Poster Piccoli brividi

Piccoli brividi (2015)

Goosebumps
Locandina Piccoli brividi
Piccoli brividi (Goosebumps) è un film del 2015 prodotto in USA, di genere Azione e Avventura diretto da Rob Letterman. Il cast include Ken Marino, Halston Sage, Amanda Lund, Dylan Minnette, Jack Black, Timothy Simons, Jillian Bell, Odeya Rush, Amy Ryan. In Italia, esce al cinema giovedì 21 Gennaio 2016 distribuito da Universal Pictures. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 11 Maggio 2016. Al Box Office italiano ha incassato circa 983684 euro.

Zach Cooper, un adolescente arrabbiato per il trasferimento da una grande ad una piccola città scopre che il padre della sua nuova vicina di casa, Hannah, è R.L. Stine, l'autore della serie di besteller Piccoli Brividi. Stine nasconde un segreto: i personaggi da lui creati e che hanno reso celebri le sue storie prendono vita uscendo dai libri e lo rendono prigioniero della sua stessa...

In Piccoli brividi, il teenager Zach Cooper (Dylan Minnette), è seccato perché deve lasciare New York per trasferirsi in una piccola cittadina di provincia. In poco tempo, però, riesce ad inserirsi nel nuovo ambiente, soprattutto dopo aver fatto amicizia con la bella Hannah (Odeya Rush), sua vicina di casa, e con Champ (Ryan Lee). Ma come si sa, non tutto fila sempre liscio, e così, dopo aver saputo che il misterioso padre di Hannah è R.L. Stine (Jack Black), autore della serie bestseller “Piccoli brividi”, Zach inizia a notare che nella casa dei vicini accadono cose strane. Ben presto, scopre che Stine custodisce un segreto preoccupante: le creature che lo hanno reso celebre sono effettivamente reali, e Stine protegge i suoi lettori tenendoli intrappolati nei libri. Quando queste creature vengono per sbaglio liberate dai manoscritti la vita di Zach prende una brusca piega. Durante una notte folle e avventurosa, Zach, Hannah, Champ e Stine dovranno unire le proprie forze per mettere in salvo la città, ritrovare tutti i personaggi della fantasia di Stine – compreso Slappy il pupazzo ventriloquo, la Ragazza con la maschera dannata, gli Gnomi e tanti altri – e reinserirli nei libri dove dovranno rimanere.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 21 Gennaio 2016
Uscita in Italia: 21/01/2016
Data di Uscita USA: venerdì 16 Ottobre 2015
Prima Uscita: 16/10/2015 (USA)
Genere: Azione, Avventura, Commedia, Fantascienza, Horror
Nazione: USA - 2015
Durata: N.d.
Formato: Colore
Produzione: Columbia Pictures
Distribuzione: Universal Pictures
Budget: 58.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 78.045.117 dollari | Italia: 983.684 euro
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 11 Maggio 2016 [scopri DVD e Blu-ray]

Recensioni redazione

Piccoli Brividi, recensione del film
Piccoli Brividi, recensione del film
redazione, voto 7/10
Piccoli Brividi è un film ben riuscito capace di intrattenere sia i vecchi fan nostalgici che i più piccoli. Narrazione coerente con quella dei libri, ottimo il cast.

La casa editrice Scholastic ha venduto più di 400 milioni di volumi della saga “Piccoli brividi” (Goosebumps) a livello internazionale, da quando la serie bestseller fu introdotta nel 1992 con gran successo di critica. Tradotta in ben 32 lingue, la saga ha dominato le classifiche di libri in tutto il mondo e l’autore, R.L. Stine, è riconosciuto come uno dei più maggiori scrittori della letteratura per bambini. Oggi il fenomeno letterario sta arrivando sul grande schermo in 3D.

IL FILM

Con oltre 400 milioni di copie pubblicate a livello internazionale, “Piccoli brividi” (Goosebumps) è una delle più importanti saghe letterarie di tutti i tempi. La collana bestseller seduce la fantasia di lettori da generazioni. Ora, Piccoli brividi, il nuovo film della Columbia Pictures e Sony Pictures Animation, porta la serie per la prima volta sul grande schermo, mettendo insieme molte delle creazioni fantastiche dell’autore R.L. Stine in un unico emozionante e divertentissimo film, con Jack Black nel ruolo del famoso scrittore.

Per la produttrice Deborah Forte (che in passato ha ricoperto i ruoli di Presidente della Scholastic Media e di Vice Presidente della Scholastic, Inc.), è facile comprendere perché la collana abbia avuto risonanza con giovani lettori di tutto il mondo: “In Piccoli brividi, è divertente spaventarsi. La serie è piena di personaggi in cui i ragazzi si identificano facilmente perché questi stessi personaggi vengono coinvolti in situazioni straordinarie con finali tumultuosi che i ragazzi adorano! Ed è per questo che Piccoli brividi è diventato un fenomeno mondiale che coinvolge anche i lettori più riluttanti”.

Al principio, i filmmaker – compreso il regista Rob Letterman, e i produttori Forte e Neal H. Moritz – hanno dovuto affrontare un dilemma: con circa 200 titoli della saga “Piccoli brividi”, quale libro andava adattato per il grande schermo? La risposta arriva quando i filmmaker decidono di rompere le regole: avrebbero inserito dozzine delle famose creazioni di Stine in un unico film, con Stine stesso al centro della storia. “Volevamo creare un’esperienza ancor più grande dei libri stessi e della serie televisiva – continua la Forte – La sceneggiatura doveva catturare la vera essenza della collana, ma allo stesso tempo offrire al pubblico un originale viaggio cinematografico”.

Per poter raccontare la vera essenza della saga, abbiamo dovuto lavorare sul tono che doveva essere lo stesso che attraversava centinaia di libri. “I libri mettono paura, ma non troppo; sono divertenti, ma senza essere sciocchi – spiega Moritz – Volevamo una storia attraverso la quale i ragazzi potessero relazionarsi, e volevamo divertirci con Jack Black nel ruolo di R.L. Stine. Jack ha una personalità che mette tutti a proprio agio”.

“Questa combinazione di intrattenimento e paura funziona bene insieme, come pane e marmellata!” afferma l’attore Black. Tenendo a mente questo punto, i filmmaker hanno voluto ricreare nel film lo stesso mix di avventura, divertimento e brividi. E Black ci spiega che anche R.L. Stine ha voluto fosse così. “Quando abbiamo incontrato R.L. Stine per la prima volta, il suo unico consiglio è stato questo: attenetevi al tono dei libri. Alla fine, la sceneggiatura gli è piaciuta tantissimo ed era molto felice che lo interpretassi io, e così ci ha dato la sua benedizione”.

Come spiega l’autore R.L. Stine: “Per me il fulcro era uno solo: c’era la stessa proporzione di paura e umorismo che abbiamo nella collana? Corrispondono? Le risate sono necessarie, come pure la paura e l’azione. Ho sempre chiamato questa collana ‘le paure sicure’, perché i ragazzi sanno cosa aspettarsi. Durante la più paurosa delle avventure, si sentono comunque al sicuro. E così, dopo aver letto la sceneggiatura, ero soddisfatto perché il feeling generale corrispondeva a quello dei libri”.

“Il tono del film era la parte più importante e più difficile da realizzare – spiega il regista Letterman – Adoro i vecchi film Amblin e questo perché sono molto realistici: tutti i protagonisti hanno problemi comuni con cui i nostri giovani spettatori possono identificarsi. E poi, di punto in bianco, arriva qualcosa di sovrannaturale o magico, e si innesca una storia coinvolgente, perché il mondo nel quale si è innescato era reale. E questo è il punto di partenza di ‘Piccoli brividi’ che per me era importante rispettare”.

“L’altra parte difficile è stato bilanciare la commedia con la paura, per essere certi che non spaventasse troppo i ragazzi, ma che comunque mantenesse i personaggi mostruosi che hanno dato fama alla serie”, continua Letterman.

Accanto a Black, i filmmaker hanno voluto diverse delle famose creature di fantasia di Stine. Dove possibile, hanno voluto creare i mostri dal vivo, grazie al lavoro del reparto trucco e degli effetti speciali. “Qualunque mostro potessimo creare dal vivo, l’abbiamo realizzato – prosegue il regista – In mezzo a questi, vi sono alcune creazioni digitali e qualche mostro ibrido, ma sapevamo di voler lavorare il più possibile con mostri ‘veri’. Non volevo che sembrassero dei cartoni animati o dei burattini. Sapevo che avere i mostri davanti avrebbe anche aiutato la performance degli attori, e questo in effetti dà al film nel suo insieme un ottimo equilibrio: sembra che la magia dei libri prenda vita”.

Nel ruolo del villain antagonista troviamo la più longeva delle creature di Stine: Slappy il pupazzo ventriloquo. Nel film, Slappy è l’alter ego di Stine e la mente criminale dietro la trama malvagia. I filmmaker hanno lavorato con la Ironhead Studio per disegnare e creare un vero e proprio pupazzo ventriloquo funzionante, che assomigliasse inoltre a Jack Black sotto diversi aspetti. Il pupazzo, privo di elettronica in alcun modo, veniva manovrato da Avery Lee Jones che ha ottenuto il lavoro dopo un’audizione su scala nazionale. Jones manovrava Slappy in diversi modi: poteva girargli la testa da lato a lato oppure di 360°, controllargli gli bocca, muovere gli occhi di lato o fargli sbattere le palpebre, allargare gli occhi e controllare il movimenti delle sopracciglia, tutto tramite controllo manuale. Per assicurarsi che ogni cosa funzionasse alla perfezione, la supervisione del pupazzo è stata affidata a Jake McKinnino della Ironhead Studio.
Insieme a Slappy, nel film vi sono diverse altre creature di Stine:

• Zombie da Attack of the Graveyard Ghouls (Morto ma non sepolto)
• La donna serpente da Escape from the Carnival of Horrors
• Mostro di fango da You Can’t Scare Me! (La note dei mostri di fango)
• La principessa egiziana da Return of the Mummy (Il ritorno della mummia)
• Cronby, il Troll da Deep in the Jungle of Doom
• Il clown cattivo da When the Ghost Dog Howls (Ululato di sangue)
• Vampiri da Vampire Breath (Alito di vampiro)
• La strega da Deep in the Jungle of Doom
• Madam Doom da Help! We Have Strange Powers!
• Il boia da A Night in Terror Tower (I prigionieri della torre)
• Il pirata da Creep from the Deep (Brividi dagli abissi)
• Gli esseri striscianti da Calling All Creeps (Metamorfosi totale)
• La maschera maledetta da The Girl with the Haunted Mask (La maschera maledetta)
• Lo spaventapasseri dal libro The Scarecrow Walks at Midnight (Spaventapasseri viventi)
• Jack O’Lantern da Attack of the Jack O’Lanterns (Le zucche della vendetta)
• La mummia da Return of the Mummy (Il ritorno della mummia)
• L’abominevole pupazzo di neve di Pasadena
• Il lupo mannaro da Werewolf of Fever Swamp (Il lupo della palude)
• Gli gnomi da Revenge of the Gnomes (La vendetta degli gnomi)
• Blob da The Blob That Ate Everyone (L’avventura del mostruoso Blob)
• I robot giocattoli da Toy-Terror: Batteries Included
• Gli alien con gli occhi da insetto da Invasion of the Body Squeezers (L’invasione degli stritolatori)
• Il barboncino vampiro da Please Don’t Feed the Vampire!
• La mantide religiosa da A Shocker on Shock Street (Gli orrori di Shock Street)

Tra tutti questi personaggi, qual è il preferito di Black?: “Ma naturalmente Slappy! – afferma senza esitare – Forse perché assomiglia proprio a me!”. E oltre a Slappy?: “Gli Alien con gli occhi da insetto o il Mostro di fango. Il mostro è una creatura della palude ma a guardarlo bene assomiglia ad una chiappa. Non potremmo chiamarlo il Mostro Chiappa?!”.

IL CASTING

Il film ruota intorno al personaggio principale di R.L. Stine interpretato da Jack Black che afferma di aver dato il massimo per rendere Stine un personaggio unico. “Dopo aver letto la sceneggiatura qualche volta, ho sentito l’urgenza di rendere il personaggio diverso da me e potevo fare questo soltanto guardandomi in giro. Stine non doveva essere lo stesso personaggio di School of Rock. No, doveva essere un personaggio che non avevo mai interpretato prima, un personaggio con maggiore serietà, un rispettabile scrittore. E così, ho lavorato sulla voce e ho deciso di dargli un accento un po’ alla Orson Wells. Raffinato. Volevo che fosse un personaggio con il gusto per le cose raffinate”.
Naturalmente, il personaggio di Black non ha nulla a che fare con il vero R.L. Stine, che nella vita reale è un tipo allegro e gioviale. “Mi piace interpretare personaggi, andare oltre la facciata – spiega Black – Quando decido di dare un accento o di entrare in un personaggio diverso da me, mi concedo la libertà di fare cose che non farei mai nella norma. In generale, posso essere imbarazzato a dire o a fare qualcosa fuori dagli schemi nella vita reale, ma recitare significa potersi mettere una maschera che ci permette di liberare la nostra voce e di esprimerci al massimo”.

Non importa che alla fine non abbia nulla a che fare con il vero Stine. Il personaggio di Black è divertente e perfetto per il film. “La parte più divertente del mio personaggio è la sua vanità ed il suo orgoglio per i suoi risultati – spiega Black – C’era un’ampia possibilità di azione per questo personaggio: il personaggio Stine è il tipo che si alza in piedi per ricordare agli altri che lui è meglio di loro; oppure cerca di interrompere la profonda simpatia nascente tra Zach e la figlia Hannah; come pure di sottolineare sempre a Champ che sia poco intelligente. Eppure alla fine, il caso vuole che proprio loro diventeranno i suoi migliori amici”.

Racconta il regista: “È la terza volta che lavoro con Jack e ormai ci conosciamo bene. È stato divertente vederlo alle prese con questo personaggio, perché so che è un attore incredibile che ha frequentato scuole di recitazione classica. Ha un talento incredibile, eppure il mondo pensa che Jack Black sia soltanto un comico. È stata quindi una bella opportunità mettere tutti questi livelli nel suo personaggio, utile anche per il film. Jack, poi, riesce sempre a mantenere il giusto tono del film, è un film che va bene per i ragazzi ma allo stesso tempo non manca di elargire ‘piccoli brividi’ qui e là”.

Insieme a Jack Black nel film, v’è un trio di giovani attori emergenti, Dylan Minnette nel ruolo di Zach, Odeya Rush in quello di Hannah e Ryan Lee nel ruolo di Champ. Poiché i quattro dovranno coalizzarsi nel film per catturare le creature fuggite dai libri, era imperativo che gli attori non soltanto sapessero gestire i propri ruoli ma che condividessero la giusta chimica per poter lavorare insieme. E così, il regista Letterman non soltanto ha incontrato gli attori ad uno ad uno ma li ha anche fatti leggere insieme e poi, in fase finale, fare una lettura collettiva anche con Jack Black, proprio per assicurarsi che tra loro ci fosse la giusta chimica e dinamica.

Naturalmente, ha fatto gioco alla squadra che Minnette fosse un grande fan di “Piccoli brividi”, avendo letto oltre 60 libri della collana. “Conoscevo tutti i personaggi: l’Abominevole pupazzo di neve di Pasadena, Il lupo mannaro della palude, Il pupazzo parlante… Il mio libro preferito è “Say Cheese and Die” (“Foto dal futuro”) ma anche “The Haunted School” (La scuola maledetta) mette i brividi”.

Minnette era pienamente d’accordo sul fatto che Slappy fosse l’antagonista del film: “Chi non teme un pupazzo ventriloquo? Vedere Slappy ‘vivo e vegeto’ davanti a me è stato surreale. Avery, il burattinaio di Slappy a cui si devono le sue espressioni facciali, lo faceva percepire come una persona vera, reale. Ed era proprio come me l’ero immaginato nei libri”.

Anche Minnette sostiene che, proprio come nei libri di “Piccoli brividi”, il film radica Zach nella realtà quotidiana, prima che vengano introdotti le creature della fantasia di Stine. “Zach è appena arrivato a Madison, Delaware, da New York City. Non voleva lasciare la città, né tantomeno i suoi amici, era abituato alla vita di città e ora deve trasferirsi in una città di pochi abitanti”. Come spiega Minnette, dovrà superare questa crisi, indipendentemente dall’aver conosciuto Hannah e Champ e dal dover affrontare qualche dozzina di mostri che sta attaccando la cittadina.

Hannah è interpretata da Odeya Rush, un’attrice nata negli U.S.A. e cresciuta in Israele. “Hannah è la figlia di Stine – racconta Rush – Il padre è decisamente iperprotettivo nei suoi confronti. Per tutta la vita, il mio personaggio ha sempre traslocato di città in città con la famiglia e quindi non ha molti amici. E inoltre il padre la protegge da tutti. Quando Zach si trasferisce alla casa accanto alla loro, il mio personaggio non è molto abituato a interagire con i suoi coetanei, per questo non si fida e all’inizio lo mette alla prova”.

Rush racconta che, oltre al fatto di lavorarci, il solo fatto di essere sul set di Piccoli brividi è stata un’esperienza unica. “Era divertente persino andare alla mensa, dove si potevano incontrare Gli esseri congelati o La ragazza con la maschera maledetta in fila ad aspettare il proprio cibo; oppure stare seduti nella roulotte del truccatore e avere accanto un clown o un tipo pieno di sangue. Era tutto irreale!”.

Ryan Lee, noto per la sua presenza nella serie TV “Trophy Wife” e i suoi ruoli da non protagonista nei lungometraggi Super 8 e This is 40, interpreta Champ, l’unico nuovo amico di Zach, ed un grande fifone che conoscerà ben più di qualche “piccolo brivido” quando i personaggi di Stine inizieranno ad animarsi (sebbene poi dimostrerà di avere il cuore di un leone e sorgerà a provarlo). “Champ è il coordinatore tecnico di una squadra di football – spiega l’attore Lee – È decisamente maldestro… e fa tenerezza. Eppure, alla fine di tutto, nel caos dei mostri e quanto altro, dimostrerà di avere una forte personalità”.

E continua: “Champ è il vero personaggio comico del film. Ed è pure un personaggio favoloso da interpretare – continua Lee – In una scena che poteva incutere grande timore, io e Zach siamo nascosti in casa di Stine. Naturalmente non dovremmo stare lì, e mentre camminiamo in silenzio lungo il corridoio da brivido, io bisbiglio a Zach ‘Ehi, credi che a Stine dispiacerà, se uso il suo bagno?’ Beh, sono momenti del genere che ti fanno uscire dalla suspense del film e ti permettono di sospirare. Battute così sono davvero utili in un film come questo!”.

Il candidato Oscar® Amy Ryan interpreta Gail, la madre di Zach. “Gail è una vedova, una madre single che arriva da New York. Sta cercando di iniziare una nuova vita e così si trasferisce col figlio in una cittadina idilliaca, dove tutto all’apparenza è tranquillo e pacato – racconta – Lei e Zach hanno un gran senso dell’umorismo e si prendono continuamente in giro. È una mamma divertente ma Zach è ancora il tipico adolescente che non vuole farsi vedere a scuola con la mamma, sebbene anche lei lavori alla scuola. Il suo primo giorno da Vicepreside si rivela un caos totale. Avrà la più grande sorpresa della sua vita. E comunque alla fine, la sua casa nuova sarà tutto, fuorché tranquillo e pacato”.

La comica Jillian Bell, la cui partecipazione a “Workaholics” della Comedy Central ha fatto parlare di sé ed il cui ruolo in 22 Jump Street le ha dato la meritata notorietà, interpreta Lorraine, la sorella di Gail e zia di Zach.

La Bell, proprio come Dylan, da bambina era una fan della saga. “Ero il tipo che si svegliava alle 7 del mattino quando stava per uscire un libro della serie e mi mettevo in fila alla libreria per comprarlo, per finirlo a mezzanotte dello stesso giorno. Ero ossessionata da questa saga!”.

Avendo letto l’intera collana, la Bell, tra tutti, era la persona più attendibile quando, dopo aver letto la sceneggiatura, ha fatto un enorme complimento ai filmmaker: “Bene. Questa storia è credibile. I tuoi ragazzi hanno fatto bene i loro compiti”. Sul set, lei e Dylan erano considerati gli esperti della saga.

La Bell era anche entusiasta della sotto trama del suo personaggio: “Quando mi hanno raccontato del film e mi hanno detto che il mio personaggio avrebbe avuto una cotta per R.L. Stine, ho chiesto loro se l’autore sarebbe stato nel film ma quando mi hanno risposto che il ruolo sarebbe stato interpretato da Jack Black, ho detto loro: ‘Bene! Anche lui va benissimo!'”.

LA ‘CREAZIONE’ DELLE CREATURE

Il cast principale di Piccoli brividi non sono solo i personaggi della cittadina di Madison, nello stato di Delaware, ma anche le creature nate dall’estro creativo di R.L. Stine.

Il regista Rob Letterman voleva che queste creature fossero reali oppure animate dalla computer animation. Alcuni quindi, sarebbero stati attori o comparse mascherati davanti alla macchina da presa, altri creati e aggiunti dopo al computer, e altri ancora una combinazione delle due.

“Volevamo realizzare il maggior numero di mostri dal vivo, perché potessero recitare davanti alla macchina da presa”, afferma Letterman. “Non volevo che i mostri venissero percepiti come cartoni animati. I ragazzi sono molto scaltri e non volevo che tutto sembrasse finto. Sapevo che creare i mostri dal vivo sarebbe stato fantastico non solo a vedersi, ma anche per gli attori principali perché avessero qualcuno davanti a cui reagire direttamente in scena”.

Il regista Letterman ha iniziato da subito a lavorare con un illustratore veterano specializzato in mostri, Carlos Huante, che ha collaborato a film quali Men in Black, Mighty Joe Young, Hellboy, War of the Worlds, The Spiderwick Chronicles ed Alice in Wonderland, come pure alle serie animata “Ghostbusters”. Durante la produzione, le creature sono state ‘infuse di vita’ grazie al capo reparto trucco Fionagh Cush, al truccatore di mostri e designer di effetti speciali Stephen Prouty, al capo reparto acconciature Adruitha Lee, e alla costumista Judianna Makovsky.

“Era un lavoro da sogno – afferma Prouty – Non ci sono molti lavori dove ti chiedono di entrare e creare un esercito di mostri! La sceneggiatura era divertente ed intelligente ed è stato facile agganciarsi al progetto”.

“Abbiamo preso i design dello storyboard e li abbiamo poi interpretati in un mondo tridimensionale di modellini, sculture e prostetici – spiega la Cush – Nella serie di prove trucco, a volte i personaggi erano troppo raccapriccianti, a volte poco. Dovevamo trovare il giusto mezzo”.

Per esempio, la squadra ha creato otto Ghouls (zombie) che appaiono nella sequenza del cimitero e nella scena finale dell’attacco dei mostri. Per dargli il look da zombie sono stati applicati al volto di otto attori pezzi di lattice tagliati su misura con prostetici color carne. Ogni volto prostetico era stato realizzato con silicone medico e il tempo di realizzazione era un giorno intero. Ogni Ghoul doveva indossare ogni giorno un nuovo set di volti prostetici. Le lunghe dita raccapriccianti degli zombie erano fatti a mano al laboratorio degli effetti speciali trucco. Dal nulla, sono stati plasmati ben 1500 dita, ed ogni dito doveva essere pitturato a mano e laccato con smalto trasparente. Ogni dito poteva essere usato fino a tre volte.

I Ghoul dovevano muoversi come gli zombie e molti attori scelti per il ruolo erano gli zombie scelti per la serie “The Walking Dead”. Ogni Ghoul richiedeva ogni mattina tre ore e mezzo di trucco: dall’applicazione della prostetica, al trucco, alle acconciature che dovevano sembrare ‘morte’ anch’esse; per non parlare dei vestiti vintage e scoloriti che dovevano essere creati ad hoc per ogni look e personalità dei diversi Ghoul.

Come afferma Odeya Rush: “Quando giravamo le riprese nel cimitero e i Ghoul si animavano, il tutto sembrava così reale che anch’io ho avuto paura. Non potevo credere ai miei occhi”.

Un’altra mostruosa creatura era la Donna serpente, identificabile per il suo viso a scaglie, i lunghi capelli biondi intrecciati ed il vestito metallico attillato e scintillante. Anche la Donna Serpente richiedeva tre ore di trucco al giorno. Alcuni dettagli della sua trasformazione erano particolarmente sofisticati, altri inverosimilmente semplici, come i suoi occhi creati con occhiali da sole con lenti polarizzate che uscivano e rientravano facilmente dalla struttura prostetica; mentre la parrucca era stata creata in 90 ore di lavoro da parte di tre parrucchieri.

Il personaggio preferito di Prouty è il Mostro di fango, una aggiunta successiva al film dovuta ad una scelta di Letterman dopo aver visto l’eccezionale disegno di Prouty stesso. Per creare il costume, il designer aveva intrecciato i tessuti di diverse mimetiche; ogni filo di lana veniva intrecciato ad una rete. La testa del Mostro era fatta di spuma e cadeva da una struttura di sostegno che gli permetteva di dondolare avanti e indietro e quindi di muoversi.

L’attore dentro il Mostro di fango era alto 2,03 m e indossava scarpe misura 49,5 (una curiosità del film: nella realtà, Mostro di fango e Donna Serpente erano fidanzati).

La squadra design si è concentrata sui dettagli dei costumi, come pure gli occhi e i capelli. Per esempio, la Sacerdotessa egiziana indossa lenti a contatto turchesi e opachi con geroglifici posti sotto le sopracciglia che tradotti significano “Piccoli brividi”; Cronby, il leprecauno cattivo alto 1 metro indossa lenti a contatto rosse; il Clown cattivo indossa lenti a contatto gialle ed i capelli da fulminato del Dott. Shock sono stati creati grazie all’uso di detersivo da lavatrice.

Il costume della Mummia e la sua maschera sono stati creati alla Ironhead Studio di Los Angeles, ed i suoi denti spaventosi, gli occhi cavernosi, e il mento dorato e color smeraldo incutevano paura a chiunque lo incontrasse.

Tra gli altri mostri sul set: un gruppo di vampiri affamati, la Strega con prostetici di fango al posto del naso; Madam Doom con la sua sfera di cristallo ed il suo mento appuntito prostetico; il Boia; il Pirata a cui nella vita vera mancava un arto; lo strisciante e la strisciante dal viso viola; due spaventapasseri; una lanterna Jack O’Lantern su trampoli; la Maschera dannata.

La creazione più agghiacciante? Se lo chiedete a Dylan Minnette, Odeya Rush e Ryan Lee, vi risponderanno tutti allo stesso modo: il Clown. Sul set, l’attore non usciva mai dal suo personaggio ed era davvero raccapricciante.

I ‘CONGELATI’

Nel film, alcuni personaggi vengono congelati, e quindi si doveva creare il look per le dodici persone ‘congelate’ – tra questi, Timothy Simons nei panni dell’Agente Stevens, Amanda Lund nel ruolo dell’Agente Brooks e Jillian Bell nel ruolo della Zia Lorraine. Il reparto acconciature ha quindi dovuto creare ben 12 parrucche, ognuna composta di un’acconciatura congelata con stalattiti a penzoloni.

Adruitha Lee, il caporeparto acconciature vincitrice del premio Oscar® per Dallas Buyers Club racconta: “È stata una sfida trovare i materiali adeguati perché i capelli sembrassero effettivamente congelati. Ho chiamato tutti i miei colleghi per chiedere le loro ‘ricette segrete’ ma nulla sembrava utile ai nostri fini. Eppure alla fine abbiamo avuto l’idea che ci ha salvati: siamo andati da Home Depot (n.d.t.: un negozio tipo Leroy Marlin) e abbiamo comprato venti tubi da coibentazione bianchi e trasparenti e abbiamo iniziato a dipingere le parrucche con questi. Un vero e proprio esperimento che fortunatamente ha funzionato!”.

Ci sono volute 4 settimane perché il reparto terminasse la preparazione delle parrucche. Aggiunge la Lee: “Infine, prima di creare l’effetto ‘congelamento’, abbiamo fatto in modo che l’acconciatura della parrucca fosse la stessa di quella dell’attore”. Il reparto trucchi ed effetti speciali ha poi aggiunto le stalattiti che pendono dai volti delle persone congelate, e questo è stato fatto con acrilici trasparenti e plastiche sottovuoto.

SLAPPY

Per quanto sia stato divertente creare e disegnare dozzine di mostri, è chiaro che il più divertente da realizzare fosse la star assoluta della saga (come l’autore stesso vi dirà): Slappy, il pupazzo Ventriloquo. Disegnare e modellare Slappy, il vero e proprio antagonista del film e alter ego di R.L. Stine, sarebbe stato impossibile senza il contributo di diversi artigiani di grande talento.

La Ironhead Studio ha messo a punto la creazione fisica e meccanica del pupazzo. Su richiesta di Letterman, il viso di Slappy è stato disegnato per rassomigliare a Jack Black che interpretava R.L. Stine. Un vero e proprio pupazzo ventriloquo, al suo interno Slappy è completamente privo di qualunque forma elettronica: ogni controllo è meccanico e richiede il talento di un bravo burattinaio.

Dopo aver fatto provini a livello nazionale, il ruolo è stato affidato al burattinaio Avery Lee Jones. Jones aveva diversi movimenti da gestire: girare la testa del pupazzo da lato a lato oppure di 360°, controllargli gli bocca, girargli gli occhi lateralmente o fargli sbattere le palpebre, allargargli gli occhi e controllare i movimenti delle sue sopracciglia.

Per assicurarsi che ogni cosa funzionasse alla perfezione, la supervisione del pupazzo è stata affidata a Jake McKinnino della Ironhead Studio.

Accanto alla performance di Jones, ci sono poi scene dove Slappy viene aiutato dall’animazione computerizzata. Infatti, anche il più virtuoso ventriloquo al mondo non potrebbe far camminare un burattino, e così per queste scene la performance meccanica di Slappy è stata combinata ad effetti computerizzati.

LA MACCHINA STREGATA

Per la Macchina Stregata, Rob Letterman ha optato per una macchina vintage, scegliendo una Lincoln Continental Mark III nera del 1969. Una macchina che pesa 2500 kili, questa coupé a due porte è famosa per il suo radiatore che assomiglia a quella di una Rolls Royce.

Per il film sono state usate due macchine identiche trovate in Florida ed in Georgia. In una delle macchine, il reparto effetti speciali ha installato un sistema elettrico per creare l’effetto del radiatore illuminato.

LE CREATURE VFX

Sin dall’inizio, le indicazioni di Rob Letterman erano chiare: qualunque creatura potesse essere ricreata materialmente, usando attori dal vivo, doveva essere realizzata. Ma alcune delle creature previste dal copione (come l’Abominevole pupazzo di neve alto 4 metri o la Mantide religiosa di 9 metri, come pure una schiera di antipaticissimi Gnomi) avrebbe richiesto l’uso degli effetti visivi. Il lavoro è stato affidato al Responsabile effetti visivi Erik Nordby, al Co-produttore Greg Baxter, e alla squadra MPC di Vancouver e Montreal. “Ciò che rende questo film unico è la vasta gamma di creature singolari e differenti tra loro – spiega Baxter – Molti di loro sono piazzati in scene precise e non si confondono con lo sfondo”.

Nell’insieme, la squadra Effetti speciali visivi ha creato: l’Abominevole pupazzo di neve, il Lupo mannaro, gli Gnomi, le Piante cannibali, gli Alien con gli occhi da insetto, la Mantide religiosa, il Mostro di fango, i Robot giocattolo ed il Barboncino vampiro, come pure il parco giochi abbandonato con la ruota panoramica, oltre a diverse creature da utilizzare tra la folla nelle inquadrature generali. “La sfida più grande è stato il gran numero di diverse creature da disegnare e realizzare – spiega Baxter – Ognuna di queste creature ha una diversa apparenza, si muove diversamente, si comporta diversamente, ha misure diverse, dallo Gnomo, alla grande Mantide, all’enorme Mostro di fango”.

Dopo essere stati abbozzati da Carlos Huante, il reparto visivo dell’MPC sviluppava la bozza  per disegnare le creature che avrebbero dovuto essere trasmutate in VFX, mettendo a punto i dettagli e i movimenti dei personaggi stessi.

Lo scopo dei disegni, secondo Nordby, era di raggiungere un perfetto equilibrio – ossia, creare una creatura che desse ‘piccoli brividi’ ma allo stesso tempo trattenesse lo spirito comico e divertente dei mostri che è il marchio della saga di Stine. Pensate per esempio agli Gnomi, che hanno un’apparenza così tranquilla e normale con delle voci buffe ma che poi tradiscono le loro reali intenzioni malvagie.

Un altro esempio, racconta Nordby, era il Lupo mannaro. Il disegno del suo volto è onesto a carino ma poi, nella sua realizzazione, il personaggio è cresciuto da sé: “Rob gli fa indossare un completo da basketball che permetterà al pubblico più giovane di contestualizzarlo come divertente e giocoso. Idee di questo tipo pervadono l’intero film”.

Il Lupo mannaro, peraltro, è stata una vera e propria eccezione alla regola del regista: qui c’era una creatura bipede ed umanoide che veniva creata al computer, anziché al reparto trucco dal vivo. “Ci siamo confrontati per decidere se creare il Lupo dal vivo ma si è deciso subito che non sarebbe bastato truccare un attore per realizzare quanto avevamo in mente. Per prima cosa, il torace doveva essere grosso per ricreare un muscoloso giocatore di basketball ma in secundis il personaggio doveva essere capace di mettersi sulle quattro zampe e correre ad alta velocità e con potenza, l’unico modo per fare tutto questo era la computer grafica”.

Per favorire le riprese, uno stunt avrebbe recitato il ruolo del Lupo mannaro. “Così potevamo riprendere i movimenti dello stunt in modo che fossero il punto di base per ricreare in modo realistico i movimenti della creatura in VFX – spiega Nordby – A volte, durante le riprese, ne abbiamo anche approfittato per riprenderlo. Per esempio, quando il Lupo dà una botta alla pancetta che cade, o quando spreme la frutta e la busta dei marshmallow, in realtà è lo stunt che lo fa”.

Inserire la scena in un supermercato è stato un altro modo per aggiungere una valenza comica alla scena. “Ho spinto Jack Black in un carrello della spesa mentre ero inseguito da un lupo mannaro. Cancellalo dalla lista delle cose da fare!”, dice ridendo Dylan Minnette.

Ricreare l’Abominevole pupazzo di neve di Pasadena, soprannominato affettuosamente Abby dall’intera produzione, è stata un’altra grande sfida. Abby è ricoperto di pelo, e quindi disegnare e programmare la creatura è stato uno sforzo immane. “Ricreare la pelliccia di Abby era la cosa più difficile da fare perché doveva sembrare vero – osserva Baxter – E così, durante la preparazione abbiamo preso diversi peli di animali bianchi per portarli da Rob ed avere il suo parere. Alla fine, è stato scelto il pelo che rassomigliasse di più a quello che s’era immaginato per il Pupazzo, un pelo lungo, tipo orso polare. Poi l’abbiamo appoggiato sopra una sfera per usarlo come riferimento visivo”. Gli artisti VFX di solito catturano informazione sulla luminosità fotografando due sfere – uno grigio ed uno cromato – su ogni set. Per Piccoli Brividi, gli artisti hanno usato un gran numero di pellicce e sfere di riferimento per capire come ogni singola creatura sarebbe stata illuminata per una particolare scena.

Eppure il pelo di Abby non era nulla in confronto a quella di un’altra creatura – citata da Baxter e Nordby come il pelo più difficile da ricreare. Qual era, vi chiederete? Non indovinereste mai, se non lavorate nel campo. Si tratta del pelo del barboncino cattivo che compare in sole sei scene ma ha richiesto mesi di lavorazione. “Il pelo del barboncino – un pelo incredibilmente serrato e riccio – è qualcosa da cui cerchiamo sempre di stare alla lontana nel mondo della grafica computerizzata perché è davvero difficile da ricreare – spiega Nordby – Abbiamo iniziato la preparazione del pelo del barboncino con largo anticipo, proprio perché sappiamo quanto è difficile riprodurlo, e non so ancora se sia stata fortuna oppure talento, ma alla fine abbiamo realizzato in quattro o cinque mesi un pelo che sembrava assolutamente realistico”.

Sempre alla ricerca di soluzioni pragmatiche, gli Alien con gli occhi da insetti sono attori le cui mani e piedi sono state sostituite in post-produzione dalla squadra MPC. Gli attori-alien sono alti quasi 2 metri, pesano circa 85 kili e indossano tute attillate plasmate sulla pelle, disegnate alla Ironhead Studio.

Per girare le scene con la Mantide religiosa, che sarebbe poi stato aggiunto al computer, si doveva essere certi di lasciare nell’inquadratura lo spazio necessario per la creatura, alta ben 9 metri: “In ogni scena, si doveva fingere di avere nella macchina da presa il mostro che in realtà non c’era. E si doveva già mettere in conto dove vederla, come riprenderla e come illuminarla”.

Tutte le creature dovevano essere realistiche, anche il Mostro di fango, continua Nordby. “Per ogni creatura abbiamo adoperato le stesse cose per creare lo scheletro e la pelle. E quindi, partivamo da questo. Poi, si aggiungeva una enorme quantità di corde in modo che potessero muoversi correttamente con il giusto peso. Anche per il Mostro, il peso e i movimenti delle creature dovevano essere stabili. Il Mostro di fango è la creatura più lontana dal nostro mondo, perché nella vita reale non si è mai visto un essere così grande. Abbiamo usato un software di simulazione dell’acqua e abbiamo poi inspessito l’acqua perché si continuasse a comportare da acqua ma con maggiore lentezza e viscosità”. E poi sono iniziate le prove, con risultati che andavano da una consistenza tipo gomma da masticare, a gel per i capelli, ad una soluzione sin troppo liquida. Per essere sicuri di aver scelto la giusta viscosità per il mostro, osserva Nordby: “Abbiamo dovuto fare un passo indietro e pensare alle scene chiavi, quando il mostro avrebbe dovuto agire, per esempio quando si alza di fronte a Stine e diventa un’onda minacciosa di fango che sembra curvare come una bocca per inghiottirlo”. Nel mettere a fuoco queste scene, la squadra grafica ha potuto concentrarsi sulla consistenza migliore.

LE LOCATION

Spesso, le location possono essere distanti migliaia di chilometri. Nel caso di Piccoli brividi, invece, la casa di Stine e Cooper sono realmente una accanto all’altra, nel quartiere di Candler Park ad Atlanta.

Le riprese sono poi proseguite al Cimitero Decatur per la scena con i Ghoul e poi a Jonesboro, dove la famiglia ha un supermercato della catena Wayfield Foods, usato di notte per girare la sequenza con il Lupo mannaro. L’inseguimento con l’Abominevole pupazzo di neve, invece, è stato girato al palazzetto di ghiaccio di Marietta.

Molti interni sono stati girati a Conyers, compresa la biblioteca di Stine da dove parte l’intera storia; le scene dove gli Gnomi attaccano la cucina di Stine; e la sequenza della Fun House.

Creare lo studio/libreria di Stine è stata una delle sfide più divertenti dell’intera produzione, come pure di grande soddisfazione, a detta del capo scenografo, Sean Haworth. “Lo studio di Stine doveva offrire lo spazio perfetto perché Stine potesse esprimere la proprio creatività e fantasia”, osserva. “Dovevamo inserire le cose e le stoffe giuste per nutrire la sua anima di scrittore. E così abbiamo inserito oggetti che l’introverso Stine avrebbe collezionato durante i suoi viaggi: telecamere magiche, teste ristrette, vasi Maya, libri di archeologia, libri sull’occulto, un fermacarte a forma di mantide… e abbiamo anche voluto inserire degli oggetti che avessero anche un effetto comico”.

L’ufficio però è anche la sede dei manoscritti di “Piccoli Brividi”, che contengono le creature che alimentano le storie di Stine. “I manoscritti sono interessanti perché sono essenzialmente diventati la prigione di Stine – spiega Haworth – Sono i detentori della sua fantasia. Abbiamo disegnato i libri come delle volte in miniature – mondi relegati. E poi abbiamo riflettuto su come riuscire a metterli in mostra nella libreria. Questo è il motivo per cui sono davanti alla libreria stessa in posizione centrale – in uno scrigno a parte”.

Per creare l’esterno del luna park abbandonato, i filmmaker hanno utilizzato uno dei più grandi piazzali degli studi di Conyers. Lo scenografo Haworth ha ricreato un mondo semplice e comune: “Rob non voleva una scenografia esagerata. Volevo che ci si potesse relazionare ad uno spazio familiare”.

Per aggiungere al luna park l’effetto brivido, Haworth ha preso gli elementi giocosi e li ha invecchiati e ingrigiti. Nella visione di Haworth, la casa degli orrori, quella del divertimento, il girotondo e la ruota panoramica sono tutti invecchiati.

Per la sequenza in paese – compreso l’inseguimento auto – i filmmaker hanno scelto la città di Madison – una piccola cittadina con 4.000 abitanti. La scelta di questa location è stato il motivo principale per cui Letterman ha voluto girare in Georgia: si era innamorato del fascino di questo paesino e della disponibilità della comunità ad essere coinvolta durante le riprese. La torre dell’orologio nella piazza principale del Comune ha 200 anni ed era perfetto per il tono nostalgico da dare alla storia. Come sostiene Letterman, “Madison era la perfetta cittadina di provincia americana”.

La Scuola delle Arti di DeKalb ad Avondale è la location di diverse scene che si svolgono al liceo dei ragazzi, compresa l’enorme scena del ballo, che prevedeva oltre 500 generici nella palestra che scoprono che la città è sotto assedio dei mostri. Il murale della scuola è stato cambiato per l’occasione con la scritta, “Madison Devils”, come la mascotte del film.

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Piccoli brividi disponibile in DVD da mercoledì 11 Maggio 2016
info: 21/01/2016.


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