Locandina Rush

Rush (2013)

Rush
Locandina Rush
Rush è un film del 2013 prodotto in USA e Germania, di genere Azione e Biografico diretto da Ron Howard. Il film dura circa 123 minuti. Il cast include Chris Hemsworth, Daniel Brühl, Olivia Wilde, Alexandra Maria Lara. In Italia, esce al cinema giovedì 19 Settembre 2013 distribuito da 01 Distribution. Disponibile in homevideo in DVD da giovedì 6 Marzo 2014. Al Box Office italiano ha incassato circa 6418866 euro.

Il racconto di una delle più celebri rivalità sportive della storia, quella tra i piloti di Formula 1 James Hunt e Niki Lauda. Nato da un ambiente privelgiato, carismatico e affascinante, Hunt non poteva essere più diverso dal metodico e riservato Lauda: la loro rivalità nacque fin dai tempi della Formual 3 e continuò per anni, fermata nemmeno dal terribile incidente che vide protagonista Lauda nel 1976 al Nürburgring.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 19 Settembre 2013
Uscita in Italia: 19/09/2013
Data di Uscita USA: venerdì 20 Settembre 2013
Prima Uscita: 20/09/2013 (USA)
Genere: Azione, Biografico, Drammatico
Nazione: USA, Germania, UK - 2013
Durata: 123 minuti
Formato: Colore
Produzione: Cross Creek Pictures, Egoli Tossell Film, Exclusive Media Group
Distribuzione: 01 Distribution
Budget: 38.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 26.487.000 dollari | Italia: 6.418.866 euro
In HomeVideo: in DVD da giovedì 6 Marzo 2014 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Ron Howard

Cast Artistico e Ruoli:

Recensioni redazione

Recensione Rush di Ron Howard
Recensione Rush di Ron Howard
Giorgia Tropiano, voto 8/10
Rush di Ron Howard con Chris Hemsworth, Daniel Bruhl è un film calibrato che alterna momenti rilassati e divertenti ad altri dove c'è tensione. Sceneggiatura quasi perfetta, attori molto bravi e colonna sonora coinvolgente.

Immagini

[Schermo Intero]

L'inizio di una Rivalità: verso il Campionato Mondiale del 1976

Nel 1975 il pilota austriaco Niki Lauda vinse il campionato di Formula 1 (comunemente conosciuto come F1) alla guida di un motore Ferrari, ponendo così fine all'egemonia della Ford durata sette anni. La sua vittoria diventa il presupposto per la drammatica stagione del 1976 durante la quale viene raccontata la nostra storia.

L'incredibile stagione del 1976

Durante le prime fasi della stagione del 1976 siamo ancora lontani dall'incredibile dramma che avrebbe poi avuto luogo fra due dei più importanti piloti di Formula 1. Le prime nove gare vedono il campione in carica appartenente alla scuderia Ferrari, Niki Lauda, vincere ben sei gare delle prime nove della stagione, e vincere in Brasile, Sud Africa, Belgio, Monaco e Gran Bretagna. È inoltre sul podio come secondo nei Grand Prix di Spagna e Stati Uniti. In Svezia si qualifica terzo. A metà stagione (sono state corse otto gare), Lauda e la scuderia Ferrari sono in testa al campionato con un punteggio che sembra loro imbattibile, è infatti superiore al doppio dei punti accumulati dal loro rivale più prossimo. E mentre Lauda domina il Gran Prix, James Hunt – il pilota che sarebbe poi diventato il suo più grande rivale- fa una grande fatica per essere competitivo per gran parte delle corse. Durante il suo primo anno con la scuderia McLaren riesce solo a qualificarsi quarto nelle prime sei gare della stagione. Ma le difficoltà inseguono Hunt anche quando vince. Nonostante abbia battuto Lauda al traguardo durante la quarta gara della stagione al Gran Prix di Spagna, dopo la corsa viene squalificato dai giudici – a giustificare la squalifica il fatto che la sua Marlboro McLaren-Ford M23 è troppo larga. La McLaren contesta la decisione dichiarando che la discrepanza è dovuta all'espansione delle gomme durante la gara. La scuderia vince l'appello ma è solo dopo due mesi di continue richieste che Hunt vede il proprio punteggio ristabilito. Hunt vince al Gran Premio di Francia (l'ottava gara del campionato) quando Lauda si vede costretto a ritirarsi per problemi al motore della sua auto. Questa è l'unica gara durante la quale il pilota austriaco non riesce a raggiungere il traguardo. In seguito al suo trionfo in Francia, Hunt fa ritorno a casa come un eroe pronto per correre al Grand Prix britannico di Brands Hatch. Ma Lauda infliggerà una delusione agli appassionati britannici ottenendo la pole e dominando la prima metà della gara. Quando Lauda ha dei problemi con le marce a soli 15 minuti dalla fine, Hunt prende il controllo della corsa facendo impazzire la folla sugli spalti. Hunt vince la gara e Lauda si classifica secondo. Ma le controversie non sono ancora finite per Hunt. Il Gran Premio britannico è stato portato a termine dopo una ripartenza durante il primo giro. Clay Regazzoni, il compagno di squadra di Lauda, immediatamente attacca Lauda. Le loro auto si toccano. Regazzoni va in testa coda e viene colpito da Hunt e Jacque Laffite. Nonostante il resto dei piloti sia passato senza problemi, i frammenti dell'auto sparsi sulla pista rendono necessaria una seconda partenza. Per la seconda partenza Hunt opta per l'auto di riserva della scuderia, lo stesso fanno Laffite e Regazzoni, anche se obbligati a ritirarsi. Dopo la gara, la Ferrari e altre due scuderie contestano la vittoria di Hunt a bordo di un'auto di riserva. Secondo la McLaren le contestazioni non hanno fondamento. Non essendo stato completato alcun giro, le regole della seconda partenza non possono essere applicate. La protesta viene appoggiata dall'organo ufficiale della F1 che finisce con l'annullare la vittoria di Hunt e attribuire a Lauda il primo posto. Alla decima corsa del campionato, il Gran Prix di Germania, Hunt ha accumulato un punteggio che lo porta sempre più vicino a Lauda, ma resta comunque sempre indietro di 23 punti. Sette corse lo separano dalla fine del campionato. Sembra che Lauda sia destinato a vincere il suo secondo titolo. Ma in Germania tutto sarebbe cambiato. 

Vicino alla Morte al "Ring"

Nonostante la F1 abbia iniziato negli anni sessanta ad introdurre nuove misure di sicurezza, queste misure venivano spesso superate dall'avanzata tecnologia che permetteva alle auto di correre sempre più veloci. Nei primi 56 anni di questa disciplina sportiva, la media dei piloti deceduti sul campo ogni anno era di quasi tre. Tra il 1967 e il 1975, un totale di 13 piloti hanno perso la loro vita a causa di incidenti sul percorso di gara. Nessuna curva era più temuta della tragicamente famosa Nordschleife (curva nord) della pista di Nürburgring, in Germania, il circuito che la leggenda della F1 Jackie Stewart aveva soprannominato "L'inferno verde". Situato nelle montagne Eifel a circa 70 miglia a sud di Colonia, "Il Ring" era spesso umido, brumoso e nebbioso. Esso inoltre presentava abitualmente condizioni meteorologiche variabili a seconda del punto del circuito e il percorso a tre corsie lungo 14,2 miglia contava un numero incredibile di curve, ben 177. Lauda, uno dei maggiori portavoce sul tema della sicurezza dei piloti, ha sempre espresso il proprio dissenso nei confronti di Nürburgring. Spinti dal pilota Stewart, il circuito aveva investito considerevoli somme tra il 1974 e il 1976 per migliorare le condizioni di sicurezza con schermi di protezione e guardrails. Ma la cattiva fama del circuito persisteva. "I problemi di Nürburgring erano facilmente visibili", Lauda scrive nella sua autobiografia "Meine Story". "La conformazione della pista la rendeva la più difficile al mondo. Era pressoché impossibile rendere sicuri 14,2 miglia di pista costeggiata da alberi". Nonostante le sue preoccupazioni, Lauda si qualifica secondo, dopo James Hunt. Siamo al Gran Prix di Germania del 1976. Il mattino della gara (1 Agosto 1976), le previsioni metereologiche per Nürburgring sono come al solito imprevedibili. Manca poco alla gara quando inizia a piovere e la maggior parte delle scuderie adottano gomme da bagnato – una decisione che si rivelerà sbagliata perché la pioggia da lì a poco sarebbe stata sostituita da forti venti che avrebbero asciugato il manto stradale. Lauda parte male, perdendo presto la sua posizione. Ricorda un pit stop per cambiare le gomme e montare quelle per l'asciutto: questo è il suo ultimo ricordo di quella gara. Mentre stava raggiungendo una curva, alla sua Ferrari si rompe una barra. La macchina procede di traverso, andando a sbattere contro un argine della pista, poi si libra nell'aria andandosi a schiantare. La macchina dietro di lui riesce ad evitare Lauda e la carcassa della macchina. La seconda, pilotata da Brett Lunger, si schianta contro Lauda, facendo andare in fiamme la Ferrari. Il veicolo successivo, guidato da Harald Ertl, colpisce entrambe le macchine. Lunger e Ertl sono illesi, ma la macchina di Lauda è avvolta dalle fiamme. Diversi piloti, inclusi Lunger e Ertl, si adoperano per rimuovere velocemente Lauda dal veicolo in fiamme. Riescono alla fine ad estrarlo, ma non in tempo perché egli non esca dall'incidente gravemente ustionato. Lauda viene trasportato per via aerea all'unità intensiva di Manheim dove una squadra di sei medici e 34 infermiere si adoperano per salvargli la vita. Ha ustioni di terzo grado sulla testa e i polsi, diverse costole fratturate, come anche una vertebra cervicale e lo zigomo. Ma a suscitare maggiori preoccupazioni sono i danni riportati dai suoi polmoni esposti ai fumi tossici rilasciati dagli estintori sul luogo dell'incidente. Nonostante la vittoria di James Hunt al Gran Prix di Germania, i titoli dei giornali del giorno seguente sono tutti comprensibilmente dedicati a Lauda e al suo incidente e a come il campione in carica di F1 sia impegnato in una lotta contro la morte. Una lotta che dura ben quattro giorni. Ma Lauda non si arrende. Quasi cieco, si concentra sulle voci per restare sveglio. Dopo la sua convalescenza, non perde tempo e inizia da subito a progettare il suo ritorno – quella stessa stagione. Con un fisioterapista costantemente al suo fianco, si esercita per 12 ore al giorno ogni giorno. "I miei organi vitali hanno avuto una convalescenza veloce", scrive Lauda, "Ma le mie ferite superficiali si sono rivelate un po' più complicate". Oltre alle gravi ustioni riportate sul volto, entrambe le palpebre sono state interamente bruciate. Le opinioni dei chirurghi plastici differiscono le une dalle altre. Lauda sceglie un medico svizzero il quale recuperando della pelle dietro alle orecchie del pilota è in grado di regalargli delle nuove palpebre.

L'ascesa di Hunt, il ritorno di Lauda

Con Lauda fuori dai giochi, Hunt accumula sempre più punti accorciando la distanza fra lui e la vetta. Vince la pole al Grand Prix d'Austria e si classifica quarto. Dopo l'Austria vince al Grand Prix d'Olanda. Solo due punti lo separano da Lauda, 58-56. Restano solo quattro gare, con Lauda in convalescenza per l'intero anno, i mondiali sembrano senza dubbio pronti per essere vinti da Hunt. Poi giunge l'incredibile notizia dalla scuderia di Lauda: il campione mondiale in carica è pronto a tornare in pista in occasione del Grand Prix italiano che si terrà il 12 Settembre 1976. L'incidente che lo ha visto vicino alla morte è avvenuto solo sei settimane prima. Miracolosamente, Lauda si qualifica quinto e ottiene un sorprendente quarto posto in Italia. Supera il punteggio di Hunt, il quale aveva faticato nelle qualificazioni e non è riuscito a portare a termine la gara. Hunt reagisce e vince sia il Grand Prix degli Stati Uniti sia quello del Canada, mentre Lauda ottiene rispettivamente l'ottavo e terzo posto. Tra i due Grand Prix, la Fédération Internationale de l'Automobile (FIA) annulla la vittoria di Hunt avvenuta il 18 Luglio al Gran Prix Britannico. Lauda ora è in testa con un vantaggio di tre punti, 68-65. Alla fine delle stagione manca una sola corsa, il Grand prix del Giappone. Nonostante Hunt sia ancora dietro a Lauda, questo rampante giovane britannico è l'uomo del momento nel mondo della F1. Lauda ha vinto quattro delle prime sei gare dell'anno, mentre Hunt è quattro volte vincitore delle ultime sei. In Giappone, Hunt e Lauda si qualificano rispettivamente al secondo e terzo posto, dietro Mario Andretti. Forse Lauda era più preoccupato delle previsioni meteorologiche, ma sapeva che la macchina di Hunt avrebbe reso meglio sul bagnato. Inoltre a preoccuparlo c'erano i suoi occhi e la ridotta visibilità in caso di pioggia. I peggiori incubi di Lauda diventano realtà quando per tutta la notte piove sulla Fuji International Speedway. A seguire la pioggia la nebbia e altre precipitazioni il giorno della corsa. Hunt e Lauda, entrambi membri della commissione di sicurezza, insistono perché gli organizzatori rimandino la corsa. La loro richiesta viene ignorata e anche se la partenza viene ritardata di un'ora e quaranta minuti la corsa prende il via come previsto. La partenza di Hunt è veloce mentre Lauda perde velocemente posizione. Dopo due giri, Lauda si ferma al pit stop e spegne la macchina. "E' troppo pericoloso", dichiara l'austriaco. Il britannico resta in testa per 61 dei 73 giri, finisce poi in terza posizione dietro ad Andretti e Patrick Depailler. Con la sua prestazione Hunt guadagna quattro punti, abbastanza per strappare a Lauda con un solo punto di differenza il titolo mondiale. Il titolo arriva come una sorpresa per Hunt, incerto della sua posizione in seguito ad una sosta al pit stop. "Penso sia stata una decisione veramente coraggiosa quella di Niki. La rispetto pienamente", Hunt dichiara alla rivista Sports Illustrated. "In quelle circostanze è stato incredibilmente coraggioso. Se devo essere sincero, vi dico che la gara non sarebbe mai dovuta iniziare in quelle condizioni. La decisione di Niki di fermarsi è perfettamente ragionevole. Nelle sue condizioni, con l'incidente a Nürburgring e tutto il resto, chi non avrebbe fatto lo stesso?" Lauda lascia immediatamente il circuito, è troppo scosso emotivamente per reggere il circo mediatico che seguirà a breve. Anni dopo, si pentirà della sua scelta: "Oggi vedo la sconfitta ai mondiali del 1976 diversamente da come la vedevo allora, anche se non ho rimpianti. Se fossi stato meno teso al momento clou, se me la fossi presa con più calma e gestito quel paio di punti che mi servivano per il titolo, oggi sarei il detentore di quattro mondiali invece di tre. Ma, ad essere sinceri, non me ne frega niente."

La fine di un Era

Lauda sarebbe poi tornato per vincere i Campionati Mondiali di Formula 1 nel 1977 con la scuderia Ferrari, ma il 1976 sarebbe per sempre stato un anno indimenticabile per i suoi fan nei decenni a venire. Più tardi sarebbe passato alla McLaren con la quale avrebbe vinto il suo terzo titolo nel 1984 con un vantaggio di un punto e mezzo sul suo compagno di squadra Alain Prost. Il ritiro dal mondo della F1 sarebbe poi arrivato terminata la stagione del 1985. Le gravi ustioni riportate durante l'incidente avvenuto nel 1976 in Germania lo lasciarono con cicatrici estese. L'incidente gli costò gran parte del suo orecchio destro, oltre che i capelli sulla parte destra del capo, le sopracciglia e le palpebre. Si sottopose ad un intervento di chirurgia ricostruttiva per ridare alle palpebre la capacità di muoversi ma non avvertì mai la necessità di altri interventi. Dall'incidente, indossa un copricapo per nascondere le cicatrici sul capo. Autore di cinque libri, Lauda gestirà la sua linea aerea, la Lauda Air, fino all'anno di cessione della compagnia all'Austrian Airlines nel 2000. La drammatica sfida di Hunt contro Lauda ebbe come risultato la vittoria di un solo titolo mondiale. Dopo la stagione del 1979, Hunt si ritira dal mondo delle corse e lavora per diversi anni come giornalista sportivo specializzato in F1 per la BBC Sports. È stato anche consigliere e consulente per giovani piloti. Muore in seguito ad un infarto cardiaco nel 1993 all'età di 45 anni.

Il ritorno dei cavalieri: Rush e la sua genesi

Era convinzione dello sceneggiatore/drammaturgo inglese Peter Morgan che la rivalità tra Lauda e Hunt e le loro emozionanti battaglie durante la stagione di Formula 1 del 1976 fosse una storia capace di trascendere le pagine dei giornali sportivi. Morgan è conosciuto per essere un maestro nell'arte della scrittura di sceneggiature basate su argomenti di storia moderna. Ha ritratto l'intrigo dietro al brutale dittatore dell'Uganda, Idi Amin (Last King of Scotland), le difficoltà incontrate dalla regina Elisabetta II all'indomani della morte della principessa Diana (The Queen), il dietro le quinte dell'intervista di David Frost avvenuta nel 1977 all'ex presidente degli Stati Uniti Richard Nixon (Frost/Nixon) e il rapporto del primo ministro britannico Tony Blair con il suo successore Gordon Brown (The Deal) ed ex presidente americano Bill Clinton (The Special Relationship). Per il suo lavoro, Morgan è stato nominato agli Oscar per la miglior sceneggiatura sia per The Queen sia per Frost/Nixon "Io sono cresciuto in Inghilterra sapendo tutto quello che c'era da sapere su James Hunt" dice Morgan "ma non ho mai conosciuto la versione di Niki".

Lo sceneggiatore, che vive in Austria, ha proposto a Lauda di scrivere una sceneggiatura che fosse la versione drammatizzata della tumultuosa stagione di Formula 1 del 1976. Lauda ha accettato, fornendo a Morgan degli input preziosissimi durante ogni fase di scrittura. "Abbiamo parlato a lungo sullo stile Hollywoodiano di fare cinema e la realtà" dice Lauda. "L'ho sempre riportato alla realtà. Abbiamo avuto delle discussioni molto interessanti."

Durante la scrittura Morgan si è appassionato sempre di più alla storia che stavo raccontando. Spiega: "L'ho scritto come spec. Io trovavo la vicenda interessante ma ero pur sempre un inglese sposato con un'austriaca che viveva a Vienna. Non sapevo proprio a chi altro sarebbe potuta interessare. Una volta finita ho iniziato a far girare la sceneggiatura e ho trovato altre persone interessate."

Una delle prime persone a visionare la sceneggiatura è stato Andrew Eaton, produttore di vecchia data del regista Michael Winterbottom, con il quale Morgan aveva lavorato alla storia di Fernando Meirelles, 360. "Ero a conoscenza del progetto perché stavo lavorando con Peter ad un altro film" racconta Eaton. "Mi ha dato da leggere la sceneggiatura che mi è piaciuta subito". Eaton, uno dei fondatori della Revolution Films, ha riconosciuto il fatto che nonostante il film fosse ambientato nel mondo glamour e adrenalinico della F1, era in realtà la storia di due personalità contrastanti. "E' una storia che si regge sui personaggi e qui ce ne sono due: un austriaco e un inglese", dice Eaton. "Si tratta principalmente di questi due uomini, dei loro stili diversi e dei loro modo di vivere la vita in maniera diversa. In più la storia ha questa incredibile ambientazione nel mondo della formula 1, rendendo così un film basato sui personaggi anche d'azione." Le tematiche e il periodo storico in cui è ambientato Rush attirano l'attenzione di Eric Fellner il quale, insieme al suo partner Tim Bevan, è il proprietario e amministratore della Working Title Films. Di recente avevano co-prodotto il pluripremiato Senna di Asif Kapadia, basato sulla vita del grande campione di F1 Aryton Senna, appassionandosi ulteriormente a questa disciplina sportiva.

Fellner spiega che la sua fascinazione per le corse risale alla sua infanzia: " Era la metà degli anni settanta quando mi sono appassionato alla Formula 1. Erano i giorni di Hunt e Hesketh. Io ero solo un adolescente che frequentava la scuola e ogni settimana la Formula 1 aveva un ruolo importantissimo nel mio calendario sportivo. Questi uomini erano dei gladiatori – erano incredibilmente sexy e incredibilmente emozionanti perché ogni settimana sfidavano la morte. Erano delle rock star e nessuno di loro rappresentava tutto questo meglio di James Hunt". Da fortunati progetti come Quattro matrimoni e un funerale e Love Actually al blockbuster del 2012 Les Misérables, la londinese Working Title ha lasciato un segno a livello mondiale con le sue pellicole. Per i due produttori, la storia è sempre stata più importante della spettacolarità. "Ho iniziato a fare film negli anni 80 e ho sempre desiderato fare un film che raccontasse il coinvolgimento breve ma carico di glamour di Lord Hesketh con l'automobilismo", afferma Fellner. "Non siamo mai riusciti a far decollare quel progetto, ma poi anni dopo mi è stato proposto un documentario sulla vita di Ayrton Senna. Ho visto quel documentario come una buona occasione a basso budget per affrontare l'argomento. Ho sempre pensato che un lungometraggio sulla Formula 1, specialmente di stampo storico, sarebbe stato economicamente proibitivo. Poi sono venuti da me Peter Morgan e Andrew Eaton con questa sceneggiatura che dicevano si sarebbe potuta produrre con un prezzo ragionevole. Non ho saputo resistere e ho accettato".

Brian Oliver, presidente della Cross Creek Pictures, la società produttrice di pellicole apprezzate da critica e pubblico come Black Swan, The Ides of March e The Woman in Black – le ultime due prodotte con Exclusive Media- concordava sul fatto che ambientazione e elementi drammatici rendessero Rush un progetto fattibile. Oliver decise di occuparsi della struttura finanziaria chiamando immediatamente i produttori esecutivi Nigel Sinclair e Guy East, entrambi a

capo della Exclusive Media – un mini-studio responsabile della produzione del prossimo Parkland, dell'acclamato End of Watch, Snitch e attraverso l'etichetta documentaristica, la Spitfire Pictures, del documentario premio Oscar Undefeated. "Wow, dobbiamo fare questo film" rammenta Oliver. "Era una di quelle sceneggiature capaci di trascendere lo sport e di focalizzare l'interesse interamente sui personaggi". Sinclair aggiunge: "Essendo un appassionato di Formula 1, ho immediatamente intuito il potenziale del vasto interesse che avrebbe suscitato questa storia di rivalità fra gladiatori". East e Sinclair, insieme al direttore di produzione della Exclusive, Tobin Armbrust, hanno deciso in poco tempo di cofinanziare totalmente il progetto con Cross Creek e anche di occuparsi della distribuzione e del marketing del film a livello internazionale. Racconta East: "Sapevamo che la profonda dedizione di Ron Howard a Rush come progetto indipendentemente finanziato, avrebbe fatto sì che i nostri partner internazionali ci avrebbero dato tutto il loro supporto".

Le passioni, le personalità estremamente competitive di questi personaggi – senza dimenticare la sua esperienza durante il suo ultimo film con Morgan – hanno convinto il due volte premio Oscar Ron Howard a dirigere Rush. "Ho avuto il piacere di lavorare con Peter a Frost/Nixon e quando mi ha parlato dell'incredibile conflitto fra questi due personaggi sorprendenti, ho trovato la storia semplicemente irresistibile", spiega Ron Howard. "I personaggi sono così ricchi. La rivalità tra James Hunt e Niki Lauda fu drammatica. Era un rapporto violento, sexy e oltre ogni cosa, profondamente emotivo e coinvolgente – tutti ingredienti per una grande storia cinematografica". Durante la stagione del 1976, tutto era più intenso. Tutti, persino quelli che non normalmente non seguivano la F1, ne parlavano. Tutti ne scrivevano perché erano due persone totalmente opposte. Questo materiale non contribuisce solo alla creazione di un grande dramma, ma ha anche una dicotomia capace di creare molti spunti ironici. E se consideriamo il mondo di cui facevano parte ci accorgiamo che abbiamo una storia nuova con dei personaggi totalmente unici. "Richard è bravissimo nel capire i personaggi", continua il regista. "Quando ha a che fare con storie reali, è fantastico nella sua capacità di discernere cosa le fa funzionare, quale è quella cosa che hanno sotto la pelle in senso sia positivo sia negativo e come costruire le scene proprio basandosi su questi elementi. Alcune scene si attengono ai fatti reali, altre sono drammatizzazioni ma tutte hanno lo scopo di rendere le idee che ha sviluppato. Così i risultati sono sempre molto onesti, se non autentici al 1000%".

Non è una coincidenza che l'ultimo progetto di Howard, come anche i suoi concorrenti all'Oscar Apollo 13 e Frost/Nixon siano ambientati negli anni '70. Il regista ammette di nutrire da tempo una passione per quel periodo. "è un periodo molto sexy e affascinante per la storia globale e la cultura pop", spiega. "Sono convinto che usando la tecnologia cinematografica di cui disponiamo oggi, con uno sguardo classico a quel periodo incredibile, abbiamo creato qualcosa capace di colpire lo spettatore, di essere innovativo, pieno di soddisfazioni ed emozionante".

Ciò che ha convinto Howard è anche il fatto che questo è il periodo in cui compie il suo passaggio da davanti la cinepresa a dietro la cinepresa. "Il periodo in cui è ambientata questa storia è anche quello durante il quale Happy Days stava diventando il programma più guardato al mondo", dice Howard. "Così ho riconosciuto le differenze culturali di quel periodo. Era la fine di un periodo di rivoluzione sessuale, durante il quale non c'era nulla di cui aver paura e tutto da celebrare…quando il sesso era sicuro e guidare pericoloso. Uscendo dagli anni '60 la voglia di esprimere se stessi, di rischiare e credere in qualcosa di particolare, era priva di connotazioni politiche, anche se era ancora presente su un livello culturale. Quando sento folli storie sulla Formula 1, mi rendo conto che le persone non fanno più simili cose al giorno d'oggi ma nemmeno sono interamente all'oscuro della mia concezione del mondo delle celebrità negli anni '70.

La loro lista di registi ideali era corta e i produttori erano d'accordo: avevano il nome in cima a quella lista. "Ron è uno dei grandi registi americani", Oliver dice. "Avere coinvolto lui in un progetto Europeo sulle corse è un asset enorme per il successo del film. Non ci voleva molto per credere che l'uomo che ci aveva portato nel mondo di astronauti e pompieri potesse realizzare un grande film sui piloti di Formula 1".

Eaton ha apprezzato l'infaticabile energia che il regista ha saputo infondere alla propria troupe. Racconta: "Quando stavamo cercando un regista, Peter e Ron sono andati a pranzo insieme a Los Angeles e Ron gli ha detto quanto desiderava fare questo film. È un grande appassionato di sport e anche se non conosceva benissimo la Formula 1 era in grado di apprezzare la drammaticità che caratterizza una gara sportiva. Ron condivide la stessa determinazione e la stessa energia dei due personaggi principali. Lavorare con lui ti arricchisce per la sua attenzione al dettaglio e l'energia pura che ha. Era la persona perfetta per dirigere questo film". I produttori sapevano che Howard sarebbe stato in grado meglio di altri di trovare l'umanità in veri personaggi della storia recente. "Dal matematico di A Beautiful Mind agli astronauti di Apollo 13, egli eccelle nel catturare l'ambiente in cui si muovono persone reali", dice Fellner. "Ed è stato un vantaggio che sia entrato a far parte del progetto sapendo poco dello sport in questione. Parlo per esperienza, quando hai un regista che accetta un film senza sapere tutto sull'argomento ottieni spesso un punto di vista più interessante. Quello di Ron ci guida in un mondo dove nessun altro regista avrebbe potuto portarci".

"Uno degli aspetti più emozionanti del film è il coinvolgimento di Ron Howard", dice il produttore esecutivo Tobin Armbrust. "Vedendolo lavorare personalmente, sono stato ispirato dalla sua abilità di passare con facilità dalle scene adrenaliniche delle corse a quelle intime incentrate sui personaggi". Si unisce alla squadra di produzione di Rush il collega di lungo corso alla Imagine Entertainment, il produttore premio Oscar Brian Grazer, anche lui colpito dalla sceneggiatura di Morgan come lo era stato del suo ultimo lavoro per la Imagine. "Ron ed io abbiamo lavorato con Peter su Frost/Nixon" riporta Grazer, "e Peter ha questa abilità di studiare una persona e allo stesso tempo di raggiungere un livello così microscopico da vedergli i pori della pelle".

Secondo Grazer l'ultimo sguardo di Morgan alle azioni degli uomini era preciso come un laser e spiega che il progetto corrisponde ai canoni dei film che ha prodotto con Howard. "Ciò che lega Rush agli altri film che Ron ed io abbiamo prodotto è l'identità dei personaggi, il modo in cui funziona la loro psiche. Rush è anche la storia di due uomini con difetti enormi impegnati a competere l'uno contro l'altro. Incredibilmente, questo film non è su chi vincerà il campionato, ma su come questi uomini riescono a superare i loro difetti attraverso la competizione per diventare persone più complete. Le loro vittorie sono interiori. Al punto che James e Niki non solo migliorano se stessi attraverso le gare ma portano ad un livello superiore anche l'autostima l'uno dell'altro".

Con la Imagine tra gli ultimi pezzi del puzzle, i finanziamenti pronti e Howard alla regia, Rush entra subito in produzione.

Migliori Nemici: alla ricerca di Hunt e Lauda

Grazie ai ruoli di primo piano interpretati in pellicole come Thor e The Avengers, negli ultimi anni l'attore australiano Chris Hemsworth è diventato una star. Con la versatilità dimostrata in film come The Cabin in the Woods o Snow White and the Huntsman – senza menzionare il suo carisma sullo schermo – Hemsworth è apparso un candidato perfetto per il ruolo del pilota McLaren Hunt, che Howard descrive come "una rock star su ruote".

"James era conosciuto per essere un playboy, un simbolo dello spirito degli anni '70 con il suo stile di vita molto libertino," dice Howard, "Ma era incredibilmente competitivo. Lui rappresentava l'idea secondo la quale si può essere grandi senza farne una questione di business, che una vocazione potesse essere una forma espressiva libera e non solo un lavoro. L'interpretazione di Chris ritrae proprio questo aspetto."

Howard non aveva mai incontrato l'attore prima del casting. "Chris si è guadagnato la parte attraverso una magnifica audizione", dice "L'avevo visto in Thor e Star Trek. L'ho incontrato, mi è piaciuto, ma non avevo alcuna idea che potesse essere James Hunt. Ha convinto me e tutti gli altri con la cassetta che aveva registrato mentre era sul set impegnato nella lavorazione di The Avengers. È stato eccezionale. Non c'era altro da aggiungere se non "Per favore fate firmare il contratto a quel tipo".

Anche se l'audizione non era proprio ciò che Hemsworth aveva in mente, al tempo stesso non voleva rischiare di perdere questa opportunità. "Normalmente, non l'avrei fatto a meno che non fosse qualcosa come questo progetto e per qualcuno come Ron, un regista per il quale ho desiderato lavorare per anni", dice Hemsworth. "E' una di quelle persone che sono delle brave persone quanto dei bravi registi. Vuoi lavorare per Ron perché lo sai che ogni volta che ti trattieni un po'lui è lì pronto a sfidarti. Lui sa che può ottenere qualcosa in più".

Un attore spera sempre di poter diventare il personaggio, ma non è sempre stato semplice per Hemsworth. Nonostante gli stessi occhi blu e la stessa spavalderia, ci voleva di più perché diventassero una cosa sola. "E' stato interessante cercare di capire chi fosse esattamente James", dice. "Le opinioni variano, indipendentemente dalle biografie, dalle interviste dove il suo umore faceva la differenza, parlando con le persone che lo conoscevano. Penso che sia proprio per questo che stargli attorno sia così affascinante: era un uomo di grandi passioni, schietto e incredibilmente divertente. Ma c'era anche un lato represso di lui, una specie di lato oscuro. C'erano delle contraddizioni e queste rendono un personaggio interessante". Hemsworth si è reso conto che la dualità di Hunt trovava maggiore espressione sul circuito.

"Ho parlato con uno dei compagni di squadra di James il quale mi ha riportato una loro conversazione durante la quale lui disse, "'Dio, James, durante quei due giri eri completamente fuori!' e James gli disse, 'Lo sai che non mi ricordo mai i primi due giri'. Aveva così tanta adrenalina in corpo, e questo si vede nel film. Prima delle gare dava di stomaco e si auto-condizionava fino a raggiungere uno stato di tensione perché era convinto che la tensione gli facesse dare il meglio".

Più Hemsworth scavava a fondo nella vita di Hunt più ne risultava affascinato. Dice: "Le cose migliori le ho trovate nelle immagini d'archivio, piccoli attimi prima e dopo le interviste, durante i quali nessuno pensava che la macchina stesse registrando. Ci sono degli attimi di James che ci mostrano chi fosse. I suoi occhi erano carichi di meraviglia, di sete per la vita. Tutto attirava la sua attenzione. Era come un ragazzino. Loro sono i padroni dell'ambiente in cui vivono e hanno il bisogno di esplorare quel mondo e di soffermarsi sulle cose." Hemsworth resta per un attimo in silenzio: "Non voleva concorrere per il secondo o terzo posto. Per lui era importante solo la vittoria.

Dopo avere vinto i campionati nel 1976 si è allontanato da tutto. Non penso avesse più la stessa passione". Hemsworth non era sicuro se tutte le storie sul famigerato playboy fossero vere o solo delle leggende. "Nella biografia di Hunt, si afferma che sia stato con 5.000 donne" commenta. "C'è una storia celebre secondo la quale tutte le hostess che arrivavano in Giappone pernottavano nel suo stesso albergo. Questo prima della grande gara ai campionati mondiali di Fuji. Secondo la storia sembra che egli abbia passato la notte con ognuna di loro a turno… o insieme". La ricerca dell'attore sulla vita di Hunt – ma anche le scenografie, i costumi e le macchine – hanno reso la sua trasformazione nell'Hunt degli anni 70 un'impresa facile. "Il periodo certamente calza alla perfezione addosso al mio personaggio", dice. "James apparteneva a quell'era. Tutto era così intriso di passione e tolleranza. Come diceva sempre Ron, era un periodo durante il quale fare sesso era sicuro e guidare pericoloso. Adesso siamo all'opposto. Ogni cosa è stata censurata e resa sterile. È di grande aiuto per un attore evitare di convincere se stesso sulla propria identità in quel mondo, quando tutto ciò che ha attorno glielo ricorda".

Affascinato dal contrasto fra Hunt e Lauda che fa da sotto testo alla sceneggiatura di Morgan, Hemsworth è riuscito a capire cosa animava entrambi. "Era un po' una situazione ying e yang fra loro due. Penso fossero reciprocamente capaci di tirare fuori il peggio e al tempo stesso il meglio l'uno dell'altro. Ognuno ha obbligato l'altro a guardarsi allo specchio e pensare 'Sto facendo la cosa giusta?' oggi, Niki direbbe che James è stato una delle persone che ha rispettato di più".

Durante il tentativo di dissezione del personaggio di Lauda, Howard è rimasto sorpreso dalle memorie che questo lavoro ha stimolato. "Niki mi ricorda uno degli astronauti con il quale ho lavorato ad Apollo 13" dice. "E' molto scientifico, tecnicamente astuto ma con quel tanto di sentimento d'avventura, quella voglia di rischiare tutto per raggiungere un livello ai quali altri non aspirano. Per diverse ragioni, Niki ha rappresentato una nuova razza di atleti professionisti. Ne ha fatto un business senza pregiudicarne il senso di competitività." Mentre la notizia della sceneggiatura di Lauda raggiungeva sempre più persone all'interno della comunità attoriale, a Lauda venne chiesto chi lo avrebbe potuto interpretare nel film. La risposta che diede alla radio pubblica Oe3 fu secca: "Chiunque abbia il suo orecchio destro ustionato può prendere in considerazione l'idea di candidarsi." Scherzi a parte, la leggenda sportiva manifestò la sua approvazione per l'attore di nazionalità tedesca ma dai natali spagnoli Daniel Brühl come interprete del suo personaggio sullo schermo, specialmente dopo averlo incontrato a Vienna. "Il ragazzo mi è piaciuto dal primo giorno", commenta Lauda. "Ha i piedi per terra e un grande talento".

Il poliglotta Brühl è una presenza emergente nel panorama europeo cinematografico e televisivo. È stato acclamato dalla critica per il suo primo ruolo importante in Good Bye, Lenin! (candidato ai Golden Globe nel 2003). Il suo debutto in un film di lingua inglese è avvenuto nel 2004 con Ladies in Lavender ma è con il ruolo di Frederick Zoller, il cecchino tedesco di Inglorious Basterds (2009) che diventa conosciuto a livello internazionale.

Per Howard è stata una scelta semplice quella di Brühl. "Daniel ha interpretato molti film che ho visto, e il suo lavoro era noto a Peter da diverso tempo" dice il regista. "Quando l'ho incontrato era chiaramente quel tipo di attore camaleontico che ama creare un personaggio. Ero sicuro che avrebbe fatto un ottimo lavoro con un accento austriaco, e fisicamente con l'aiuto del trucco. Sapevo anche che avrebbe facilmente assomigliato a Lauda. Avere due attori come Daniel e Chris impegnati in questi ruoli è una grande opportunità per un regista".

Brühl ha ammesso di avere avvertito un po' d'ansia all'idea di interpretare una leggenda della Formula 1, "Ho pensato, 'Come è possibile che io interpreti Niki lauda?' Quella è una parte impegnativa'. Lui è completamente diverso da me ed è ancora così presente in Germania come giornalista sportivo" dice l'attore. Fu così che si presentò all'audizione senza aspettarsi nulla e quando Howard gli offrì la parte ne fu entusiasta.

Con il desiderio di essere preparato al massimo, Brühl si mise subito al passo con il team di Rush. "All'inizio ho guardato molti filmati di repertorio e interviste", dice Brühl. "C'è così tanto da vedere su di lui. La produzione mi ha fatto avere tutto il materiale di cui avevo bisogno e ho letto la sua autobiografia, "To Hell and Back", un libro che si legge tutto d'un fiato".

Poi è arrivato il momento di incontrare Lauda. Ovviamente Brühl era nervoso all'idea di dover incontrare l'uomo che avrebbe interpretato sullo schermo. "Sapendo che Niki è un uomo molto franco e onesto ho pensato 'Speriamo di piacergli e che si vada d'accordo' Brühl ricorda. "Mi ha chiamato e mi ha invitato a Vienna. Poi ha detto 'Portati solo del bagaglio a mano nel caso non ci si piacesse' Fortunatamente è andata bene e questo mi ha permesso di chiedergli tutto ciò che volevo. È stato molto aperto e generoso dedicandomi molto tempo".

Lauda, che è celebre per il suo amore per la precisione ricorda le ore passate con l'attore: "Gli ho chiesto 'E' difficile interpretare me?' e lui mi ha risposto, 'Sì perché lei è vivo e conosciuto grazie alla televisione e altre cose. La gente sa come parla e quello che fa, perciò per me è molto difficile interpretarla.' Così è venuto a Vienna per imparare l'austriaco e la mia parlata inglese. È stato davvero molto bravo nell'interpretare il vero Niki Lauda".
Anche se Brühl ha studiato assiduamente il suo personaggio, c'erano alcuni aspetti che

trovava difficile affrontare durante i suoi incontri con Lauda, per paura che la situazione si facesse troppo personale. Fu sorpreso dalla risposta ricevuta dopo avere trovato il coraggio di chiedere a Lauda del terribile incidente al Nürburgring. "La cosa che trovo interessante è che non si ricorda per nulla dell'incidente", dice l'attore, "E' una cosa quasi sovrannaturale per me, uno degli aspetti più affascinanti del mio ruolo ed è qualcosa che non riesco a comprendere".
L'aspetto così diverso di Lauda e Hunt è anche la conseguenza del loro approccio alla disciplina sportiva. Proprio come Brühl e Hemsworth affrontano in maniera diversa la recitazione. "Veniamo da esperienze completamente diverse" dice Brühl. "Io nutro grande rispetto per il lavoro di Chris perché è così fisico. Lui interpreta super eroi ed è un lavoro molto impegnativo. Io vengo da un contesto diverso e questo rende credibile la rivalità sullo schermo. Ma il percorso termina con loro due che sono quasi diventati amici. Questo ha funzionato alla perfezione con Chris e me, visto che condividiamo lo stesso senso dell'umorismo, abbiamo riso e ci siamo presi in giro molto".

Ma la rivalità non finisce lì. "Devo dire che nel film mi sono trovato molto sexy", ride Brühl. "James era il playboy ma anche Niki è piuttosto figo".
Anche Hemsworth si è trovato a suo agio a lavorare con Brühl. "Daniel ed io ci trovavamo professionalmente allo stesso punto" spiega. "E' tutto ancora così emozionante e nuovo per noi. Non siamo per nulla affaticati da questa esperienza. Lo spazio che abbiamo avuto per lavorare era così organico. Uno sarebbe portato a pensare che se non fossimo andati d'accordo fuori dal set avremmo potuto investire quell'energia nei nostri personaggi. Invece io credo nel concetto opposto. Daniel un grande talento e dedizione. È stato anche bello poter avere qualcuno con la tua stessa mentalità che ti permettesse di giocare con diverse idee".

Il produttore Grazer ha avvertito l'energia sprigionata dai due attori sullo schermo dal primo giorno. "Chris è un tipo incredibilmente carismatico e sexy che ha adattato il proprio corpo alle sembianze di Hunt. È magnetico. E Daniel era incredibile in Inglorious Basterds. È un attore sorprendente. È sempre una sfida trovare due persone in grado di competere l'una contro l'altra, di alzare la posta in gioco non solo nel film ma anche sul set. Questi due attori si sentono a loro agio con la loro forma d'arte e sono stati capaci di sfidarsi al fine di ottenere la migliore performance".

È stato anche colpito positivamente dall'immersione totale di Hemsworth e Brühl nei loro ruoli – nonché il loro rendimento durante il corso obbligatorio di preparazione alla Formula 3- ALISTAIR CALDWELL, il team manager e capo meccanico nel 1976 del team di Hunt, il quale ha lavorato alle riprese in veste di consulente tecnico. "La fisicità è buona in maniera quasi incredibile", annuisce Caldwell. "Chris sembra James. Ha le stesse misure, i colori giusti. Daniel è ancora più preciso. Il linguaggio corporeo, le misure, tutto. Fa quasi paura".

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