Locandina Italiana

Qualcosa di Nuovo (2016)

Qualcosa di Nuovo
Locandina Qualcosa di Nuovo
Qualcosa di Nuovo è un film del 2016 prodotto in Italia, di genere Commedia diretto da Cristina Comencini. Il film dura circa 93 minuti. Tratto dall'opera teatrale 'La Scena' di Cristina Comencini. Il cast include Paola Cortellesi, Micaela Ramazzotti, Eduardo Valdarnini, Eleonora Danco, Chiara Scalise, Claudio Pallitto, Eleonora Danco, Cecilia Zingaro, Giulia Francia, Giulia Galassi, Arpad Vincenti, Mauro Santopietro. In Italia, esce al cinema giovedì 13 Ottobre 2016 distribuito da 01 Distribution. Disponibile in homevideo in DVD da giovedì 16 Marzo 2017. Al Box Office italiano ha incassato circa 2024236 euro.

Lucia e Maria si conoscono da sempre. Due amiche che più diverse non si può. Lucia ha chiuso col genere maschile, Maria invece non riesce proprio a farne a meno. Una sera nel suo letto capita (finalmente!) l’Uomo perfetto. Bello, sensibile, appassionato, maturo. Il mattino però porta con sé incredibili sorprese e tra equivoci, grand‎i bugie e piccoli abbandoni Lucia e Maria si prenderanno una bella vacanza da se stesse. Forse quel ragazzo incontrato per caso è davvero l’Uomo che tutte cercano perché con le sue semplici teorie riesce a fare la vera radiografia delle loro vite, a buttare all’aria abitudini e falsi miti e a rivoluzionare ogni desiderio e ogni certezza.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 13 Ottobre 2016
Uscita in Italia: 13/10/2016
Genere: Commedia
Nazione: Italia - 2016
Durata: 93 minuti
Formato: Colore
Produzione: Cattleya, Rai Cinema, BartleByFilm, Banca Monte Dei Paschi di Siena (con il sostegno di)
Distribuzione: 01 Distribution
Box Office: Italia: 2.024.236 euro
Soggetto:
Tratto dall'opera teatrale 'La Scena' di Cristina Comencini.
In HomeVideo: in DVD da giovedì 16 Marzo 2017 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Cristina Comencini
Sceneggiatura: Cristina Comencini, Giulia Calenda, Paola Cortellesi
Musiche: Andrea Farri
Fotografia: Italo Petriccione
Scenografia: Paola Comencini
Montaggio: Francesca Calvelli
Costumi: Francesca Sartori

Cast Artistico e Ruoli:
foto Giulia Galassi

Giulia Galassi

Maria Chiara
foto Arpad Vincenti

Arpad Vincenti

Contrabbassista Trio
foto Mauro Santopietro

Mauro Santopietro

Pianista Trio
foto Massimiliano Rossi

Massimiliano Rossi

Batterista Trio
foto Sasha Luca Donatelli

Sasha Luca Donatelli

Cameriere Carlo
foto Taiyo Yamanouchi

Taiyo Yamanouchi

Allenatore TakeWondo
foto Stefano Scalisi

Stefano Scalisi

Avversario Takewondo
foto Gerardo Bartoccini

Gerardo Bartoccini

Contrabbassista Casa del Jazz
foto Cristiana Polegri

Cristiana Polegri

Sassofonista Casa del Jazz
foto Luca Cipriano

Luca Cipriano

Fiati Band
foto Gaetano Delfini

Gaetano Delfini

Fiati Band



Produttori:
Riccardo Tozzi (Produttore), Giovanni Stabilini (Produttore), Marco Chimenz (Produttore), Francesca Longardi (Produttore delegato), Massimo Di Rocco (Produttore esecutivo), Luigi Napoleone (Produttore esecutivo)


Suono: Maurizio Argentieri. Aiuto Regia: Francesca Polic. Organizzatore Generale: Massimo Di Rocco. Casting: Laura Muccino. Direttore Di Produzione: Giuseppe Pugliese. Delegato Di Produzione: Arianna De Chiara.

Immagini

[Schermo Intero]

Intervista a CRISTINA COMENCINI

Quali analogie e quali differenze esistono tra il testo e l’allestimento teatrale della tua commedia “La scena” e questo nuovo film?
Quando ho scritto l’atto unico La Scena, ho avuto la sensazione di avere colto una questione molto attuale e di avere trovato il registro giusto per esprimerla, ma non mi aspettavo il successo e l’adesione del pubblico che lo spettacolo ha avuto nei teatri dove è stato rappresentato. La relazione comica e appassionata di queste due donne con un giovane uomo ha creato nelle platee un’identificazione potente. Applausi a scena aperta, entusiasmo di donne e uomini di tutte le età, sensazione di un’apertura di libertà e di possibilità nuove sui visi della gente che usciva felice dai teatri. E ho pensato subito che poteva diventare anche un film divertente e allo stesso tempo profondo. Ovviamente ogni adattamento implica dei cambiamenti: in questo caso l’unità d’azione dello spettacolo è stata arricchita e sono stati introdotti tutti quegli elementi che nell’atto unico non era stato possibile sviluppare. La storia, più in generale, è stata riadattata in base alle due nuove protagoniste, alle loro peculiarità e ai loro caratteri, e questo ha portato a un’importante novità rispetto al testo teatrale originale. Nello specifico, ho deciso di trasformare Lucia in una cantante jazz: le doti canore della Cortellesi, infatti, sono note a tutti e questo, secondo me, poteva rappresentare un ulteriore punto di contatto tra il personaggio e l’attrice e apportare una bella nota di verità alla storia.

Che cosa racconta il film e che cosa ti stava a cuore approfondire?
Il film racconta le relazioni di oggi tra uomini e donne, che sfuggono ormai a schemi precostituiti e sono in costante cambiamento. Le due protagoniste, amiche da sempre, sono molto diverse tra loro. Maria è una mamma single che abborda gli uomini e ci va a letto facilmente perché non vuole restare da sola; Lucia, invece, è una cantante jazz, anche lei separata, che però ha chiuso con gli uomini. Mi interessava approfondire come questi due universi femminili potessero reagire davanti a un ragazzo giovane e inesperto eppure capace di metterle di fronte a tutte le loro fragilità. In un certo senso lui le costringe a prendersi una vacanza da loro stesse e a scoprire che nascondono un mondo inespresso, con cui dovranno iniziare a fare i conti. Entrambe ricambieranno le attenzioni del giovane con una sorta di educazione sentimentale.

È una riflessione sulle donne e sui sentimenti tipica dei nostri giorni e della società attuale o può valere anche per epoche e contesti diversi?
Penso sia più una speranza che le persone si possano incontrare senza progetti o schemi definiti. La storia nasce da un incontro casuale, la vita può essere anche così. È una riflessione su donne e uomini.

Da cosa deriva la tua costante attenzione all’universo femminile sia in cinema che in letteratura e che cosa la alimenta?
L’universo delle donne, per me, è quello che, in un certo senso, rappresenta lo sguardo verso il futuro e questo mi interessa sempre moltissimo. Si tratta più di una prospettiva che di un’immagine fissa sul presente o nostalgica verso il passato. Non mi piace però essere definita all’interno di categorie rigide ed è per questo che ho sempre cercato di inserire tematiche femminili all’interno di contesti più ampi quali la famiglia, le relazioni, i mutamenti politici e sociali.

Come mai hai pensato di coinvolgere Paola Cortellesi anche nella stesura della sceneggiatura insieme a Giulia Calenda?
Paola Cortellesi aveva già dato prova di grandi capacità, sia come co-autrice dei suoi spettacoli tv sia come co-sceneggiatrice di uno dei suoi ultimi film, di cui era anche la protagonista. Durante i primi incontri ho subito capito che il suo apporto avrebbe potuto arricchire lo script e quindi mi è sembrato assolutamente naturale coinvolgerla nel processo di scrittura.
Perché hai scelto i tre attori principali, che cosa ti ha interessato di loro e che rapporto si è creato tra voi?
Micaela Ramazzotti e Paola Cortellesi sono due tra le attrici italiane più brave e poliedriche, capaci di giocare sui toni della commedia e al tempo stesso di restituire grande profondità al personaggio. Avevo sempre desiderato metterle insieme e questa mi è sembrata l’occasione giusta. Eduardo Valdarnini, invece, è stata una felice scoperta: un giovane talento che a mio avviso ha una grande carriera davanti a sé. Tra loro si è creata fin da subito una straordinaria alchimia che credo emerga molto dal film.

Ti è capitato di modificare qualcosa sul set in funzione della loro personalità e del loro modo di essere e di recitare?
Trattandosi di due attrici di grande personalità e di un giovane attore molto ricettivo, è capitato più volte che la loro interazione sul set arricchisse il copione. Io amo molto lavorare con gli attori e cerco di lasciar loro sempre il giusto spazio per l’improvvisazione.

Il film è un esempio di commedia piuttosto insolito per il nostro cinema recente: questa volta più che alla nostra tradizione hai pensato a certe commedie americane tipo “La strana coppia” trasferendo personaggi, dinamiche e situazioni nell’Italia di oggi?
Le due attrici sì sono una strana coppia! Ma scrivendo la sceneggiatura ho pensato a film come Harold e Maude e a tutta la tradizione inglese di cinema più pazzo di quello di oggi.  

Intervista a PAOLA CORTELLESI

Come è stata coinvolta sia come coprotagonista che come sceneggiatrice in questo nuovo film?
Cristina Comencini mi ha chiesto di recitare in “Qualcosa di nuovo”, un adattamento per il cinema del suo spettacolo teatrale “La scena” su cui lei però era intenzionata ad apportare delle modifiche; sapendo che io avevo già collaborato ad altre sceneggiature, mi ha offerto di scrivere il nuovo copione insieme a lei e Giulia Calenda con cui avevo già avuto una felice collaborazione. Così ci siamo messe al lavoro, legando subito moltissimo tra noi: trovarmi accanto a loro per me è stato meraviglioso. Se a teatro la storia si svolgeva tutta in una serata e veniva rispettata l’unità di tempo e di luogo, per la versione cinematografica Cristina voleva “spettinare” lo spettacolo e, rispetto al testo originale, – il cui senso comunque è rimasto invariato – abbiamo dato vita a diverse modifiche narrative, più adatte al racconto filmico.  Cristina Comencini sa raccontare il mondo femminile come poche altre persone sanno fare; ovviamente la conoscevo da spettatrice e da lettrice dei suoi testi e avevo notato da tempo come avesse sempre affrontato con delicatezza e ironia tanti temi che mi stanno a cuore che coinvolgono le donne e le loro sfaccettature. Le sue storie e il suo modo di raccontarle mi hanno sempre affascinato perché lei è sempre capace di andare in profondità, ha un suo tocco personale che mi piace moltissimo. In questa nuova occasione, se il suo spettacolo teatrale mostrava la nascita e l’evoluzione di un equivoco, noi lo abbiamo ampliato cambiando il racconto e inserendo note differenti di ambienti, situazioni e sviluppi narrativi.

Che cosa succede in scena in “Qualcosa di nuovo?”
In palcoscenico la vicenda de “La scena” si sviluppa in un’unica giornata, in cui due amiche, per un equivoco, si trovano ad affrontare un ragazzo e a fare i conti con le proprie vite.
Nel film raccontiamo il seguito, le conseguenze di quell’incontro e la resa dei conti. Ciò che in teatro può essere narrato a voce e sullo schermo viene raccontato per immagini.
Le due protagoniste, Lucia e Maria, sono due donne single per scelta che hanno avuto rapporti deludenti in amore; sono molto diverse tra loro ma sono legate da un’amicizia bella, calda, sincera e profonda. Lucia, il mio personaggio, è una cantante jazz piuttosto algida, che ha incassato nel tempo ferite e delusioni e non vuole più saperne degli uomini. Rispetto a Maria si pone come persona saggia e autorevole, è un po’ la guardiana della sua amica – che a sua volta è una professionista seria, con un divorzio alle spalle e due figli- che dichiara di vivere il sesso in totale libertà ma in realtà è alla ricerca dell’uomo giusto. Le scelte di Maria si risolvono però in incontri di una sera che finiscono regolarmente col deluderla e spaventarla. E puntualmente a tirarla fuori dai guai arriva Lucia.
Questa è la dinamica di coppia tra le due amiche: Maria si caccia nei guai e crea problemi, Lucia li risolve. Assumendo questo ruolo di “controllore” dell’altra si sente una persona migliore.
Una mattina, però, Maria, sola in casa e reduce da una sbornia e dall’ennesimo incontro occasionale, riceve a casa l’amica, certa di aver messo in fuga l’uomo “appassionato e maturo” della sera precedente .Ma non è così: Rimasta per alcuni minuti sola in casa, Lucia scopre che quell’uomo è ancora lì ed è, di fatto, un ragazzino di soli 18 anni, Luca (Eduardo Valdarnini).
Il ragazzo, intontito tra dormiveglia e penombra, crede di avere accanto a sé la donna che lo aveva rimorchiato la sera prima. Lucia approfitta di questo equivoco per prendere in mano la situazione e allontanare l’ennesimo uomo sbagliato dall’amica, ma con questo giovane la routine non funziona: inizia a conoscere Luca e instaura con lui un rapporto amoroso, inaspettato e passionale, liberatorio e sorprendente.
Maria a sua volta cercherà di “riparare al danno”dando vita ad un percorso di educazione sentimentale per Luca cercando di allontanarlo da sé e di educarlo all’ascolto degli altri.
Luca, sfrontato e schietto, saprà mettere le due donne di fronte alle loro debolezze, con la semplicità spiazzante e senza filtri che forse solo i giovani possono avere.

Che relazione si è creata con Cristina Comencini?
Il nostro è stato un incontro prezioso; per me lo era stato già come spettatrice, i suoi film mi avevano sempre arricchito molto. Avevo già avuto la possibilità di recitare qualche anno fa in un film tratto dalla sua commedia teatrale “Due partite” e diretto da Enzo Monteleone.
Cristina ha la capacità di leggere all’interno delle persone e dei rapporti, riesce a tradurre le sue intuizioni in modo che possano essere comprese da tutti; è come se lei conoscesse tutte le donne e tutti i rapporti del mondo, ha in sé la capacità di ingrandire con una lente nitida i particolari delle fragilità delle persone, le crepe inesorabili dei rapporti e i punti di non ritorno, gli errori reiterati, quelli che tutti conosciamo ma che tutti continuano a commettere. Ha una grande capacità di tradurre universalmente certe sensazioni che capta e riesce a mettere in scena o sulla carta: lei non ti presenta un’unica soluzione immediata ma ti spiega qual è la situazione e ti dà il modo di tradurla, sia quando ragionavamo sui personaggi in fase di sceneggiatura, sia quando doveva dirigerci in scena. Ha tutto molto chiaro: con due semplici esempi è in grado di farti capire un intero universo femminile che tutti noi abbiamo sotto gli occhi e che non sappiamo guardare bene a fondo. Mi sono resa conto che in fase di scrittura lei aveva già chiaro come tradurre in scena, sul set, quello che voleva raccontare con pochi gesti e immagini; è un tipo di regista a cui bisogna affidarsi completamente.

Che rapporto si è creato invece tra lei e Micaela Ramazzotti?
Micaela è tra le attrici più talentuose che io abbia mai incontrato. La stimo da sempre ma in più ho scoperto che lavorare con lei è uno spasso! E’ seria ma non si prende sul serio (qualità impagabile,specie in questo mestiere…). Il nostro è stato un grande incontro, abbiamo avuto un rapporto personale, splendido. Inoltre, tra il mio personaggio e il suo doveva nascere in scena una relazione sia conflittuale che di grande intesa e tra noi c’ è stato un gioco totale e un’estrema complicità (anche grazie al bravissimo Eduardo, una meravigliosa sorpresa). Ricordo in particolare un momento in cui io e Micaela ci parliamo al telefono: il mio personaggio, nella finzione, si trovava in una camera d’albergo in una città e quello di Micaela in un’altra, ma Cristina ha voluto che fossimo davvero vicinissime per poterci guardare direttamente negli occhi. E’ stato naturale alla fine, toccarci la mano. Ovviamente la macchina da presa non doveva inquadrare le nostre mani ma l’intuizione di Cristina cercava quel contatto fisico come fosse un vero bacio della buonanotte che serviva a rassicurare Maria e a consolidare un rapporto cementato…

Intervista a MICAELA RAMAZZOTTI

Che cosa succede in scena alla Maria che lei interpreta e quanto l’ha sentita vicina?
Maria è una donna single sui 38 anni che ha avuto due figli da un uomo che non c’entrava niente con lei; è sempre sopra le righe, ha un battito molto accelerato, si vuole divertire, incontra persone poco affidabili da cui resta regolarmente delusa, inventa la vita e mille cose, si gonfia come un palloncino e fa il nodino e la sua paura è che se quel nodino si apre lei possa sgonfiarsi fino a sprofondare a terra: per questo motivo è abituata ad essere sempre caricata al massimo, altrimenti il pensare ai fallimenti che ha alle spalle la metterebbe di nuovo di fronte alla solitudine sperimentata in passato. E’ una donna che lavora, è indipendente economicamente, vive sola con i figli, cucina, organizza, corre trafelata tra un impegno all’altro, inciampa, cerca di organizzare al meglio la sua giornata, ma lo fa sempre in modo frenetico. E’ un po’ leggera ma, dato che durante la settimana si impegna a mandare avanti la sua vita, nei week end le piace uscire la sera per andare a ballare, trovare un uomo con cui fare sesso e il giorno dopo andare oltre. La prima tappa della giornata successiva prevede la colazione al mattino nel solito bar con Lucia, la sua amica del cuore equilibrata e saggia, a cui lei racconta ogni volta che ha incontrato l’uomo della sua vita, venendo poi puntualmente rimessa in riga con salutare realismo. Maria si ritrova a letto regolarmente con qualche uomo improbabile, ma una sera in cui ha bevuto parecchio “rimorchia” uno spavaldo diciottenne, Luca (Eduardo Valdarnini) che irromperà nella sua vita e in quella dell’amica scombinandole. Questo ragazzo/uomo (o uomo/ragazzo che si voglia) si ritroverà, per un equivoco, a fare l’amore con entrambe, mettendo le due donne davanti allo specchio a pensare che nonostante le loro pseudo certezze potrebbe essere possibile per loro qualche cambiamento. Le due amiche si sono come “sedute” nel tempo su un gioco di ruoli: per Maria quello della donna più leggera che una volta a settimana incontra un uomo con cui fare sesso, per Lucia invece quello della maestrina che la redarguisce mentre l’altra dice “ma in fondo che vuoi che sia…”. Della nostra storia mi piace il fatto che l’arrivo in scena del ragazzo metterà in discussione tutto quello che le due si dicevano fino a un giorno prima; tutto può cambiare e può succedere davvero qualcosa di nuovo nella testa dei tre protagonisti. Arriva sempre qualcosa che non ti aspetti e che ti rimette un po’ in gioco e questa volta l’incrocio casuale e impensabile crea divertimento, conoscenza reciproca e anche la possibilità per i tre di prendersi una vacanza da se stessi.

Che cosa ha dato di suo al suo personaggio?
Credo che la figura di Maria sia stata molto ben costruita, anche per i suoi dialoghi: rivela ogni tanto dei tic, è sempre un po’ spaventata, ha sempre paura di avere sbagliato, poi allo stesso tempo si “gonfia” e magari racconta balle pazzesche a proposito di eventuali affinità. Mi posso sentire vicino a lei come donna che ha dei figli e un marito, lavora e affronta la vita cercando sempre di avere un certo smalto e un certo sorriso. Di lei mi piace moltissimo la libertà e il coraggio con cui affronta le cose, mi piace che il suo cuore batta come succede a me, ma poi sul set l’ho costruita molto, nel modo di camminare e di sedurre o nel rapporto con il ragazzo e nel modo in cui cerca sempre di darsi delle arie di gran donna: lei finge sempre qualcosa, il suo inventarsi la vita è una continua recita.

Come è stata coinvolta in questo progetto?
Cristina Comencini mi ha cercato dicendomi che voleva riunire me e Paola Cortellesi per il progetto di “Qualcosa di nuovo” e mi ha mandato la versione filmata de “La scena”, il suo spettacolo teatrale di grande successo da cui il nostro film prende spunto e di cui avevo sentito parlare benissimo. L’ho incontrata e ho accettato subito con gioia; poco dopo ho incontrato Paola, legando subito moltissimo anche con lei. Avevo già sostenuto un provino con Cristina qualche anno fa per il suo “Quando la notte”, l’impatto era stato molto positivo fin da allora ma questa volta è nato subito qualcosa di speciale: il suo cinema e il suo modo di raccontare storie mi interessano da sempre, mi piaceva l’idea di essere in un suo film, le avrei detto di sì a priori su qualsiasi ipotesi di lavoro…

Come si è trovata con lei?
Cristina è una donna molto forte, di grande intelligenza e sempre lungimirante, ha una sua modernità intrinseca come persona e un temperamento sempre lucido e in evoluzione. Mi piace la sua sicurezza unita alla sua immensa energia protettiva e quasi materna. E poi si sente in lei una grande passione, è una vera multitasking, riesce a fare mille cose, scrive e dirige film ma poi è anche una romanziera, si occupa di battaglie civili, di figli e di nipoti, è una donna molto vera. Io e Paola Cortellesi sul set eravamo un po’ “pazzerelle”, ridevamo continuamente, ogni tanto ci capitava di scatenarci anche davanti a Cristina che si stupiva, ma secondo me l’abbiamo divertita tanto. Durante le riprese lei era sempre pronta a fare quello che aveva scritto ma anche a capire e ascoltare gli interpreti che aveva scelto perché li conosceva e li amava, era connessa, intuitiva: sul set, anche se era lontana da dove mi trovavo, lei arrivava e veniva a rispondermi. Io, Paola ed Eduardo Valdarnini (il bravissimo giovane attore che interpreta Luca) ci siamo sintonizzati facilmente tra noi e ci siamo divertiti molto, abbiamo fatto gruppo, abbiamo girato negli interni di Cinecittà in grande tranquillità, facendo le cose con calma e ascoltando bene quello che voleva la nostra regista, il modo in cui voleva che recitassimo modulando le battute. Per me si è trattato di un lavoro molto diverso da quelli fatti in passato perché le conversazioni in scena erano molto lunghe e aderenti al testo teatrale da cui il film è tratto e Cristina mi ha fatto cambiare tono, crescere, scendere, avere musicalità all’interno di dialoghi e di scene piuttosto complesse, filmate in lunghi piani sequenza perché lei preferisce sempre la continuità narrativa. Mi sono sentita guidata, osservata e capita da lei che si accorgeva benissimo quando le pile della tensione erano cariche o scariche e sapeva benissimo quando fermarsi. Mi è piaciuto molto il fatto che abbia preso certe decisioni sul momento con grande lucidità: qualche volta, ad esempio, vedendo che io e Paola eravamo stanche, ha pensato che avremmo potuto ricominciare la mattina dopo per avere più smalto, quello smalto che in una commedia non va mai perso. Nelle situazioni brillanti è necessario, comunque, che gli interpreti siano freschi e scattanti e per un personaggio di commedia come Maria io dovevo sentire sempre il cuore a mille ed essere sovraeccitata, ma se scendeva l’adrenalina Cristina se ne accorgeva e preferiva rinviare tutto al giorno successivo…

Come è andata invece con Paola Cortellesi, che rapporto è nato tra voi?
Paola è una donna fantastica e artisticamente completa; quando ci siamo incontrate prima delle riprese di questo film lei era appena reduce dalle riprese di “Gli ultimi saranno ultimi” e io da quelle de “La pazza gioia”, eravamo entrambe un po’con la testa altrove. Ma poi ai provini, alle prove e sul set è stato tutto molto bello, per me è stato come ritrovare un’amica dei tempi del liceo e questo non mi era mai capitato con un collega: ho sentito di avere trovato un’amica di sempre, quella che ricordi nel periodo del divertimento assoluto, pronta sempre a grandi risate fatte di cavolate, ad una complicità sana, a tante stupidate per scaricare la tensione. Paola è davvero sorprendente, è davvero “l’amica di tutti”, non si può non amarla, è adorabile, una donna dolcissima, una persona di una grande tenerezza, mentre come artista è eclettica, versatile, veloce e completa, sa recitare, cantare e ballare, sa fa ridere e sa far commuovere; qualsiasi cosa faccia la fa sempre bene, è un concentrato di arte pura e di sostanza, è una donna che ama tanto il suo lavoro, è appassionata e poi è molto veloce e questo è molto “performante”. Esserle accanto è un vero regalo.

Come si è trovata infine con Eduardo Valdarnini?
All’inizio io e Paola facevamo un po’ combutta tra noi in quanto femmine: ci piaceva ridere di tante stupidate, quasi ci vergognavamo di farci sentire da Eduardo, ma poi a poco a poco lo abbiamo “coccolato” e coinvolto pienamente nel nostro universo di divertimento e lui è stato al gioco volentieri. Eduardo è un ragazzo molto dolce, ha molto talento e un viso pazzesco, una forte fotogenia. Ho capito guardando una proiezione del film quanto lui riesca a “bucare” lo schermo, la sua faccia e i suoi occhi sono impressionanti, riesce a rendere in scena esattamente quello che Cristina voleva, è molto giovane ma si è rivelato subito anche molto maturo e tranquillo.

Intervista a EDUARDO VALDARNINI

Come è stato coinvolto in questo progetto?
Ho sostenuto un provino recitando varie sequenze del copione: Cristina Comencini poneva le domande per spronare e stimolare le mie reazioni e poi quando riuscivo a fare in scena quello che voleva vedevo la soddisfazione che trapelava direttamente dal suo viso. Era un piacere che non nascondeva, era limpida nel notare e nel far notare che le cose andavano bene. Poi c’ è stato un secondo call back e un’ipotesi di un terzo ma finalmente poi hanno deciso di scritturarmi. Ero piuttosto alle prime armi, avevo recitato solo per circa una settimana in un piccolo film indipendente che si chiamava  “Arianna” e fin dalla fase dei provini il rapporto che si è costruito con Cristina è stato sia di protezione che di stimolo.

Quali sono le doti principali di Cristina Comencini a suo parere?
Una grandissima pazienza nel gestire l’insieme del set ma anche un adeguato “pugno di ferro” quando serve: lei è riservata, introversa, non è espansiva, ma quando serve tenere il punto lo sa fare benissimo, è impressionante notare come in alcuni momenti possa diventare severa ed esigente. Mentre giravamo, in un paio di occasioni, mi ha rimesso in riga pazientemente. Poche volte, ma sempre con motivi fondati. Da un punto di vista artistico si fa notare sempre per la sapiente direzione degli attori, si vedeva la confidenza nata con Paola Cortellesi, che aveva già scritto con lei la sceneggiatura, e con Micaela Ramazzotti, che ascoltava le sue direttive e si è adattata benissimo ai comportamenti e al modo di recitare che le suggeriva. Quando si pensa a qualcosa di leggero ci viene naturale pensare a qualcosa di facile, invece proprio perché leggero quel tipo di film richiede un rigore e una profondità che sono difficili da raggiungere: secondo me Cristina è riuscita a tenere il filo di una coerenza di racconto e di un pensiero che dall’inizio alla fine è stato quello, potendo contare anche su modifiche in corso d’opera è riuscita a mantenere la sua idea di base e a portarla avanti in modo esemplare.

Chi è il Luca che lei interpreta e che cosa gli succede in scena?
E’ un diciottenne di oggi che simboleggia un tipo di giovinezza che messa di fronte a due donne adulte riesce a smontare un po’ le loro velleità e la loro paura di non poter mai trovare un uomo alla loro altezza. Luca, con le sue semplici teorie, riesce a dar vita ad una sorta di autentica radiografia delle vite di Maria e Lucia, a buttare all’aria abitudini e falsi miti e a rivoluzionare ogni desiderio e ogni certezza; le due sono contrapposte tra loro e quindi si incastrano perfettamente nel triangolo e lui rappresenta un po’ il catalizzatore di un binomio assurdo che però funziona, riesce a tirar fuori quello che queste due amiche hanno, qualcosa di inespresso che grazie a lui riaffiora. Loro due lo educano verso sessualità, amore e sentimento ma al tempo stesso lui riesce a dar vita, senza volerlo, ad un implicito manifesto di “mascolinità” che loro pensano sia andato perso nel tempo. Rappresenta un po’ una maschera inaspettata che riesce a sconvolgere certe paure e abitudini consolidate che sono proprie di un certo mondo femminile. Anche lui riesce ad insegnare qualcosa a loro: nel corso del tempo lancia dei piccoli stimoli verso le sue due amanti, con poche parole e frasi concise riesce ad insinuare dubbi e curiosità in queste donne che si sentono adulte fino a una certa sera in cui lui esplode e cede alla sua età e all’esasperazione quando si accorge che le due non possono accettare l’idea che un giovane uomo possa insegnare loro qualcosa; ma in fondo poi si nota la comune ricerca di amore e di libertà in un mondo in continua mutazione.

Che cosa le è piaciuto del suo personaggio?
Mi somiglia in qualche modo, anche se io nella realtà ho 24 anni e Luca in scena ne ha poco più di 18, pur rilevando una certa maturità rispetto alla sua età. Per sviluppare al meglio il personaggio sono partito da certi suoi tratti che mi corrispondono e non ho scelto di fare il contrario: lui ha una presunzione di maturità che ho sempre avuto un po’ anche io fin da quando a 14 anni ho iniziato ad avere uno spirito critico e ho iniziato a pensare di essere più maturo dei miei coetanei. Col tempo magari mi sono più temprato, ma ritrovare un’affinità così diretta quando ho letto il copione mi ha fatto pensare: “partiamo da qui, se affronto due donne devo assicurarmi di essere maturo almeno quanto loro..”. Poi comunque, quando giravamo, ero la persona più giovane in tutto il set, maturavo un senso di frustrazione rispetto al contesto che mi ha permesso di rendermi conto che non ero io il personaggio più maturo e questa frustrazione è stata coerente sia per il percorso di vita in generale sia in quello sintetizzato del personaggio di Luca, nella sua voglia di essere adulto. Qualche volta si avverte la possibilità di dimostrare di essere più grandi e più forti ma spesso non si è capaci e questa forma di sicurezza si trasforma in una frustrazione o in un’ esperienza positiva a seconda dei momenti: per Luca. ad esempio. c’ è un lieto fine perché lui attraverso l’esperienza piuttosto sconvolgente del suo doppio incontro con Maria e Lucia capisce meglio la realtà e acquisisce le sue potenzialità.

Come si è trovato con Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti sia da un punto di vista artistico che personale?
Umanamente con loro due mi sono trovato benissimo, ci siamo divertiti tanto. Per quanto riguarda la recitazione, ho notato che Paola e Micaela avevano nel modo di affrontare una scena un approccio diverso che portava comunque al miglior risultato possibile. Paola è una gran professionista per come si presenta e per come affronta il set, è disponibile e serena con tutti ma quando bisognava girare era “sul pezzo”, si notavano in lei un rigore e un retaggio teatrale importante: Micaela al contrario sembra molto più confusa e distratta in termini tecnici ma poi rivelava sempre una sua effervescenza e una creatività in continuo movimento, anche al di là del copione; aveva la capacità di trovare in una battuta o in un tono un guizzo o una trovata del momento che si rivelava precisa e pertinente con il personaggio.

Che tipo di film è “Qualcosa di nuovo” secondo lei?
Credo sia un film lineare, un’analisi limpida di un incontro tra generazioni e anche l’ incontro tra due sessi che viene raccontato in maniera diretta e semplice, come secondo me è necessario fare in termini cinematografici. Attraverso l’incontro un po’ improbabile di un ragazzo con due donne adulte viene affrontata una tematica sociologicamente molto vasta: non portiamo in scena qualcosa di irreale, può succedere, è un’analisi che può portare a una piccola forma di riflessione su questa tematica e sulla visione del concetto di relazione tra uomini e donne e tra generazioni diverse oggi.

Le è rimasto più impresso qualche momento della lavorazione che ricorda più di altri?
Ce ne sono stati un paio particolarmente impegnativi, ad esempio in occasione di una scena che avevo preparato con un maestro di arti marziali taekwondo: è una disciplina di origine coreana che si gioca molto sulla velocità delle gambe, i calci e le rotazioni, mentre le mani si usano poco, soprattutto per difesa. Cristina ha scelto di portare in scena questo sport per dare un’identificazione al mio personaggio, che è rabbioso e cerca di sfogarsi. Se Luca pratica questa disciplina lo fa per autocontrollo, è uno sport capace di fare male se applicato in maniera non corretta e lui quando si trova in pedana in alcuni momenti dimostra di non essere ancora capace di controllarsi: è il tratto distintivo di un personaggio che sta ancora evolvendosi. Ricordo che abbiamo filmato questa scena varie volte in una giornata difficile in cui, per il personaggio, esplodeva l’ira ed è stato l’unico giorno in cui un’ora prima della fine delle riprese non riuscivo più a stare in piedi per l’energia “bruciata” e ho chiesto e ottenuto di finire un po’ prima: avevamo lavorato tanto tra stress e fatica fisica, si gridava, si scalciava e arrivato a casa sono crollato sul letto. L’importante, però, era conservarsi integro per i giorni successivi…

HomeVideo (beta)


STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
Qualcosa di Nuovo disponibile in DVD da giovedì 16 Marzo 2017
info: 13/10/2016.

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