mettere il pubblico stesso in quella cabina. Era un’impresa difficile”, dice Nolan.

Van Hoytema ha chiamato anche l’ingegnere aereonautico Andy McCluskie per costruire l’attrezzatura necessaria per montare un’IMAX in sicurezza sullo Yak. Sempre Nolan ci racconta che “abbiamo montato una piattaforma sullo Yak in modo da poter riprendere gli attori da diverse angolazioni, usando diverse tecniche di ripresa mentre l’aereo era in aria. Volevamo dare l’idea di essere davvero immersi nella battaglia”.

Per Jack Lowden, è stato emozionante girare scene aeree: “Per me, fare questo film è stato il massimo. Ho volato su uno Yak, ho sorvolato la Manica con veri Spitfire… alla fine ho detto a Chris, ‘Questo lavoro farà apparire i prossimi noiosissimi…’,” afferma ridendo.

Tra gli altri aerei usati durante la produzione del film, c’erano un elicottero ed un camera-aereo, l’Aerostar. Il direttore della fotografia aerea Hans Bjerno osserva, “Il fattore limitante di un elicottero è la sua velocità. Può raggiungere solo i 190 Km/h mentre uno Spitfire raggiunge anche 320 Km/h. E quindi, montare la macchina su un elicottero non avrebbe avuto senso: non avrebbe potuto fare altro che osservare gli aerei passare. Un Aerostar, invece, riesce a raggiungere una velocità simile ad uno Spitfire”.

Le battaglie aeree in “Dunkirk” pretendevano che i piloti che volavano i vari veicoli coreografassero saldamente le proprie manovre. Come spiega Nolan, “A causa delle velocità dei voli e delle riprese, i nostri piloti avevano bisogno di studiare bene in terra ogni movimento che sarebbe poi stata effettuato in aria. Una volta in volo, la comunicazione sarebbe potuta essere difficile – soprattutto con questi vecchi veicoli che sono molto rumorosi”.

Il primo passo per il capo effetti visivi Andrew Jackson era di creare insieme a Nolan la coreografia aerea per ogni scena. “Abbiamo iniziato a lavorare molto presto”, spiega Jackson, “dettagliando esattamente cosa avrebbe fatto ogni singolo aereo durante le battaglie aeree usando la pre-visualizzazione tramite il computer. In questo senso abbiamo iniziato a girare con un’idea abbastanza chiara di come sarebbero andate le battaglie aeree”.

Usando questa base come una guida, i piloti discutevano ogni scena aerea con Nolan e von Hoytema prima del decollo. “Abbiamo parlato di come ci sembrava e di come sarebbe dovuto essere la ripresa”, spiega Nolan. “Poi i piloti parlavano tra loro e mimavano gli aerei, letteralmente. A volte allargavano le braccia come fossero ali. Per un estraneo, vederlo dall’esterno poteva sembrare strano ma dopo aver volato un paio di volte con questi ragazzi si può capire invece che è un modo incredibilmente preciso ed intelligente di assicurarsi che tutti nella squadra sappiano esattamente dove devono stare e quando”.

Jackson ha anche trascorso molto tempo con l’unità aerea per riprendere il punto di vista degli aeroplani e delle cabine dai mirini stessi. “Abbiamo inserito le MdP dentro i tettucci dell’aereo e li muovevamo per ottenere l’effetto del sole ed altri effetti atmosferici. Questi elementi potevano poi essere ricomposti sugli aerei reali”.

Per quanto si fosse fatto tantissimo per le riprese aeree, non tutte le scene con Hardy e Lowden nella cabina di pilotaggio potevano essere effettuate in volo. “Sapevamo già in anticipo che avremmo dovuto girare alcune scene in studio”, spiega Thomas. “E così, il reparto scene ha costruito un’incredibile piattaforma con la cabina di uno Spitfire che Chris poteva manovrare manualmente”.
Nondimeno, come insiste il regista, “Abbiamo deciso di non usare schermi verdi o blu. Volevamo girare le scene in modo che ci fosse sempre acqua reale come sfondo alla giusta altitudine, con il cielo vero e la luce naturale”.

E per fare questo, la produzione ha piazzato la piattaforma in una delle strutture della Guardia Costiera Statunitense situata su una scogliera a Palos Verdes in California. “Mettere la piattaforma ad una elevata altitudine dove potevamo riprendere gli attori che ‘pilotavano’ gli aerei, ci ha dato un livello di realismo da intercalare al materiale girato in aria. In questo modo è stato possibile creare una continuità con le scene di battaglia aerea girate in cielo”, aggiunge Nolan.

L’ECO DI DUNKIRK

Quando le riprese principali di “Dunkirk” erano finite, Nolan ha iniziato a lavorare con due suoi collaboratori di vecchia data, il montatore Lee Smith ed il musicista compositore Hans Zimmer per completare il suo thriller epico. Suono e musica sono stati quindi mescolati alle riprese per sottolineare la corsa contro il tempo.

A detta di Nolan, “L’insolito ritmo della sceneggiatura doveva essere amplificata dalla musica. La colonna sonora nel film infatti sembra un unico brano lungo con una struttura tonale aggregante e complessa. Gli effetti sonori e le varie tempistiche della storia sono intrecciate nella trama della musica di Hans”.

L’ingegnere fonico bensì il supervisore al montaggio sonoro Richard King ha registrato il motore della Moonstone, come pure di altre imbarcazione e “poi il tutto veniva inviato al reparto di Hans Zimmer”, racconta Smith. “Questi suoni sono poi stati ritoccati in modo che sembrassero il rumore di un motore in costante accelerazione. Poi, Hans ha registrato il ticchettio dell’orologio sincronizzato di Chris. L’energia dell’insieme è pazzesco”.

Ad aggiungere ancora suspense, Nolan e Zimmer hanno implementato una variazione della scala Shepard – una tecnica che crea un’illusione acustica di toni in costante ascesa.

Su suggerimento di Nolan, Zimmer ha mescolato alla sua colonna sonora un adattamento del tema crescente di Edward Elgar, “Nimrod”, che secondo Nolan è “amato dagli inglesi tanto quanto la storia di Dunkirk stessa”.

Zimmer ha chiamato il compositore e arrangiatore Benjamin Wallfisch che insieme a Nolan e al montatore delle musiche Alex Gibson “ha creato una versione moderna che esula dal film, sia dal punto di vista visivo che sonoro”, osserva il regista. “Gli accenti dell’ottone di Hans intensificano il potere del brano. Volevamo una colonna sonora che riverberasse le circostanze dell’evento che stiamo onorando – una storia di sopravvivenza ed un trionfo dello sforzo collettivo, opposto all’eroismo del singolo individuo.

“Gli eventi di Dunkirk sono un argomento sacro”, riflette Nolan, “dove non avremmo potuto addentrarci senza molta cura ed attenzione. Ad un regista può mettere paura ma è sicuramente anche irresistibile. C’erano momenti in cui mi fermavo a guardare la vastità della messa in scena che avevamo ricostruito ex-novo – l’arrivo delle piccole navi, i caccia nel mare, la ricostruzione del molo – ed il tutto sembrava davvero straordinario. Avere tutti questi elementi che finalmente iniziavano a fondersi era impressionante. Vedere tutti i singoli elementi diventare uno mi risuona ancora dentro”.

I filmmaker erano d’accordo che la priorità assoluta del film era intrattenere il pubblico ed ogni decisione creativa di Nolan era presa per trasportare il pubblico in quello spazio ed in quel tempo. “Quello che Chris fa nei suoi film e che io apprezzo molto, è il fatto che quando si va a vedere un suo film al cinema, si fa un’esperienza che non si potrebbe fare da nessun’altra parte”, afferma la Thomas.

“Volevamo mettere persone reali sulla spiaggia di Dunkirk, sul pontile del Moonstone e nella cabina di pilotaggio di uno Spitfire”, conclude Nolan. “Volevamo portare il pubblico a vivere un viaggio molto intenso. È questa l’esperienza che volevamo per il nostro pubblico – far provare loro la sensazione di essere a Dunkirk e permettere loro di provare quella stessa esperienza”.

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