Poster Il Silenzio Grande

Il Silenzio Grande (2021)

Il Silenzio Grande
Locandina Il Silenzio Grande
Il Silenzio Grande è un film del 2021 prodotto in Italia e Polonia, di genere Drammatico diretto da Alessandro Gassmann. Il film dura circa 107 minuti. Tratto dall'omonima pièce teatrale di Maurizio De Giovanni, che firma anche la sceneggiatura insieme ad Andrea Ozza e lo stesso Gassmann. Il cast include Massimiliano Gallo, Margherita Buy, Marina Confalone, Antonia Fotaras, Emanuele Linfatti, Roberto De Francesco. In Italia, esce al cinema giovedì 16 Settembre 2021 distribuito da Vision Distribution. Disponibile in homevideo in Digitale da giovedì 30 Dicembre 2021.

Una storia segnata dai conflitti, gli equivoci, i confronti, le voci e i silenzi di una famiglia tanto eccezionale quanto, nel suo intimo, caotica e disfunzionale. 

Villa Primic, un tempo lussuosa dimora, ora scricchiolante magione che sembra uscita da un racconto di fantasmi, è stata messa in vendita. Una decisione dolorosa, presa dalla signora Primic, Rose, e condivisa a dai due eredi della fortuna dilapidata della famiglia, Massimiliano e Adele: l'unico che non è affatto contento è il capofamiglia, Valerio, che scoprirà di non aver mai davvero conosciuto i suoi cari e, forse, nemmeno se stesso, fino a raggiungere l'amara consapevolezza che vivere non significa essere vivi.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 16 Settembre 2021
Uscita in Italia: 16 Settembre 2021 al Cinema; 29 Dicembre 2021 in SVOD su Prime Video
Genere: Drammatico
Nazione: Italia, Polonia - 2021
Durata: 107 minuti
Formato: Colore
Produzione: Paco Cinematografica, Vision Distribution (in collaborazione con), Amazon Prime Video (in collaborazione con), Sky (in collaborazione con), Rai Cinema (in collaborazione con), Agresywna Banda (co-produzione), Regione Campania - POR FESR Campania 2014-2020 Azione 3.3.2 (con contributo di), Film Commission Regione Campania (con la collaborazione di)
Distribuzione: Vision Distribution
Soggetto:
Tratto dall'omonima pièce teatrale di Maurizio De Giovanni, che firma anche la sceneggiatura insieme ad Andrea Ozza e lo stesso Gassmann.
In HomeVideo: in Digitale da giovedì 30 Dicembre 2021

Cast e personaggi

Regia: Alessandro Gassmann
Sceneggiatura: Maurizio de Giovanni, Andrea Ozza, Alessandro Gassmann
Musiche: Pivio, Aldo De Scalzi
Fotografia: Mike Stern Sterzyński
Scenografia: Antonella Di Martino
Montaggio: Marco Spoletini
Costumi: Lavinia Bonsignore

Cast Artistico e Ruoli:
foto Massimiliano Gallo

Massimiliano Gallo

Valerio Primic
foto Margherita Buy

Margherita Buy

Rose Primic
foto Antonia Fotaras

Antonia Fotaras

Adele Primic
foto Emanuele Linfatti

Emanuele Linfatti

Massimiliano Primic



Produttori:
Isabella Cocuzza (Produttore), Arturo Paglia (Produttore), Massimo Monachini (Produttore esecutivo)


Collaborazione alla sceneggiatura: Alessandro Regaldo.

Immagini

[Schermo Intero]

Curiosità

L'ultimo giorno di riprese del film è stato l'11 dicembre 2020.

Produzione realizzata nel rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale GREEN FILM. 


Il regista Alessandro Gassmann ha dichiarato: "Con lo scrittore di best-sellers Maurizio De Giovanni, ho una collaborazione ormai lunga. Ho sempre pensato che l'opera teatrale di De Giovanni rivelasse forti radici e potenzialità cinematografiche. L'abbiamo prima sperimentata a teatro, dove ci ha regalato emozioni indimenticabili, ed ora, finalmente, diventa il mio terzo lungometraggio da regista. In questo film parliamo di famiglia, di cambiamenti inevitabili, del tempo che passa, e lo facciamo alla metà degli anni Sessanta a Napoli, a Posillipo, con una famiglia che dovrà affrontare una vita diversa da quella agiata vissuta fino a quel momento. 'Il Silenzio Grande' è un film di luci ed ombre, di silenzi e di esplosioni di parole, di risate, visioni, angosce, dove tutti parlano e nessuno veramente ascolta."
 
I produttori Arturo Paglia e Isabella Cocuzza hanno sottolineato: "Siamo molto felici di tornare sul set con un grande artista come Alessandro Gassmann, questa volta nei panni di regista invece che di attore, come lo era stato nel nostro fortunatissimo film 'Mio fratello rincorre i dinosauri'. Questo film ci rende orgogliosi e siamo felici di poter dare vita sul grande schermo ad una storia meravigliosa che nel corso degli anni ha avuto tanto clamore e successo nei più importanti teatri italiani. Paco Cinematografica come sempre è attenta alla scelta delle storie, dei contenuti e ai talenti che fanno grande il nostro cinema."

NOTE DI REGIA – Alessandro Gassmann

Nel 2019, mentre recitavo sul set della seconda edizione della serie tv "I bastardi di Pizzofalcone", incontrai l'autore dei libri da cui è tratto il film, Maurizio De Giovanni, e lo esortai a scrivere un testo teatrale legato a Napoli e alla sua aura sotterranea di mistero. Maurizio lo scrisse in soli 20 giorni e quando lo lessi, pensai subito che fosse un'opera che rivelava forti radici e potenzialità per un film che mi sarebbe piaciuto dirigere. Lo spettacolo che abbiamo allestito ci ha regalato emozioni indimenticabili fin dal debutto in scena avvenuto due anni fa al Festival del Teatro di Napoli e poi durante una stagione di repliche di grandissimo successo interrotta per il Covid a febbraio del 2020. "Il silenzio grande" racconta la storia di una famiglia che in qualche modo somigliava alla mia, con un grande capofamiglia molto colto e molto noto, e accanto a lui sua moglie, la governante di sempre della casa e due figli ventenni. Una storia segnata da conflitti, equivoci, confronti, luci ombre, silenzi ed esplosioni di parole, risate e angosce di una famiglia tanto eccezionale quanto, nel suo intimo, caotica e disfunzionale, dove tutti parlano e nessuno veramente ascolta. Parliamo di legami familiari, di cambiamenti inevitabili, del tempo che passa, e lo facciamo alla metà degli anni Sessanta a Napoli, a Posillipo. Un grande e celebre scrittore di fama internazionale, Valerio Primic, per motivi misteriosi è a corto di ispirazione e non scrive più libri da dieci anni per cui lui, sua moglie Rose e i suoi due figli ventenni, Massimiliano e Adele, non potranno più permettersi di continuare a vivere nella splendida villa in cui abitano, un tempo lussuosa dimora, ora scricchiolante magione che sembra uscita da un racconto di fantasmi. La casa è stata messa in vendita da Rose per necessità: una decisione dolorosa che provoca forti reazioni nei figli che perderebbero così l'involucro dorato che li avvolge, nella fedele governante Bettina che si dispera per la prospettiva di non avere più una casa in cui vivere e in Valerio che scoprirà di non aver mai davvero conosciuto i suoi cari e, forse nemmeno se stesso, fino a raggiungere l'amara consapevolezza che vivere non significa essere vivi. In particolare i figli e la moglie decidono di raccontare allo scrittore cose difficili: la ragazza gli rivela di essere incinta; il ragazzo, che si sente schiacciato da un padre che eccelle così straordinariamente in tutto, finisce col rivelargli la propria omosessualità e si sorprende quando scopre che il padre non si sconvolge e anzi avrebbe voluto che gliene avesse parlato prima; la moglie gli dice che la vendita della villa è stata finalmente perfezionata e che i nuovi proprietari sarebbero arrivati presto. Il finale imprevisto capovolgerà il punto di vista dello spettatore e servirà a giustificare le tante stranezze emerse nel corso del racconto. Si tratta di una vicenda incentrata sui sentimenti e sugli affetti familiari che abbiamo scelto di ambientare nel 1965 per raccontare un'Italia e un modo di parlare ormai scomparso: a quell'epoca nel nostro Paese e nel mondo eravamo tutti più vicini, la parola, la comunicazione e il contatto erano molto più importanti mentre invece oggi si parla sempre meno perché si preferisce scrivere gli sms sui cellulari… C'era una certa forma che accompagnava i rapporti tra le persone, improntati comunque ad un maggiore rispetto, attenzione e ascolto, qualcosa che è andato completamente perduto in una società in cui si ascolta molto meno e questo è un aspetto che coinvolge anche i più giovani, a loro volta puniti dalla mancanza di attenzione e di ascolto da parte dei genitori. C' è stato subito un forte interesse per il progetto da parte di Isabella Cocuzza e Arturo Paglia di Paco Cinematografica che hanno in seguito coinvolto come partner produttivi Amazon, Sky e Rai Tre. Il film è teatrale, l'impianto è claustrofobico perché restiamo sempre all'interno di una villa (abbiamo girato lo scorso inverno in una Napoli "in zona rossa" per il Covid) ma abbiamo cercato di lavorare sulla misura, sulle intenzioni rarefatte degli attori, senza spingere troppo verso la risata o la commozione come spesso succede nei film italiani. Cercavo una bella forma e così ho scelto di avvalermi della fotografia di Mike Stern, un Direttore della Fotografia polacco che avevo conosciuto e apprezzato a Trieste sul set del film "Non odiare", mi piaceva l'idea di una fotografia particolarmente sobria ed elegante, la Villa Kern di Posillipo in cui abbiamo girato diventerà per chi vedrà il nostro film il luogo in cui sognerà di poter vivere. Molto importanti si sono rivelate anche la colonna sonora di due musicisti che amo molto come Pivio e Aldo De Scalzi e la sceneggiatura scritta da Andrea Ozza, il supervisore della seconda serie di "I bastardi di Pizzofalcone", oltre che da Maurizio De Giovanni e da me. L'idea è venuta in mente quasi contemporaneamente a Maurizio e a me ma la struttura è tutta opera sua, io ho sviluppato il suo testo sia in teatro che al cinema a mio modo rispetto a come lo aveva scritto ma lui mi ha fatto tanti complimenti dicendomi che aveva visto nel mio lavoro qualcosa che andava più in profondità rispetto a quello che lui aveva immaginato. I giorni delle riprese hanno rappresentato per me un viaggio paradisiaco grazie ai miei attori che già ammiravo tanto e che non esito a definire sublimi. Sono molto soddisfatto per tanti motivi, a partire dal fatto che gli interpreti principali incarnano personaggi diversi da quelli per loro abituali. Massimiliano Gallo ha avuto finalmente l'opportunità di recitare finalmente per il cinema un ruolo da protagonista per cui ha dimostrato di essere pronto e maturo rivelandosi un attore di categoria ed eleganza superiore. Gli ho chiesto di usare misura e compostezza e lui, anche se portava sulle sue spalle l'intera storia, lo ha fatto in maniera sobria e misurata, al punto da sembrare in scena quasi un attore… scandinavo. È un uomo con una bellissima faccia e gli occhi azzurri, in certi momenti appare bellissimo e in altri soprattutto buffo. Di lui ho sempre apprezzato la fantastica ironia. Rappresenta il motore comico del film, insieme a Marina Confalone riesce a far ridere anche se sposta solo un sopracciglio e poi incarna un personaggio che lo tocca molto in profondità perché è figlio di un grande artista molto amato e molto speciale, il cantautore napoletano Nunzio Gallo. Ha vissuto il suo personaggio in maniera molto personale e intensa, ha fatto un gran lavoro "in levare" rispetto a quello fatto in teatro, riproponendo il suo personaggio in maniera molto diversa: nonostante gli applausi e le risate sicure sperimentate in palcoscenico ha "tolto" tutto e ora fa ridere ancora di più. Per quanto riguarda poi Margherita Buy e Marina Confalone, ho pensato subito a loro, sono entrambe due grandi attrici e sapevo che sarebbero state ideali per i rispettivi ruoli. Margherita ha accettato subito volentieri l'impegno con me, nonostante io non sia un regista di fama… era l'interprete che conoscevo meno e che temevo di più perché in genere è molto severa, soprattutto con se stessa. Si è rivelata invece sorprendente e commovente, l'ho ammirata moltissimo perché ha "domato" la sua nevrosi già molto sfruttata al cinema per dar vita ad una donna che ha la sua vera età ed è pervasa da una vena di straziante malinconia, emotivamente molto coinvolgente. Quando ha visto il film pronto era molto contenta, ma quando mi ha detto di essere convinta che avrebbe potuto recitare ancora meglio io le ho risposto subito che meglio di così non si poteva… Marina Confalone, invece, è da tempo la più grande attrice napoletana in circolazione, un vero e proprio fenomeno, e sono stato felice di aver potuto contare su di lei per un personaggio di grande tenerezza, qual è la governante Bettina, che porta avanti il meccanismo comico della situazione. La conoscevo perché è da tempo una delle migliori amiche di mia moglie Sabrina, lei ha sempre apprezzato molto il mio teatro, le era piaciuta molto anche la versione teatrale, così ha accettato subito di prendere parte al film e in scena fa quello che ti aspetti da un'artista sublime come lei. Infine, Antonia Fotaras ed Emanuele Linfatti, i due giovani rispettivamente di 20 e di 24 anni che interpretano i due figli, sono fantastici, li ho scelti dopo tanti provini notando con grande piacere che il livello degli attori giovani in Italia è oggi molto più alto rispetto all'epoca in cui avevo io la loro età.

INTERVISTA A MARGHERITA BUY

Come è stata coinvolta in questo progetto? 
Alessandro Gassmann mi ha cercato per chiedermi di far parte del film, me ne ha parlato a lungo e poi mi ha mandato prima la sceneggiatura e poi una registrazione video dello spettacolo teatrale a cui il copione è ispirato. Mi ha subito detto che rispetto al testo teatrale, che era più brillante, la versione per il cinema sarebbe stata differente e infatti si apre con la novità della visione della bellissima villa sopra Posillipo in cui la storia è ambientata e prevede scene e momenti del racconto più ricchi e articolati in grado di offrire ai vari personaggi uno spazio più ampio.

Quali caratteristiche ha il suo personaggio, Rose?
Appare in scena in un momento piuttosto difficile per la sua famiglia, che non potrà più permettersi la vita di sempre, è triste e amareggiata ma si mostra contenuta e in qualche modo "trattenuta": è una donna degli anni '60, più eterea rispetto ai personaggi femminili a cui ultimamente siamo più abituati, c'è un suo modo molto personale di esprimere le sue problematiche di donna alle prese con una famiglia che sta andando in rovina ma è posata, ha una grande delicatezza nell'esprimere i propri sentimenti in un'atmosfera di misteriosa sospensione. Sia Alessandro Gassmann che il Direttore della Fotografia polacco Mike Stern sono stati bravissimi a rendere in scena un clima molto particolare, poco realistico, fuori dal tempo, un'atmosfera sospesa e rarefatta, autonoma rispetto a quella creata per lo spettacolo teatrale allestito dallo stesso testo.

Al di là del suo personaggio, che cosa le è piaciuto di più di questo film?
Soprattutto il fatto che Alessandro Gassmann si sia esposto coraggiosamente ed abbia rischiato molto affrontando una storia particolare, lontano nel tempo, non in linea con il clima e gli argomenti in voga nel nostro cinema più recente in cui ci si imbatte sempre in un realismo spesso violento e troppo esplicito o in problematiche troppo calate nel nostro presente. 

Come le è sembrato Gassmann sul set?
Sono stata molto bene con lui, l'ho visto fin dal primo momento con le idee molto chiare, deciso, preparato, senza il minimo tentennamento. Ha cercato e trovato una nuova chiave e una nuova lettura, è riuscito a dar vita ad una storia che contiene un mistero nel cui ambito si manifestano ogni tanto dei piccoli segnali, strani e inquietanti, che si comprenderanno bene soltanto alla fine del racconto. E poi è stato molto bravo a ricostruire e allestire secondo le varie necessità l'ambiente della casa, che è come se ogni tanto vivesse di vita propria rivelandosi una vera coprotagonista del film… e tutto questo crea molta curiosità e la strana sensazione che stia succedendo qualcosa che porta lo spettatore ignaro a farsi delle domande.

Che rapporto ha creato con gli altri colleghi?
Ci siamo attenuti scrupolosamente al testo e l'intesa è stata immediata: Massimiliano Gallo mi si è rivelato come una persona molto simpatica, attenta e piacevole, in grado di fare molto bene il suo mestiere e sempre con leggerezza. Aveva già interpretato in teatro il suo personaggio e sia lui che Gassmann conoscevano benissimo la materia da affrontare, io sono dovuta entrare all'interno di qualcosa di ben rodato e collaudato e accanto a loro mi sono sentita una sorta di ospite che voleva fare bene i compiti. Alessandro ha cercato di girare le varie scene imbastendo lunghe sequenze e io ho studiato a fondo il copione, che era comunque di stampo teatrale, cercando di imparare e di sapere tutto alla perfezione: ogni mattina quando andavo sul set per me era come se andassi in scena ogni volta con un nuovo debutto in teatro, sentivo che avrei dovuto essere comunque preparata su tutto, in ogni dettaglio. Massimiliano è stato molto bravo a cambiare approccio al suo Valerio nel passaggio dalla versione teatrale a quella per il cinema. Ogni volta è sempre diverso, era successo anche a me di recitare in un film tratto da uno spettacolo che avevo già interpretato in teatro, lui ha capito subito quale fosse il tono nuovo che si prospettava e si è adeguato ad un'altra atmosfera: se hai nella testa una sonorità, un suono che è stato quello del palcoscenico, non è facile ma lui ha cambiato marcia e timbro con grande naturalezza e bravura. 

Come si rapporta con gli altri la sua Rose?
Quello che viene fuori con certezza è l'amore enorme e profondo tra lei e suo marito, un amore romantico che resta solido per sempre. In un momento in cui tutto crolla, tutti sono spiazzati e addolorati, e allora si aggrappano a qualcosa ma Rose non appare molto presente e "centrata", è come se fosse un po' per aria, proprio perché i problemi sono tanti, ogni tanto beve per stemperare l'angoscia, cerca di calmarsi, di sedarsi, perché il suo mondo di sempre sta cadendo a pezzi. Con i due figli Rose è attenta e amorevole ma anche piuttosto distratta da altre problematiche, loro sono stati sempre dei privilegiati ma ora devono costruirsi una vita propria e sembrano un po' perduti nella situazione sospesa che dovrà essere chiarita e superata e si confessano più volentieri con il padre che con lei. 

Chi è e che cosa rappresenta il personaggio della governante Bettina?
È una fedele donna di servizio che si occupa amorevolmente della coppia dei protagonisti e dei loro figli un po' viziati, ha visto crescere i ragazzi e ora vede andare in rovina la casa in cui vive da sempre, di cui rappresenta la vera e propria anima: rappresenta una sorta di grillo parlante, qualcuno che cerca sempre di togliere da ogni situazione una sorta di velo di polvere che però ritorna sempre, implacabilmente. Bettina è consapevole che la forza della famiglia con cui vive è stata il grande amore tra marito e moglie ed è in adorazione del grande scrittore e del suo grande talento, anche se da donna piuttosto ignorante in pratica non capisce nulla di quello che lui dice, rendendo così i dialoghi tra loro molto divertenti. 

Che cosa pensa di Marina Confalone e come ha lavorato con lei?
Avevo già recitato con lei nei primi anni '90 nel film "Arriva la bufera" di Daniele Luchetti, penso che sia una vera fuoriclasse, non è possibile mai obiettare niente sul suo magnifico modo di recitare, ti ruba la scena anche se rimane zitta in un angolo, con lei non si può essere competitivi nemmeno per sbaglio perché si perde in partenza.

Come ricorda il periodo delle riprese?
Abbiamo girato durante lo scorso inverno, durante il Covid e siamo stati tutti un po' "sospesi" in una specie di "bolla", che era la villa di Posillipo in cui la storia era ambientata. Noi attori abbiamo vissuto tutti come se fossimo davvero la famiglia che viene descritta in scena, abbiamo avuto pochi momenti di vita nostra perché nella dimensione speciale di una città in emergenza, che abbiamo vissuto in punta di piedi, abbiamo in fondo cercato una specie di "riparo" nel nostro film. Napoli era semideserta e noi andavamo a lavorare ogni mattina come se andassimo a casa nostra, in un luogo che abbiamo subito considerato protetto, dove rispetto al contesto generale esterno tutto si è rivelato facilmente gestibile. La troupe era formata da un numero ridotto di persone, i macchinisti ed elettricisti polacchi sotto la guida del loro Direttore della Fotografia hanno lavorato in silenzio rivelandosi efficienti e bravissimi, portando a casa un gran risultato: parlavano solo la loro lingua ma abbiamo trovato un modo di comunicare tra noi quasi astratto e siamo stati tutti molto bene.

INTERVISTA A MASSIMILIANO GALLO

Quali differenze ci sono nella versione cinematografia rispetto a quella teatrale di cui è stato il protagonista?
Si tratta di due linguaggi completamente differenti e un modo diverso di porsi, se a teatro quello che fai può sembrare giusto, anche se è esteriorizzato, quando invece reciti per il cinema ti ritrovi a smontare tutto, a fare un lavoro di interpretazione psicologica, di introspezione e di pensieri, se vieni inquadrato dalla cinepresa si vede subito se i tuoi occhi pensano a qualcosa o no. il lavoro dell'attore è complesso e difficile, in questa occasione è come se avessi ricostruito il personaggio di Valerio per renderlo possibile al cinema. Io e Alessandro Gassmann ci siamo ritrovati naturalmente in un percorso di grande fiducia, è nato un sodalizio che spero possa continuare nel tempo ma anche una grande amicizia fatta di stima reciproca e di sintonia sul modo di vivere il nostro mestiere, che affrontiamo con l'amore, la dedizione, il desiderio di viverlo un po' da "soldatini". È la passione che contraddistingue entrambi. Nel nostro modo di lavorare c'è stato un percorso in cui in qualche modo ci siamo rispecchiati e riconosciuti, ho trovato in lui un grande regista che ama molto gli attori e ne conosce le debolezze e le fragilità, per cui si pone sempre nei loro confronti con estrema sensibilità. Per questo nostro film ha fatto un lavoro straordinario, affrontare una trasposizione di un testo teatrale è già complicato di per sé ma se poi si tratta di una storia ambientata tutta in uno studio è qualcosa di ancora più complesso.  Spero di portare avanti ancora a lungo il nostro sodalizio, per il grande piacere di lavorare insieme come era già accaduto in occasione dell'edizione teatrale de "Il silenzio grande" ma anche in passato sul set del film "Onda su onda" di Rocco Papaleo, su quello della fiction "La grande famiglia", e per le tre serie tv de "I bastardi di Pizzofalcone". Lo considero un grande regista, credo che possa e debba continuare a fare grandi film grazie al tipo di curiosità, passione e sensibilità che ha finora dimostrato: ogni volta che deciderà di mettersi dietro una macchina da presa potrà solo crescere.

Sia pure con modalità diverse, lei e Gassmann avete in comune la circostanza di essere entrambi figli d'arte.
Sì, abbiamo vissuto a lungo il "fardello" di essere figli di padri artisti dalla personalità forte e vibrante, sia pure diversi caratterialmente, lui del grande attore Vittorio e io del cantautore napoletano Nunzio Gallo, è come se fossimo entrambi diventati noi stessi soltanto col tempo. L'essere "figlio di" è una responsabilità che ti porti addosso anche se cerchi di mantenere comunque una tua leggerezza, il credito che hai è un jolly di affetto nei confronti di tuo padre da parte di chi ti vede ma potresti perderlo facilmente e tutto diventerebbe controproducente. 

Che cosa le è piaciuto del Gassmann regista?
La sua sensibilità, l'amore per gli attori, la capacità di leggerli nelle loro fragilità, l'ho trovato molto preparato, era necessario un lavoro complesso di grammatica cinematografica e mi sono accorto che lui ha sempre cercato di girare delle inquadrature che non fossero mai banali, anche quando il dialogo avveniva tra due sole persone, c'era la volontà di dare profondità alla scena, una tridimensionalità. L'ho visto profondamente coinvolto, con una tenace volontà di raccontare la storia che aveva scelto in un certo modo, ogni mattina una volta arrivato sul set mi accorgevo che lui aveva pensato ad un progetto specifico su quel particolare giorno di lavoro.

Come si è trovato con Margherita Buy?
Non avevamo mai recitato insieme ma posso dire (e non è una frase di circostanza) che ho trovato in lei una grande attrice e una splendida compagna di lavoro oltre che una persona molto piacevole, spiritosa e autoironica. Quando giravamo a Napoli eravamo in piena pandemia e lei indossava sempre molto timorosamente sia una mascherina che una visiera e io la trovavo molto buffa, era come se si trovasse sempre in un luogo da cui volesse solo scappare. È un'attrice che con quel suo tipico modo di raccontare e raccontarsi alleggerisce sempre con cambi repentini l'aspetto retorico di un testo. Se si pensa alla parte di sentimento e di commozione, il suo ruolo diventa straordinario perché lei elimina tutto quello che c'è di scontato e lo arricchisce attraverso micro-gesti, sguardi, occhi che raccontano tutto quello che sta pensando: nonostante fosse alle prese con un personaggio complicato e con poche sfumature, ha fatto davvero un gran lavoro. Alessandro scherzava con lei dicendole: "Tu sei portatrice di commozione". E aveva ragione, Margherita ha emozionato tantissimo anche me perché ha fatto diventare il suo personaggio a 360 gradi, portandovi al suo interno tutto quello che doveva e rendendo tutto alla perfezione: una grande umanità, il senso di protezione verso i figli ma anche un senso di disperazione rispetto alla solitudine e al dover portare avanti la casa da sola. 

Come si è trovato con Marina Confalone?
Marina è una persona molto sensibile e ricettiva, credo che in questa occasione si sia sentita subito accettata e molto protetta e amata, grazie al clima generale presente della lavorazione: un giorno mi ha detto felice che il nostro era il set migliore in cui avesse mai recitato nel corso della sua lunga e ricca carriera. Ho trovato in lei una delle persone più pure che abbia mai conosciuto, una sorta di bambina felice di avere l'opportunità di agire e mostrare quello che sa fare: è un'attrice straordinaria che fa diventare tutto più facile, inserisce sempre in ogni parola del testo un carico di meravigliosa umanità e verità e se qualcosa non le piaceva o non la faceva sentire a suo agio lo faceva notare subito, perché cercava sempre di dare il massimo di sé.  Ha rappresentato per me una bellissima sorpresa ma se tra noi c'è stata un'ottima sintonia il merito è anche di Alessandro Gassmann e della sua capacità di umanizzare il personaggio di Bettina.

Chi è Bettina e come entra in scena?
È la matura e fedele governante di casa che si presenta regolarmente nello studio del mio personaggio, Valerio, contestandogli le sue varie mancanze di marito e di padre. È come se fosse la sua coscienza, il suo grillo parlante, cerca di fargli capire le cose e lo rimprovera, il loro è un rapporto strano che a volte sembra quello tra una madre e un figlio e a volte quello tra psicologa e paziente, lei si rivela particolarmente saggia e nonostante la sua ignoranza riesce a capire quello che lui non arriva a capire, ma il perché lo scopriremo soltanto alla fine del film.

Come si rapporta il suo Valerio con i figli?
È un grandissimo scrittore che volutamente si è isolato dal mondo e rivendica il suo ruolo di uomo di successo che ha permesso un alto livello di benessere alla famiglia e si chiede stupito il motivo delle continue contestazioni e rivendicazioni da parte di tutti. È comunque un marito e un padre ingombrante che, a causa del suo lavoro e del suo successo, si è occupato poco e male dei figli, che lo contestano duramente per tutto quello che sono convinti di avere subìto da lui, che comunque è il protagonista – volente o nolente – anche delle loro vite e gli ricordano amaramente cosa significhi vivere all'ombra di un padre celebre, mentre lui pensa di avere offerto loro soltanto opportunità e vantaggi. I due ragazzi che li interpretano, Emanuele Linfatti e Antonia Fotaras, si sono rivelati bravissimi, molto belli, particolari, preparati e talentuosi: in un Paese dove la meritocrazia latita, hanno ottenuto il ruolo solo perché hanno meritatamente superato un provino. 

Che cosa ha pensato quando ha visto il film finito
Mi sono emozionato moltissimo, pur conoscendo a menadito quello che vi si raccontava, mi è sembrato un film francese o inglese, credo che in Italia siamo poco abituati a questo tipo di cinema. Rispetto all'edizione teatrale – dove erano previste proiezioni su un telo che riproducevano quello che il mio personaggio ricordava e immaginava – Alessandro ha trovato una soluzione molto interessante: nel film si immagina infatti che, avendo lo scrittore una forte immaginazione, finisca col ritrovarsi davanti agli occhi come se fosse reale tutto quello che pensa e che sente. Nella versione per il cinema c'è poi un respiro diverso perché il racconto non resta più confinato soltanto nello studio ma si apre ad ambienti diversi della casa/personaggio di cui vengono mostrati i sentimenti, i ricordi, il senso di abbandono che i protagonisti vivono in relazione ad una vendita che si annuncia necessaria e inevitabile.

INTERVISTA A MARINA CONFALONE

Come si è trovata durante la lavorazione, in particolare con il suo regista?
Quando Alessandro Gassmann mi ha cercato per offrirmi il ruolo di Bettina, che conoscevo avendo già visto in passato "Il silenzio grande" a teatro, sono stata molto felice: abbiamo fatto in modo che i giorni delle riprese si conciliassero con quelle di altri miei impegni del momento e siamo stati molto fortunati perché c'è stato un incastro perfetto delle date. Questo di Alessandro si è confermato, strada facendo, il migliore set che io abbia mai frequentato, mi sono sentita appagata e gratificata dopo ogni ciak: non mi era mia capitato di lavorare potendo contare su una tale armonia generale e su un regista che avesse le idee così chiare e fosse così amorevole con i suoi interpreti, che ha accompagnato sempre per mano da attore e regista esperto, innamorato di quello che si stava facendo. Sono molto amica da anni della moglie di Alessandro, Sabrina Knaflitz, ma quella con lui era una conoscenza relativa, l'avevo incontrato solo sporadicamente, anche perché io sono una persona piuttosto timida e guardinga. In questa occasione ho capito subito di avere di fronte un uomo eccezionale e di prim'ordine e soprattutto un uomo perbene con cui è stato semplice sintonizzarsi. Io ho sempre bisogno di essere rassicurata sulle buone intenzioni degli altri ma l'accordo nasce inevitabilmente se si incontrano certe persone con una natura così buona e speciale, ti tirano fuori il meglio di te, abbattono le tue perplessità sugli esseri umani e ti fanno stare bene, ti tranquillizzano. È quello che è successo con Alessandro, che può contare su un carattere e una forza che io non ho… ci ha incoraggiato in ogni momento, è stato lui la forza che era dietro le parole e le azioni di tutti noi. Da attore che conosce gli attori, non permette mai che la fragilità si affacci neppure per un attimo a turbare la concentrazione in scena. È il regista più generoso, attento, disponibile, appassionato, umile, vicino e complice nel processo creativo di un interprete dall'inizio alla fine che abbia mai conosciuto.

Chi è la Bettina che lei interpreta?
È la governante della grande casa in cui abitano i protagonisti, un personaggio estremamente positivo, una donna semplice e ignorante ma con un cuore immenso, una creatura pura e naif in un mondo piuttosto spietato e penso che per il pubblico sia bello ritrovare in lei qualcuno che gli sembri familiare e vicino. La ripetitività con cui spolvera tutto mi fa pensare a certe mie manie, certe coazioni a ripetere, che in fondo sono comuni a tutti, ma a parte questo, purtroppo direi, non le somiglio. Per recitare questo ruolo ho dovuto ritrovare un po' il cuore sincero che avevo da piccola ed è stata una gioia grande. Quando ho indossato il camice e la crestina da governante sono tornata bambina, mi ha contagiato la purezza di questa donna, la sua bontà, che può appartenere solo alle creature semplici e dal cuore grande. Quel grembiule e quel colletto di pizzo bianco mi hanno fatto tornare a qualche decennio fa, quand'ero sui banchi delle scuole elementari. Dopo una serie di personaggi conflittuali a cui sembro destinata, ma più ancora dopo i conflitti che ciascuno di noi vive, avevo bisogno di Bettina, forse la meritavo pure. Lei è come mi piacerebbe poter essere: saggia, paziente, devota, piena d'amore per gli altri, delicata come un angelo, attenta a non far soffrire, ma anche ironica, quando serve fa svagare un po' il suo amico professore e lo distrae dai suoi pensieri. Ignorante, primitiva, diretta, una che arriva sempre nel profondo. C'è qualcosa di più importante di questo in un essere umano? Lei è una specie di angelo depositario della verità, l'unica che conosce tutta la verità sulla famiglia: quando mai ti capita più di recitare un personaggio così buono e nobile? Ogni giorno in cui ho girato mi sono sentita come una bambina, cancellavo la Marina pensierosa che sono nella vita e mi aprivo a Bettina. 

Che tipo di rapporto ha creato con Massimiliano Gallo e Margherita Buy?
Con Massimiliano mi sono trovata molto bene, ci siamo divertiti parecchio anche perché fortunatamente avevamo un'ottima intesa sulle improvvisazioni, data la provenienza comune dal teatro comico napoletano. Anche lui è stato in grado di abbattere le mie difese naturali, mi ha capito e mi ha gratificato molto dicendomi che a suo parere sono una persona pura, è simpatico e gradevole e si è dimostrato anche un ottimo attore giorno dopo giorno mentre ci andavamo sintonizzando "sul campo". Considero poi Margherita una vera maestra di recitazione, un'attrice molto dotata e molto divertente con le sue insicurezze. Mentre giravamo, era molto preoccupata per il Covid 19 che incombeva e in generale per la propria salute e mi diceva continuamente: "Io sto bene, ma se mi dovesse venire un mal di denti tu conosci un dentista bravo a Napoli?" È una donna di rara simpatia, charme ed eleganza, come avevo già sperimentato lavorando insieme a lei negli anni '90 nel film di Daniele Luchetti "Arriva la bufera": per me è stata una piacevole riscoperta, siamo andate molto d'accordo e ci siamo ritrovate in totale sintonia anche questa volta.

Che sensazione le ha lasciato questa esperienza?
Penso che "Il silenzio grande" sia una splendida commedia e che sia diventata ora un film a cui tutti, dal primo all'ultimo sul set, abbiamo lavorato con amore speciale. Abbiamo realizzato un'opera che ha il valore artistico di un'indagine preziosissima su sentimenti e bisogni intimi di tutti noi, attraverso il confronto ed i dialoghi di un gruppo di persone e i semplici (ma poi neppure tanto) strumenti produttivi di cui ci siamo serviti.  La cosa che aveva di brutto, anzi di terribile, questo set era che a un certo punto è arrivato il giorno che abbiamo dovuto lasciarlo.


extra dal pressbook del film

Eventi

Presentato alle Giornate degli Autori della 78a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2021).

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STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
Il Silenzio Grande disponibile in Digitale da giovedì 30 Dicembre 2021
info: 16 Settembre 2021 al Cinema; 29 Dicembre 2021 in SVOD su Prime Video.

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