Holy Shoes - Storie di anime e oggetti (2023)
Holy Shoes - Storie di anime e oggettiCosa ci spinge a desiderare un orologio, un paio di scarpe o l’ultimo telefono uscito? Cosa cerchiamo di ottenere attraverso gli oggetti? Potere? Sicurezza? Amore?
Holy Shoes esplora il rapporto tra l’uomo e l’oggetto, individuando nella scarpa il simbolo cardine del potere disfunzionale che gli oggetti esercitano su di noi. Lo racconta Luigi Di Capua nel suo primo lungometraggio da regista: Holy Shoes – Storie di anime e oggetti.
Attraverso le storie di quattro personaggi le cui vite, in forme e modalità differenti, vengono cambiate o messe in pericolo dalle scarpe, oggetto simbolo del desiderio per eccellenza, Holy Shoes racconta cosa siamo disposti a fare per trovare la nostra identità nel mondo, fino a che punto ci spingiamo per essere amati e accettati. Racconta un mondo in cui tutti desideriamo ciò che non abbiamo, in cui tutti vogliamo essere ciò che non siamo.
Info Tecniche e Distribuzione
Nazione: Italia - 2023Durata: 106 minuti
Formato: Colore; formato 4k
Lingua: italiano
Produzione: Pepito Produzioni, Rai Cinema
Cast e personaggi
Regia: Luigi Di CapuaSceneggiatura: Luigi Di Capua
Fotografia: Gianluca Palma
Scenografia: Silvio Di Monaco
Montaggio: Julien Panzarasa
Costumi: Antonella Mignogna
Cast Artistico e Ruoli:
Carla Signoris
Luciana
Simone Liberati
Bibbolino
Isabella Briganti
Agnese
Denise Capezza
Serena
Ludovica Nasti
Marianna
Orso Maria Guerrini
Carlo Longoni
Raffaele Argesanu
Filippetto
Tiffany Zhou
Mei
Andrea Zhang
Xian
Roberto De Francesco
Paride
Valentino Campitelli
Martino
Alessandro Iammella
Bruno
Alessia Fugardi
Mamma Filippetto
Produttori:
Agostino Saccà (Produttore)
Curiosità
Riprese a Roma per sei settimane il cui inizio è stato annunciato il 6 Dicembre 2022.
Note di Regia – Luigi Di Capua
Holy Shoes vuole raccontare uno degli aspetti più intriganti e potenti della società contemporanea: la tirannia del desiderio. Il desiderio di essere ciò che non siamo, il desiderio di possedere ciò che non abbiamo. Siamo tutte anime desideranti, e nella società dei consumi il desiderio è il motore che muove tutte le cose. Perché attraverso ciò che desideriamo si forma la nostra identità. E oggi, come mai prima, siamo tutti alla ricerca spasmodica di un’identità. Persi nella liquidità digitale, privi di modelli solidi, scambiamo le nostre identità con quelle degli altri, e i nostri stessi desideri sono forse i desideri degli altri.
La storia di Holy Shoes è una storia universale perché vive all’interno dei codici del consumismo e della globalizzazione. Il film potrebbe esistere in qualunque metropoli del mondo, e per questo la Roma raccontata non è quella da cartolina e nemmeno quella abusata della “periferia”. È una Roma insolita, che della città sfrutta proprio i suoi mille volti. Perché questo problema non riguarda una specifica categoria sociale, ma riguarda tutti noi.
Le vite dei personaggi di Holy Shoes ruotano attorno a desideri figli del rapporto ambiguo, distorto, conturbante che gli esseri umani hanno sviluppato con gli oggetti, e in particolare con le scarpe, che più di tutti ne rappresentano un elemento parossistico. Dal dopoguerra in poi le scarpe sono lentamente diventate il feticcio che più di tutti si è allontanato dalla propria funzione primaria. Con l’esplosione del fenomeno delle sneakers, delle Nike negli anni ’80, abbiamo assistito ad una parabola esponenziale che ha trasformato la passione per le Sneakers in un mercato da 95miliardi di dollari. Questo perché le scarpe vengono vendute come fossero un sogno, uno strumento per viverlo. È il materialismo magico. E in un mondo in cui esiste solo quel sogno, le persone sono disposte a tutto per ottenerlo.
dal pressbook del film
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