Poster Il più bel secolo della mia vita

Il più bel secolo della mia vita (2023)

Il più bel secolo della mia vita
Locandina Il più bel secolo della mia vita
Il più bel secolo della mia vita è un film del 2023 prodotto in Italia, di genere Drammatico diretto da Alessandro Bardani. Il film dura circa 83 minuti. Tratto dall'omonima pièce teatrale di Alessandro Bardani e Luigi Di Capua. Il cast include Sergio Castellitto, Valerio Lundini, Carla Signoris, Antonio Zavatteri, Elena Lander, Marzio El Moety, Betti Pedrazzi, Sandra Milo. In Italia, esce al cinema giovedì 7 Settembre 2023 distribuito da Lucky Red. Disponibile in homevideo in DVD da giovedì 21 Dicembre 2023.

Un dramedy che porta sul grande schermo l'assurdità di una legge tutta italiana che impedisce ai figli non riconosciuti di conoscere l'identità dei genitori naturali se non al compimento dei 100 anni, il fatidico secolo.

Un’assurda legge impedisce a Giovanni, figlio non riconosciuto alla nascita, di sapere l’identità dei suoi genitori biologici prima del compimento del suo centesimo anno di età. Per riuscire ad attirare l’opinione pubblica, la sua unica speranza è ottenere la complicità di Gustavo, unico centenario non riconosciuto alla nascita in vita. Il solo che avrebbe il diritto di avvalersi di questa normativa ma che sembra non aver alcun interesse a farlo. Il più bel secolo della mia vita racconta l’incontro tra un centenario proiettato nel futuro e un giovane ancorato al passato e della loro inaspettata amicizia.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 7 Settembre 2023
Uscita in Italia: 7 Settembre 2023 al Cinema; 21 Dicembre 2023 in DVD
Genere: Drammatico
Nazione: Italia - 2023
Durata: 83 minuti
Formato: Colore; formato 2.39:1
Produzione: Goon Films, Lucky Red, Rai Cinema, Amazon Prime (in collaborazione con)
Distribuzione: Lucky Red
Note:
Inizio delle riprese annunciato a fine Settembre 2022.
Soggetto:
Tratto dall'omonima pièce teatrale di Alessandro Bardani e Luigi Di Capua.
In HomeVideo: in DVD da giovedì 21 Dicembre 2023 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Alessandro Bardani
Sceneggiatura: Alessandro Bardani, Luigi Di Capua, Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli
Musiche: Francesco Cerasi
Fotografia: Timoty Aliprandi
Scenografia: Marta Marrone
Montaggio: Claudio Di Mauro
Costumi: Eva Coen

Cast Artistico e Ruoli:
foto Antonio Zavatteri (Antonio Giancarlo Zavatteri)

Antonio Zavatteri

Presidente FAeGN
foto Marzio El Moety

Marzio El Moety

Gustavo bambino
foto Betti Pedrazzi

Betti Pedrazzi

Suor Grazia
foto Sandra Milo

Sandra Milo

Signora J.O.



Produttori:
Gabriele Mainetti (Produttore artistico), Serena Sostegni (Produttore delegato per Lucky Red), Tommaso Arrighi (Produttore esecutivo per Lucky Red), Federico Saraceni (Produttore esecutivo), Jacopo Saraceni (Produttore esecutivo), Gabriele Mainetti (Produttore per Goon Films), Andrea Occhipinti (Produttore per Lucky Red), Mattia Guerra (Produttore per Lucky Red)


Casting: Eleonora Barbiero | Suono di presa diretta: Daniele Maraniello (A.I.T.S.) | Aiuto Regia: Germano Boldorini | Trucco ed effetti di trucco speciale: Andrea Leanza - Creatures FX - ALCFX | Acconciature: Giulio Zecchini.

Immagini

[Schermo Intero]

Note di Regia – Alessandro Bardani

Chi è mia madre?
In Italia se lo chiedono 400.000 persone che non possono avere risposta. Sono i figli non riconosciuti, chiamati anche in gergo “N.N.” (dal latino nescio nomen, letteralmente: “non conosco il nome”).
A stroncare ogni speranza non c’è solo la dolorosa scelta dei genitori di abbandonare il figlio/a ma una normativa che nega loro qualsiasi tentativo di ricerca. Esiste in Italia una legge che non permette a un figlio/a non riconosciuto di conoscere le proprie origini.
Norma entrata in vigore il 4 maggio del 1983. Per tutti coloro che ne subiscono le conseguenze, è stata da sempre considerata come una vera e propria presa in giro. Difatti la normativa precedentemente in vigore non prevedeva in nessun caso la possibilità di accedere alle informazioni riguardanti la propria storia personale. Ora sì, ma come?
D.L. n.196 (…) Nel caso di figlio non riconosciuto alla nascita, chiamato anche N.N., le informazioni concernenti l’identità dei genitori biologici possono essere fornite all’esercente soltanto dopo il compimento del centesimo anno di età (…).
Avete capito bene! Questa legge (unica in Europa) vieta a più di 400.000 persone di sapere la loro storia se non al compimento dei cento anni. Ovvero: MAI.
La cosiddetta “Legge dei 100 anni” oltre a privare un essere umano della propria storia personale rende impossibile conoscere l’esistenza di eventuali patologie ereditarie e familiari, con gravi ripercussioni sul diritto alla salute, condannando il figlio non riconosciuto ad un ergastolo invisibile. Nel 2012 La Corte Europea invita il nostro governo a modificare questa legge allineandosi con tutti gli altri Paesi della Comunità (dove in molti casi al raggiungimento della maggiore età un figlio/a non riconosciuto/a può accedere a tutte le informazioni riguardanti la propria storia personale).
La Corte dichiara: “…Il desiderio di sapere quali sono le proprie radici non si estingue nel corso degli anni. Anzi, è possibile che questa esigenza cresca e che, se disattesa, procuri sofferenze fisiche e psicologiche anche se non provate scientificamente.” Così si arriva al 2013 con la Sentenza della Corte Costituzionale che impone all’Italia la modifica di questa legge in direzione del bilanciamento tra il diritto della donna di mantenere l’anonimato e il diritto del figlio/a di conoscere le proprie origini biologiche. Inizia un vero e proprio dibattito in Parlamento. Grazie alle tante battaglie si arriva alla prima approvazione alla Camera di un testo del 18 giugno 2015 che garantisce il diritto alla conoscenza tramite la modalità dell’interpello (come succede in Francia, raggiunta la maggiore età un figlio/a non riconosciuto/a tramite il tribunale può interpellare la madre naturale e chiederle se è disposta a rinunciare all’anonimato).
Questa norma a detta di molti è la misura più idonea per bilanciare i due diritti fondamentali: quello all’anonimato e quello alla conoscenza. Dal 2015 tutti coloro che si battono per modificare questa normativa sono ancora in attesa che il testo venga discusso in Senato, ad oggi molte sono state le proposte vagliate dalla Commissione Giustizia ma nessuna è stata ancora discussa. Alla fine dei conti non si ha ancora una nuova legge in merito.
In questo caos legislativo nasce nel 2015 “Il Più bel Secolo della Mia Vita”. In primis come pièce teatrale che senza lasciare spazio a nessun buonismo e retorica immerge personaggi tipici della Commedia all’italiana in atmosfere che si ispirano attraverso dialoghi serrati e puramente spietati a film d’oltreoceano come “Clerks” di Kevin Smith. Lo spettacolo riscuote un fortissimo successo di pubblico divenendo il maggior incasso al Teatro Eliseo dal 1997 e il secondo incasso della storia del “Teatro della Cometa”. Dopo tre stagioni consecutive e altrettante tournée nazionali la pièce registra un sold-out praticamente in tutta la penisola.
Questo successo mi ha spinto ad andare ancora più a fondo nell’affrontare una storia come questa attraverso il mezzo cinematografico che permette una assai maggiore libertà e un abbattimento dei naturali limiti scenici e narrativi che impone il teatro. Allargando la lente d’ingrandimento abbiamo messo a fuoco ancora molte più sfaccettature essenziali per sviscerare questa narrazione.
Due punti di vista che generano un conflitto sono alla base di ogni buona sceneggiatura e qui i nostri due protagonisti, Giovanni (25) e Gustavo (100) sono gli opposti. Un vecchio che ha sempre guardato in avanti senza mai prendere fiato e un giovane ancorato e ossessionato dal passato. I due sono accomunati soltanto da un unico destino: quello di essere stati abbandonati; reagendo in modo totalmente diverso ma ugualmente estremo. Una “reazione” all’essere stati lasciati che diventa nel tempo un vero e proprio modo di intendere la vita; un tentativo naturale e istintivo di curare la stessa ferita.
Nella traslazione cinematografica è stata mantenuta la forte comicità della rappresentazione teatrale miscelata a momenti drammatici che rispecchiano man mano nel corso della storia il crescere dell’amicizia tra i due protagonisti. Usando, come nella vita, l’umorismo come difesa rispetto a un dolore e il dolore stesso come confessione autentica di quello che si è vissuto e provato finora; arrivando a far coincidere quello che si dice con quello che si pensa, senza alcun filtro.
Il seme drammaturgico sviluppato a teatro esplode nella rappresentazione cinematografica sottolineandone ancora di più tratti e caratteristiche con l’obbiettivo di contraddistinguere la mia personale poetica e il mio modo di intendere il cinema andando anche al di là di questa storia.
Punto fondamentale di crescita rispetto al teatro è stata la decisione di diversificare ancora di più i due personaggi e il loro vissuto. Mentre nella pièce Giovanni e Gustavo sono entrambi figli non riconosciuti cresciuti in istituto, nel film Giovanni è adottato a pochi mesi. Questo ci permette di sviscerare un tema importantissimo come quello dell’adozione, attraverso il personaggio di Gianna (madre adottiva di Giovanni). Protagonista femminile della nostra storia e volàno per raccontare il difficile e intenso percorso che un genitore adottivo deve compiere accanto al figlio/a. Sopportando e supportando la sua voglia di conoscere la verità, facendo i conti con una ferita primaria che va oltre il loro rapporto.
Per quanto riguarda la direzione attoriale, punto registicamente fondamentale per il film, ho deciso di partire da questa domanda: “Che differenza c’è tra commedia e tragedia?”. Abbandonando i soliti cliché che ghettizzano un film in delle “pretese e aspettative” drammaturgiche e performative che inevitabilmente appiattiscono e spersonalizzano ogni originalità stilistica di un regista, standardizzando storie e personaggi, ho trovato la (mia) risposta: “nessuna!”.
Nella vita reale si piange, si ride, ci innamoriamo, ci arrabbiamo e quale di questi sentimenti ha più dignità? Tutti hanno la stessa identica importanza. Quindi l’approccio alla direzione attoriale non sarà proteso o condizionato nel raccontare una commedia (riducendo spesso il tutto al -fa ridere o non fa ridere-) o una tragedia (fa piangere o non fa piangere) ma ha l’obiettivo di ritrarre la realtà di ogni singolo momento. Una realtà anche contraddittoria, dove sacro e profano si mischiano. Dove una risata è un preludio a una lacrima e viceversa.
Allargando il tutto non solo alla recitazione, il mio intento è abbattere qualsiasi pregiudizio che collochi una storia “seria” più in “alto” di una storia “leggera”. Sono estremamente convinto che non è il tema trattato che segna lo spessore o lo stile di un film ma come si tratta quel tema, cercando di raccontare probabilmente qualcosa di già apparentemente narrato ma da un nuovo punto di vista.
Le reference, che poi coincidono con il mio background cinematografico, a cui mi sono ispirato per la scrittura e a cui vorrò attingere per la realizzazione del film, sono: Nebraska diretto da Alexander Payne e Little Miss Sunshine d Jonathan Dayton e Valerie Faris. Il primo per l’intimità drammaturgica e il secondo per la vivacità visiva. Entrambe le opere sono caratterizzate da una forte e serrata narrazione, un timbro estetico ben delineato; raccontano un microcosmo ricco di sentimenti universali senza alcuna retorica o buonismo ma pregne di una sana e intensa leggerezza capace di andare a fondo, radiografando personaggi e luoghi in modo del tutto personale ed emozionante.
Concludendo e tornando al mio film, posso dire che siamo di fronte ad un vero e proprio limbo esistenziale che inevitabilmente porta a delle conseguenze. Conseguenze che, nella maggior parte dei casi di chi le subisce, generano profonde ferite che nel tempo si trasformano in indelebili cicatrici.
Giovanni e Gustavo, come detto, sono i poli opposti ma di una stessa medaglia: il primo rappresenta una ferita aperta, ancora sanguinante, il secondo invece una cicatrice vecchia, ormai dimenticata.
Sono personaggi giunti in momenti chiave della loro esistenza: per Giovanni scoprire le sue origini è diventata un’ossessione che lo ha spinto a chiudersi a riccio nei confronti del mondo, mentre per Gustavo, giunto ormai all’epilogo della sua esistenza, è solamente una scusa che gli permetterà di togliersi un ultimo “sfizio” altrimenti irraggiungibile. Messi l’uno di fronte all’altro, questi due modi di interpretare questa condizione esistenziale finiranno inevitabilmente per scontrarsi e confliggere sull’argomento. Giovanni e Gustavo, però, sono solamente vittime, perché quella ferita che portano addosso avrebbe potuto non esistere se ci fosse stata una legge che gli avesse garantito quel sacrosanto diritto. Forse sarebbero state persone diverse. Un film come questo, oggi, è estremamente necessario per contribuire a metter fine a questo limbo legislativo e progredire come società civile ma anche come esseri umani.
Difatti tra il neonato e la madre biologica esiste un profondo legame che ha origine nel periodo prenatale. La separazione prematura causa un trauma, la cosiddetta “ferita primaria”, che influirà sul comportamento e i sentimenti del bambino/a per tutta la vita.
Nulla di strano, dunque, se un’alta percentuale di figli non riconosciuti manifesta aggressività verso i genitori adottivi, difficoltà a scuola e comportamenti distruttivi e antisociali.
Prima o dopo, la vita li mette di fronte alla fatidica domanda: “chi è mia mamma?”. C’è infatti un vincolo innato che porta i figli alla ricerca dei propri genitori. A prescindere dal perché li abbiano abbandonati, dalle ragioni che possono spiegare il destino delle loro vite, anche se sono spesso molto arrabbiati, i figli perdonano. E fanno di tutto pur di arrivare a conoscerli. Al figlio che è stato abbandonato non importa assolutamente “chi” sia sua madre e cosa abbia fatto, anche nei suoi confronti; è un legame del tutto spontaneo, capace di andare al di là di ogni altra considerazione, un bisogno istintivo e viscerale più forte di tutto il resto.
Parlando con molti figli non riconosciuti tutti arrivano a questa considerazione: “Meglio una triste e spietata verità che il buio.” E la domanda di rito, che in genere arriva durante l’adolescenza, rappresenta un diritto che ognuno di noi ha: conoscere le proprie radici


dal pressbook del film

Eventi

• Film vincitore del Gryphon Award al Giffoni Film Festival 2023, dove è stato presentato nella sezione Generator +18.

HomeVideo (beta)


STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
Il più bel secolo della mia vita disponibile in DVD da giovedì 21 Dicembre 2023
info: 7 Settembre 2023 al Cinema; 21 Dicembre 2023 in DVD.


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DVD E BLU-RAY FISICI:
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